1) divertimento
Io credo che per divertirsi ci voglia lo spirito giusto e basta, quando ero piccolino mi divertivo con bici improbabili per condizioni (senza
freni, arrugginite, con forcelle storte dalle troppe botte contro i muri, ecc.) e per tipologia (all'epoca o avevi la bici pieghevole tipo graziella o una vecchia bici di passeggio), eppure ci andavamo a "saltare" in piccoli campi da cross disseminati nelle campagne circostanti, tornando a casa sistematicamente con qualche ferita, o ci facevamo assurde gare di velocità su asfalto o sulle scale. Oggi non farei nulla di tutto ciò e sarei terrorizzato se lo facesse mio figlio (a volte mi chiedo come sia possibile che la mia generazione sia sopravvissuta ;)).
Ora io esco per divertirmi fregandomene del cronometro della prestazione così come uscivo a 10 anni sotto al quartiere, mi diverto con la full, la front e con la rigida d'epoca (con cui mi sono quasi tritato su un pump track :) ), certo i percorsi sono diversi non mi viene in mente di affrontare con la Fisher percorsi da freeride che affronto con la Balfa (per quanto pippa io sia). Certo se percorro lo stesso single track con la FTW e con la Balfa con la seconda la velocità sarà almeno doppia, ma mi diverto di più o di meno?
Quindi ho bisogno di tutta questa tecnologia per divertirmi? io sono una chiavica e ho deciso di avere sospensioni semplici tanto non le saprei regolare a puntino, e basta che vadano bene io mi diverto, se dovessi passare la giornata a regolarle mi divertirei lo stesso? Quanti che comprano sospensioni megafantascientifiche hanno poi la capacità e la sensibilità di regolarle a puntino? sarebbe carino fare una statistica per vedere quanti hanno il SAG giusto. Poi il divertimento è anche la chiacchiera da BAR (come sto facendo ora io) e ricordando Stefano Benni con il suo Tecnico da Bar Sport che riporto qui come divertente lettura (provate a trasportarlo nel mondo della MTB)
----------------------------------------------------------------------
Il tecnico da bar, più comunemente chiamato "tenni-co" o anche
"professore", è l'asse portante di ogni di-scussione da bar. Ne è
l'anima, il sangue, l'ossigeno. Si presenta al bar dieci minuti prima
dell'orario di apertu-ra: è lui che aiuta il barista ad alzare la
saracinesca. Il suo posto è in fondo al bancone, appoggiato con un go-
mito. Lo riconoscerete perché non si siede mai e porta impermeabile e
cappello anche d'estate. Dal suo angolo il tecnico osserva e aspetta
che due persone del bar ven-gano a contatto. Non appena una delle due
apre bocca, lui accende una sigaretta e piomba come un rapace sulla
discussione. Nell'avvicinarsi, emette il verso del tecnico: "Guardi,
sa cosa le dico", e scuote la testa.
Il tecnico resta nel bar tutta, la mattina: nei rari momenti di sosta
tra una discussione e l'altra, studia la "Gazzetta dello Sport".
Nell'intervallo per il pasto corre al buffet della stazione, che è
sempre aperto, e lo si può vedere mentre col giornale che pende dalla
tasca adesca i pendolari cercando di attaccare un bottone su Anasta-
si. Normalmente, si ciba solo di aperitivi; olive, patatine fritte e
caffè, venti normali e venti hag al giorno. Oppu-re fa un rapido salto
a casa e mangia invariabilmente tortelloni, anzi li ingoia dicendo:
"Ho fretta, devo andare in ufficio". L'ufficio è il bar, dove il
tecnico ricompare al-le due menò dieci per restarvi fino all'ora di
chiusura. A mezzanotte, il tecnico torna al bar della stazione, dove
aspetta il giornale fino alle quattro, e accompagna a ca-sa tutti gli
amici per le ultime discussioni della giornata. Va a letto e parla nel
sonno recitando classifiche fino alle sette, sette e mezzo.
Altra caratteristica del tecnico è lo sguardo: guarda sempre con. un
occhio chiuso per il fumo e con uno spi-raglio dell'altro, rosso come
brace e leggermente lagri-moso, la testa piegata da una parte. Il
busto è legger-mente ripiegato in avanti ad abbracciare l'ascoltatore;
la mano sinistra mima; con la destra, munita di sigaretta, il tecnico
vi dà continuamente delle piccole spinte, o dei colpetti sullo
sterno,o vi tiene fermi contro il muro men-tre parla.
Di cosa parla un tecnico? Di calcio, di sport in gene-re, di politica,
di morale, di macchine, di agricoltura, di prezzi della frutta, di
diabete, di sesso, di trattori, di ci-nema, di imbottigliamento, di
spionaggio. In una parola, di tutto. Quale che sia l'argomento
trattato, il tecnico lo conosce almeno dieci volte meglio dell'
occasionale interlocutore; anzi, dirà, è una delle cose che lo ha inte-
ressato di più fin da piccolo. Il vero tecnico suffraga spesso la sua
competenza con parentele. Esempio: se si parla di. comunismo, lui ha
un cognato che lavora a To-gliattigrad; se si parla di pesca
subacquea, ha un fratello fidanzato da sei anni con una cernia; se si
parla di edilizia, ha un cugino manovale, e così via. Inoltre, è stato
compagno di scuola di tutti i ministri dell'arco Co-stituzionale, che
spesso gli telefonano per sfoghi e con-fidenze.
