Frenare in discese tecniche (possibilmente senza cappottare...)

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FabioBt

Biker marathonensis
7/9/06
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Ascoli Piceno
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Questa è la scusa che tirano in ballo quelli che non riescono a fare i passaggi :mrgreen:
Non è praticamente mai vero: in bici, in discesa, impieghi sempre meno tempo.

Comunque a parte il discorso gara, dove fare un passaggio può farti recuperare qualcosina in termini di tempo, anche in ambito non agonistico c'è la soddisfazione personale di chiudere i passaggi e di vedersi migliorare volta per volta...
Certo che e' cosi,come non quotarti!Pero' in generale su una gara con tot discese e tot salite,non e' detto che arrivi prima chi sa affrontare meglio i ripidi piuttosto di chi va meglio in salita!Anche se e' un discorso troppo ampio che e' meglio non iniziare!:omertà:
 

FabioBt

Biker marathonensis
7/9/06
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Ascoli Piceno
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non sono affato d'accordo, spesso in salita se si spinge si fa la velocità di chi pedala, ma in discesa non p mai vero.....
Io parlo di ripidoni molto tecnici,a volte scendi piu' fluido e veloce a piedi,poi e' chiaro che dipende da come uno li affronta e da come e' preparato.E poi io intendevo su constatazioni di uscite con gli amici non di una gara di world-cup.
 

motobimbo

Biker nirvanensus
30/9/08
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Cimino
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reputazioni ricevute vecchio forum: 11.988
Essendo la discesa una situazione prevalentemente tecnica, io penso che in realtà ci sia molta "genetica", ovvero determinati gesti atletico/tecnici sono e rimarranno appannaggio dei fortunati che risultano "portati" verso quel tipo di cose risultandogli in un certo modo "naturali". Ciò non toglie che chiunque può progredire con la tigna, la perseveranza, la passione e l'autogestione della paura addivenendo anche a risultati egregi, ma il signor "chiunque" sarà sempre uno, due o tre o tremila step dietro ai fortunati possessori di geni "dedicati".
Nell'agonismo poi, credo che l'80% sia talento naturale e il rimanente culo in sella ad oltranza + altre cose varie...
 

alfy

Biker urlandum
17/11/08
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ai piedi del subasio
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di ferro
Comunque a parte il discorso gara, dove fare un passaggio può farti recuperare qualcosina in termini di tempo, anche in ambito non agonistico c'è la soddisfazione personale di chiudere i passaggi e di vedersi migliorare volta per volta...

Mi permetto di aggiungere che spesso nel ripetere i giri passaggi che facevo a piedi e che poi ho imparato a fare a in bici risultano molto più semplici ci sono situazioni dove realmente si fa fatica a stare in piedi e ti devi far aiutare a portare giù la bici a mano e che una volta fatte in bici mi meraviglio di quanto sia più semplice di quanto sembra

Anche se soprattutto in gara secondo me non esiste una regola
Un tratto in salita fatto a piedi magari in un tempo molto vicino a quello che si impiega in bici può permetterti di recuperare energie da utilizzare subito dopo e poter rilanciare
Un errore su un ripidone tecnico con un bello spavento può crearti quello stato mentale per cui ti irrigidisci e non sei più in grado di fare neanche le manovre più elementari quando mi succede perdo un sacco di tempo che poi non sarebbe un problema se non fosse che finisce anche il divertimento quindi meglio scendere a piedi per qualche metro anche se si perde un po di tempo e per quanto riguarda la soddisfazione di eseguire il passaggio in bici....be sarà per la prossima volta
 
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Stefano565

Biker infernalis
17/8/10
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Vicenza
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canyon
L'affaticamento alle braccia e alle gambe in discesa fa parte del gioco...
A parte l'allenamento, che gioca un fattore importantissimo, che si può migliorare girando (meglio se furgonati o con impianti, in modo da fare tante discese nella stessa giornata) e lavorando in palestra (con esercizi per la forza resistente), ci sono anche altri fattori che ho notato che aumentano l'affaticamento durante le discese:

- rigidità: stare rigidi con braccia e gambe senza assorbire gli ostacoli comporta un maggiore affaticamento. Il muscolo in tensione deve assorbire tutte le asperità che si scaricano sul muscolo. Se invece lavori di anticipo, assorbi gli ostacoli, salti quando serve, oltre che migliorare la fluidità della guida ed il controllo, riduci l'affaticamento in quanto il muscolo invece di lavorare in isometria, lavora su un movimento più ampio.

