News Il CAI di Belluno contro le mountain bike

dang67

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O forse saranno gli elettrici a salvare la baracca facendo lavorare noleggiatori, alberghi... creando quell'indotto economico che farà da freno alle velleità del CAI.
Perché alla fine se i biker non hanno voce in capitolo, l'economia locale forse si.
Delle altre baggianate tipo "meritarsi la montagna" et similia non frega a nessuno, come sempre è il denaro che fa la voce grossa.
E chi lo sa...

Gli elettrici da polenta e cervo al rifugio e basta verrano relegati su quattro sterrate direzione rifugio e basta: saranno contenti tutti tranne i biker veri.
Quelli dovranno giocoforza cambiare aria.
 

ammericano

Biker cesareus
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no. la questione è che sui fondi di terra il passaggio delle ruote, specie nei tratti ripidi, crea un canale che poi le piogge scavano ancora ed in breve tempo il sentiero diventa non più percorribile in bici (ed a volte manco a piedi). basterebbe evitare di passarci con il fango e di scendere con il freno a mano tirato. pure questa sarebbe educazione.

Alla fine è solo per dire che la furia del meteo è così devastante in montagna che qualcuno che sostenga che sono 4 (fossero anche 40) bici che passano in un punto a rovinare la montagna è una panzana atomica.

io più su ti avevo risposto specificatamente ma mi pare che tu abbia continuato a pensare che ti abbia detto detto che le bici distruggono la montagna quando invece, almeno io ma anche più di qualcun altro, ho semplicemente detto che senza un minimo di attenzione i sentieri non rocciosi si deteriorano sino a diventare impraticabili. che è ben diverso e non esclude la furia devastatrice di eventi meteo ed incendi.
 

paolop72

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Se vuoi creare un indotto devi rivolgerti inevitabilmente alla massa, al numero. Per far questo i percorsi devono essere facili o comunque adatti a tutti, che è il motivo per il successo di località come Massa Marittima dove tutti si divertono, dal principiante all' endurista. Come la metti la metti, si tratta di un target estremamente differente dalla "mtb libera", dalla discesa del crinale, dal passo a spinta (magari in spalla) per poi scendere nella valle oposta sul viottolo da capre (quando c'è).
Lo scenario della "mtb libera" è drasticamente cambiato, come evidenziato da molti, con 'avvento e la diffusione di massa delle emtb.
Prima il raggiungimento della vetta e la discesa erano ad appannaggio di un ristretto numero di amatori esperti, allenati, motivati e organizzati.
oggi con una emtb un turista sovrappeso con le scarpe da ginnastica puo arrivare li dove prima ci volevano gambe e polmoni oltre ad attrezzature costose. Se aggiungiamo la frequente diffusione dei punti di ricarica sui rifugi l'ebiker può salire in turbo quasi ovunque senza grandi preoccupazioni..
come gia evidenziato non si parla dell'utente gia biker che per eta, tempo, ambizioni si "aiuta" con un ebike (magari evoluta con limitata capacità batteria) ma del fenomeno di massa che consente a chiunque di salire con poca o nulla fatica dove prima di fatica ce ne voleva tanta, e ciò era inequivocabile dissuasore e limitatore delle presenze.

Ne consegue che in tutti i luoghi in cui si pratica/praticava mtb libera e si è diffuso il noleggio delle emtb causa incremento delle presenze in quota e sui sentieri sono necessari interventi di sensibilizzazione, segnaletica, disciplina per evitare conflittualità. In alcuni casi è necessario che il percorso delle bici venga predisposto appositamente o si crei una variante dedicata, in altri casi la condizione sarà ancora gestibile.

la vera bici "libera" rimane tale dove i luoghi sono poco accessibili e non sono diffuse strutture di noleggio/ricarica, ovvero lontano dalle mete turistiche piu famose..
 

sembola

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Prima il raggiungimento della vetta e la discesa erano ad appannaggio di un ristretto numero di amatori esperti, allenati, motivati e organizzati.
Evidentemente non sei mai stato sul Garda , diciamo tra il 2005 ed il 2015. Nemmeno un'ebike, ma guarda caso, il primo luogo in Italia dove è nato un vero conflitto "istituzionale" (prima delibera 2005).

oggi con una emtb un turista sovrappeso con le scarpe da ginnastica puo arrivare li dove prima ci volevano gambe e polmoni oltre ad attrezzature costose.
Non sono molto d'accordo. Un turista sovrappeso non allenato arriva molto poco lontano, ma cmq arriva dove arrivano le strade, non ha la capacità di arrampicarsi su terreno minimamento tecnico nonostante i watt "gratis".


