CAI e MTB: il mio pensiero !

Little Eagle

Biker superis
1/11/08
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Western Alps
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Mhmm sicuro? A tutti i consigli mi chiedono sempre quanti hanno tesserato e nell'anno che abbiamo raggiunto il record sezionale tutti erano raggianti... lo stesso GR piemonte ha messo in risalto che la nostra regione è una delle poche che nel 2008 è cresciuta...

Nessuno va a cercare nessuno per strada ma alla fine dell'anno ogni sezione fa la conta tra nuovi e vecchi... inoltre (almeno da me) dopo il 31 si fa un invio ad hoc ai "morosi" per carcare di convincerli a rinnovare...

Poi io sono della tua idea: pochi ma buoni, chi ha veramente voglia di "vivere" la nostra filosofia attivamente rimanga con noi chi invece lo fa solo per abitudine, ma poi guarda caso mette i bastoni fra le ruote, si metta gioiosamente da parte :il-saggi:

Il guaio però è che molti "baroni" - che poi sono quelli che mettono i bastoni tra le ruote - hanno un concetto antico dell'associazionismo e prendono a regola le consuetudini senza confrontarsi con l'art. 1 dello statuto.
Sui numeri, beh, un po' li capisco: d'altra parte se vuoi avere "peso politico" devi presentarti con i numeri grossi. :voxpopul: Quindi per far sì che i bikers abbiano maggior peso nel CAI lanciamo una megacampagna tesseramento!!! e guai a chi non prende il bollino.:soffriba:
 

ApoBike

Biker serius
14/9/06
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Venaria
picasaweb.google.it
ringrazio Max, LitteEagle, Tato e Tmax x i loro sereni interventi.

A tato riprendo solo che continuo a rimanere convinto che in un BP non puoi trasmettere la gioia, le sensazioni che la montagna ti dona, un'altra cosa e' la formazione e qui quoto in pieno Little-Eagle (appunto, come fanno a Pinerolo che non li usano).

Visto che pare che ci si stia muovendo (quantomeno per ora in questo Forum), verso un concetto piu' "libertino" dello statuto CAI e del codice di autoregolamentazione della Commissione LPV, beh, allora, proprio per questo spirito riprendo la mia frase iniziale, e cioe' che anche se oggi non ne abbiamo l'esigenza, o la richiesta da parte dei soci, di formare nuovissime leve, io:

...NON proporro' mai in programma gite CAI come gruppo MTB una uscita in Bike park o men che meno una gara...

Chi partecipa a questo Forum sa che stiamo gestendo un Corso Base MTB CAI e ne faremo uno in futuro di livello Avanzato, per non parlare di quello per gli AC: ma allora a loro domando, Vi e' mai balenata l'idea (come necessita') di portare tali allievi in un BP per 'formazione' discesistica ?!

Certo non farebbe assolutamente male (anzi), ma non vedo che sia necessario come 'must' didattico.

Io dopo il corso preferisco portarli in montagna a pedalare...

Apo
 

maxgastone

Biker spectacularis
17/10/05
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ringrazio Max, LitteEagle, Tato e Tmax x i loro sereni interventi.
:celopiùg:

A tato riprendo solo che continuo a rimanere convinto che in un BP non puoi trasmettere la gioia, le sensazioni che la montagna ti dona, un'altra cosa e' la formazione e qui quoto in pieno Little-Eagle (appunto, come fanno a Pinerolo che non li usano).

Visto che pare che ci si stia muovendo (quantomeno per ora in questo Forum), verso un concetto piu' "libertino" dello statuto CAI e del codice di autoregolamentazione della Commissione LPV, beh, allora, proprio per questo spirito riprendo la mia frase iniziale, e cioe' che anche se oggi non ne abbiamo l'esigenza, o la richiesta da parte dei soci, di formare nuovissime leve, io:

...NON proporro' mai in programma gite CAI come gruppo MTB una uscita in Bike park o men che meno una gara...
E' nel tuo pieno diritto, almeno per come la vedo io, decidere come muovere la tua attività in seno alla tua sezione. Anch'io penso conoscendo i miei soggetti di non andare mai in un BP o di furgonare o di proporre gare in attività sociale, ma vorrei allo stesso tempo che nessuna sezione venisse criminalizzata se andasse in direzione opposta

Chi partecipa a questo Forum sa che stiamo gestendo un Corso Base MTB CAI e ne faremo uno in futuro di livello Avanzato, per non parlare di quello per gli AC: ma allora a loro domando, Vi e' mai balenata l'idea (come necessita') di portare tali allievi in un BP per 'formazione' discesistica ?!

Certo non farebbe assolutamente male (anzi), ma non vedo che sia necessario come 'must' didattico.
Nei corsi Cai di alpinismo si inizia sempre dalle falesie con almeno 3/4 giornate passate sui monotiri, poi i bravi passano anche a vie di + tiri. Quando ho fatto il corso io non si faceva così si passava subito alla via lunga con i suoi contro: fatica accumulata, inesperienza nei movimenti e gran dolore la sera perchè i "leggeri" finivano con gli avambracci ghisati... poi dopo il corso mi sono dovuto attrezzare in modo autonomono per poter apprendere quello che a livello tecnico non mi era stato insegnato... ora lo vedo di persona che gli allievi apprendono o almeno cercano i principi base che legano l'uomo al mondo del verticale. Si spiegano i passi fondamentali "sempre" in falesia dove vuoi per la location e vuoi per la serenità d'animo si apprende meglio. Ma nella seconda parte si andrà in montagna su vie poco spittate e poco frequentate, almeno questa è la tendenza... insomma prima si apprende e poi si applica, si applicano anche i concetti di amore per l'ambiente, rispetto e umiltà che un CAI deve e può saper insegnare...

Io dopo il corso preferisco portarli in montagna a pedalare...

Apo
Su questo non ci piove anch'io preferisco un col chavanne ad un giro a Finale, ma ben venga anche il giro a finale se mi permette di pedalare sempre con l'occhio rivolto a come ci si deve muovere... ma se mi capitasse una furgonata tra persone di mio pari livello ci andrei subito solo per conoscere posti e sentieri che un giorno andrei a ripercorrere pedalando

Protezioni: qua non si deve neanche discutere secondo me... il casco serve? Beh ritengo che anche ginocchiere e gomitiere servano anche senza fare discese a cannone... i miei due punti al ginocchio su un percorso di casa sarebbero stati inutili con un bel paio di ginocchiere. Quindi viviamole serene e quando vediamo qualcuno che anche alle nostre gite le indossa chiediamoci se sbaglia lui o se sotto sotto ha ragione. Il ginocchio del mio amico che non è certo un FR ieri avrebbe ringraziato... infatti io fra breve prenderò un bel parachute con mentoniera staccabile solo per dire almeno ci ho pensato.

