CAI e MTB: il mio pensiero !

koutek

Biker serius
4/7/07
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Ivrea
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Anche a Milano ,nella sezione della SEM (società escursionisti milanese) abbiamo fondato un gruppo "Raggio X Raggio" che si occupa di divulgare l'utilizzo della MTB e abbiamo organizzato un corso di Introduzione alla stessa ,che è iniziato il 28 settembre sotto i migliori auspici.

http://www.mtb-caisem.org/home.asp

[email protected]


I ragazzi di Chieri e dei cai di Torino stanno per organizzare il primo corso intersezionale di MTB, mentre lo scorso anno Chieri ha fatto il suo primo corso... Se vieni a Borzonasca potrai chiedere direttamente lumi a Marco :celopiùg:

ps. ti quoto sul discorso bimbi = divertimento... la fase agonistica che sia una loro scelta e non un'imposizione della squadra agonistica. In ogni caso non troveranno mai (se non in rare eccezioni) in quegli ambienti qualcuno che gli insegni qualcosa: sia a livello tecnico che a livello ambientale (IMHO)
 

tato

Biker serius
22/3/03
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La lettera dell'esimio socio antagonista (peraltro cortesissima nell'incipt) era in risposta ad un'altra di un socio sostenitore della MTB. Possiamo continuare con il ping-pong individuale fino a farci cassare la pubblicazione delle lettere (tanto qualcuno che rifiuta il dialogo ed il confronto lo troveremo sempre), oppure possiamo percorrere 2 strade:
1. Mass mail: tutti scriviamo, individualmente, una risposta alla lettera in questione. Penso che la risposta individuale sia poco efficace, ma qualche decina insieme, peseranno di più.
2. Usiamo il canale ufficiale della Commissione per far sentire la voce comunque di una base di praticanti, ufficialmente (ribadisco) riconosciuta.

Quanto al caso FASI, non penso sia un problema associabile alla MTB, dove chi pensa (solo) all'agonismo, c'è già.
 

maxgastone

Biker spectacularis
17/10/05
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Novi Ligure (AL)
maxgastaldi.wordpress.com
2. Usiamo il canale ufficiale della Commissione per far sentire la voce comunque di una base di praticanti, ufficialmente (ribadisco) riconosciuta
Quello viene già fatto...

il discorso FASI lo tirato in ballo perchè il discorso "aventino" potrebbe essere la provocazione finale di chi stufo di lavorare e di scontrarsi con la burocrazia borbonica potrebbe cedere e andarsene :il-saggi:
 

capataz

Biker superioris
12/5/03
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Parma
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Bike
Rocky Mountain Altitude Rally
...
Vorrei commentare questa lettera ....
Quoto in toto il tuo commento.

Quasi sempre è la non conoscenza che porta al rifiuto preconcetto. Se queste persone così critiche provassero a fare qualche uscita in MTB (magari con il loro gruppo CAI !) si renderebbero conto di avere a che fare con persone veramente innamorate della montagna e, nel 99% dei casi, molto attente alla salvaguardia della stessa e rispettose degli altri fruitori.

Credo che un errore da non fare all'interno del CAI sia quello di dividersi in parrocchie (oltre a quelle che già si sono create): se la montagna è l'oggetto delle nostre comuni passioni intorno a questa ci si deve ritrovare. Per questo credo importante che i soci biker facciano veramente vita sociale partecipando, quando possibile, alle attività degli altri gruppi per infrangere quella barriera di diffidenza che, almeno per ora, ci divide.
 

sembola

Moderatur cartesiano
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Moderatur
27/2/03
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Siena
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Bike
una nera e l'altra pure
io rispondo. ping pong o no, sono socio ed ho diritto di far sentire la mia voce.