Ne consegue che in tutti i luoghi in cui si pratica/praticava mtb libera e si è diffuso il noleggio delle emtb causa incremento delle presenze in quota e sui sentieri sono necessari interventi di sensibilizzazione, segnaletica, disciplina per evitare conflittualità. In alcuni casi è necessario che il percorso delle bici venga predisposto appositamente o si crei una variante dedicata, in altri casi la condizione sarà ancora gestibile.
Appunto: il modello "bike park". Che è l'unico modo in cui sarà concesso di andare in mtb nelle località turistiche di montagna di gran parte dell'arco alpino (e che già è la regola in diversi posti).

la vera bici "libera" rimane tale dove i luoghi sono poco accessibili e non sono diffuse strutture di noleggio/ricarica, ovvero lontano dalle mete turistiche piu famose..
Vero ma fino ad un certo punto. Vedi il Veneto, dove tutti i sentieri alpini sono legalmente vietati dal 1992 , indipendentemente dalla frequentazione escursionistica.

Per le ebike non ho una grande simpatia, specialmente quando vengono usate come una moto (di nuovo, quando sono un fine e non un mezzo...). Però non ho neanche una gran simpatia per le semplificazioni o i capri espiatori. La prima volta che un escursionista mi ha "infamato" (senza motivo, almeno nei mei confronti) è stato nel 2009, in un luogo dove passano (ad andar bene) dieci escursionisti al giorno e la cosa si è ripetuta qualche anno dopo in Appennino su un sentiero dove in quindici anni ho incontrato persone in due occasioni. Evidentemente (a torto o a ragione) la causa non era l'esistenza della ebike.
 
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A parte che ripeto, per l'ennesima volta, stiamo parlando delle Dolomiti Bellunesi, ma vorrei capire una cosa. Ma sti solchi fatti dalle bici, rovinano la natura? Cioè stiamo parlando di un paesaggio, di un bosco, di una montagna deturpati? O di un tratto in cui a causa dei solchi si può continuare ad andare a piedi e solo la pratica della bici è semmai più difficoltosa?
Io ho visto frane grandi come uno stadio dopo certi temporaloni estivi. E sul serio il motivo dei divieti sono dei solchi in ipotesi (molto ipotesi perchè accade solo dopo gare, in bike park o comunque zone molto antropizzate) creati da bici?
Guarda che ho descritto la situazione in questione solo ed asclusivamente per dimostare che con le mtb si possono rovinare eccome i sentieri, visto che si sosteneva il contrario. La Roveta nulla ha a che fare con le problematiche della montagna di cui si sta discutendo.
 
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SteFagg

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Non sono molto d'accordo. Un turista sovrappeso non allenato arriva molto poco lontano, ma cmq arriva dove arrivano le strade, non ha la capacità di arrampicarsi su terreno minimamento tecnico nonostante i watt "gratis".
Infatti, non credo che noleggia una emtb una tantum e non ha alcuna pratica specifica si vada a buttare in un sentiero scassato con pendenze importanti, salvo si voglia suicidare. Si stanno addossando tutte le colpe a una categoria che sui sentieri veri e propri non ci gira.
 

