Il trattamento delle lesioni della cartilagine dopo i 45 anni
L'ultima tecnica introdotta per il trattamento delle lesioni della cartilagine viene chiamata A.M.I.C. (Autologous membrane induced chondrogenesis). Si differenzia dalle precedenti in quanto non introduce cartilagine già matura prodotta in laboratorio nè preleva cartilagine da una zona meno utilizzata e la innesta sulla zona degenerata, ma induce la formazione di una neocartilagine utilizzando larticolazione del ginocchio del paziente come un efficientissimo laboratorio.
Linnesto di cartilagine autologa oltre che provocare un danno in una altra zona dellarticolazione non ha dato i risultati sperati per la grande difficoltà tecnica di eseguire linnesto con assoluta precisione sia di grandezza che soprattutto di profondità. Inoltre la possibilità di trattamento era limitata a dimensioni assai modeste (1,5x1,5 cm).
Le tecniche che utilizzano il prelievo di cellule cartilaginee dal paziente con un primo intervento chirurgico e che le coltivano sono due: la prima detta ACI e la più recente detta MACI. La differeza fra le due sta nel fatto che nella seconda le cellule vengono coltivate non libere ma dentro uno scaffold cioè un tessuto che fa da impalcatura: questo sistema sopperisce al fatto che nella Aci le cellule si disponevano su uno solo strato (sono dette monolayer) che dal punto di vista meccanico avevano scarsa efficacia.
Lo scaffold con le cellule coltivate veniva poi impiantato, a cielo aperto, nellarticolazione con la lesione. I risultati sono stati deludenti anche se migliori che nella tecnica ACI: le cellule coltivate e moltiplicate in laboratorio sono estremamente instabili e diventano presto fibroblasti producendo tessuto fibroso e quindi una cartilagine di serie B detta fibrocartilagine che non ha le caratteristiche della cartilagine ialina. Perché questo capita? Per certo si conoscono due fattori: il primo è che si coltivano condrociti e non condroblasti che nella cartilagine matura non esistono più. I condrociti non producono cartilagine, ma producono continuamente glicoproteine e altri componenti che mantengono la giusta composizione della matrice cartilaginea con le giuste caratteristiche chimico-fisiche. Questo lavoro lo sanno fare molto bene ma produrre cartilagine è un lavoro che facevano da giovani, quando erano condroblasti.
Linduzione chimica che si fa per ottenere la produzione il laboratorio non trasforma le cellule nonne in giovanotti, ma fa produrre artificialmente una matrice cartilaginea. Le cellule così stimolate tendono in gran quantità a diventare fibroblasti e a produrre tessuto fibroso. La seconda causa è che non è possibile riprodurre in laboratorio le condizioni presenti in una articolazione. Il microambiente è al giorno doggi considerato estremamente importante per la riproduzione di un nuovo tessuto . Esistono molti lavori che dimostrano che le stesse cellule staminali sottoposte a gli stessi stimoli chimici diventano tessuti diversi a seconda del tessuto in cui si trovano: i segnali chimici (e nel nostro caso anche fisici) interagiscono con lambiente e danno una risposta funzionalmente corretta: osteoblasti nellosso e condroblasti in articolazione, per esempio.
Proprio da questi lavori è nata lidea di utilizzare larticolazione del paziente come un laboratorio per produrre la Propria cartilagine utilizzando inoltre, un prodotto che sempre di più è entrato a far parte del bagaglio degli ortopedici che usano le biotecnologie: il gel piastrinico o PRP (platelet rich plasma).