Spett. Redazione de "LO SCARPONE",

ho ricevuto oggi la copia di ottobre, e chiedo ospitalità per rispondere alla lettera del Socio Gruden di Trieste, con la quale mi trovo in profondo disaccordo. Il cicloescursionismo (non necessariamente praticato da soci CAI) si prefigge gli stessi fini dell'escursionismo "tradizionale", e non vedo perchè non debba avere la stessa dignità. Che un tale modo di vivere la montagna sia conforme rispetto agli ideali della nostra Associazione è provato dal fatto che il Club Alpino Italiano ha riconosciuto formalmente tale attività.
Personalmente frequento la montagna sia a piedi che in bicicletta, e dubito fortemente che il problema principale dell'ambiente montano sia il "cupo sferragliare" delle biciclette: è un'opinione rispettabile, ma che assomiglia tanto al comportamento dei capponi di Renzo.
 

tato

Biker serius
22/3/03
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Cortese Redazione de "Lo Scarpone"

Chiedo la possibilità di replicare alla lettera del socio triestino riguardo alla pratica della bici da montagna lanciando un invito a tutti i soci ed amanti della montagna.
Penso che lo spirito che ispira i principi fondanti del nostro Club impongano la fruizione dell'ambiente montano nel pieno rispetto e amore per la natura, stimolando la scoperta critica della bellezza ed unicità di tali ecosistemi. Il principio che la montagna non sia, esclusivamente, palestra e scenografia per la pratica sportiva ormai permea la "filosofia" CAI, e ritengo sia una delle maggiori conquiste dell'evoluzione di un'associazione che ha rischiato di rimanere schiacciata dalla mera retorica dell'impresa eroica, della celebrazione della prestazione atletica, al pari di una qualunque federazione sportiva.
In questa prospettiva la Mountain Bike può essere mezzo per praticare l'escursionismo montano al pari di altri attrezzi, quali lo sci da fondo, da alpinismo o la via ferrata. Come ogni attrezzo sportivo o alpinistico il suo abuso, anche involontario può violare i principi del rispetto dell'ecosistema e dell'integrità dell'ambiente montano.
Ma sottolineo che, in quanto mezzo a bassissimo impatto ambientale, il suo utilizzo in ambiente montano non possa essere considerato alla stregua dell'invasività di un mezzo motorizzato o anche delle più tollerate, dal CAI, installazioni di impiantistica per la risalita o piste di fondo autostradali ottenute con scempi da ruspa. Le Mountain Bike calcano i medesimi sentieri degli escursionisti a piedi e, salvo limitate e deprecabili eccezioni, non ne danneggiano l'integrità più dell'ordinaria camminata dei ben più numerosi pedoni che "contendono" loro il passaggio. Ovviamente ove porre i confini dell'abuso del mezzo non sono sempre così netti ma un atteggiamento costruttivo di confronto non dovrebbe fondarsi sul manicheo rifiuto per un "la nuova" pratica escursionistica e, tantomeno, sull'arrogarsi un diritto di uso esclusivo dei sentieri basato sul primato storico del "NOI c'eravamo prima di VOI".
Mi piacerebbe che nel CAI si lavorasse insieme, magari amichevolmente passeggiando e pedalando a fianco in un bosco per scoprire come in fondo amiamo la montagna e la rispettiamo nel medesimo modo. La differenza non sta nel mezzo, ma nello spirito con cui si guarda il compagno che incrociamo sul sentiero: tolleranza, educazione e rispetto non sono esclusiva di una categoria, ma del bagaglio formativo di un individuo.
Il biker frenerà e chiederà con cortesia strada come l'escursionista a piedi gliela cederà. E come due buoni escursionisti potranno anche fermarsi a condividere le emozioni della loro gita. E, del pari, la maleducazione ed intolleranza saranno purtroppo fardello di un individuo qualunque sia la sua "categoria escursionistica".
Confrontiamoci per migliorare e difendere la montagna, ma non nascondiamoci dietro facili luoghi comuni: lo "sferragliare" della bici non è più noioso della ben più frequente ciacola del gruppo di escursionisti e non sarò il raro "cupo" (?) sbattere di una catena in discesa a disturbare l'escursionista. Ed in salita, quante volte mi ritrovo, biker, a chiedere cortesemente strada a pedoni che nemmeno si erano accordi che ero giunto silenziosamente loro alle spalle?
Infine una risposta all'associazione MTB-Agonismo: il pedalare come TUTTI gli altri sport di montagna può essere finalizzato alla scoperta e al libero vagare (escursionismo) oppure al confronto prestazionale con se stessi, con l'Alpe o altri atleti. Ci sono momenti e luoghi adeguati ad entrambe le interpretazioni dell'atto sportivo e nessuna è più nobile dell'altra. Nel CAI abbiamo fatto una scelta, delegando prevalentemente, ma non esclusivamente, l'interpretazione agonistica
del gesto sportivo alle federazioni competenti. La bici da montagna è prevalentemente vissuta dai soci CAI con spirito escursionistico ed essi si sforzano di diffonderne l'uso consapevole e responsabile.
Quindi non dividiamoci, ma collaboriamo per difendere la montagna da chi con mezzi impropri (quali quelli motorizzati) o con un comportamento irresponsabile, in sella o a piedi, viola i nostri principi comuni. Usiamo i divieti dove servono e educhiamo al rispetto della montagna qualunque escursionista. Segregare su sentieri separati pedoni e bici, già alleati della mobilità debole sulle strade, sarebbe la comune resa al pirata su due ruote o all'intolleranza verso "l'escursionista diverso".
 