Ricordiamoci che non è l'abito che fa il monaco... :il-saggi:

E oggi uffa non mi rimane che fare uncinetto visto il meteo avverso :fantasm:
 

tato

Biker serius
22/3/03
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ringrazio Max, LitteEagle, Tato e Tmax x i loro sereni interventi.

A tato riprendo solo che continuo a rimanere convinto che in un BP non puoi trasmettere la gioia, le sensazioni che la montagna ti dona, un'altra cosa e' la formazione e qui quoto in pieno Little-Eagle (appunto, come fanno a Pinerolo che non li usano).

Definiamo il Bike Park?
Un recinto in area limitata cone percorsi tecnici a difficiltà elevata (tipo passerelle e trampolini, etc) che costringe a ripetere più volte il circuito in un contesto ambientale e naturale limitato?
In questo caso trovo che l'utilizzo del BP sia utile solo a livello puramente tecnico ma alienante al terzo giro del circuito. Ops! Forse alienante come il circuito tecnico con 4 passaggi tecnici, talvolta modesti e ancor più noiosi (in collina o nel prato di periferia, come cita Little Eagle). Però se sul breve circuito c'è l'etichetta Bike Park diventa indegno, se invece c'è l'etichetta "Circuito Didattico Collinare" (CDC- MTBCAI UNICAI certified - !?!) a parità di noia, con valore escursionistico nullo, spesso con valore tecnico-didattico inferiore, però assurge a giusta dignità di considerazione da parte del MTBCAI. Mmm... :nunsacci:
Se invece il Bike Park è semplicemente un area in uno splendido ambito ambientale di montagna servita da un impianto di risalita, che gode anche di passaggi tecnici attrezzati utilissimi a fini di didattica tecnica, ma in più con il piacere di girare in un contesto che rispetto alla gita escursionistica si differenzia solo per la risalita meccanica, allora è MALE pure quello? Se la risalita meccanica la utilizzo solo per poter sfruttare al meglio dei passaggi tecnici in ripetizione per un uso didattico? Se uso la risalita meccanica solo per permettere ad allievi non (ancora) preparati ad affrontare dislivelli significativi in salita di godere del piacere della montagna è male? Oppure siamo convinti che questi nuovi adepti debbano restare solo a pedalare sul Ticino e sulle colline Brianzole o sui CDC UNICAI?

Infine insisto (scusatemi) su un concetto a me caro: quasi tutto ciò che Apo e Little Eagle scrivono, lo sottoscrivo come appassionato di MTB ed è adeguato per coltivare un gruppo di adepti della MTB che già sposano la pratica del cicloescursionismo e dell'escursionismo tradizionale.
L'approccio alle nuove generazioni deve essere diverso, se vogliamo formarle agli stessi valori e portarle nel CAI, in bici o meno. E mi sembra che l'attenzione alle nuove generazioni sia stata ormai riconosciuta come una delle priorità del CAI.
Per portare giovani nel CAI è necessario cambiare il metodo, non il fine. Se così non fosse vero, l'AG non avrebbe motivo di esistere.

Mi sono rotto le palle di entrare in una sezione CAI e, come 40enne, essere uno dei più giovani, mentre i figli dei soci passano i fine settimana davanti alla PlayStation o al baretto in piazza. Non penso di creare un futuro di soci CAI bardati da Freerider con tanto di casco integrale (anche se li preferisco a chi la MTB la pratica sul Nintendo WII). Però voglio vedere giovani pedalare nella natura.
Quanti under-18 partecipano alle gite MTBCAI?
 

TuttinsellaMax

Biker superis
18/1/07
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Brianza
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Per rispondere a @tato .... sulla questione Giovani e CAI credo la sia necessario fare una pensata molto ben assortita per far diventare questa dei giovani una priorità. Vedo però nella gite che organizziamo una sostanziale difficoltà a far entrare gente nuova non ben addestrata ed allenata e vedo molto più difficlile far partecipare il giovane.
per quanto mi riguarda buona parte dei partecipanti (lo zoccolo duro) è composta da ex XCisti, cioè gente che ama per lo più partire da casa in bici, farsi 20 km di asfalo, 10/15 di sterrato sul monticello in zona e 20 per ritornare a casa ancor adi asfalto. Totale, gite o uscite improvvisate di 50 km in 3/4 ore ........ un po durette per i nuovi stili di MTB non trovate !?
Con un gruppetto di amici però stiamo cercando di modificare le cose e spostarle verso uscite più tecniche e meno kilometrate ! Ecco che allora, con una filosofia più AM compaiono le protezione, etc.
Non che chi fa XC non sia tecnico, anzi è più tecnico di noi, però è l'approcio più soft, più escursionistico che manca !
Non so cosa ne pensiate voi !

Tmax
 

tato

Biker serius
22/3/03
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Per rispondere a @tato .... sulla questione Giovani e CAI credo la sia necessario fare una pensata molto ben assortita per far diventare questa dei giovani una priorità. Vedo però nella gite che organizziamo una sostanziale difficoltà a far entrare gente nuova non ben addestrata ed allenata e vedo molto più difficlile far partecipare il giovane.
Tmax

La sfida è difficile, ma in bici un bimbo ed un ragazzo si divertono più che in una escursione a piedi. Quindi sarebbe una sfida molto più facile dell'AG tradizionale!
Esiste un lato negativo: le mie figlie a 7 anni raggiungevano i 1000m. di dislivello in salita a piedi al giorno. In MTB faticano a fare i 100m. di dislivello. E' una questione fisiologica: in bicicletta serve potenza che un bambino non ha. Ed anche a livello adolescenziale il gap è evidente anche rispetto ad un 18enne. In salita (e soprattutto oltre il 4% di pendenza, così tipico nella MTB) un giovane paga dazio. Ne consegue che, ancor più che nell'AG, sono necessari percorsi studiati ad hoc per i piccoli e giovani bikers. E non è un caso che sia frequente vedere genitori escursionisti con bimbi al seguito e mai genitori biker con prole se non al parchetto sotto casa.
A questo punto che fai? La prole di 10/14 anni che vuole pedalare in compagnia dove la mandi? Al club stradistico? Al MTB team agonistico di Bicimania? Gli dici di lasciare a casa la bici e che in montagna si va solo a piedi ("papà, allora perchè tu invece vai in MTB? Voglio venirci anch'io!")? Non è questo il momento perfetto per formare il carattere del cicloescursionista in un giovane? E per i limiti fisiologici di un bambino ed di un giovane, i tanto vituperati impianti di risalita non sarebbero il mezzo perfetto per aiutarli a vivere la montagna anche in MTB?
Se le mie figlie dovessero pedalare solo con le loro gambe in salita, al massimo salirebbero con tantissima fatica in cima a Montevecchia, nei colli brianzoli (100m. di dislivello). Si ricorderebbero soprattutto la fatica, i lunghi tratti a piedi a spingere la bici. Se le carico sulla funivia del Mottarone, le porto in giro per tutto il giorno fino ad Arona lungo la cresta del Vergante (con almeno 300m. di dislivello in salita, ma a mala pena se lo ricordano...) e questa resterà nella loro testa come una pedalata epica, l'evento che le marchierà in maniera indelebile come biker per tutta la vita (almeno così spera il papà)!
Certo che se un gruppo intersezionale brianzolo cominciasse ad agire in tal senso.....
 

