come diceva il gabbiano jonathan livingston ,c'e' chi si accontenta di becchettare tutta la vita mangime e chi invece la passa a sperimentare. chi vuole il massimo e' disposto a rischiare il massimo.
P.S. se si guardano le statistiche di incidenti in montagna si nota subito come ,la percentuale di incidenti a chi si allena con dedizione e fa dello spostare i limiti una propria ragione di vita,sia enormemente piu bassa rispetto a quella dei 350 giorni l'anno fantozzi e 15giorni grandi alpinisti
detto questo dopo tanti anni di attivita' in alpinismo mi sono reso conto come certi pensieri e comportamenti li possa capire solo chi e' nato con determinate caratteristiche ,senza per questo pensare che chi le ha e' meglio .
il gabbiano Jonathan però, per fare le sue ardite acrobazie le ali le spiegava, non è che tentava di volare tenendole chiuse...
parafrasi e citazioni a parte...permettimi un paio di pensieri....
volere il massimo, rischiare il massimo sono due parole che non necessariamente devono rimanere in simbiosi nella stessa frase, moschettonare una via, una ferrata, un tiro non significa affatto sminuire il valore della propria impresa sportiva e del proprio exploit morale interiore.... a proposito... noto, ormai con una vena di stizza, che la cifra
"sono salito così in alto per guardare nelle profondità di me stesso" (coniata credo da Messner) sta diventando insistente e usata per quello che è: pura autocelebrazione...
pisciare più corto... ho conosciuto
guide alpine fortissime e mai ma dico mai nessuno ha giustificato il fatto di non usare
protezioni o saltare rinvii quale che ne fosse la motivazione...stesse identiche cose mi hanno insegnato alla
"Gerva" del CAI di Torino dove certo tra i docenti c'erano personaggi a vario titolo nei ranghi del CAAI e che hanno scritto anche pagine importanti dell'Alpinismo Italiano.
Qua invece si vuol far credere che avere "il grado" sia di per sè condizione necessaria e sufficiente a poter andare (egualmente sicuri) senza tenere a conto le regole di sicurezza che si sono evolute sulla base di tanti "voli" sprotetti di molti che ora arrampicano sulle grandi pareti del cielo.
Se decido per uno stile "total free" allora però non scelgo di salire per una ferrata, attacco chessò la via Dimai e me la faccio (lì vorrei vedere tanti eroi bravi a pigiare sui tastini) in slego con la bici o la madia della nonna sullo
zaino semmai anche filmandomi mentre mi scaccolo sul passaggio chiave.
Se invece opto per una via "addomesticata" (questo è una ferrata per quanto impegnativa possa essere), in definitiva è un po' da spacconi o quantomeno superficiale non utilizzare le protezioni offerte....forse, direi, assimiliabile a camminare su un marciapiede cercando di non calpestare i chewing-gum appiccicati dalle sputazzate della gente per rendere artatamente più difficile qualcosa che, forse, così difficile ed eccezionale non è.
Una considerazione poi sull'enfasi del gesto atletico immortalato: oh, ma stiamo parlando di una via ferrata, mica di una prima salita con bici a spalle...ma a proposito...
guardate un po' che ha fatto Akrigg (che forse tanto picio non è) un annetto fa...
https://vimeo.com/42557564
forse la sua ferrata non sarà così lunga, fredda e difficile ma perchè lui in un contesto così dal min. 1.07 in poi è SEMPRE attaccato al cavo?????
fatevi delle domande, datevi delle risposte e ripigliatevi...l'eroismo da tastiera è deleterio quanto quello sulle pareti.