Io credo che ci siano in giro una serie di equivoci e fraintendimenti.
Il più grosso, e che in Italia ha un grosso peso, è quello di utilizzare l'agonismo come pietra di paragone. Non ha alcuna logica applicare le soluzioni affinate e testate in un ambito specifico ad ambiti diversi, un agonista di alto livello ha necessità completamente differenti dall' escursionista, così come un dhiller ha bisogno di roba diversa da quella che usa chi fa AM. Nell' agonismo lo scopo è andare più forte di tutti gli altri, e tutto ruota intorno a questo obiettivo. Per esempio, se fosse vero che con una 29 si va più forte ma si sale di 5 battiti, qualunque agonista sarebbe disposto a pagare questo prezzo pur di essere più veloce. Io no, sono disposto ad andare più lento ma a fare meno fatica
ed è quindi evidente che molte delle soluzioni che in campo agonistico vanno benissimo a me non servono o addirittura sono controproducenti.
Da questa esagerata attenzione all'agonismo deriva appunto l'errata equazione "lo usano in gara = va bene anche per me, non lo usano in gara = non va bene anche per me".
L'altro equivoco riguarda il ruolo degli operatori, dai produttori ai distributori ai negozianti. Proprio perchè le nostre bici ci consentono di divertirci e di emozionarci, tendiamo ad attribuire un valore "romantico" a chi inventa e produce le bici, in questo aiutati da un certo marketing "esperenziale" che parla di valori come tradizione, passione, etc. Non voglio fare il cinico (o il cartesiano
) ma questa è una visione un po' ingenua, perchè fa dimenticare che le aziende hanno l'unico scopo di
produrre un profitto. Per questo, l'unico motivo che può spingere un' azienda o un settore a introdurre un nuovo prodotto ed a promuoverlo è l' aumentare i profitti (o in senso relativo, ovviamente). Evidentemente le aziende del settore hanno valutato che i rischi commerciali fosero più elevati delle opportunità di vendita e si sono comportati di conseguenza, non c'è da meravigliarsi vista la situazione economica attuale.
Infine, le prove ed i test. Realizzare test realmente probanti è un compito molto complesso ed alla portata solo di professionisti del mondo scientifico: chiunque di noi può realizzare un percorso di prova e cronometrarsi, ma ci sono tutti una serie di problemi metodologici che poi impediscono di usare i risultati come "veri". Mitzkal ha accennato a questo problema, il famoso "effetto placebo", che comunque non è l'unico problema metodologico da affrontare e risolvere quando si mette in piedi un esperimento scientifico. Per cui le prove ed i test possono avere un valore a livello di sensazioni, che come tali sono molto soggettive: possono essere filtrate dall'esperienza e dal buonsenso, ma sempre sensazioni restano.
Se ti capita di sentirla, potresti chiederle come si trova obiettivamente col nuovo mezzo?
Se sei pratico di Facebook, prova a contattarla direttamente...