maxgastone

Biker spectacularis
17/10/05
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La sfida è difficile, ma in bici un bimbo ed un ragazzo si divertono più che in una escursione a piedi. Quindi sarebbe una sfida molto più facile dell'AG tradizionale!
Esiste un lato negativo: le mie figlie a 7 anni raggiungevano i 1000m. di dislivello in salita a piedi al giorno. In MTB faticano a fare i 100m. di dislivello. E' una questione fisiologica: in bicicletta serve potenza che un bambino non ha. Ed anche a livello adolescenziale il gap è evidente anche rispetto ad un 18enne. In salita (e soprattutto oltre il 4% di pendenza, così tipico nella MTB) un giovane paga dazio. Ne consegue che, ancor più che nell'AG, sono necessari percorsi studiati ad hoc per i piccoli e giovani bikers. E non è un caso che sia frequente vedere genitori escursionisti con bimbi al seguito e mai genitori biker con prole se non al parchetto sotto casa.
A questo punto che fai? La prole di 10/14 anni che vuole pedalare in compagnia dove la mandi? Al club stradistico? Al MTB team agonistico di Bicimania? Gli dici di lasciare a casa la bici e che in montagna si va solo a piedi ("papà, allora perchè tu invece vai in MTB? Voglio venirci anch'io!")? Non è questo il momento perfetto per formare il carattere del cicloescursionista in un giovane? E per i limiti fisiologici di un bambino ed di un giovane, i tanto vituperati impianti di risalita non sarebbero il mezzo perfetto per aiutarli a vivere la montagna anche in MTB?
Se le mie figlie dovessero pedalare solo con le loro gambe in salita, al massimo salirebbero con tantissima fatica in cima a Montevecchia, nei colli brianzoli (100m. di dislivello). Si ricorderebbero soprattutto la fatica, i lunghi tratti a piedi a spingere la bici. Se le carico sulla funivia del Mottarone, le porto in giro per tutto il giorno fino ad Arona lungo la cresta del Vergante (con almeno 300m. di dislivello in salita, ma a mala pena se lo ricordano...) e questa resterà nella loro testa come una pedalata epica, l'evento che le marchierà in maniera indelebile come biker per tutta la vita (almeno così spera il papà)!
Certo che se un gruppo intersezionale brianzolo cominciasse ad agire in tal senso.....
Santa verità...
 

Little Eagle

Biker superis
1/11/08
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Definiamo il Bike Park?

Giusto, è meglio capirsi sui termini se no ci si fraintende.
Per me il Bike Park è la stazione sciistica che d'estate mette a disposizione gli impianti di risalita per farti fare le discese sulle piste appositamente adattate (leggi Pila, Bardonecchia, ecc.), ovvero il Mottarone che fa lo stesso con la funivia (peccato però che poi per la discesa si usino i sentieri escursionistici, e qui ci sarebbe da mettere dei puntini sulle i), ovvero Alagna che fa lo stesso ma che non ha attrezzato le piste per la discesa in bici e la gente scente anche sui sentieri, tanto non c'è nulla di indicato, oppure il percorso in collina/montagna con passerelle salti e quant'altro accomodati da qualche volenteroso appassionato (sovente in modo abusivo) dove si fanno le salite furgonate, infine ancora (ma questa è mia personale convinzione) assimilo ai bike park i sentieri escursionistici che i francesi usano per far dh portandoti su con il pullmino.
In una parola, per me il bike park è un'area appositamente attrezzata per specialità gravity e/o un'area dove qualcuno ti fa andare in mtb lucrandoci sopra (dietro ovviamente la fornitura di un qualche tipo di servizio). Il bike park (come dice la parola stessa) è destinato ad un uso ludico.
Il campo scuola o il circuito in natura dove allenarsi tecnicamente (parlo di tecnica "cicloescursionistica" come definita dalla LPV, sempre nel pieno rispetto dell'ambiente) per me non è un BP.

Come hai anche tu sottolineato, dipende dal fine.

Quindi se vuoi portare in mtb le tue figlie e le fai salire al Mottarone in funivia per farle fare il Vergante, fai benissimo! diverso sarebbe se facessi il giornaliero e le facesse fare le ripetute come un criceto nella gabbia. Questo è BP, quello no. Vale il discorso caro a Max dell'alpinista che per fare la Margherita prende la funivia fino ai Salati.
 

Little Eagle

Biker superis
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voglio vedere giovani pedalare nella natura.
Quanti under-18 partecipano alle gite MTBCAI?

Non molti. Noi abbiamo agganciato alcuni adolescenti, ma non siamo mai riusciti a metterne insieme almeno 2 o 3 così vengono qualche volta poi si stufano perchè, al di fuori della pedalata, non si trovano a proprio agio nel farsi compagnia con quarantenni e oltre. Ci vuole la classica botta di c..o per averli tutti in contemporanea: allora sì che forse continuano. Per questo è necessario investire sull'AG. Tuttavia, come hai ben rimarcato, bisogna studiare percorsi adatti a loro: se li massacri alla prima gita li hai persi per sempre.
Del resto il volontario cai è appunto un volontario e spesso non ha la volontà di mettersi a disposizione degli altri ma preferisce proporre la gita che più gli piace e che meglio si confà alle proprie capacità e chi mi ama mi segua. Servirebbe invece maggior dedizione al gruppo, mettersi ogni tanto a disposizione anche degli altri.
 

tato

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22/3/03
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Tempo inclemente, bici e sci in garage, mi sfogo sul forum, peggio per voi... :duello:

Premessa: i suoceri sono di Stresa. Da casa loro apro la finestra e ho la funivia tentatrice sotto il naso, ma stoicamente resisto! Pedalo regolarmente sul Vergante-Mottarone da 17 anni e avrò preso la funivia con la bici una quindicina di volte quasi sempre per accompagnare amici principianti o figlie che non ce la facevano a salire con le proprie gambe. Penso quindi di poter essere guidicato immune dal morbo infettivo del Freeride (che taluni così giudicano, ma non io, pur non praticandolo...).