paolop72

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Per le ebike non ho una grande simpatia, specialmente quando vengono usate come una moto (di nuovo, quando sono un fine e non un mezzo...). Però non ho neanche una gran simpatia per le semplificazioni o i capri espiatori. La prima volta che un escursionista mi ha "infamato" (senza motivo, almeno nei mei confronti) è stato nel 2009, in un luogo dove passano (ad andar bene) dieci escursionisti al giorno e la cosa si è ripetuta qualche anno dopo in Appennino su un sentiero dove in quindici anni ho incontrato persone in due occasioni. Evidentemente (a torto o a ragione) la causa non era l'esistenza della ebike.
Non si cerca un capro espiatorio nella e-bike, ma sono le ovvie conseguenze della diffusione di massa. di un mezzo che permette una maggiore accessibilità di utilizzo rispetto alla mtb senza motore..
finchè una attività richiede un certo impegno, difficoltà, etc.. difficilmente raggiungerà limiti drammatici , fermo restando che ci sono sicuramente località che attraggano tanti praticanti e creano un relativo affollamento anche senza ebike, e dove i conflitti sono presenti da decenni.

I conflitti tra diverse fazioni (camminatori, biker, cavallerizzi, agricoltori, etc..) sono tipiche di un certo approccio mentale e organizzativo, anche nei castelli romani i polemiche e i divieti arrivarono prima della diffusione delle ebike . In questi contesti la diffusione di un mezzo accessibile su larga scala amplifica necessariamente la conflittualità.
L'intolleranza verso il prossimo, dove turista è inteso anche come forestiero, usurpatore, invasore è tipica di molte mentalità locali, sicuramente diffusa in quella appenninica che tu hai citato. In questi casi l'intolleranza e conflittualità non è neanche giustificata dalla numerosità dei praticanti, anzi sono situazioni assai diverse da note stazioni dolomitiche dove l'affollamento in alta stagione è oggettiva.

Difficilmente si può pensare che le stazioni montane non si rivolgano al turismo come sviluppo economico, e il turismo di massa include sempre di più anche le mtb e le emtb, per cui difficile pensare che possano restare aree che siano "riserve private" per pochi utenti, siano essi a piedi o in bici.
L'approccio "divietista" del veneto e dell'appennino mi sembra quello peggiore e anche meno produttivo.
Se da una parte il bike park connota l'esercizio della mtb in contesti "limitati", nelle stesse bike area ci sono molti percorsi "condivisi", raggiungibili con salite meccanizzate o a "gambe", e sicuramente la condivisione viene gestita in modo poco conflittuale. Tra le due alternative mi sembra comunque migliore per il biker, sia esso da park, ebike, o "Purista"..
 

sembola

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I conflitti tra diverse fazioni (camminatori, biker, cavallerizzi, agricoltori, etc..) sono tipiche di un certo approccio mentale e organizzativo, anche nei castelli romani i polemiche e i divieti arrivarono prima della diffusione delle ebike . In questi contesti la diffusione di un mezzo accessibile su larga scala amplifica necessariamente la conflittualità.
Ecco, il punto è questo. La ebike può accentuare un conflitto già esistente o rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso. Che è cosa ben diversa dall' additarla come unica ragione dei problemi.



Difficilmente si può pensare che le stazioni montane non si rivolgano al turismo come sviluppo economico,
E' la loro ragione d'esistere... ;-)


e il turismo di massa include sempre di più anche le mtb e le emtb, per cui difficile pensare che possano restare aree che siano "riserve private" per pochi utenti, siano essi a piedi o in bici.
Il problema , almeno pee come ho interpretato la bici * io fino ad oggi è proprio questo invece, la creazione di "riserve private", anche e soprattutto per interessi economici.

L'approccio "divietista" del veneto e dell'appennino mi sembra quello peggiore e anche meno produttivo.
Se da una parte il bike park connota l'esercizio della mtb in contesti "limitati", nelle stesse bike area ci sono molti percorsi "condivisi", raggiungibili con salite meccanizzate o a "gambe", e sicuramente la condivisione viene gestita in modo poco conflittuale. Tra le due alternative mi sembra comunque migliore per il biker, sia esso da park, ebike, o "Purista"..
Vedi sopra. Si va verso una ghettizzazione completa travestita da "offerta turistica innovativa", paline e frecce per "Non perdersi" verso le malghe dove sei sempre potuto andare ma a scendere solo da quei percorsi predefiniti. A meno, ovviamente, di agire in modo illegale.
 