Come parla il tecnico? Il tecnico parla un italiano leggermente
modificato Per fare qualche piccolo esem-pio, egli fa precedere molti
termini da una a: aradio, agratis, mi amanca. Usa largamente la g:
gangio, gabina. Cita largamente dal latino: sine qua non (siamo qua
noi) o fiat lux (faccia lei). Usa verbi col congiuntivo tattico: se me
lo dicevaste prima, anderei. Rimpasta termini inglesi: croch (cross),
frobil (football). Usa termini innestati, esempio: Janich, il vecchio
baluastro della difesa rossoblù (baluastro = baluardo + pilastro).
Il tecnico di calcio vive in simbiosi con un altro per-sonaggio, che è
"l'uomo con cappello". In tutti i capannelli infatti, se osservate
bene, mentre al centro si trova il tecnico, leggermente defilato alla
periferia c'è un uo-mo con il cappello calato sul naso e le braccia
dietro la schiena. Questo secondo personaggio sembra avere il compito
di intervenire con bestialità tremende che fanno perdere le staffe al
tecnico. Benché ripetutamente in-vitato dal tecnico a portarsi al
centro del capannello, preferisce spostarsi lungo la sua circonferenza
parlando da punti diversi, cosicché il tecnico è continuamente ob-
bligato a rispondergli girando in tondo.
Tutti sanno che il momento più importante per un tecnico calcistico da
bar è quando, il giorno prima di una partita della nazionale, egli
deve dare la sua forma-zione. Il tecnico, a questo punto, raduna una
ventina di persone e comincia: "In porta, sicuramente, ci metterei
Zoff. Terzini Rocca e Fedele”. E spiega il perché della sua scelta:
Zoff è una sicurezza. Rocca è meglio di Fac-chetti perché li ha visti
tutti e due alla televisione e Roc-ca gli è sembrato più in palla.
Infine Fedele l’ha visto al-lo stadio, e correva e fluidificava. _
A questo punto l'uomo con cappello interviene e dice: “Ma cosa dice.
Se non stava in piedi". Allora il tecnico racconta, una per una, le
ottanta azioni di Fedele della partita precedente. Molto spesso è
preparato alla biso-gna e ha con sé un quaderno di appunti. Poi cita a
me-moria le cronache dei quattro quotidiani sportivi. Ma ecco che
l'uomo con capello, spostatosi a destra, dice
dal tetto di una macchina: "Fedele ha il menisco". Tutti allora si
voltano allarmati verso il tecnico, per chiedere spiegazioni. Il
tecnico li calma con un gesto della mano e passa in rassegna gli
ultimi quaranta casi di menisco del campionato italiano. Spiega
brevemente in cosa con-sista l' operazione; anzi, se qualcuno si
presta, gli taglia un pezzo di pantalone e lo opera sul marciapiede
con un temperino, mostrando agli astanti la funzione dei lega-menti
della rotula. Oppure estrae dalla macchina un modello anatomico di
ginocchio umano e lo illustra.
Quindi prosegue:
“Stopper Morini, libero Burgnich, mediano sinistro Re Cecconi. Ala
destra Mazzola, mezze ali Benetti e Ri-vera, ala sinistra Riva,
centravanti Savoldi".
L’uomo col cappello appare da un tombino sulla sinistra e dice:
"Savoldi? Siamo matti, Savoldi?".
"E perché?"gli viene chiesto. .
"Perché ha i piedi piccoli."
Allora il tecnico diventa color tecnico adirato, che è una bella
sfumatura di rosso usata anche per i tailleur. Poi comincia a urlare
tutti i numeri di
scarpe dei centravanti italiani dal 1947, come un
invasato: “ Meazza 40, Piola 41, Charles 42, Pivatelli40”, dicendo che
il piede piccolo, a meno che non sia porcino, non è affatto un
handicap.
L’uomo con il cappello ribatte: “Si, ma Savoldi ha il 39”.
“E lei come lo sa?”
“Sono il suo calzolaio.”
(Non è vero. Tutti gli uomini con il cappello sono, oltre che
incompetenti, malvagi e bugiardi.)
Allora il tecnico urla: “Lei è un tecnico di serie C”, che in un bar è
un’offesa quasi mortale, e l’uomo col cappello replica: “Sono quelli
come lei che mandano in rovina la nazionale!” e in breve tempo si
azzuffano. La gente li separa. Il tecnico si allontana con aria di
superiorità. L’uomo con il cappello, rimasto padrone del campo,
dichiara che l’Italia non vincerà mai uno scudetto finchè continua a
tenere Pelè in porta. Viene preso, pestato, e mandato via col camion
del rusco.
--------------------------------------------------------------------
Quindi IMHO il divertimento è indipendente dalla bici.