- paura: inutile a dirsi, lo sappiamo tutti... La paura provoca la contrazione dei muscoli e l'irrigidimento. In questa condizione, si accumula acido lattico solo per la contrazione muscolare con conseguente indolenzimento e non si riesce a guidare in maniera attiva, con conseguente maggiore affaticamento.

- impostazione delle curve: può sembrare strano, ma curvare correttamente piegando molto la bici e distendendo la gamba esterna a caricare il pedale esterno, permette una distensione muscolare dei muscoli della gamba che scaricati dal peso anche per poco tempo, riscono a recuperare.
Lo sto notando di persona in questi ultimi tempi: se pieghi bene, anche nelle curve lunghe e veloci, oltre ad avere un maggior controllo, quei pochi secondi in cui la gamba è distesa cambiano moltissimo.

- affaticamento: dovuto a discese lunghe con poche pause, a fondi sconnessi, a percorsi tortuosi, ripidi e fisici. Per migliorare questo aspetto si deve lavorare sull'allenamento. Un trucchetto per scaricare la tensione dai muscoli sulle lunghe discese è quello di estendere completamente braccia e gambe, appena il sentiero è sufficientemente liscio, per farle riposare. Sedersi è sempre un terno al lotto, non si ha quasi controllo. Stando con braccia e gambe distesi si guida si passivamente, però in caso di bisogno si può intervenire più rapidamente, senza rimanere in balia della bici.

be ma 1000 mt di dislivello non sono pochi poi su un percorso tecnico e impegnativo.......
Io tutte le varie prove modifiche e i miglioramenti di tecnica li faccio sul solito giro che conosco a memoria e dove posso valutare vantaggi e svantaggi poi se è ok cerco di utilizzare le capacità aqcuisite anche sulle altre uscite

Vi ringrazio ancora dei consigli, a mente fredda ho elaborato che quello che probabilmente mi spaventava era l'abbondante presenza di foglie secche, non avevo mai la certezza di dove fosse la ruota e il timore di trovare una buca...
Le tracce del sentiero molto strette, se sbagli un po' la traiettoria metti la ruota come fuori da un binario con il timore di vedermi "svirgolare" il manubrio e cadere...gia' successo.

Ad ogni modo grande esperienza, ci vuole tempo e sono convinto che ce la faro' anche grazie a voi! :il-saggi:
 

SCUBIKER

Biker poeticus
14/10/08
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Sinalunga (SI)
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C'è molta differenza tra conoscere la teoria e poi metterla in pratica...

Anch'io conosco la teoria su come eseguire trick o manovre avanzate, che tuttavia non sono per niente in grado di mettere in pratica... Come ad esempio il manual: so come si fa, ma non riesco a farlo...

Acquisire la tecnica corretta richiede tempo e soprattutto girare il più possibile. Conoscere la teoria è il punto di partenza, il difficile è metterla in pratica.

Infatti! E' proprio questo il punto! Per questo ho detto che alla base di tutto c'è la "testa", prima ancora della tecnica. Questa ti aiuta moltissimo ed è necessaria in molte situazioni, ma se di fronte ad un sentiero pieno di insidie e pericoli di cadute dove senti la bici che scalcia sotto di te e sembra impuntarsi o scivolare da un momento all'altro, il cervello ti va in blocco e comincia a farti tirare i freni, conoscere la tecnica a memoria e cercare di metterla in pratica serve a poco. In questi casi una soluzione efficace secondo me è quella di riempire i propri giri di percorsi di questo tipo. L'unico sistema è costringere il nostro cervello ad assuefarsi a certe situazioni, certi percorsi, certe velocità e certi rischi. Alla fine queste situazioni diventeranno la normalità, l'abitudine ed anche il blocco psicologico dovrebbe, se non scomparire, almeno diminuire ed a mente rilassata si riesce pure ad applicare al meglio la teoria. E' anche per questo che dopo tanti anni di uscite in solitario, da circa un anno esco con un gruppo di amici che di tecnica ne hanno da vendere, non hanno alcun timore di buttarsi giù per sentieri di tutti i tipi e seguendoli spero di imparare da loro.
 