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Guarda che ho descritto la situazione in questione solo ed asclusivamente per dimostare che con le mtb si possono rovinare eccome i sentieri, visto che si sosteneva il contrario. La Roveta nulla ha a che fare con le problematiche della montagna di cui si sta discutendo.
Sostenere apoditticamente che le bici non rovinano i sentieri è come sostenere categoricamente che le bici li danneggiano.

Ci sono situazioni in cui avviene, ed altre in cui non succede. Dipende dal numero di passaggi, dalla natura del fondo, dal meteo, dalle misure di regimazione dell'acqua piovana, dai comportamenti e così via.
 
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Sostenere apoditticamente che le bici non rovinano i sentieri è come sostenere categoricamente che le bici li danneggiano.

Ci sono situazioni in cui avviene, ed altre in cui non succede. Dipende dal numero di passaggi, dalla natura del fondo, dal meteo, dalle misure di regimazione dell'acqua piovana, dai comportamenti e così via.
tendenzialmente il potenziale danneggiamento è inversamente proporzione a quanto la conformazione percorso sia volontariamente (trail studiato) o casualmente (tracciato esistente) favorevole alla MTB. Se le pendenze di deflusso acqua non coincidono con la direzione di percorrenza, se ci sono canaline, traiettorie che non scendono direttamente sulla massima pendenza il fattore di deterioramento indotto dalla bici è trascurabile, con la ovvia eccezione di chi sgomma, spazzola, inchioda che rovinerebbe anche il tracciato piu manutenuto e curato.
Viceversa percorsi che seguono la pendenza, attraversati da scorrimento acque, con sassi smossi etc.. si rovinano facilmente. Bisogna dire che questo tipo di percorsi si rovinerebbe a prescindere dal passaggio delle bici stesse.
Ci sono sentieri con terreno friabile e concavità del suolo che quando fa un temporale vengono devastati dall'acqua che crea un vero fossato nel percorso, e in assenza di manutenzione diventerebbero rapidamente inagibile alle bici ma anche ostico ai pedoni (soprattutto in discesa).
Più un sentiero è percorso più necessita di manutenzione, sia per le bici che per i camminatori...

Anche il fattore deterioramento è un elemento spesso forzatamente contestato da parte dei fautori del "divietismo"
 

sembola

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tendenzialmente il potenziale danneggiamento è inversamente proporzione a quanto la conformazione percorso sia volontariamente (trail studiato) o casualmente (tracciato esistente) favorevole alla MTB. Se le pendenze di deflusso acqua non coincidono con la direzione di percorrenza, se ci sono canaline, traiettorie che non scendono direttamente sulla massima pendenza il fattore di deterioramento indotto dalla bici è trascurabile, con la ovvia eccezione di chi sgomma, spazzola, inchioda che rovinerebbe anche il tracciato piu manutenuto e curato.
Viceversa percorsi che seguono la pendenza, attraversati da scorrimento acque, con sassi smossi etc.. si rovinano facilmente. Bisogna dire che questo tipo di percorsi si rovinerebbe a prescindere dal passaggio delle bici stesse.
Ci sono sentieri con terreno friabile e concavità del suolo che quando fa un temporale vengono devastati dall'acqua che crea un vero fossato nel percorso, e in assenza di manutenzione diventerebbero rapidamente inagibile alle bici ma anche ostico ai pedoni (soprattutto in discesa).
Più un sentiero è percorso più necessita di manutenzione, sia per le bici che per i camminatori...
Esattamente, non è un "bianco" od un "nero".