In una parola, per me il bike park è un'area appositamente attrezzata per specialità gravity e/o un'area dove qualcuno ti fa andare in mtb lucrandoci sopra (dietro ovviamente la fornitura di un qualche tipo di servizio). Il bike park (come dice la parola stessa) è destinato ad un uso ludico.
Come hai anche tu sottolineato, dipende dal fine.
La mia personalissima opinione di biker non-amante delle risalite meccaniche:

  1. Se qualcuno lucra sui BP non ci trovo nulla di male. Si lucra anche sui rifugi alpini del CAI e sui ristoranti dove facciamo le cene di sociali... L'importante è, come dici tu, che sia fornito un servizio adeguato. E, aggiungo io, se il servizio è fornito limitando l'impatto ambientale della pratica freeride, io non ci trovo nulla di male. Ma questa è tutta un'altra storia, da OT!
  2. Nei bike park si fa un uso ludico della MTB. E anche qui non ci trovo nulla di male. Della bici ne facciamo un uso ludico (finalizzato al divertimento personale) anche noi cicloescursionisti, sennò saremmo tutti a fare volontariato cicloescursionistico per insegnare la MTB ai bimbi ;-). Il cicloescursionismo ha anche un fine ludico e lungi dal voler esprimere un guidizio negativo, spesso questo fine ludico pesa più di quello "cognitivo" (filosofico-scientifico-sociologico-storico-geografico-geologico-etc). Non mettiamola giù troppo dura, ragazzi (e vecchietti)! E ricordiamo che giocando si impara, l'homo ludens è l'uomo evoluto...
  3. Il BP non esclude il poter fare "esperienza di montagna" e respirare pieni polmoni il sacro spirito dei monti. Non mi sembra che le splendide faggete del Mottarone o le pinete di Pila non ti permettano di goderti e sperimentare la montagna. Per questo motivo ci tenevo nel mio precedente intervento a distinguere BP "alpini" con impianti di risalita da BP "a circuito", tutti salti e passerelle in aree di scarso pregio escursionistico, ancor più insulsi quelli dei club stile XC - quelli CAI non li ho mai visti, cerco di non essere prevenuto. Dipende dallo spirito con cui ti immergi nella montagna, non dall'etichetta che trovi appesa all'ingresso del sentiero (Bikepark Pincopallo) o da una categorizzazione che si fa a priori (questo bosco è corrotto perchè infestato da spiriti maligni con casco integrale). Bando alle categorizzazioni preconcette sui luoghi. E' il comportamento ed il fine che dobbiamo giudicare. Si può essere NON-cicloescursionisti anche e soprattutto fuori da un BP. Si può essere cicloescursinisti anche in un BP.
Il campo scuola o il circuito in natura dove allenarsi tecnicamente (parlo di tecnica "cicloescursionistica" come definita dalla LPV, sempre nel pieno rispetto dell'ambiente) per me non è un BP.

Infatti nel campo scuola nel parchetto cittadino o nella collinetta dietro casa faccio meno "esperienza di montagna" che a Pila.... Ma se a Pila restassi nei sentieri e non bloccassi la ruota, se scendessi come scenderei dal Col Chavannes con la gita CAI che male c'è? Tanto la seggiovia è lì e ci resta pure senza di me...

Didattica, e parliamo solo di didattica tecnica, perchè come CAI c'è giustamente anche la didattica ambientale. Si insegna a

  1. pedalare bene
  2. scendere bene
Caso uno: andiamo dove vogliamo per insegnare; 2 tronchi per bunny hop, salite miste come fondo e pendenza e pure un pò di tecnica su strada (oh yes.... sacrilegio!) per migliorare la pedalata.
Caso due: in un circuito in una giornata impari 1/3 che in un Bike Park alpino. Eh, brutta cosa l'ottimizzazione del fattore benefici/ore corso....

Se la tua visione di cicloescursionismo è scendere dal Col Chavannes sullo stradone per La Thuile, va bene tutto, anche non insegnare a scendere in un corso. Se vuoi scendere verso la Val Veny, la tecnica discesistica serve. E per me è cicloescursionismo. Se devo scendere dal Col Lauzon verso la Valnontey, ed è sempre cicloescursionismo, eh, la tecnica serve! E siccome il cicloescursionismo è anche ludico, ci dobbiamo divertire anche in discesa, o è male? Ovviamente con tutti i crismi del rispetto del sentiero e della natura.
E la tecnica discesistica per lo sci alpinismo non la impari con l'ausilio degli impianti? Al corso CAI di sci fondo escursionismo per migliorare la tecnica telemark ho fatto le ripetute con la seggiovia (e mi risulta si sia fatto anche ai corsi CONSFE). E se lo fanno quelli della CONSFE.... :il-saggi:

diverso sarebbe se facessi il giornaliero e le facesse fare le ripetute come un criceto nella gabbia. Questo è BP, quello no.

Non siamo noi a dover giudicare se qualcuno si sente un criceto in gabbia o meno in un Bike Park. Secondo me dei giovani rischiano di sentirsi più criceti in un "Circuito in Natura" che nei boschi del Mottarone. Attento, con lo stesso criterio di valutazione io potrei valutare il tuo "Circuito in Natura" come una ruota da criceto....
Come ho scritto qualche giorno fa, le mie figlie e coetanei si divertono con gli sci da fondo anche a salire e scendere su e giù venti volte su un pendio di pochi m. e non mi sembrano criceti in gabbia (io mi romperei le palle al secondo giro e io mi sentirei un criceto in gabbia). E poi secondo te, se prendo la funivia per una sola discesa non sono in un BP, se faccio le ripetute sono in un Bike Park (cazzo, è lo stesso bosco!). Ammesso che interessi a qualcuno (a me, no), posso giudicare (quindi dare un giudizio di merito, positivo o negativo) chi fa il giornaliero come un Freerider (spirito cattivo!), chi compra la corsa singola Cicloescursionista (spirito illuminato). Sulla base di cosa? Che ne sappiamo di come vive la montagna chi ha comprato quel biglietto giornaliero. Ne conosco uno che può darti lezioni di botanica e geologia e storia alpina ad ogni curva, sa classificarti un uccello visto con la coda dell'occhio mentre scende. E a metà discesa si ferma e contempla il golfo Borromeo con lo spirito di un romantico alpinista ottocentesco. Tu lo vedi col casco integrale e l'hai già giudicato. No, non ci sto! Magari i criceti siamo noi, ingabbiati in una rete di preconcetti moralistici sul fatto che il CAI (come la SAT) abbia l'esclusiva dell'unico modo sano e giusto di andare in montagna.

