Vi assicuro che non si compie nessuna infrazione.... se si rimane sul sentiero!
Non ne sono così tanto sicuro....
Segue articolo:
Purtroppo (e per fortuna) una riserva integrale non è accessibile se non agli studiosi che ne facciano motivata richiesta ed agli agenti del Corpo Forestale dello Stato.
Grazie al Corriere della Sera e ad una serie di articoli sui luoghi inaccessibili che quel quotidiano sta pubblicando, abbiamo avuto la fortuna di poter visitare Sasso Fratino guidati proprio dal Capo dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità, dott. Alessandro Bottacci.
Così di buon mattino abbiamo raggiunto Badia Prataglia da dove, a bordo di un fuoristrada del Corpo Forestale, siamo giunti fino al crinale che separa la
Foresta di Camaldoli da quella di Sasso Fratino.
Dal
prato della Scossa, poi, ci siamo incamminati verso il cuore di un luogo unico, una porzione di foresta (quasi ottocento ettari) come non se ne vedono altrove. Il nucleo centrale ha costituito la prima riserva integrale italiana fin dal 1959, e da allora l’uomo non è più intervenuto a modificare gli equilibri naturali di quei luoghi.
A Sasso Fratino le piante nascono, crescono, invecchiano e muoiono, si corrompono e ritornano terra, senza che alcuno intervenga (segandole o anche solo spostandone i tronchi caduti);
nessuno raccoglie funghi o qualsiasi fiore o pianta che vi si può incontrare. Persino le frane (importante quella del 1985) non vengono rimosse o movimentate. L’unico intervento umano concepito riguarda l’essenzialissima manutenzione dei pochi sentieri, utili al controllo del territorio ed allo studio della flora e fauna presenti.
Da quelle parti vivono
coleotteri reperibili altrove soltanto in ambiente alpino,
sanguisughe, salamandre dalla pelle maculata e salamandrine rarissime, gamberi di fiume, scoiattoli, tassi, lupi, daini, caprioli, cervi e chi più ne ha più ne metta. Lì ha costruito il suo nido una coppia di
aquile reali che intorno al mezzogiorno svolazzano in cerca di cibo e che quest’anno per la prima volta hanno generato un aquilotto. A Sasso Fratino siamo in
un paradiso terrestre che molto deve alla difficile accessibilità del suo territorio, una foresta dove gli alberi vivono anche da quattrocento anni.
Ci sono
abeti bianchi che superano i quaranta metri di altezza, faggi che raggiungono e superano i
sette metri di circonferenza ad un metro da terra, funghi di ogni genere che compiono l’intero loro ciclo vitale senza che alcuno li violenti;
felci rare, muschi e licheni di ogni tipo (è in corso uno studio approfondito su di loro)
grotte profonde e straordinari banchi rocciosi affioranti. Chiunque ami la natura e le sue manifestazioni, non può non gioire come un bambino di fronte a tanta magnificenza. Lì le piante morte ancora in piedi sono utili al
picchio nero, che le spolpa per cibarsi degli insetti che ospitano e per farlo le riempie di piccoli crateri. Il fosso di Sasso Fratino tira acqua anche in piena estate e il concerto delle sue cascatelle, che risuona lontano nel silenzio del bosco, si tiene soltanto per gli animali.
In quattro ore di escursione abbiamo avuto la fortuna di incontrare caprioli, daini, cervi, scoiattoli, salamandre, insetti curiosi, funghi rari e molto altro.
Non sono in molti a sapere dell’esistenza della Riserva Integrale di Sasso Fratino, ma si tratta di una presenza della quale possiamo andar fieri noi tutti, che plaudiamo al Corpo Forestale dello stato per avercela conservata intatta nel cuore del
Parco Nazionale della Foreste Casentinesi (giunto a contornarla una quindicina di anni or sono) Nel 2009 la riserva integrale compirà
cinquant’anni dalla sua istituzione e l’evento verrà celebrato a dovere. Intanto si sta preparando una pubblicazione importante sulle essenze arboree del luogo, ma di quella parleremo a tempo debito.
Testo e foto Gianni Brunacci