Il PRP è un emoderivato caratterizzato dalla scarsa presenza di globuli rossi e dalla concentrazione di almeno 200.000 piastrine anche se i valori teraputici sono sono situati tra 800.000 e 1.200.000, circa 4-6 volte il normale numero presente nel sangue. Le piastrine si utilizzano perchè in fondo possono essere considerate dei magazzini circolanti, che il corpo sfrutta a seconda delle necessità:le sostanze note sono 276 ma probabilmente sono molte di più. Nel nostro lavoro usiamo le proteine presenti negli alfa-granuli che sono dei potenti fattori di crescita, stimolano cioè le cellule a riprodursi, e anche a differenziarsi a secondo degli stimoli del micro-ambiente. Le piastrine dunque hanno lo scopo di aumentare il numero delle cellule che sono in grado di produrre cartilagine . Ma da dove arrivano queste cellule? La prima cosa che si fa in un intervento con la tecnica AMIC è quella di eseguire delle microperforazioni (dette microfratture) nella zona della lesione. Questa tecnica è poco recente e ancora ora, usata da sola è la tecnica più comune per il trattamento delle lesioni cartilaginee. I fori prodotti fungono da vie di accesso per le cellule mesenchimali staminali, cellule pluripotenti presenti come riserva in ogni organo , in maniera che, entrando nellarticolazione, possano trasformarsi in condroblasti. Se non è presente uno scaffold le cellule staminali si dispongono in una strato sottile e producono una fibrocartilagine mentre posizionando uno scaffold al di sopra delle microperforazioni, le cellule impregnano il tessuto come una spugna si imbeve dacqua. A questo punto si introduce il PRP che richiama altre cellule dallosso, induce le cellule a moltiplicarsi e insieme al microambiente le induce a diventare condroblasti. Il secondo motivo per cui si usa il PRP è il fatto che funge da colla mentre si gelatinizza sopra lo scaffold; la gelatinizzazione inoltre permette un rilascio più prolungato dei fattori di crescita.
Il fattore decisamente più importante per avere una buona risposta cellulare e quindi una buona cartilagine è il numero delle cellule mesenchimali presnti nellosso. Questo numero diminuisce con letà, con luso di farmaci citotossici, e con il fumo di sigaretta . Questo spiega perché le microfratture da sole hanno risultati discreti solo nelle persone molto giovani in cui la risposta cellulare è molto efficace, mentre dopo i 45 anni non esiste più alcuna indicazione a usare questa procedura. Lintroduzione del PRP ha permesso di estendere il range delletà fino a 55 anni ma le lesioni cartilaginee sono più frequenti dopo questo limite. È stata quindi necessaria una modifica alla tecnica originale, ovvero di iniziare ad utilizzare laspirato midollare. Visto che il numero delle cellule è il fattore più importante lidea di aggiungere mesenchimali alla matrice in formazione ci ha indotti a ricercare una fonte di nuove cellule. Losso in cui il numero di cellule è maggiore è il bacino, così laspirazione del sangue midollare porta, dopo centrifugazione e filtrazione, ad un derivato ricco di mesenchimali. Questo concentrato viene introdotto con il PRP durante lintervento aumentando di molto la cellularità portando il limite di sicurezza di questa procedura almeno fino a 65 anni. E per i pazienti più anziani? È possibile usare lo stesso questa tecnica che ha il grosso vantaggio di non peggiorare comunque mai il quadro precedente. In molti casi i risultati sono stati buoni con un notevole miglioramento dei sintomi, ma la percentuale di successo è sicuramente inferiore rispetto a quella dei pazienti sotto i 65 anni. La possibilità di un risultato ottimale è quindi inferiore e il trattamento viene eseguito solo dopo che il paziente ha pienamento compreso la possibile evoluzione poco positiva e giudica il tentativo di rigenerazione necessario: il gioco vale la candela insomma!
I risultati sono per fortuna lusinghieri, e il numero di pazienti trattati è diventato come già detto assai elevato.
Al successo di questa procedura ha contribuito senzaltro la sua mini invasività, essendo una tecnica solo artroscopica, e la sua capacità di provocare pochi disagi al paziente che in effetti sente molto poco dolore, e deve solo non appoggiare larto operato a terra per 2 settimane.
Per controllare i risultati, il paziente può venire eventualmente sottoposto ad una fibroartroscopia, che è una specie di mini-artroscopia, che si effettua in a.locale, con una piccola telecamera delle dimensioni di un ago: la visione diretta infatti, è lunico sistema di controllo certo dellevoluzione della cartilagine sicuramente più efficace della RMN.
La articolazione più trattata è senzaltro il ginocchio, seguita dalla caviglia e dal piede; più recentemente abbiamo iniziato luso di questa tecnica anche nellanca con ottimi risultati, in particolare nei primi stadi dellartrosi.