marzia

Modera_i_tour?
24/6/03
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sondrio
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Cortese Redazione de "Lo Scarpone"

Chiedo la possibilità di replicare alla lettera del socio triestino riguardo alla pratica della bici da montagna lanciando un invito a tutti i soci ed amanti della montagna.
Penso che lo spirito che ispira i principi fondanti del nostro Club impongano la fruizione dell'ambiente montano nel pieno rispetto e amore per la natura, stimolando la scoperta critica della bellezza ed unicità di tali ecosistemi. Il principio che la montagna non sia, esclusivamente, palestra e scenografia per la pratica sportiva ormai permea la "filosofia" CAI, e ritengo sia una delle maggiori conquiste dell'evoluzione di un'associazione che ha rischiato di rimanere schiacciata dalla mera retorica dell'impresa eroica, della celebrazione della prestazione atletica, al pari di una qualunque federazione sportiva.
In questa prospettiva la Mountain Bike può essere mezzo per praticare l'escursionismo montano al pari di altri attrezzi, quali lo sci da fondo, da alpinismo o la via ferrata. Come ogni attrezzo sportivo o alpinistico il suo abuso, anche involontario può violare i principi del rispetto dell'ecosistema e dell'integrità dell'ambiente montano.
Ma sottolineo che, in quanto mezzo a bassissimo impatto ambientale, il suo utilizzo in ambiente montano non possa essere considerato alla stregua dell'invasività di un mezzo motorizzato o anche delle più tollerate, dal CAI, installazioni di impiantistica per la risalita o piste di fondo autostradali ottenute con scempi da ruspa. Le Mountain Bike calcano i medesimi sentieri degli escursionisti a piedi e, salvo limitate e deprecabili eccezioni, non ne danneggiano l'integrità più dell'ordinaria camminata dei ben più numerosi pedoni che "contendono" loro il passaggio. Ovviamente ove porre i confini dell'abuso del mezzo non sono sempre così netti ma un atteggiamento costruttivo di confronto non dovrebbe fondarsi sul manicheo rifiuto per un "la nuova" pratica escursionistica e, tantomeno, sull'arrogarsi un diritto di uso esclusivo dei sentieri basato sul primato storico del "NOI c'eravamo prima di VOI".
Mi piacerebbe che nel CAI si lavorasse insieme, magari amichevolmente passeggiando e pedalando a fianco in un bosco per scoprire come in fondo amiamo la montagna e la rispettiamo nel medesimo modo. La differenza non sta nel mezzo, ma nello spirito con cui si guarda il compagno che incrociamo sul sentiero: tolleranza, educazione e rispetto non sono esclusiva di una categoria, ma del bagaglio formativo di un individuo.
Il biker frenerà e chiederà con cortesia strada come l'escursionista a piedi gliela cederà. E come due buoni escursionisti potranno anche fermarsi a condividere le emozioni della loro gita. E, del pari, la maleducazione ed intolleranza saranno purtroppo fardello di un individuo qualunque sia la sua "categoria escursionistica".
Confrontiamoci per migliorare e difendere la montagna, ma non nascondiamoci dietro facili luoghi comuni: lo "sferragliare" della bici non è più noioso della ben più frequente ciacola del gruppo di escursionisti e non sarò il raro "cupo" (?) sbattere di una catena in discesa a disturbare l'escursionista. Ed in salita, quante volte mi ritrovo, biker, a chiedere cortesemente strada a pedoni che nemmeno si erano accordi che ero giunto silenziosamente loro alle spalle?
Infine una risposta all'associazione MTB-Agonismo: il pedalare come TUTTI gli altri sport di montagna può essere finalizzato alla scoperta e al libero vagare (escursionismo) oppure al confronto prestazionale con se stessi, con l'Alpe o altri atleti. Ci sono momenti e luoghi adeguati ad entrambe le interpretazioni dell'atto sportivo e nessuna è più nobile dell'altra. Nel CAI abbiamo fatto una scelta, delegando prevalentemente, ma non esclusivamente, l'interpretazione agonistica
del gesto sportivo alle federazioni competenti. La bici da montagna è prevalentemente vissuta dai soci CAI con spirito escursionistico ed essi si sforzano di diffonderne l'uso consapevole e responsabile.
Quindi non dividiamoci, ma collaboriamo per difendere la montagna da chi con mezzi impropri (quali quelli motorizzati) o con un comportamento irresponsabile, in sella o a piedi, viola i nostri principi comuni. Usiamo i divieti dove servono e educhiamo al rispetto della montagna qualunque escursionista. Segregare su sentieri separati pedoni e bici, già alleati della mobilità debole sulle strade, sarebbe la comune resa al pirata su due ruote o all'intolleranza verso "l'escursionista diverso".

