CAI e MTB: il mio pensiero !

foster

Biker novus
4/10/08
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Canton Ticino
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Sembola,

mi sembra che nel CAI stia prevalendo una mentalità nuova e molto più organizzata; ho letto di diverse commissioni regionali ed interegionali, tante sezioni che fanno anche MTB e non solo al nord Italia ma pure al sud; ho saputo che ci sarà anche un convegno nazionale del CAI in cui si parlerà solo di MTB. Secondo me bisogna sostenere questa associazione; Tato dice giustamente che il CAI può rappresentare il volano ed il giusto riferimento di chi pratica la MTB in Italia a livello escusionistico. Chia a aperto questo post è addirittura del sud, e vedo che finalmente anche al sud si pratica la MTB con una sana e giusta mentalità (anche se vi siete rivolti a lui in maniera scortese con termini come talebano e pezzaculista). Ho percorso i sentieri della Sila 2 anni fa perchè ho dei parenti in Calabria, ho pedalato per 5 ore in posti ricchi di foreste senza incontrare mai anima viva, le realtà regionali sono anche molto diverse in Italia (e questa è una cosa apprezzabile).

Il tizio di Trieste va inteso nel giusto senso, cioè di portare avanti il rispetto altrui e proprio nel CAI credo ci sia e possa affermarsi anche nella MTB ; se esiste questo femento di vuol dire che non sono tutti talebani come si dice.

Io non sono per i divieti ma un po di rigore almeno nelle idee ci vuole, altrimenti non ci sarà mai sana educazione e qundi rispetto per l'utenza debole" delle montagne che sono gli escursionisti.
 

sembola

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una nera e l'altra pure
@tato: condivido le considerazioni che fai sulle risalite meccanizzate, anche se il tema è ovviamente un po' più complesso e meriterebbe un approfondimento. Io non demonizzo di certo la risalita in funivia, specie se elimina una salita altrimenti poco significativa dal punto di vista paesaggistico o se consente un collegamento in altro modo non realistico o troppo impegnativo. Non si può negare però che la possibilità di risalite ripetute corre il rischio di facilitare il processo di "mercificazione" della montagna, la trasformazione cioè della frequentazione della montagna da fine a mezzo: da ambiente unico a luna park.

@foster: le regole ci vogliono, ma devono essere regole basate sul buonsenso. A mio parere la lettera del famoso socio di TS esprime piuttosto egoismo e prevaricazione, che è quello che è avvenuto in Trentino, dove anziche vietare alle bici stragiustamente sentieri ipertrafficati da escursionisti-merenderi (senza far nomi: il Viel del Pan dal Pordoi...) si è vietato tutto a tutti. Quindi una legge non motivata da problemi di convivenza, perchè (sempre per non far nomi) per esempio sul Lagorai non incontri anima viva per ore ed ore, e non certo per motivi ambientali a meno che la "tutela ambientale" sia selettiva, sono rispettosi quelli che pagano centinaia d'euro di skipass e contribuiscono a distruggere la Val Giumela mentre invece è irrispettoso chi non porta i dindi...
 

maxilconte

Biker infernalis
8/2/06
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Trieste
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Da freerider non piacerebbe nemmeno a me incontrare alcuni miei "colleghi" che con l'adrenalina a mille mi "sverniciassero" assieme alla bimba di 3 anni!
Le posizioni che stanno emergendo nel topic mi sembra stiano andando nel verso giusto: reciproco rispetto, nessun divieto "aprioristico" ma ragionato e ricerca della collaborazione (NON tolleranza!) con il CAI.
Quello che realmente mi auguro è che nel proseguio del confronto si prendano in considerazione TUTTE le sfaccettature del nostro bellissimo sport: dal semplice escursionismo al XC ma senza dimenticare lo "scomodo" FR!
A costo di sollevare un vespaio, la mia opinione è che si potrebbe autorizzare la discesa su determinati sentieri (individuati secondo logici parametri di frequentazione, localizzazione, storicità...) apponendo dei cartelli di avviso al loro inizio. Ovviamente anche su questi sentieri autorizzati sarà sempre necessario fare attenzione agli escursionisti a piedi, dar loro la precedenza e... salutarli.
 