Voglio difendere il concetto che il BP non è un male assoluto, dipende da come lo si usa e come lo si gestisce. Come poi si comporti la maggior parte dei suoi frequentatori nei confronti della natura, è un altro discorso, ma ciò non toglie che gli "illuminati" possano usarlo "anche" bene.
 

Little Eagle

Biker superis
1/11/08
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Tempo inclemente, bici e sci in garage, mi sfogo sul forum, peggio per voi... .

Forse mi sono espresso male. Non demonizzo il bike park, ho solo cercato di dire cosa intendo io con quel termine. Anzi, ce ne fossero tanti, così gli appassionati saprebbero dove andare e non farebbero "danni" sui sentieri "escursionistici".

Approfondisco allora il mio pensiero, uscendo dagli esempi concreti che sono fuorvianti.

Anzitutto la differenza tra ludico e escursionistico riprende semplicemente quello del fine. Per ludico intendo mettere la bici al primo posto (la bici come "divertimento" fine a se stesso): in questo caso l'ambiente passa al secondo posto (con tutte le sfumature del caso, parlo solo per estremi).
Il CAI mette invece la montagna (l'ambiente) al primo posto e la bici è solo uno strumento per andarci (l'appendice tecnica, come dice Salsa), esattamente come lo sono gli sci o i ramponi.
La definizione del bike park che do io riprende quindi quello del luna park. Un "non luogo", nella definizione antropologica (sempre di Salsa). Vale a dire: una giostra è tale sia in centro a Milano che in punta al Bianco. se il mio scopo è andare in giostra, mi reco a Milano o dove è stata montata (poi con l'occasione mi faccio anche un giro a visitare il Duomo, ma non mi dire che lo scopo era quello artistico-culturale), nel senso che il luogo è secondario (sempre per estremi). Se l'ambiente naturale non mi offre emozioni sufficienti, lo modifico artificialmente per accrescere il mio divertimento (costruisco una passerella, realizzo un salto...). Anche questo è bike park.

Il cai propone una ri-alfabetizzazione ai luoghi, in alternativa (non in contrapposizione, per carità!) ai non luoghi. Purtroppo è una realtà che molti dirigenti cai siano piuttosto ancorati a preconcetti e consuetudini e, pur agendo in buona fede, non sappiano veicolare questi principi. Oppure vi sono dirigenti che non si sono mai occupati di capire cosa è veramente il cai e pontificano la loro personale concezione di frequentazione della montagna spacciandola come quella autentica del cai, solo in virtù della propria anzianità di bollino (a volte anche in difetto di questa).

Il cicloescursionismo proposto dal CAI, nella sua forma autentica, si ispira a questi principi. Non si contrappone ad altri impieghi della mtb e nemmeno pretende di stilare una classifica di merito.

A dire il vero, una voce si dovrebbe alzare contro quelli che "usano" male l'ambiente e rovinano i sentieri e/o l'immagine della categoria. A causa di pochi sconsiderati si rischiano chiusure (mentali, normative...) e divieti, che danneggiano tutti. Ma questo è un altro discorso.
 

tato

Biker serius
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Anzitutto la differenza tra ludico e escursionistico riprende semplicemente quello del fine. Per ludico intendo mettere la bici al primo posto (la bici come "divertimento" fine a se stesso): in questo caso l'ambiente passa al secondo posto (con tutte le sfumature del caso, parlo solo per estremi).
Il CAI mette invece la montagna (l'ambiente) al primo posto e la bici è solo uno strumento per andarci (l'appendice tecnica, come dice Salsa), esattamente come lo sono gli sci o i ramponi.
Sono d'accordo sull'importanza e anche sulla moderata preponderanza dell'aspetto non sportivo e non ludico, ma noi tutti cicloescursionisti pedaliamo alternando continuamente la nostra focalizzazione sull'aspetto ludico o sull'aspetto "esperienziale" (scoperta, studio, fruizione del contesto in cui ti trovi). Non è questione di "giornata", ma in pochi minuti di gita ci troviamo ad alternare continuamente la nostra attenzione sul passaggio tecnico in salita col gradone da superare, sul panorama, sulla comprensione dell'emergenza storica, sulla frequenza cardiaca eccessiva, sulla bellezza del bosco, sul
passaggio tecnico in discesa a cui prestare attenzione, sulla gratificazione personale dell'aver superato il passaggio tecnico (in salita ed in discesa), sulla gratificazione personale per aver scoperto un nuovo angolo di valle sconosciuto.....
Mi dispiace, non riesco a distinguere così nettamente i due contesti in un'unica uscita, non riesco a vedere nero contro bianco, ma tante scale di grigi. E mi chiedo se questa classificazione così netta non sia frutto di una categorizzazione aprioristica di come si "vuole" vedere la pratica escursionistica (e ciò vale anche per gli altri sport della montagna, ops, scusate il lapsus freudiano, pratiche di erranza alpina).
Forse anche coloro che sono così bravi a dividere i due contesti nella teoria se rifletteranno bene a cosa pensano e per cosa godono durante un'escursione, magari si scopriranno macchiati dal peccato originale ludico.

Mi piace pensare di camminare e pedalare libero da condizionamenti di categorizzazione e godermi il contesto naturale che mi circonda senza dovermi porre il problema se ciò che sto facendo è sufficientemente nobile.
Salsa evidenzia due oggetti: il contesto (l'ambiente) e lo strumento. Peccato che ci siamo dimenticati dell'elemento fondamentale: il soggetto che da un senso al contesto (luogo o non-luogo) e un fine allo strumento.
Io sono il soggetto e quando mi immergo in un bosco (contesto), io sono parte della natura fruendola e rispettandola, ma modificandola con la mia presenza e la mia percezione. Qualunque mio gesto che usa lo strumento (la bici) diventa "gesto naturale" in un contesto di natura goduta e rispettata, anche il mio passo, la mia pedalata, la mia frenata modulata, il mio fuori-sella. Anche questi gesti tecnici diventano esperienza di montagna. Rivendico il piacere di goderne, al pari di una contemplazione del panorama. Ne godo e mi diverto. Quindi, gioco. Quindi gioco è anche esperienza, godimento è anche conoscenza. Ecco che per me le due cose si fondono... Solo per me?