ottima!bravo!
 

tato

Biker serius
22/3/03
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... ma lo scontro non mi interessa....
Pedalo da quasi 20 anni in MTB e fino ad ora non ho mai pensato di associare il rampichino al CAI, con il quale ho avuto un rapporto di amore e odio (beh, più amore, visto che con la mia compagna ci siamo conosciuti al CAI e le nostre figlie sono orgogliosissime socie da quando hanno 3 anni...).
Perchè quest'anno mi sono interessato a questo tema, senza pensare di perdere tempo, come, con supponenza ho fatto fino ad ora?
Coltivo due speranze.
In primo luogo che il CAI possa aiutare la MTB a crescere ed uscire dagli stereotipi commerciali nei quali il marketing dei produttori sta ingabbiando molti praticanti intrappolandoli artificiose "categorie" basate sull'escursione della forcella o la sezione del copertone. Aiutiamo a il biker a guardarsi intorno, piuttosto che addosso (visto che la bici è per noi più che un vestito!).
In secondo luogo, ma prima di tutto, spero che il CAI possa rivestire quel ruolo che altrove l'IMBA assume per l'"advocacy" del nostro sport e per la tutela dei sentieri. Non trovo altre realtà in Italia che possano svolgere un ruolo simile e il CAI potrebbe avere anche un peso politico adeguato per veicolare i nostri messaggi.
Speranze infondate? Forse, ma ho deciso di provare a crederci...
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
In secondo luogo, ma prima di tutto, spero che il CAI possa rivestire quel ruolo che altrove l'IMBA assume per l'"advocacy" del nostro sport e per la tutela dei sentieri. Non trovo altre realtà in Italia che possano svolgere un ruolo simile e il CAI potrebbe avere anche un peso politico adeguato per veicolare i nostri messaggi.
Speranze infondate? Forse, ma ho deciso di provare a crederci...


