Un bellssimo post.
Mi sono permesso di metterti un +.
Sabato ho visto un video dove veniva mostrata la scoperta dei resti di Mallory, riconosciuto attraverso la scritta sulla giacca, perfettamente conservata come tutto il resto.
E' un video struggente.
In questo stesso post vorrei ancora ringraziare TeoDH perchè con precisione e cognizione
ha la pazienza di esplicare perchè un trialista inverte disco e trasmissione, al contrario di
quello che taglia corto scrivendo "...non ne capite niente...".
Ho lavorato con tutti i migliori trialisti italiani, Benito Ros ( spagnolo) compreso.
E' un mondo a parte.
Come l'alpinismo.
La contaminazione tra gli sport mi affascina moltissimo.
Grazie.
ti ringrazio.
La salita di Mallory e Irvine è forse l'impresa che, nell'intera storia dell'alpinismo, mi ha più affascinato. Perchè Mallory era un visionario, perchè allora, forse in modo sbagliato, forse in modo velleitario, forse perchè i mezzi erano quelli, contava l'individuo e la sua volontà e non gli sponsor, i materiali e la tecnologia.
Leggere della loro alimentazione o della loro vestizione e paragonarle a quello che noi usiamo per salire un 3000mt mi fa pensare che quelli là, con i nostri mezzi, l'Everest l'avrebbero salito bendati e non solo senza ossigeno... e magari si sarebbero pure fermati a fare una partita a rubamazzo in cima.
In più erano i primi...nessuno gli aveva messo su la corda, se a metà del second step non fosse riuscito a forzare la linea (ed è una possibilità) non ci sarebbe stato più modo per Mallory di tornare indietro...
L'alpinismo con il progredire dei materiali e con lo spostamento dei limiti tende a perdere i propri ideali (forse oggi risibili) ma se l'uomo non cresce interiormente con il crescere della quota che riesce a raggiungere, allora, per come la vedo io, è inutile salire.