La definizione del bike park che do io riprende quindi quello del luna park. Un "non luogo", nella definizione antropologica (sempre di Salsa). Vale a dire: una giostra è tale sia in centro a Milano che in punta al Bianco. se il mio scopo è andare in giostra, mi reco a Milano o dove è stata montata (poi con l'occasione mi faccio anche un giro a visitare il Duomo, ma non mi dire che lo scopo era quello artistico-culturale), nel senso che il luogo è secondario (sempre per estremi). Se l'ambiente naturale non mi offre emozioni sufficienti, lo modifico artificialmente per accrescere il mio divertimento (costruisco una passerella, realizzo un salto...). Anche questo è bike park.

Il non-luogo non può non essere contestualizzato, se esiste deve essere da qualche parte, altrimenti è una costruzione astratta nella mente di un teorico. Un bike park in montagna è in montagna, è in una pineta, è in un contesto alpino. Come hai scritto condivide talvolta i sentieri usati dai puri escursionisti. Se non hai gli occhi per vedere dove sei e non goderne, il problema non è il Bike Park, ma chi ne fruisce coi paraocchi. Ciò non toglie che il BP possa essere fruito in maniera diversa da chi ne è capace e "usa" il Bike Park per un fine preciso (didattico, di avvicinamento alla montagna facilitato per coloro che altrimenti non riuscirebbero raggiungere la vetta). I luoghi e i non-luoghi non hanno una colpa originaria che li rende indegni. Se esistono sono sempre luoghi di potenziale esperienza.
Ho capito più l'America visitando Disneyworld che leggendo Kerouac. Le giostre sono uno degli specchi della natura umana. E mi sono pure divertito...:omertà:
Quanto alla ri-alfabetizzazione dei luoghi: il luogo rimane, la seggiovia rimane. Puoi istruire la gente a fruirne in maniera diversa e più cosciente.
Ricordati che la montagna è, da almeno un secolo e passa, anche luogo ludico e anche in tale accezione è descritta nei musei della montagna (cfr. Bard). E' una fruizione che non vedo poi così indegna rispetto ad altre fruizioni più antiche (sfruttamento economico agricolo, minerario, industriale, commerciale, militare). Anzi in molti casi è molto meno impattante sulla natura di quanto lo fossero tali pratiche ora viste come "pittoresche, consolidate e naturali (a posteriori)". Ad esempio, quando pedali sulle amate strade militari di confine, pedali su qualcosa che allora erano non-luoghi nati come veicoli di morte, conflitto e odio. Una seggiovia è nata come non-luogo di gioia. Dovendo scegliere, scelgo quest'ultimo modo di vivere la montagna. E molti splendidi alpeggi alpini di mayen ed i sentieri al loro servizio che tanto amiamo, sono nati come non-luoghi di deforestazione che hanno contribuito alla fuga originaria della wilderness dalle nostre alpi. Non-luoghi in quel momento storico. Noi pensiamo di ri-alfabetizzare un luogo? Presuppone che prima gli diamo un segno, un significato, nel contesto storico, sociale, naturale. Se non ti confronti con il non-luogo come fai? Oppure aspettiamo che la storia dia una mano di "pittoresco" al non-luogo e lo nobiliti come luogo alpino? Così avvenne per le strade militari e le deforestazioni antiche, così avremo il cuore in pace parlando di BP... "qui a Pila su queste vetuste seggiovie crebbe in Italia una pratica sportiva innovativa per l'epoca, il Freeriding, ora evoluta in...."
E ricordati che non ri-alfabetizzi un luogo, ma chi lo "legge". Se non vai a istruire chi lo legge "male" (i freerider?) per insegnargli a leggerlo bene (guarda che bel panorama oltre la passerella!) a che serve? Ad autogratificarsi per la bontà delle proprie idee già consolidate nella tua cricca di adepti? Lasciamo questi esercizi alla SAT...

Ma torniamo a pedalare non appena spiove...
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
L'età dei soci CAI è la vera nota dolente, ieri sera riunione per approvare il bilancio 2009, quindi c'erano quasi tutti, e io che ho 44 sicuramente ero il più giovane presente.

Quando sono entrato alla sede centrale di milano uno mi ha visto e ha detto "finalemente un giovane" :-(... ho 43 anni ed essere denominato giovane mi lusinga ma credo che sia ormai più rincoglionimento senile che gioventù...

Il CAI ha bisogno di 18enni o poco più e affinché questo accada non si possono adattare loro a noi ma dobbiamo adattare noi a loro.

Ritorno sull'arrampicata sportiva perché dagli errori si ricostruisce.
Quando arrivò l'arrampicata libera poi divenuta sportiva le scuole CAI ed i suoi istruttori si "opposero" a questa visione ludica dell'alpinismo perché l'alpinismo è la suprema lotta con l'alpe e non si può sminuire con persone che passano la giornata per esaltare la lentezza in un non luogo come la falesia. Non ci sono avvicinamenti da fare niente sveglie alle 2, caldo comodo (se non fosse per le scarpette), non si rischia la pelle ad ogni passaggio e in questo modo abbiamo probabilmeto perso generazioni di forti alpinisti perché non ci fu mai il salto arrampicata -> alpinismo ed ora spesso i due sono e rimangano mondi simili ma separati e sempre più raramente avviene il salto dal primo a secondo.
Quindi perché se voglio migliorarmi tecnicamente non posso decidere di fare uscite in Bike Park? se salgo a spinta vale? ma se vado a fare il bianco da chamonix parto dal paese a piedi e faccio una salita pura o tutti salgono con la funivia? Come ho già detto altrove e continuo a ribadirlo o il CAI in tutte le sue discipline vieta gli impianti di risalita o in nessuna... quindi se uno vuole mangiare in un rifugio della SAT che sta al termine della cabinovia DEVE salire a piedi altrimenti digiuna, anche perché non ha smaltito quindi lo facciamo per lui :-).

Discorso gare o si fa una scelta coraggiosa ovvero nel CAI non si fa nessun tipo di gare dallo scialpinismo allo skyrunner ecc. o si fanno gare...
La mia sezione negli anni 60 e 70 organizzava una gara denominata "tre rifugi"... quindi non è una cosa nuova... Il discorso è che le gare vanno fatte come dicono giustamente gli amici di Trieste in "spirito CAI" quindi con determinati parametri ambientali.