tato

Biker serius
22/3/03
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Dunque mi sembra che i problemi pratici siano elencabili (sommariamente) secondo questo elenco:

1. Gestire il problema della "maleducazione" di alcune frange di bikers (di qualunque classificazione, dal XC alla DH) e del mancato rispetto delle norme NORBA e affini.
2. Gestire l'eccessivo affollamento dei sentieri anche dove non siano serviti da impianti di risalita (situazione che comunque va, di norma, di pari passo con sovraffollamento anche di pedoni). Questo affollamento implica degrado del territorio (a partire dall'usura del fondo dei sentieri) e problemi di condivisione del percorso con gli altri fruitori della montagna.
3. Gestire l'impatto sul territorio della popolazione di FRider che utilizzano gli impianti di risalita per discese multiple

Questi sono problemi pratici legati alla compatibilità della MTB con il territorio alpino e alla coesistenza con gli altri abitanti ed ospiti dei nostri monti.

Poi si pone il problema "filosofico" quale ad esempio il rifiuto per il processo di mercificazione della montagna esposto da Sembola. Premetto che condivido totalmente il pensiero di Sembola. Però mi rendo conto che questa è una mia visione, una mia interpretazione della montagna. Se qualcun'altro vive la montagna in modo diverso non posso pretendere che si comporti come me, magari proverò a trasmettergli il mio modello etico, ma non posso imporglielo. E' quello che chiediamo ai bocia del CAI. Loro sono liberi di andare a piedi sui sentieri e considerarci dei buffoni che inseguono facili mode. Posso sforzarmi a spiegare loro il mio modo di godere della montagna e pretendere da loro rispetto ed ascolto. Ma non posso pretendere che loro adottino il mio modello etico e filosofico, ma solo che lo rispettino.
Quindi se qualcuno usa la montagna come palestra per i suoi trick (da fine a mezzo, come dice Sembola) posso spiegargli che c'è un'altra via per vivere la montagna. Se non riesco ad instillargli questa visione, allora mi devo fermare e rispettare il suo pensiero.
Tutto bene, allora? Tolleriamo tutto? No, ci sono dei paletti. E questi passano per il rispetto della libertà altrui e dell'ambiente che ci ospita, quali i problemi che ho sommariamente e semplicisticamente riassunto nei 3 punti iniziali.

Per questo motivo e per evitare facili derive ideologiche penso che sia giusto distinguere due finalità che ispirino la nostra azione:
1. Comunicare alla comunità escursionistica, ciclistica ed alpina i veri valori della MTB e il suo impatto sul territorio
2. Gestire il problemi dell'impatto che la pratica della MTB ha sulla montagna

Perseguiamole entrambe, ma solo per la seconda possiamo pretendere che il nostro antagonista si pieghi alle nostre esigenze (che poi sono le esigenze della natura che ci ospita e della comune convivenza).

Finito il pippone, degno del migliore matusa del CAI .... ;-)
 

sembola

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Dunque mi sembra che i problemi pratici siano elencabili (sommariamente) secondo questo elenco:

1. Gestire il problema della "maleducazione" di alcune frange di bikers (di qualunque classificazione, dal XC alla DH) e del mancato rispetto delle norme NORBA e affini.
2. Gestire l'eccessivo affollamento dei sentieri anche dove non siano serviti da impianti di risalita (situazione che comunque va, di norma, di pari passo con sovraffollamento anche di pedoni). Questo affollamento implica degrado del territorio (a partire dall'usura del fondo dei sentieri) e problemi di condivisione del percorso con gli altri fruitori della montagna.
3. Gestire l'impatto sul territorio della popolazione di FRider che utilizzano gli impianti di risalita per discese multiple
...che poi sono GLI STESSI problemi legati alla frequentazione della montagna da parte di chiunque, a piedi, con le ciabatte o con i pedali. Solo che per qualcuno le pedule e le ciabatte non creano affollamento, erosione dei sentieri o disturbo alla fauna. :omertà:

