Una delle tante scelte "strane" di questi giorni...
Tipo quella delle librerie e dei fiorai, che tanto, con il cartello "chiuso" sulla porta potevano lavorar lo stesso, magari spedendo a casa il materiale.
Solo che se permetti di aprire, e poi la gente non gira, che senso ha?
Una mia amica, proprietaria di libreria, mi dice che preferiva prima, perchè così deve riaprire, pagare le novità che arrivano, mettere in cassa integrazione la dipendente, e via così. E intanto, con il divieto di uscire per motivi validi, chi ti viene in negozio?
Mettere tutto il catalogo online è una cosa non facile, che implica tempo e denaro: una piattaforma di e-commerce non la metti in piedi in mezza giornata, e devi avere qualcuno che se ne occupi. Ma questo vale per tutti.
Mi piacerebbe che, dopo 40 giorni, si cominciassero ad abbandonare gli slogan pecorecci ("Quattro gambe buono, due gambe cattivo", sintetizzavano gli orwelliani ovini) e si cominciasse ad usare quell'organo messo nel dimenticatoio che abbiamo racchiuso nella scatola cranica. Magari pensare a come riaprire locali, bar e ristoranti (separè in plexiglass? Tavoli più distanti? Mascherine con zip per cannuccia caffè? Ogni idea è valida... ) e/o far ripartire un minimo il turismo (anche se mi sembra ancora looooooontana sta cosa). Invece ancora slogan e la "fase 2" che sembra "la fase B" ne "La pallottola spuntata 2 1/2". Nel frattempo, un tot numero di attività vengono rimesse in libertà.
Ho la sensazione, spiacevolissima, che esser rimessi in attività adesso possa significare una sola triste cosa: scordati incentivi, possibili o probabili, dal Governo. Chiedi i 600€ (cifra simbolica) e ti senti rispondere:" Ma tu eri aperto! Ergo: scordati il contributo!"