Bellissimo week end.
A Bondone troviamo un bel sentiero che dal Paese scende fino a valle: è tracciato giallo e bianco. Un ragazzo ci dà indicazioni e, guardando la mia bici da super e duro e la mia faccia da freerider sfigato, mi dice: con quel setup sei un ganzo, manzo! Se andate di lì, c'è un sentiero che fa per te, ripido al punto giusto, con i drops, i landings. Solo vacci piano con i table top perché ci sono i fili dell'alta tensione.
Booom! Giù a bomba e poco dopo sento uno scoppio. È la ruota posteriore che si è dechappata e sbarbatta. Mi avevano avvisato di andarci piano con i landings e non ho voluto seguire i consigli di chi è più dechappato di me. Mi carico la bici in spalla e faccio il resto di corsa, tanto per distruggermi un pò.
Alla prossima
Merda! Ho bucato.
Ma come c...o li fanno 'sti copertoni? Appena fai un drop e atterri sulle pietre, hai già la camera d'aria a terra! Che rabbia!
Guarda che sei tu "il pirla"!
Hai il cerchio mezzo sbregato. E' inutile che lo porti sempre dal Vito a farlo raddrizzare. Te l'ha detto anche lui che il cerchio è "finito".
Ma che c...o dici??!....Non sparar cagate!!
Li ascolto "litigare" da bravi amici.
Sono in piedi con la faccia rivolta al sole per scaldarmi.
La mia schiena nuda è ricoperta di muschio.
E' una copertina a fior di pelle, morbida e soffice, lisciata dalla neve che si è sciolta. Arriva fino ai fianchi e copre anche le cosce.
Distendo le braccia verso l'alto.
Le mie mani hanno mille dita che si allungano verso il cielo...lo annusano, lo abbracciano, lo mangiano.
Non ho vestiti addosso...non ne ho bisogno.
Il mio corpo è forte. Gli anni lo hanno temprato ed è resistito alle bufere della vita.
Una corteccia marrone, dura e rugosa con solchi profondi ripara la mia pelle.
Le rughe si sovrappongono creando scaglie e anelli come il guscio di un'ostrica.
Mi chino un poco per guardarmi i piedi.
Sprofondano nella terra trasformandosi in radici nodose.
Succhiano acqua e minerali che salgono nelle mie vene e arrivano fino alle cellule più lontane del corpo trasformandosi in linfa vitale.
Un debole venticello muove le mie dita leggermente al ritmo di una musica invisibile.
Alzo gli occhi al cielo: è di un azzurro stupendo...celeste...turchino.
Il più bel colore dell'arcobaleno che mi invita a sognare.
Come quando ti alzi la mattina e guardi fuori dalla finestra...e vedi il cielo azzurro...senza nuvole.
In cuor tuo senti già che sarà una buona giornata e non sentirai la "fatica" di fare un sorriso a qualcuno.
"Elena!"..,.mi chiama Vittorio.
"Guarda che i ragazzi hanno già finito di riparare la ruota."
"Dai che ripartiamo."
Si blocca un attimo guardandomi e poi dice: "caspita! ma hai gli occhi azzurrissimi!"
Lo sapevo che succedeva!
"Ho fatto di nuovo indigestione di cielo!... Ora tolgo i piedi-radici dalla terra e parto con voi."