Poi si pone il problema "filosofico" quale ad esempio il rifiuto per il processo di mercificazione della montagna esposto da Sembola. Premetto che condivido totalmente il pensiero di Sembola. Però mi rendo conto che questa è una mia visione, una mia interpretazione della montagna. Se qualcun'altro vive la montagna in modo diverso non posso pretendere che si comporti come me, magari proverò a trasmettergli il mio modello etico, ma non posso imporglielo. E' quello che chiediamo ai bocia del CAI. Loro sono liberi di andare a piedi sui sentieri e considerarci dei buffoni che inseguono facili mode. Posso sforzarmi a spiegare loro il mio modo di godere della montagna e pretendere da loro rispetto ed ascolto. Ma non posso pretendere che loro adottino il mio modello etico e filosofico, ma solo che lo rispettino.
Quindi se qualcuno usa la montagna come palestra per i suoi trick (da fine a mezzo, come dice Sembola) posso spiegargli che c'è un'altra via per vivere la montagna. Se non riesco ad instillargli questa visione, allora mi devo fermare e rispettare il suo pensiero.
Il rispetto però dev'essere reciproco. Se mi dai del buffone non lamentarti se ti prendi della cariatide...;-)

Tutto bene, allora? Tolleriamo tutto? No, ci sono dei paletti. E questi passano per il rispetto della libertà altrui e dell'ambiente che ci ospita, quali i problemi che ho sommariamente e semplicisticamente riassunto nei 3 punti iniziali.
Assolutamente d'accordo, ma come puntualizzato in precedenza i paletti devono essere ragionevoli e razionali. Pretendere una legge regionale per sbattere fuori le bici e poi non muoversi con altrettanta energia per le motoslitte fa pensare male.

Per finire, preferisco avere a che fare con chi analizza i problemi e avanza ipotesi di soluzione articolate, anche con i "pipponi" ;-), che con chi propone soluzioni semplicistiche a problemi complessi, che come dice l'aforismo attribuito ad Einstein, sono sempre sbagliate.
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
Ciao a tutti,

in questi ultimi giorni mi sono ritrovato spesso a riflettere su CAI e MTB, sarà l'avvicinarsi del convegno e il non avere ancora le idee chiare e quindi provo a schiarirmele con voi scrivendo questo post. :-)... se non vi va di leggerlo non leggetelo, mi scuso in anticipo per la noia, l'incomprensibilità, le stupidaggini ecc. ecc. non mi scuso alla fine perché non ci arriverete :-).

Per prima caso se decidi di fare della MTB il tuo impegno nel CAI non dovrai mai deprimerti a rispote del genere:
"...rispondo alla tua mail in merito alla nuova attività della CCE: il cicloescursionismo. Anche se a mio avviso ci stiamo arrampicando sugli specchi per mantenere alto il numero dei soci del nostro club, nato nel 1863 ed avente come oggetto LA MONTAGNA, LA SUA FREQUENTAZIONE (a piedi),IL SUO STUDIO,LA SUA CONSERVAZIONE, inventandoci attività che non c'entrano niente con l'alpinismo e l'escursionismo,..."

Detto questo vediamo cosa è per me la MTB nel CAI.

Certamente la MTB non è nata per la "lotta con l'alpe" ma per scopi ludici in USA, ma questo ne fa una figlia di un dio minore all'interno del CAI e per quale motivo?
In fin dei conti sulle Alpi, sugli Appennini e nelle pianure italiane la bici veniva usata come mezzo di trasporto prioritario per “velocizzare” il percorso casa luogo di lavoro che fosse un alpeggio, un campo da coltivare, un ufficio.
Anche lo sci, l'arrampicata, l'escursionismo hanno oggi scopi ludici e ricreativi, quindi non si discostano dalla MTB.

