Haplo, mi intrometto: il "rise" maggiore farà si che, a parità di attacco manubrio, ti ritrovi con le manopole più in alto. E' un bene, è un male? Dipende da come ti trovi adesso. In generale, se alzi l'impugnatura, e ti trovi quindi a pedalare con la schiena più verticale, hai un peggioramento della prestazione in salita, una maggiore comodità e un maggior controllo in discesa. Questo "nei limiti", ossia senza esagerare!
Personalmente mi regolo così: non essendo interessato a prestazioni record in salita, posiziono il manubrio in funzione della guida in discesa; lo metto, cioè, in una posizione tale che mi permetta di andare (senza pedalare, per abbrivio) in piedi, con un piede avanti ed uno indietro, raggiungendo ilmanubrio comodamente senza dover piegare il busto in avanti. insomma: di stare "in piedi dritto" col manubrio ben impugnato. Ciò lo ottengo, nel mio caso di spilungone con le gambe e le braccia lunghe, con un rise accentuato, ed un attacco manubrio inclinato a 25°, montato senza spessori. Posto lì ilmanubrio, in salita prendo quel che viene, ossia un avantreno un po' leggerino sul ripido, da compensare piegando i gomiti e buttando la testa in avanti. Se io privilegiassi la prestazione in salita, farei altre considerazioni: come sempre, si tratta di trovareil compromesso che piace di più.
Più generali, forse, possono essere le considerazioni sulla larghezza: è vero che manubri larghi danno sensazioni di controllo eccezionali ad alta velocità, ma è anche vero che quelle velocità non le si fanno, in genere, con bici am su fondi molto sconnessi. Sono più frequenti in dh, dove i supermanubrioni trovano infatti maggior impiego. Comunque un 690mm, o un 710mm, sono un bel passo avanti rispetto al classico 660mm (o inferiore, per le bici più xc) purchè le velocità siano appena sostenute. Forse sul lento molto tortuoso pagheranno qualcosa in termini di agilità...