Anche il fattore deterioramento è un elemento spesso forzatamente contestato da parte dei fautori del "divietismo"
Senza dubbio alcuno, ma il fatto che sia un argomento usato in modo strumentale non ci autorizza a presentarne un altro simmetricamente ed oppostamente strumentale ;-)
 

Lele1983

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settimana scorsa ho incontrato un eciclopanzone su un sentiero qui della zona con radio a tutto volume messa nello zaino. Poi volle il caso che ci fosse un albero bello grosso che sbarrava il sentiero, così per alleviare le sue sofferenze gli ho dato il colpo di grazia, alla nuca. :smile:

Comunque gente così è fastidiosa come l'herpes, o come quelli in spiaggia con la musica a tutto volume. Solitamente pure musica di merda.
#eciclopanzone :))):
 

samuelgol

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tendenzialmente il potenziale danneggiamento è inversamente proporzione a quanto la conformazione percorso sia volontariamente (trail studiato) o casualmente (tracciato esistente) favorevole alla MTB. Se le pendenze di deflusso acqua non coincidono con la direzione di percorrenza, se ci sono canaline, traiettorie che non scendono direttamente sulla massima pendenza il fattore di deterioramento indotto dalla bici è trascurabile, con la ovvia eccezione di chi sgomma, spazzola, inchioda che rovinerebbe anche il tracciato piu manutenuto e curato.
Viceversa percorsi che seguono la pendenza, attraversati da scorrimento acque, con sassi smossi etc.. si rovinano facilmente. Bisogna dire che questo tipo di percorsi si rovinerebbe a prescindere dal passaggio delle bici stesse.
Ci sono sentieri con terreno friabile e concavità del suolo che quando fa un temporale vengono devastati dall'acqua che crea un vero fossato nel percorso, e in assenza di manutenzione diventerebbero rapidamente inagibile alle bici ma anche ostico ai pedoni (soprattutto in discesa).
Più un sentiero è percorso più necessita di manutenzione, sia per le bici che per i camminatori...

Anche il fattore deterioramento è un elemento spesso forzatamente contestato da parte dei fautori del "divietismo"
Pur essendo sommariamente d'accordo con quel che hai scritto, io mi chiedo e ti chiedo: cosa significa rovinare?
Chi sgomma, spazzola, inchioda, rovina? Secondo me no. Lascia un segno. Un segno che alla prima pioggia scompare. Ovvio che se lo fai nelle aiuole della reggia di Versailles o nei giardini Vaticani, il termine rovinare è corretto.
Ci sta che se quel comportamento lo fanno 100/200/500/1000 persone nello stesso punto in breve tempo, come può avvenire in una gara o in un Bike Park, ecco che allora possono esserci segni importanti. E anche qui contestualizzerei....importanti quanto? Tali da dire che "hanno rovinato/deturpato la montagna"? Direi proprio di no. Nel 99% dei casi può succedere che il tratto "rovinato" non è più agibile alle bici se non viene sistemato. Si tratterà generalmente sempre di tratti molto precisi e che ad un pedone non recherebbero comunque problemi. Un pedone che fa fatica a camminare sullo sconnesso, non va comunque in punti soggetti a usura da bici, perchè comunque troppo complessi. Non si rovina la carrareccia larga, liscia e poco pendente, si rovina il tratto pendente tendente allo sgarrupato, ove anche una mtb agisce molto di freni. Robe comunque da escursionisti a piedi di un certo livello a cui un solco anche profondo 30 cm fa un baffo...ce ne è pieno comunque e ovunque, anche dove non passano le bici. Stiamo sempre parlando delle Dolomiti, lo ricordo per chi si fosse perso via, luogo di maltempo ripetuto e importante, non del parco delle Madonie che ci piove una volta l'anno e magari l'unico problema sono gli incendi.
Diciamo che qualche gara, anche grossa la ho fatta, parlo quindi anche di oltre 1000 persone (più le prove percorso delle settimane precedenti) in una sola mattinata nello stesso punto. Non ricordo una volta sola che il giorno dopo la gara il percorso non fosse più agibile. Succedeva, in caso di fango, che i primi avessero maggiore facilità di discesa e poi il percorso andasse via via diventando più insidioso. Ma il giorno dopo era più o meno a posto. Ma ripeto, parliamo di una gara. Un evento estremo e ben individuato (e probabilmente autorizzato, o no?).
Io vorrei sapere, sulle Dolomiti, chi parla di danni ai sentieri, essendo generosi ad esclusione sempre di gare e bike park (che dovrebbero essere manutenuti, alla Paganella accade), di che cosa parla?
 