Il problema ambientale?
La MTB non danneggia la montagna più di un escursionista a piedi,diversamente da quanto si possa credere o di quanto ci vogliano far credere.
Nell’articolo “Perception and Reality of Conflict: Walkers and Mountain Bikes on the Queen Charlotte Track in New Zealand” (Gordon Cessford del Science and Research Unit, Department of Conservation, PO Box 10420, Wellington, New Zealand) si mostra come molti “impatti” vengono imputati alla mountain bike erroneamente a causa di un approccio preconcetto nei riguardi di questa attività.
Nello studio di Weaver & Dale ( Trampling ffects of Hiker, Motorcycles and Horse in Meadows and Forest, Journal of Applied ecology, Vol.15, 451-457 anno 1978) si dimostra che i principali danni all’ambiente le moto li causano in salita, mentre possono considerarsi equivalenti agli escursionisti a piedi ed a cavallo, quelli fatti in discesa. Per analogia si può facilmente estendere lo studio alle bici, considerando inoltre le ridotte potenze in gioco della pedalata in salita. Infatti negli studi comparativi successivi è stato evidenziato che, a differenza di quello che si è portati a credere, l’impatto “fisico” delle bici sull’ambiente è equivalente a quello di altre forme di escursionismo. (Keller, 1990; Wilson & Seney, 1994; Chavez etal. 1993; Ruff & Mellors; 1993, Cessford, 1995a; Woehrstein, 1998, 2001; Weir, 2000;Thurston & Reader, 2001)

Il problema incidenti?
Per quanto riguarda la bici da montagna come “pericolo” per gli escursionisti, varie indagini hanno dimostrato come la percezione degli escursionisti sui ciclisti è sempre molto positiva, non vedendoli come pericolo anzi reputandoli anche generalmente gentili (Pettit & Pontes, 1987, Grost 1989 e Jacoby 1990).
Inoltre, dalle statistiche del CNSAS si può notare come solo una piccolissima parte degli incidenti abbia come causa un generico scontro. Anche considerando solo lo scontro tra mtb ed escursionista, quindi escludendo il più probabile scontro tra sciatori su pista, si ottengono numeri molto piccoli (www.cnsas.it).
L’uso degli impianti?
Ma quanti escursionisti ogni estate usano le funivie e le seggiovie per accorciare i dislivelli? Quanti alpinisti raggiungono la vetta del Monte Bianco partendo da Chamonix?
Che poi ci si debba correttamente schierare contro la realizzazione di scempi ambientali è un altro discorso.


Bene veniamo ora a cosa può fare, anzi secondo me dovrebbe fare, il CAI per la MTB.

Ricoprire un ruolo di “sindacato” che difenda quei biker che vogliono continuare a frequentare la montagna con rispetto e libertà, da coloro che offrono “sentieri” ad hoc e bike park.

Ricoprire un ruolo educativo verso quei biker che vogliono correttamente e con sicurezza frequentare la montagna.

Svolgere studi sul reale impatto delle MTB e non documenti “deliranti” come quello stilato dai saggi.

Svolgere un ruolo primario per il colloquio con EE.LL. e Parchi per quanto riguarda un’adeguata manutenzione dei sentieri, la valutazione di effettivi danni ambientali in zone particolarmente delicate.

Ricoprire il vuoto lasciato dalla federazione e dalle associazioni fondamentalmente interessate all’agonismo che sia XC, DH ecc.

Cosa non deve fare a mio parere il CAI?
Non deve chiudersi in se stesso autoreferenziandosi, non deve escludere nessuna forma relativa alla MTB (tranne quelle agonistiche?)…

Bhe scusate il “pippone” ma ne avevo bisogno per fare mente locale :-) e avere un confronto aperto su queste idee.
 
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sembola

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Per prima caso se decidi di fare della MTB il tuo impegno nel CAI non dovrai mai deprimerti a rispote del genere:
"...rispondo alla tua mail in merito alla nuova attività della CCE: il cicloescursionismo. Anche se a mio avviso ci stiamo arrampicando sugli specchi per mantenere alto il numero dei soci del nostro club, nato nel 1863 ed avente come oggetto LA MONTAGNA, LA SUA FREQUENTAZIONE (a piedi),IL SUO STUDIO,LA SUA CONSERVAZIONE, inventandoci attività che non c'entrano niente con l'alpinismo e l'escursionismo,..."

