Mi piacerebbe sapere come si comportano, o come possono comportarsi, i lavoratori di queste fabbriche nei confronti di quello che producono e del marchio per cui lavorano.
Ad esempio, un cinese che salda telai per le grandi marche americane che hanno creato la mountain bike si sente un telaista a tutti gli effetti o solo uno che fa il suo lavoro? Può comprare e utilizzare ciò che produce? Si sente parte del marchio per cui lavora o si sente solo sfruttato?
L'articolo mi sembra molto interessante, complimenti!
OT:
perdonami ma questo discorso, oltre a sembrarmi assurdo, è un pensiero che causa il male di tanti lavoratori.
io sottoscritto Panzer, se in questo momento saldo un telaio Yeti 303 da 5000 euro al pubblico, che me ne può fregare di sentirmi telaista?
che me ne può fregare di fare parte del marchio?
perchè devo essere "mentalmente e filosoficamente" legato al marchio per cui lavoro?
uno lavora perchè deve portare a casa uno stipendio. punto. il resto è aria.
la mtb è la mia più grande passione, ma se lavoro per un negozio di bici, o saldo per yeti, o faccio il rappresentate per specy... io prima di tutto sono un lavoratore. che deve mettere insieme il pranzo con la cena, pagare le bollette, mantenere la famiglia.
l'idea romantica del lavoro è quello che si sta cercando di inculcare ai lavoratori in italia per tenerli ancora di più per le balle, come se non bastasse la situazione attuale.
e ora magari useranno queste pratiche, insegnate ai corsi di psicologia del lavoro per quadri dirigenti, anche agli operai cinesi....
fine OT.
per il resto, d'accordo col pensiero di Tettabeta esposto nei suoi numerosi post, riguardo a come la Cina si comporta; qui da noi e la da loro.