Tomaso è come me, tutti quelli che lo conoscono,che hanno avuto il suo aiuto sui campi di gara, parlato con lui di eventuali problemi, sanno che volergli addossare un simile comportamento, non è per niente plausibile,come non è per niente plausibile che noi ti abbiamo tenuto la bici due mesi e che abbiamo rovinato una stagione ad un pilota o che anche semplicemente, non abbiamo messo la buona volontà che ci contraddistingue, per risolvere un problema.In comune con il tuo amico che penso sia già stato "focalizzato" da chi ci legge , avete quello di incasinarvi da voi stessi, ora ti spiego quello che forse non hai capito e quello che hai fatto:Dunque per prima cosa, Delugas ha fatto la stagione con la stessa bici senza problemi, non solo, in quegli anni con quegli ammortizzatori "fatti male" e con quelle molle "morbide", vincevamo 9 campionati italiani su tredici categorie , quegli ammortizzatori "fatti male" girano ancora anche a 10 /12 anni di distanza Abbiamo fatto quel prototipo anticipatore, per dare qualcosa in piu' a Delugas e non per sagrificare nessuno, , Ti spiego cosa è successo e penso che tu capisca, prima di tutto la bici l'hai comprata da Delugas e non te l'abbiamo venduta noi ,altrimenti riguardandola, (come sempre facciamo l'avremmo messa a posto subito),noi comunque l'abbiamo messa a posto, dopo che ce l'hai inviata, sei tu che l'hai di nuovo "sagrificata" perchè, come hai ammesso , hai precaricato in "maniera bestiale"la molla.Dunque entro nei particolari tecnici ma facilmente comprensibili ,anzitutto il problema della molla che poteva toccare contro il movimento centrale, è una cosa che non ci deve essere, è stato un nostro errore su un prototipo, poi riparato, ma che non pregiudica piu' di tanto il funzionamento Chiunque ha un Ancillotti puo' fare la semplice prova e si rende conto che appena la sospensione comincia a lavorare,anche per pochi mm, l'ammortizzatore si allontana e non tocca piu' ,anche nel momento di "tocco" la molla scarica non oppone resistenza, è chiaro che la vicinanza al movimento centrale era del tutto lieve, altrimenti si sarebbe immediatamente piegato lo stelo!.Ripeto Delugas ha fatto la stagione con successo e con la stessa bici. Accortici del problema ho operato in questo modo,(sugli ammortizzatori si sà opero io e non Tomaso) siccome ci sono diverse altezze di tampone interno ho messo quello 2mm piu' alto con il risultato che la molla non toccava piu' ,neanche a scarico,(forse c'era uno smusso a 45°che hai visto sull'ultima spira della molla a quei tempi ,ti si è rotta? ) ho agito su l'idraulica per dare piu' progressione e durezza all'ammortizzatore ed (avrei potuto darne anche di piu' se mi fossi reso conto di non essere piu' in presenza di un Delugas dal modo di guidare piu' moderno e leggero) ma la caratteristica sofficità di partenza Ancillotti rimane ed è QUESTO che a quei tempi ed a certi stili di guida "rigidisti", dava noia, si mettevano sopra, sentivano cedere ed erano perduti ,invece di capire che era quello il bello ed il futuro, una di quelle cose che ti fà dire oggi che "le soddisfazioni di guida che ti dava quella bici non le hai piu' ritrovate" e sei ritornato a prenderne una.Quindi giu' "bestialmente" (come hai definito proprio tu) 15/20 mm di precarico a dispetto di ogni nostra raccomandazione !! risultato prevedibilissimo che la molla andava a pacco spira contro spira,(per fortuna era un Ancillotti altrimenti avresti rotto pure il telaio), si storgeva, si fiaccava ed era ancora piu' morbida.Ma cè dell'altro, meno intuitivo e che vi spiego :con la molla cosi' precaricata, il RITORNO diviene ESTREMAMENTE violento il risultato:Il tampone interno cede si accorcia l'ammortizzatore si riallunga di interasse, quindi la molla TORNA A TOCCARE sul movimento centrale!! Dopo poco mancando anche (e per di piu del precarico) lo smorzamento elastico del tampone, si manda in crisi anche il seeger come prevedibile, se si opera così e se non si dà ascolto ai consigli del costruttore.Ora mi dispiace, ho molte FRY E DHY da fare Tomaso è già un pezzo che mi dice di lasciar perdere,quindi torno al lavoro
Alberto Ancillotti