In questo caso, tra persone civili si chiede in quale parte dello Statuto si parla di "escursionismo (a piedi)". Nello Statuto si parla appunto di frequentazione, studio e conservazione della montagna, non di frequentazione alpinistica o escursionistica.
Leggere per credere.

Su tutto il resto ti quoto in pieno, non è neppure la prima volta del resto ;-)
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
In questo caso, tra persone civili si chiede in quale parte dello Statuto si parla di "escursionismo (a piedi)". Nello Statuto si parla appunto di frequentazione, studio e conservazione della montagna, non di frequentazione alpinistica o escursionistica.
Leggere per credere.

Su tutto il resto ti quoto in pieno, non è neppure la prima volta del resto ;-)

;-) grazie mille...

:duello: ma io mi devo preparare per il 18... :duello:

:spetteguless: poi mi cacceranno :spetteguless:
 

maxgastone

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17/10/05
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Per prima caso se decidi di fare della MTB il tuo impegno nel CAI non dovrai mai deprimerti a rispote del genere:
"...rispondo alla tua mail in merito alla nuova attività della CCE: il cicloescursionismo. Anche se a mio avviso ci stiamo arrampicando sugli specchi per mantenere alto il numero dei soci del nostro club, nato nel 1863 ed avente come oggetto LA MONTAGNA, LA SUA FREQUENTAZIONE (a piedi),IL SUO STUDIO,LA SUA CONSERVAZIONE, inventandoci attività che non c'entrano niente con l'alpinismo e l'escursionismo,..."

Detto questo vediamo cosa è per me la MTB nel CAI.

-CUT-
CONDORDO SU TUTTO, MA PROPRIO TUTTO...

Aggiungo che quando è stato fondato il CAI si parlava solo di ALPINISMO... l'escursionismo è venuto moooolto dopo quando andare in montagna è diventato "divertimento" e svago...

ps. mi sono piaciuti molto i riferimenti che hai indicato, forse i "saggi" non conoscendo la lingua inglese ma solo il burocratese non sono in grado di documentarsi... o forse sono scritti top-secret? :arrabbiat:
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
ps. mi sono piaciuti molto i riferimenti che hai indicato, forse i "saggi" non conoscendo la lingua inglese ma solo il burocratese non sono in grado di documentarsi... o forse sono scritti top-secret? :arrabbiat:

Sono su internet... mezzo moderno e tecnologico come una bici da montagna :smile::smile::smile::smile::smile::smile::smile:

per essere saggio :il-saggi: devi essere anziano e poi non fatemi dire il resto :rosik: :rosik: :rosik: :rosik: :rosik:
 

maxgastone

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io mi sono preoccupato quando alla sede centrale del cai mi hanno visto e hanno detto "finalmente un giovane" :smile:
:smile:... siamo a posto :omertà:

Comunque e per fortuna non tutti i "saggi" sono ottusi... vedasi un esempio nel presidente del CAI di Varese o nel presidente del GR Piemonte.

Per non parlare di Salsa che qualche sassolino se lo sta togliendo con tutti :duello:
 

tato

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Sto cercando di gestire impegni famigliari (che mi hanno impedito di venire a Ghirla) per poter partecipare al raduno di Borzonasca.

Ma se mi presento per pedalare accompagnato dal mio fedele cane, sono ben accetto o violo qualche principio fondamentale del CAI? ;-)
 

marzia

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Ciao a tutti,

in questi ultimi giorni mi sono ritrovato spesso a riflettere su CAI e MTB, sarà l'avvicinarsi del convegno e il non avere ancora le idee chiare e quindi provo a schiarirmele con voi scrivendo questo post. :-)... se non vi va di leggerlo non leggetelo, mi scuso in anticipo per la noia, l'incomprensibilità, le stupidaggini ecc. ecc. non mi scuso alla fine perché non ci arriverete :-).