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paolop72

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Pur essendo sommariamente d'accordo con quel che hai scritto, io mi chiedo e ti chiedo: cosa significa rovinare?
Chi sgomma, spazzola, inchioda, rovina? Secondo me no. Lascia un segno. Un segno che alla prima pioggia scompare. Ovvio che se lo fai nelle aiuole della reggia di Versailles o nei giardini Vaticani, il termine rovinare è corretto.
Ci sta che se quel comportamento lo fanno 100/200/500/1000 persone nello stesso punto in breve tempo, come può avvenire in una gara o in un Bike Park, ecco che allora possono esserci segni importanti. E anche qui contestualizzerei....importanti quanto? Tali da dire che "hanno rovinato/deturpato la montagna"? Direi proprio di no. Nel 99% dei casi può succedere che il tratto "rovinato" non è più agibile alle bici se non viene sistemato. Si tratterà generalmente sempre di tratti molto precisi e che ad un pedone non recherebbero comunque problemi. Un pedone che fa fatica a camminare sullo sconnesso, non va comunque in punti soggetti a usura da bici, perchè comunque troppo complessi. Non si rovina la carrareccia larga, liscia e poco pendente, si rovina il tratto pendente tendente allo sgarrupato, ove anche una mtb agisce molto di freni. Robe comunque da escursionisti a piedi di un certo livello a cui un solco anche profondo 30 cm fa un baffo...ce ne è pieno comunque e ovunque, anche dove non passano le bici. Stiamo sempre parlando delle Dolomiti, lo ricordo per chi si fosse perso via, luogo di maltempo ripetuto e importante, non del parco delle Madonie che ci piove una volta l'anno e magari l'unico problema sono gli incendi.
Diciamo che qualche gara, anche grossa la ho fatta, parlo quindi anche di oltre 1000 persone (più le prove percorso delle settimane precedenti) in una sola mattinata nello stesso punto. Non ricordo una volta sola che il giorno dopo la gara il percorso non fosse più agibile. Succedeva, in caso di fango, che i primi avessero maggiore facilità di discesa e poi il percorso andasse via via diventando più insidioso. Ma il giorno dopo era più o meno a posto. Ma ripeto, parliamo di una gara. Un evento estremo e ben individuato (e probabilmente autorizzato, o no?).
Io vorrei sapere, sulle Dolomiti, chi parla di danni ai sentieri, essendo generosi ad esclusione sempre di gare e bike park (che dovrebbero essere manutenuti, alla Paganella accade), di che cosa parla?
Sinceramente io non sono tra i fautori che le bici rovinino i sentieri, la trovo una delle argomentazioni spesso utilizzate strumentalmente. Mi auguro che la polemica non si rivolga quindi verso il mio approccio piuttosto che verso coloro che ne sono sostenitori "convinti".

La tua esperienza sui percorsi enduro dimostra che il tracciato "studiato" su base naturale si mantiene anche dopo migliaia di passaggi, a differenza di quanto sostengono sobillatori e impreparati polemizzatori che aizzano polemiche ad arte (come avviene ai castelli romani ad esempio)
Il comportamento di chi spazzola e sgomma non fa danni geologici o ambientali, ma in funzione del tipo del fondo potrebbe comunque lasciare segni che rovinerebbero il passaggio per gli ulteriori utenti, sinceramente lo trovo più scorretto/irrispettoso che dannoso.
Su sentieri terrosi, che difficilmente sarebbero presenti sulle dolomiti al di sopra di una certa quota, in caso il passaggio, non ottimale per le bici, affronti la pendenza del terreno in linea diretta e magari in concomitanza con il passaggio delle acque allora ci potrebbe essere un contributo delle ruote delle Mtb ad un deterioramento del terreno, ma parlare di danno ambientale sembra spropositato.

In tutti i casi le piogge abbondanti che si registrano sulle dolomiti possono fare danni ai sentieri assai piu consistenti di migliaia di passaggi in bici, e viceversa la manutenzione e prevenzione, con canaline, studio delle pendenze, etc. fa si che il sentieri o trail restino agibili anche in presenza di forti precipitazioni.