Bravo questo è il vero scopo... essere un "sindacato" (nel verso buono)...

da noi portiamo avanti una "battaglia" con i parchi affinchè non chiudano i sentieri alle bici... che al limite non saranno pubblicizzati ma aperti... quindi fuori da rotte turistiche di massa (che poi sono poco interessate a sentieri complessi e lunghi) ma aperti a tutti.

Se poi ci sono veri problemi ambientali ben vengano le chiusure per tutti.

Ciao
 

foster

Biker novus
4/10/08
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Canton Ticino
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Ciao.

sono un iscritto CAI da 10 anni ed appassionato di MTB da qualche anno; scopro da qualche giorno questo inressante forum.
Pratico da diversi anni il trekking e, devo dire, il problema dei bikers che scendono sul nostro stesso sentiero l'ho sentito....sulla mia pelle, in quanto tre anni fa sono stato letteralmente investito.

Nulla di grave, ne per me ne per il biker, ma il problema, specie su alcuni sentieri alpini, è davvero notevole !!!

Quando vado in MTB la prima cosa che faccio è dare la precedenza agli escursionisti; sono del parere che chi si muove a piedi debba avere la precedenza ed essere rispettato perchè più lento.

Ciò non toglie che amo molto la MTB e, pur avendo tanti escursionisti sul mio sentiero, non ho mai avuto problemi ne in salita ne in discesa, perchè ho sempre manifestato loro rispetto.

Noto che alcuni di voi sono particolarmente severi nei giudizi ed intransigenti (anche alcuni moderatori); non voglio aprire polemiche, anche perchè nuovo del Forum, ma voglio solo esprimere il mio giudizio.

Grazie per lo spazio.
 

tato

Biker serius
22/3/03
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Caro Foster,
il problema esiste. Io stesso l'anno scorso risalendo uno stretto sentiero al limite della pedabilità mi sono dovuto far da parte per cedere il passo ad un gruppo di freerider che, dopo aver usato la funivia per salire, stavano scendendo senza nemmeno accennare a rallentare per cedere il passo a chi saliva. Come vedi il problema non è di scontro tra categorie (biker vs. pedoni), ma solo di educazione e rispetto.
Quei freerider (tedeschi, quindi la maleducazione non ha confini...) non dubito che ignorerebbero i divieti di transito alle bici, come suggerito da alcune frange del CAI. Divieti che andrebbero soltanto a colpire i biker che quei sentieri in maniera coscienziosa frequentano.

Penso che il CAI dovrebbe essere parte attiva nel mostrare come la MTB sia uno sport compatibile con la montagna. Solo mostrando agli escursionisti che possiamo convivere sui sentieri potremo aver la forza di isolare coloro che non rispettano gli altri utenti della montagna.
Io dico no ai divieti generalizzati e al rifiuto della MTB a priori. Possiamo discutere col CAI e le amministrazioni locali di eventuali divieti mirati dove il traffico delle MTB risulta eccessivo e pericoloso.
Magari valutando se questo traffico sia indotto da risalite meccaniche che sono quasi sempre il vero problema.
 

sembola

Moderatur cartesiano
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una nera e l'altra pure
Ciao.

sono un iscritto CAI da 10 anni ed appassionato di MTB da qualche anno; scopro da qualche giorno questo inressante forum.
Pratico da diversi anni il trekking e, devo dire, il problema dei bikers che scendono sul nostro stesso sentiero l'ho sentito....sulla mia pelle, in quanto tre anni fa sono stato letteralmente investito.

Nulla di grave, ne per me ne per il biker, ma il problema, specie su alcuni sentieri alpini, è davvero notevole !!!