Per prima caso se decidi di fare della MTB il tuo impegno nel CAI non dovrai mai deprimerti a rispote del genere:
"...rispondo alla tua mail in merito alla nuova attività della CCE: il cicloescursionismo. Anche se a mio avviso ci stiamo arrampicando sugli specchi per mantenere alto il numero dei soci del nostro club, nato nel 1863 ed avente come oggetto LA MONTAGNA, LA SUA FREQUENTAZIONE (a piedi),IL SUO STUDIO,LA SUA CONSERVAZIONE, inventandoci attività che non c'entrano niente con l'alpinismo e l'escursionismo,..."

Detto questo vediamo cosa è per me la MTB nel CAI.

Certamente la MTB non è nata per la "lotta con l'alpe" ma per scopi ludici in USA, ma questo ne fa una figlia di un dio minore all'interno del CAI e per quale motivo?
In fin dei conti sulle Alpi, sugli Appennini e nelle pianure italiane la bici veniva usata come mezzo di trasporto prioritario per “velocizzare” il percorso casa luogo di lavoro che fosse un alpeggio, un campo da coltivare, un ufficio.
Anche lo sci, l'arrampicata, l'escursionismo hanno oggi scopi ludici e ricreativi, quindi non si discostano dalla MTB.

Il problema ambientale?
La MTB non danneggia la montagna più di un escursionista a piedi,diversamente da quanto si possa credere o di quanto ci vogliano far credere.
Nell’articolo “Perception and Reality of Conflict: Walkers and Mountain Bikes on the Queen Charlotte Track in New Zealand” (Gordon Cessford del Science and Research Unit, Department of Conservation, PO Box 10420, Wellington, New Zealand) si mostra come molti “impatti” vengono imputati alla mountain bike erroneamente a causa di un approccio preconcetto nei riguardi di questa attività.
Nello studio di Weaver & Dale ( Trampling ffects of Hiker, Motorcycles and Horse in Meadows and Forest, Journal of Applied ecology, Vol.15, 451-457 anno 1978) si dimostra che i principali danni all’ambiente le moto li causano in salita, mentre possono considerarsi equivalenti agli escursionisti a piedi ed a cavallo, quelli fatti in discesa. Per analogia si può facilmente estendere lo studio alle bici, considerando inoltre le ridotte potenze in gioco della pedalata in salita. Infatti negli studi comparativi successivi è stato evidenziato che, a differenza di quello che si è portati a credere, l’impatto “fisico” delle bici sull’ambiente è equivalente a quello di altre forme di escursionismo. (Keller, 1990; Wilson & Seney, 1994; Chavez etal. 1993; Ruff & Mellors; 1993, Cessford, 1995a; Woehrstein, 1998, 2001; Weir, 2000;Thurston & Reader, 2001)

Il problema incidenti?
Per quanto riguarda la bici da montagna come “pericolo” per gli escursionisti, varie indagini hanno dimostrato come la percezione degli escursionisti sui ciclisti è sempre molto positiva, non vedendoli come pericolo anzi reputandoli anche generalmente gentili (Pettit & Pontes, 1987, Grost 1989 e Jacoby 1990).
Inoltre, dalle statistiche del CNSAS si può notare come solo una piccolissima parte degli incidenti abbia come causa un generico scontro. Anche considerando solo lo scontro tra mtb ed escursionista, quindi escludendo il più probabile scontro tra sciatori su pista, si ottengono numeri molto piccoli (www.cnsas.it).
L’uso degli impianti?
Ma quanti escursionisti ogni estate usano le funivie e le seggiovie per accorciare i dislivelli? Quanti alpinisti raggiungono la vetta del Monte Bianco partendo da Chamonix?
Che poi ci si debba correttamente schierare contro la realizzazione di scempi ambientali è un altro discorso.

.

mi ricorda una certa lettera....

:omero::mrgreen:
 

maxgastone

Biker spectacularis
17/10/05
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Sto cercando di gestire impegni famigliari (che mi hanno impedito di venire a Ghirla) per poter partecipare al raduno di Borzonasca.