Da parte mia posso riscontrare che uno dei contributi peggiori ai trail, piuttosto che i sentieri, imputabile alle ebike siano i profondi e persistenti brake bumps imputabili sia per al maggior peso e attrito in frenata, che a una guida in discesa "aggressiva" spesso non eseguita con le giuste cognizioni, sfruttando il mezzo in modo motoristico .

"le bici rovinano i sentieri in montagna" è un luogo comune che mi sa molto di appennino abruzzese e castelli romani, sentire che viene argomentato anche sulle dolomiti venete, eccellenza paesaggistica nazionale, mi mette un certo rammarico e amarezza...
 
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Moebius

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Da parte mia posso riscontrare che uno dei contributi peggiori ai trail, piuttosto che i sentieri, imputabile alle ebike siano i profondi e persistenti brake bumps imputabili sia per al maggior peso e attrito in frenata, che a una guida in discesa "aggressiva" spesso non eseguita con le giuste cognizioni, sfruttando il mezzo in modo motoristico .
Un'ebike pesa mediamente 10 kg in più di una sua omologa senza motore. Facciamo 12 kg per stare larghi.
Calcolando 85 kg il peso del biker medio, vestito, con casco, zaino e borraccia o sacca idrica, la differenza tra biker+mtb ed ebiker+emtb sta tra 99 kg e 111 kg. Una differenza del 10% più o meno.
Secondo te questa differenza di peso giustifica la formazione dei brake bumps?
A meno che non consideriamo 130 kg l'ebiker medio. Ma di quest'ultima categoria non ne vedo molti a fare le discese "aggressive" e le frenate all'ultimo metro.
 

kokos

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Per le ebike non ho una grande simpatia, specialmente quando vengono usate come una moto (di nuovo, quando sono un fine e non un mezzo...). Però non ho neanche una gran simpatia per le semplificazioni o i capri espiatori. La prima volta che un escursionista mi ha "infamato" (senza motivo, almeno nei mei confronti) è stato nel 2009, in un luogo dove passano (ad andar bene) dieci escursionisti al giorno e la cosa si è ripetuta qualche anno dopo in Appennino su un sentiero dove in quindici anni ho incontrato persone in due occasioni. Evidentemente (a torto o a ragione) la causa non era l'esistenza della ebike.
Sì come no, tensioni e conflitti erano gli stessi prima delle elettriche e adesso...ma dai.... Non è questione di capri espiatori o di "colpa": è un fatto che con le ebikes situazioni latenti di conflitto o di guerra più o meno dichiarata sono esplose, per la semplice ragione che è aumentato il numero dei "ciclisti".
 
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samuelgol

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Sinceramente io non sono tra i fautori che le bici rovinino i sentieri, la trovo una delle argomentazioni spesso utilizzate strumentalmente. Mi auguro che la polemica non si rivolga quindi verso il mio approccio piuttosto che verso coloro che ne sono sostenitori "convinti".
No, prendevo spunto dal tuo post sul quale come scritto sono in buona parte d'accordo, ma la domanda pur rivolta a te (e a me stesso) è in realtà per quelli che la mtb rovinano le montagne o i sentieri.
La tua esperienza sui percorsi enduro dimostra che il tracciato "studiato" su base naturale si mantiene anche dopo migliaia di passaggi, a differenza di quanto sostengono sobillatori e impreparati polemizzatori che aizzano polemiche ad arte (come avviene ai castelli romani ad esempio)
Non mi riferivo a gare di enduro, ma di xc...non credo che cambi poi molto. Vanno a tutta in discesa gli uni e gli altri. Non so se esistano gare di enduro da migliaia di partecipanti.