Poi ognuno fa quello che vuole ma non incartiamoci su noi stessi con passatemi il termine pippe mentali e una verginità che come cai non abbiamo non dimentichiamoci le strade, gli impianti di risalita ecc. costruiti con il benestare del CAI se non addirittura dal CAI (vedi impianti della sez.di Bergamo).

Ciao
Gianluca

PS non sono mai stato in un Bike Park, odio lo sci da discesa (faccio fondo e scialpinismo da pippe), non ho mai gareggiato in vita mia mai fumato fatto uso di droghe... e basta che pensavate? :smile::smile::smile::smile::cucù::cucù::cucù:
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
Per portare giovani nel CAI è necessario cambiare il metodo, non il fine. Se così non fosse vero, l'AG non avrebbe motivo di esistere.

Guarda per la mia esperienza (nella mia sezione e dintorni) l'AG è forse il maggiore fallimento del CAI. Difficilmente ho visto passar questi "ragazzi" alla vita sezionale normale... Inoltre si comincia "tardi" rispetto a quelle che sono le aspettative dei ragazzi il vero successo è quello di trovare attività per familie con bimbi tra i 5 e i 10 anni porti dentro i bambini e le familie modificando e non di poco le loro abitudini domenicali. :-)

Mi sono rotto le palle di entrare in una sezione CAI e, come 40enne, essere uno dei più giovani, mentre i figli dei soci passano i fine settimana davanti alla PlayStation o al baretto in piazza. Non penso di creare un futuro di soci CAI bardati da Freerider con tanto di casco integrale (anche se li preferisco a chi la MTB la pratica sul Nintendo WII). Però voglio vedere giovani pedalare nella natura.
Quanti under-18 partecipano alle gite MTBCAI?

Tu fai crescere gli under 18 nei bike park e con escursioni profondamente ludiche e poi comincia a educarli alla montagna alla fatica e all'importanza dei luoghi e allora si che rimarranno soci... io la belvetta la porto sugli sci da fondo e da discesa senza continuità alternando l'uno con l'altro ma lo porto anche su semplici fuori pista, gli faccio vedere quelli che saltano negli snow park e anche chi fa scialpinismo a otto anni sa che se si vogliono delle cose si deve faticare ma si diverte, lo stesso in bici...

Io sono per portare dentro tutti e tutto e vedrai che poi la bellezza della montagna farà il resto, certo ci sarà sempre quello che rimarrà in BP ma alla fine quanto sono gli sciatori che non sono mai usciti da una pista?

Ciao
 

tato

Biker serius
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Non molti. Noi abbiamo agganciato alcuni adolescenti, ma non siamo mai riusciti a metterne insieme almeno 2 o 3 così vengono qualche volta poi si stufano perchè, al di fuori della pedalata, non si trovano a proprio agio nel farsi compagnia con quarantenni e oltre. Ci vuole la classica botta di c..o per averli tutti in contemporanea: allora sì che forse continuano. Per questo è necessario investire sull'AG. Tuttavia, come hai ben rimarcato, bisogna studiare percorsi adatti a loro: se li massacri alla prima gita li hai persi per sempre.

Per portare bambini ed adolescenti in bici, non ci si deve necessariamente annoiare. Con altri 2 papà bikers con figli coetanei tra i 7 e 10 anni organizziamo alcune uscite con tutta la famiglia (mamme, biker tranquille, incluse). Giro iniziale facile per i figli, con sessioni di didattica, momenti ludici e piccole sfide fra loro. Rampette brevi e qualche passaggio tecnico non pericoloso. Dopo un'oretta e mezza di bici intensa per i figli, pupi e mamme si fermano per un picnic, per giocare e godersi la natura (con le mamme che vigilano sulla prole), mentre i papà si prendono un paio di ore di libera uscita per affrontare i percorsi più tecnici o pendenti. Infine ritorno alla base tutti insieme. Contenti tutti!
Non si potrebbe organizzare una gita CAI in questo modo, coinvolgendo le famiglie?
Non sarebbe bello fare questa prova al raduno di Trieste?

P.S.: il fatto che siano le mamme a fermarsi coi pargoli, non è discriminazione sessuale, ma solo una libera scelta delle nostre consorti che le pendenze aspre preferiscono farle a piedi. In certi casi invece di aspettarci, legano le bici e proseguono per un pezzo come escursionisti a piedi.
 

capataz

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Ho apprezzato un precedente intervento di Tato che mi ha fornito informazioni utili sui limiti fisiologici che i bambini-ragazzi incontrano andando in MTB (non ho esperienza in merito).
Questo spunto mi ha fatto apparire chiaro uno scenario che non avevo preso in considerazione leggendovi fino qui e cioè:
perchè ci preoccupiamo tanto di come attirare i minorenni in MTB ?
Io credo che sia la Montagna il vero "oggetto" verso il quale attirarli, facendoli avvicinare in tutti i modi possibili per fare nascere un amore che poi si può materializzare con pratiche di discipline anche diverse tra loro.

In altre parole sono convinto che i gruppi MTB CAI debbano agire su due livelli paralleli tra loro:
1) proporre un calendario escursionistico in stile MTB CAI (declinandolo con le preferenze espresse dalla maggioranza dei praticanti della sezione: che sia XC-AM o Freeride Pedalato, purchè in linea con la filosofia CAI) senza preoccuparsi se l'età media dei partecipanti sia sui 30-40 o 50 anni.
2) Lavorare con l'Alpinismo Giovanile per aggiungere un tassello (la MTB) ai programmi di avvicinamento alla montagna.

Sul punto 2 è chiaro che ci vuole una preparazione di base in primis di noi accompagnatori. O meglio dobbiamo svestire il ruolo di accompagnatori per affiancarci agli istruttori dell'alpinismo giovanile fornendo la nostra esperienza per integrare i loro programmi.
Io spero il prossimo anno di potermi dedicare a questo progetto con il gruppo di AG della mia sezione.
Personalmente credo che occorra una grande empatia per entrare negli occhi e nei cuori dei ragazzi per capire cosa veramente li porta ad amare la montagna.
Sono convinto che se mi presentassi con grandi discorsi e raccontassi le mie epiche avventure in MTB che tanto mi emozionano forse li annoierei. E non sono nemmeno convinto di avere la ricetta in tasca se li porto in un bike park. Se però capissi che, dopo aver fatto qualche pedalata facile in compagnia, in loro nascesse il desiderio di provare una esperienza in un BP piuttosto che di una pedalatona epica non starei a dire: BP no - girone pedalato si. Non avrei dubbi: li porterei (con le dovute cautele) in un BP. Poi magari a qualcuno piacerà a qualcuno meno ma questo fa parte delle gusti personali che ci portano a crescere sia nelle passioni come nella vita.
Credo quindi, e vado a chiudere, che l'argomento Freeride/Bike Park tirato fuori per giustificare l'avvicinamento dei giovani alla nostra disciplina ci porti fuori strada. Teniamo la barra a dritta e ricordiamoci che siamo nel CAI in primis perchè amiamo la montagna e POI la MTB (che altro non è se non un mezzo per andare IN MONTAGNA) e che quindi anche i giovani potrebbero NON ESSERE INTERESSATI alla MTB ma molto alla natura. Se dopo un anno di collaborazione con l'AG non avessi nessun giovane che si aggrega alle uscite del gruppo MTB ma che magari va sempre alle escursioni o ad arrampicare sarei comunque contento (anche se magari potrebbe essere che non sono adatto come "evangelista" della MTB )