Quando vado in MTB la prima cosa che faccio è dare la precedenza agli escursionisti; sono del parere che chi si muove a piedi debba avere la precedenza ed essere rispettato perchè più lento.

Ciò non toglie che amo molto la MTB e, pur avendo tanti escursionisti sul mio sentiero, non ho mai avuto problemi ne in salita ne in discesa, perchè ho sempre manifestato loro rispetto.

Noto che alcuni di voi sono particolarmente severi nei giudizi ed intransigenti (anche alcuni moderatori); non voglio aprire polemiche, anche perchè nuovo del Forum, ma voglio solo esprimere il mio giudizio.

Grazie per lo spazio.

Ciao Foster.

Io rispetto le regole, sia quelle scritte sia (soprattutto) quelle dettate del buonsenso. Tu ne hai citate un paio, come quella di dare SEMPRE la precedenza agli escursionisti a piedi e di controllare SEMPRE la velocità. Penso quindi di essere in condizione di rifiutare le generalizzazioni e le soluzioni radicali, come quelle richieste da una certa parte di soci CAI, vale a dire di vietare le bici sempre e comunque.

Negare che possa esserci il problema è sbagliato e miope, ma altrettanto sbagliato e miope è pensare di imporre un divieto a prescindere. Voglio dire, a te è capitato di essere investito da un freerider poco rispettoso, ed hai tutte le ragioni di lamentartene. Giustamente, da persona intelligente, poni il problema e suggerisci una possibile soluzione che salvaguardi gli uni e gli altri. Il socio di Trieste no, dice "andate a piedi e fuori dalle balle che il CAI è un'altra cosa" e questo sinceramente non lo accetto. Non lo accetto perchè il cicloescursionismo è riconosciuto dal CAI, perchè la montagna è di tutti e non solo dei soci CAI (a patto che si sia disposti a rispettarla e rispettare gli altri frequentatori), e perchè i biker non sono tutti uguali.
Quello di considerarsi i "veri frequentatori della montagna", quelli col bollino, è una pretesa assurda. Tra gli escursionisti ci sono vandali che danneggiano i ricoveri in alta montagna e lasciano spazzatura in posti assurdi o colgono fiori protetti: cosa dobbiamo fare, vietare l'escursionismo perchè ci sono tipi così? :nunsacci:

@Tato: indubbiamente l'impossibilità di risalita meccanizzata risolve tanti problemi. E' sgradevole dirlo, ma molti problemi derivano dal numero. E' una questione statistica, più gente = più probabilità di comportamenti sbagliati.
 

tato

Biker serius
22/3/03
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Sembola,
però una volta le risalite meccanizzate aiutavano la diffusione della MTB. Penso al Mottarone nei primi anni 90, durante il grande boom della MTB: si prendeva la funivia 1 volta in tutta la giornata e poi si scorazzava "prevalentemente" in discesa per ore. Ma non c'erano i problemi di usura dei sentieri, perchè si "usava tutta la montagna e buona parte del Vergante.
Poi è arrivato il freeride... giornaliero, su e giù per la massima pendenza per tutto il giorno, e nessuno che sistemi e regoli l'accesso ai sentieri e le nuove tracce...
Risultato , mentre una volta a Stresa il biker era un simpatico bizzarro ciclista, ora è visto col fumo negli occhi.
Senza andare troppo OT, è importante che MTB-CAI non demonizzi il freeride tout-court. I Bike Park se ben strutturati e ecocompatibili, possono essere una risorsa turistica importante per i paesi di montagna. Fuori dai Park attrezzati il freeride dovrebbe essere fatto solo con risalita pedalata. Cos' si costringono le società che gestiscono gli impianti a non sfruttare semplicemente i sentieri pre-esistenti, ma a manutenerli (e creare anche un pizzico di lavoro in più). Insomma è un discorso complesso e bisogna evitare le soluzioni semplicistiche, ma anche qui col confronto e sale in zucca possiamo trovare la via della convivenza pacifica.
 

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