Il comportamento di chi spazzola e sgomma non fa danni geologici o ambientali, ma in funzione del tipo del fondo potrebbe comunque lasciare segni che rovinerebbero il passaggio per gli ulteriori utenti, sinceramente lo trovo più scorretto/irrispettoso che dannoso.
Personalmente non sgommo mai di proposito perchè lo trovo smargiasso, mi infastidisce in montagna ogni rumore non necessario e i copertoni li pago e cerco di non consumarli scioccamente. Di certo non penso si rovini nulla...a parte il copertone, come detto.
Su sentieri terrosi, che difficilmente sarebbero presenti sulle dolomiti al di sopra di una certa quota, in caso il passaggio, non ottimale per le bici, affronti la pendenza del terreno in linea diretta e magari in concomitanza con il passaggio delle acque allora ci potrebbe essere un contributo delle ruote delle Mtb ad un deterioramento del terreno, ma parlare di danno ambientale sembra spropositato.
Più che spropositato è una panzana.
In tutti i casi le piogge abbondanti che si registrano sulle dolomiti possono fare danni ai sentieri assai piu consistenti di migliaia di passaggi in bici, e viceversa la manutenzione e prevenzione, con canaline, studio delle pendenze, etc. fa si che il sentieri o trail restino agibili anche in presenza di forti precipitazioni.
I sentieri e soprattutto le carrarecce fatte per la guerra (la 1 mondiale) sono spesso fatti così bene, che pur in assenza di manutenzione, resistono al tempo molto bene.....figuriamoci ai bikers.
"le bici rovinano i sentieri in montagna" è un luogo comune che mi sa molto di appennino abruzzese e castelli romani, sentire che viene argomentato anche sulle dolomiti venete, eccellenza paesaggistica nazionale, mi mette un certo rammarico e amarezza...
Ai Castelli Romani, da me precedentemente citati, c'è un tale traffico per la vicinanza con Roma e la possibilità di farci anche risalite meccanizzate che problemi ce ne sono e ce ne sono sempre stati. Divieti, pedane e salti abusivi (su uno dei quali è morta persino una xcista....lo avevano messo in piena traiettoria dalla notte al giorno e senza nessuna segnalazione, gli assassini), bande chiodate, fili spinati, ebiker che salgono dove storicamente si è sempre solo sceso perchè di gambe non si saliva...... e in tutto questo c'è anche qualche sentiero rovinato. Rovinato per pedalare, non per camminare.
 
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sembola

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Sì come no, tensioni e conflitti erano gli stessi prima delle elettriche e adesso...ma dai.... Non è questione di capri espiatori o di "colpa": è un fatto che con le ebikes situazioni latenti di conflitto o di guerra più o meno dichiarata sono esplose, per la semplice ragione che è aumentato il numero dei "ciclisti".
Rileggi bene i miei messaggi, per favore.
 

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Tanto per farvi capire l'aria che tira e con che cosa abbiamo a che fare a livello di immagine e a quanto possano essere razionali certe argomentazioni...

Immagino che qualcuno di voi abbia visto il video di Sagan nel bike park di Vallnord. Se non l'avete visto lo trovate qua: https://www.mtb-mag.com/peter-sagan-versione-bike-park/ . Il video è stato postato anche sul forum gemello, e questo è il commento di un utente:

Certe esibizioni estreme andrebbero vietate all'interno dei boschi e svolte in appositi spazi vuoti privi di vegetazione, dove poter riservare a questo genere di appassionati, lo sfogo dei loro gusti.
E' deprimente vedere radici arboree completamente sterrate e ben grattugiate. Il resto lo fa l'acqua che scorrendo in questi solchi a velocità sostenuta, asporta a valle il terreno smosso. E' offensivo verso gli escursionisti o altro genere di appassionati, che in uno schiocco si vedono arrivare queste schegge impazzite, che urlano dalla goduria.
Questo non per fare lezioni di ecologia-botanica, men che meno idonea in questo sito, ma solo per una questione di buon senso e rispetto altrui. Naturalmente vale per le bici e, non di meno, per moto e auto-rally.


Ecco, questo è quanto pensa della mtb una persona che VA in bicicletta, e che nonostante questo, non sa che si tratta di un bike park e che (ancor peggio) non ha neppure letto il testo di accompagnamento che lo specificava chiaramente. Immaginate di provare a ragionare di erosione o conflitti d'uso con chi neppure va in bici o che al massimo ci va a comprare il giornale quando è al mare. Sai dei pippardoni di samuelgol o dei miei che se ne fa?
 

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