Noi si era ISO9000 e 9001. Per stare al passo...leggi fornire + carta possibile anche a potenziali clienti...si e' passati alle 13485 e da li non ci si e' piu' fermati ( tra Norme USA e specifiche per il mercato ex URSS e' un finimondo). Ma alla fin fine, il modus operanti ( gia' collaudato, sicuro e con rintracciablita' totale) e' grossomodo restato quello. Ma...come giustamente sottolineato...tutto cio' ha un costo spesso ( leggi quasi sempre) non coperto da eventuale surplus di introito. Indi si taglia, si DELOCALIZZA, si tira all''osso. E, per assurdo, se non hai i trilioni fornirai quintalate di certificazioni ma, operativamente parlando, rischierai di produrre in modo meno attento. Perché non assumi nuovo personale, tiri il collo a chi gia' era preso dal suo, elevi i regimi di produzione a ritmi vertiginosi ( salvo poi far la cassa quando...avanti di un mese rispetto al planning...ti trovi con le linee ferme) e risichi su ogni cosa. Fare qualita' , oggigiorno, spesso si interpreta SOLO col documentare il processo. Invece l'equazione perfetta sarebbe quella che porta all'espansione della struttura e della formazione , garantita da un innesco di risorse fresche ( per l'R & D) derivanti dall'aggressione al mercato.
Sembra pazzesco ma un brand forte del suo status riesce a giustificare spesso un prodotto di lusso e con un prezzo assurdo che pero' , sovente, deficita in partenza di adeguato investimento in ricerca.Ci riesce grazie al marketing...al blasone...alla sua storia.
E, ancor + pazzesco ma purtroppo + raro, pure l'artigiano che elabora, sudia e crea un prodotto elitario. Per simpatia prediligo l'artigiano, pur sapendo che magari non ha il CAd e il suo telaio e' frutto di passione ed esperienza sul campo.