ilmitico

Biker ultra
27/3/09
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NAPOLI
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Dopo qualche escursus sulle "strategie e tecniche di gara" vorrei tornare all'argomento frenata in discesa. Premesso che non mi reputo particolarmente bravo ho sperimentato che bisognerebbe scendere con il peso abbastanza centrato, braccia flesse, pronte ad ammortizzare, ma con una presa decisa, poi solo dopo aver iniziato la frenata con l'anteriore spostare man mano il peso + al posteriore, distendendo le braccia, possibilmente spingendo sulle stesse, in modo da mantenere grip sull'anteriore ed evitare il bloccaggio della ruota.
 

FabioBt

Biker marathonensis
7/9/06
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Ascoli Piceno
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Infatti! E' proprio questo il punto! Per questo ho detto che alla base di tutto c'è la "testa", prima ancora della tecnica. Questa ti aiuta moltissimo ed è necessaria in molte situazioni, ma se di fronte ad un sentiero pieno di insidie e pericoli di cadute dove senti la bici che scalcia sotto di te e sembra impuntarsi o scivolare da un momento all'altro, il cervello ti va in blocco e comincia a farti tirare i freni, conoscere la tecnica a memoria e cercare di metterla in pratica serve a poco. In questi casi una soluzione efficace secondo me è quella di riempire i propri giri di percorsi di questo tipo. L'unico sistema è costringere il nostro cervello ad assuefarsi a certe situazioni, certi percorsi, certe velocità e certi rischi. Alla fine queste situazioni diventeranno la normalità, l'abitudine ed anche il blocco psicologico dovrebbe, se non scomparire, almeno diminuire ed a mente rilassata si riesce pure ad applicare al meglio la teoria. E' anche per questo che dopo tanti anni di uscite in solitario, da circa un anno esco con un gruppo di amici che di tecnica ne hanno da vendere, non hanno alcun timore di buttarsi giù per sentieri di tutti i tipi e seguendoli spero di imparare da loro.
A me pero' succede che se esco con amici che in discesa vanno il doppio di me mi prende lo sconforto e non riesco ad imitarli,al contrario se ci sono biker che nei ripidi sono al mio livello psicologicamente mi aiuta e sono piu' tranquillo,tranquillita'=piu' sicurezza e meno timori,infatti scendo meglio!
 

SCUBIKER

Biker poeticus
14/10/08
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Sinalunga (SI)
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A me pero' succede che se esco con amici che in discesa vanno il doppio di me mi prende lo sconforto e non riesco ad imitarli,al contrario se ci sono biker che nei ripidi sono al mio livello psicologicamente mi aiuta e sono piu' tranquillo,tranquillita'=piu' sicurezza e meno timori,infatti scendo meglio!

E' vero, è piuttosto frustrante pure per me (considera che i ragazzi con cui esco arrivano tranquillamente nel primo quarto di classifica durante le gare, mentre altri praticano free ride e DH sulle Alpi ed all'estero), tuttavia per migliorare si deve andare dietro ai migliori, io me ne sono reso quando ho cominciato a fare gare ed a frequentare i più bravi. Finchè sono andato da solo mi sembrava addirittura di essere bravino, poi confrontandomi con gli altri è emersa una realtà differente. Adesso parto dietro agli altri e faccio del mio meglio per stargli dietro, i miei progressi li valuto vedendo con quanto ritardo raggiungo il gruppo a fine discesa.
 

SCUBIKER

Biker poeticus
14/10/08
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Sinalunga (SI)
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Dopo qualche escursus sulle "strategie e tecniche di gara" vorrei tornare all'argomento frenata in discesa. Premesso che non mi reputo particolarmente bravo ho sperimentato che bisognerebbe scendere con il peso abbastanza centrato, braccia flesse, pronte ad ammortizzare, ma con una presa decisa, poi solo dopo aver iniziato la frenata con l'anteriore spostare man mano il peso + al posteriore, distendendo le braccia, possibilmente spingendo sulle stesse, in modo da mantenere grip sull'anteriore ed evitare il bloccaggio della ruota.

Leggi qua alcuni interessanti articoli di Danybiker ;-):

[url]http://27gears.wordpress.com/category/tecnica-di-guida/[/URL]
 

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