A parte il discorso giovani sono comunque d'accordo che nel programma ufficiale CAI l'uscita in BP ci può stare come divertissement sporadico ma certamente non come regola. Cosa che d'altronde, pur con sfumature o accenti diversi, più o meno tutti qui abbiamo detto.

P.S. Avevo scritto queste righe giorni fa. Stamattina ho letto l'ultimo intervento di Tato sulle famiglie ed in effetti sono d'accordo: si dovrebbe lavorare anche li. Da noi si chiama Family CAI e fanno escursionismo, sci da discesa e da fondo: perchè non anche MTB ?? Certo che dobbiamo rimboccarci le maniche....
 

tato

Biker serius
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2) Lavorare con l'Alpinismo Giovanile per aggiungere un tassello (la MTB) ai programmi di avvicinamento alla montagna.

Quest'anno farò la mia prima esperienza come aiutante nel corso di AG della sezione madre, per poi lanciarlo nella prossima stagione anche nella mia sottosezione. Quindi ammetto la mia inesperienza al riguardo.

Sono partito anche io in tromba pensando che sarebbe stato interessante inserire il prossimo anno un'uscita in MTB nel corso AG. Poi mi hanno fatto giustamente osservare che alcuni bimbi potrebbero non avere la MTB (o una bici adeguata all'off road) e avremmo isolato una parte dei partecipanti. Adesso sono propenso ad usare l'AG come cassa di risonanza, per parlare di MTB, rimandando a uscite ad hoc fuori dal programma AG l'uso della bici. Purtroppo nelle classi delle mie figlie solo il 30% dei bimbi ha una bici adeguata all'offroad e l'AG pedestre è un approccio + semplice ed + economico alla montagna rispetto alla MTB. Non voglio rischiare di perdere futuri montagnini per questo!

Capataz, mi giri per favore info sulle vostre iniziative Family CAI? Sto lavorando su questo programma. Grazie.
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
Il guaio però è che molti "baroni" - che poi sono quelli che mettono i bastoni tra le ruote - hanno un concetto antico dell'associazionismo e prendono a regola le consuetudini senza confrontarsi con l'art. 1 dello statuto.
Sui numeri, beh, un po' li capisco: d'altra parte se vuoi avere "peso politico" devi presentarti con i numeri grossi. :voxpopul: Quindi per far sì che i bikers abbiano maggior peso nel CAI lanciamo una megacampagna tesseramento!!! e guai a chi non prende il bollino.:soffriba:

Guarda ti dico la mia esperenzia non è questione di numeri o chi sa che altro è questione di TEMPO. I vecchi tromboni hanno "potere" perché hanno tempo di stare dietro a mille follie burocraizzate del CAI riunioni commissioni comitati e tanto altro tanto sono in pensione e non vanno in montagna... io ogni volta che devo sacrificare un sabato in montagna per una riunione del CAI non ti dico quante ne dico.
Ma se si è un numero sufficiente basta muoversi e vedrai che le porte si spalancano il CAI è di chi fa e siccome chi fa sono pochi basta poco almeno a livello sezione -> regione più su mi spiace ma secondo me si entra nel "professionismo" quindi è dura... ma se la base si muove il castello di carte trema e basta un soffio per farlo crollare.

Ciao
 

capataz

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Quest'anno farò la mia prima esperienza come aiutante nel corso di AG della sezione madre, per poi lanciarlo nella prossima stagione anche nella mia sottosezione. Quindi ammetto la mia inesperienza al riguardo.
Massimo rispetto !

Sono partito anche io in tromba pensando che sarebbe stato interessante inserire il prossimo anno un'uscita in MTB nel corso AG. Poi mi hanno fatto giustamente osservare che alcuni bimbi potrebbero non avere la MTB (o una bici adeguata all'off road) e avremmo isolato una parte dei partecipanti. Adesso sono propenso ad usare l'AG come cassa di risonanza, per parlare di MTB, rimandando a uscite ad hoc fuori dal programma AG l'uso della bici. Purtroppo nelle classi delle mie figlie solo il 30% dei bimbi ha una bici adeguata all'offroad e l'AG pedestre è un approccio + semplice ed + economico alla montagna rispetto alla MTB. Non voglio rischiare di perdere futuri montagnini per questo!
Beh ammetto che sia una complicazione in più ma credo che rivolgendosi a qualche bravo negoziante di MTB della zona sia possibile trovarle a noleggio (coprendo le spese con una piccola quota di iscrizione) oppure rivolgendosi a qualche scuola MTB (AMIBIKE, SIMB ecc.). Comunque ritengo che l'età più adatta possa essere dagli adolescenti in avanti (è anche più facile trovare le bici), almeno questa è l'idea che mi sto facendo a priori senza aver "tastato" il terreno.

Capataz, mi giri per favore info sulle vostre iniziative Family CAI? Sto lavorando su questo programma. Grazie.
Vai sul sito www.caiparma.it e clicca su Family CAI, c'è ancora il programma dell'anno scorso. Se vuoi qualche info in più prova a scrivere a [email protected] chiedendo del referente familycai.
Ciao
 

climbiker

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Giulianova (TE)
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Vorrei proporre un altro tema di discussione:
come valutate la condivisione di programmi tra una sezione CAI e una ASD?
A me personalmente non piace come cosa, perchè ho una certa diffidenza nei confronti delle ASD e del loro modo di praticare la mtb, però sicuramente non si può generalizzare e forse ci saranno anche dei gruppi che hanno le stesse finalità del CAI. Certo che, una collaborazione del genere richiede sicuramente una totale condivisione di regole e obiettivi, che per il CAI difficilmente possono essere diverse da quelle stabilite.
 

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