C'è una frase che sta alla storia dell'Everest più o meno come la sua quota e il fatto che sia la montagna più alta del mondo.
La pronunciò
George Leigh Mallory allorchè gli chiesero perchè nei lontani anni Venti, al di là di tutti i Nazionalismi, ci tenesse così tanto a salire là sopra... George Mallory rispose: "perchè sta lì". Immenso.Libero.Pazzo.
Nella spedizione Inglese del '22
Edward Norton raggiunse, da solo ed abbigliato con giacchetta di Tweed, scarponi chiodati e mollettiere avvolte intorno ai polpacci, la quota di 8500mt tentando di aggirare sul lato Ovest la cresta che gli Inglesi avevano scelto per salire. Messner si basò su quell'esperienza per teorizzare che una salita senza ossigeno sarebbe stata possibile.
Norton era un purista. Purista di quei tempi in cui la 'cifra morale' di un uomo era la sua più assoluta e cieca coerenza con i suoi principi (giusti o sbagliati che fossero) Norton non ammetteva ideologicamente l'idea dell'ossigeno perchè era 'antisportivo' (not by fair means).
Mallory era invece un pragmatista, non vedeva di buon occhio l'ossigeno perchè le attrezzature dell'epoca pesavano quanto una bici da AM attuale e i vantaggi erano minimizzati proprio dal peso...però,allorchè nel '24 rischiò di veder sfumare le sue chances di tentare la cima decise di utilizzare ogni mezzo possibile (ossigeno compreso) e trascinò con sè il giovane
Andrew "Sandy" Irvine risuscendo a superare il "second step" con difficoltà su roccia oltre il V grado a più di 8000mt! Ignoriamo, perchè morirono entrambi nella discesa (si suppone), se la loro non sia stata la prima effettiva salita del mt. Everest ben trent'anni prima di quella, ormai, celeberrima di Sir
Edmund Hillary e dello sherpa
Tenzing Nor---.
L'alpinismo, molte volte ha espresso imprese eccezionali. Lo stesso Messner, che ora irride e disprezza al via del Colle Sud (quella che tenterà Brumotti) perchè a suo dire "banale" nè compì una proprio su quella stessa via: la prima salita senza ossigeno. Ora da vecchio trombone pure lui (ricordiamolo pure quando qui era un verde e là pubblicizzava fucili da caccia oltre che per le sue innegabili virtù alpinistiche va).
Quello che chi torna dalla vetta tende (a qualsiasi livello tecnico sia) a non dire è che ogni salita lassù lascia delle tracce sulla montagna che vengono cristallizzate dal vento, dalla neve, dal freddo. Di tanto in tanto qualche "trombone" che in passato ha di certo lasciato la sua dose di
"rumenta" (monnezz') su per i pendii Himalayani se ne vien fuori che lì è una pattumiera, che la situazione è insostenibile...
Perchè ai tempi (se leggete i libri lo si evince a chiare lettere) essi stessi non provvidero a smontare le proprie tende nella discesa? O a smontare i km di corde fisse?
Perchè gli Himalaysti di mountain wilderness invece di ripulirsi la coscienza oggi con qualche raccolta di pile esauste intorno ai campi base e qualche striscione non scoprirono la loro inclinazione ecologista quando scendevano mezzi congelati e sfranti di fatica dalle alte vette?
Mah.
Mi fa ridere (e forse anche un po' incazzare) sentir parlare di "stile alpino" lì sopra... ma dove? ma quando mai? Dov'è la sfida reale se per scalare l'Hillary step mi appendo a una corda (messa lì da qualcun altro poi)?
L'alpinista, tendendo ad essere autocelebrativo tende ad omettere i ricordi delle proprie incoerenze ma è in compenso bravissimo a puntare il dito verso le intemperanze altrui.
E lo stesso si sta facendo con Brumotti. Che vada, e che torni possibilmente...intero, non surgelato come un bastoncino del capitano, e più ricco di un'esperienza.
Se poi saltellerà in bike sulla cima, se ci salirà pedalando, se scenderà a bombazza a me non frega niente...di niente...
infatti credo ci siano montagne meno alte ma più adatte alla bicicletta...un vertrider (diciamo un Leonhardt, un Philipp, uno Schumann, un Gleismann) potrebbe forse tentare di scendere
dall'Aconcagua per la via normale e quella la riterrei un'impresa che fa bene alla mountain bike e sposta i limiti di questo sport.