Ma se mi presento per pedalare accompagnato dal mio fedele cane, sono ben accetto o violo qualche principio fondamentale del CAI? ;-)
Mhmm ora chiedo a qualche saggio... mi preoccupa più che altro la sua incolumità con tutte quelle ruote che girano :nunsacci:
 

capataz

Biker superioris
12/5/03
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Parma
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Anch'io vi sfrutto come platea per riordinare le idee come DR.Balfa. Lui è stato propositivo, io invece vorrei mettere giù dei paletti per non farmi trascinare dalla corrente. Per me la MTB ha delle peculiarità che non si possono svendere in nome di nessuno statuto.

Premesso che condivido quanto riportato nel primordiale "Documento programmatico del gruppo promotore per la costituzione della commissione per il cicloalpinismo" steso dalla Commissione per il cicloescursionismo in MTB del convegno LPV, vorrei provare a schiarirmi le idee su ciò che NON VORREI rappresentasse il binomio CAI-MTB perchè da li in avanti ho cominciato a sentire subito qualche scricchiolio. Sono ovviamente miei pensierini che però mi sembra di aver rilevato un pò in tutti gli interventi precedenti del post. Credo che li terrò in tasca quando il presidente si degnerà di darmi un colpo di telefono....

NO al tentativo di rinchiudere la MTB solo su mulattiere, strade forestali, piste ciclabili o viabilità secondaria. Il MTB si nutre di single track. I single track avvicinano il praticante alla natura (gli americani parlano di "connection to nature"), essendo percorsi tecnici e tortuosi inducono a minori velocità di percorrenza e quindi ad un impatto ambientale minore. A Parma il più bel sentiero interamente su single track si trova proprio all'interno di un parco (Parco Regionale dei Boschi di Carrega).

NO alla chiusura indiscriminata di percorsi alla MTB. Se i sentieri presentano problemi di percorrenza occorre una valutazione ragionata delle cause e delle eventuali soluzioni: la soluzione non è escludere una categoria a beneficio di un altra. Negli stati uniti esistono svariate esperienze positive di fruizione a giorni alterni oppure di creazione di percorsi/varianti dedicate ad una delle categorie interessate laddove necessario.

NO alla definizione di false categorie di pratica della MTB ai fini di creare divisioni tra gli appassionati. Il downhill è l'origine del MTB (ricordate le discese dal Monte Tamalpais ?), non si può pensare di promuovere una pratica sportiva negandone le origini e la ragione di essere. Quindi mi oppongo alla citazione della downhill all'interno del "Codice di autoregolamentazione del cicloescursionista" come estraneo allo spirito CAI. Lo spirito CAI si orienterà certamente a promuovere le pratiche più "lente" del MTB ma non è suo compito combatterne formalmente altre nei propri atti. E' poi opportuno constatare che le discipline cosiddette "gravity" sono quelle per le quali i giovani nutrono maggiore interesse e il CAI non può non prenderne atto se vuole investire sui giovani per il proprio futuro.

NO alla demonizzazione dell'agonismo. Il CAI non è una federazione sportiva ma, come esiste un forte movimento agonistico che trova spazio tra gli appassionati delle altre pratiche del sodalizio, così è legittimo che gli appassionati di MTB del CAI abbiano interesse a praticare anche l'agonismo all'interno delle federazioni sportive preposte. Ogni disciplina trae sviluppo e miglioramento dall'attività agonistica. Contrastarla significa non volere il futuro della MTB.

NO alla rifiuto aprioristico dell'utilizzo (si badi non creazione) degli impianti di risalita. Sfruttare gli impianti di risalita per la pratica del MTB può certamente portare problemi di sovraffollamento in località particolarmente frequentate da diverse tipologie di escursionisti. Laddove invece esistano aree meno frequentate e strutture sottoutilizzate la riconversione degli impianti di risalita diventa risorsa per il territorio (vedi l'appennino emiliano come il Cimone, l'Abetone, Prato Spilla o recentemente Schia). Se si pensa che poi la maggior parte dei percorsi sfruttano le piste stesse o lievi varianti ai loro margini ecco che l'impatto è irrilevante.

Su ciò che dovrebbe fare il CAI avete già detto tutto voi

...e fine dell'ennesimo predicozzo :soffriba:
 

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