News Cabina della funivia del Mottarone precipita

MauroPS

Biker acciaccatus
29/1/17
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Vicino Udine.
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Ragley Big AL
Sono del tuo avviso ma per ragioni differenti
Tutta questa gente vive nella consapevolezza che tanto se succede qualche cosa non pagano o pagano poco.
Va dato un esempio CHIARO E DECISO, che deve far riflettere tutti, e nopn parlo di funivie e basta
Non dico l'impiccagione al pennone, ottima iperbole, ma una PENA PESANTE E SICURA, SOPRATTUTTO SCANDALOSA!!!!
Una pena che scandalizzi, che se ne parli, che deve essere sulla bocca di tutti e soprattutto che a tutti rimanga ben impressa...
In questo caso il famoso detto di Mao Tse Tung (personaggio che non rientra certo tra i miei favoriti, anzi...) non sarebbe campato in aria...
ma siamo in Italia, non lo dimenticare... qui puoi andare in auto senza cinture o messaggiando su whatsapp mentre guidi l'auto, poi se ammazzi qualche ciclista è solo una tragica fatalità.
Non servono pene esemplari, serve che chi delinque e non rispetta le regole, in ogni campo, paghi, senza sconti e senza pietà.
 

torakiki.gt

lupus in bicycla
16/2/11
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pavia
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Spertan mullet - cube two - thok mig
Intanto hanno chiuso il (fatiscente) impianto di risalita del bike park più vicino a casa mia... chissà perchè.
Quale sarebbe l'impianto che ha chiuso?
Sarebbe un peccato che per colpa di questi inizierebbero a fermare molte funivie solo perché vecchie ma magari perfettamente funzionanti e con la corretta manutenzione regolare...
 

aria

Biker perfektus
23/9/13
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La normativa italiana per gli impianti a fune è la più rigorosa che ci sia.
Altrove le prescrizioni sono meno stringenti.
....
ricordiamocene quando parlano di "semplificare" e "sburocratizzare"...
più stringente e preciso come per gli appalti rispetto alla normativa europea ma ci troviamo con il ponte Morandi e la funivia del Mottarone ,i casi sono due
Siamo perfettamente in linea con le statistiche di morte per incidente
Qualcosa ci sfugge nei serratissimi e precisi controlli
che le norme non vengono rispettate

Già si rimpallano la "proprietà" della struttura tra regione (quindi statale) e città (ergo idem).
centra poco la proprietà, qui è la gestione in concessione da parte di privati, che per non perdere 1 € hanno fatto girare l'impianto che doveva stare fermo.
 
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vittorisk

Biker serius
12/9/19
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zena
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a pedali
Quindi il nostro sistema è il più stringente e preciso come per gli appalti rispetto alla normativa europea ma ci troviamo con il ponte Morandi e la funivia del Mottarone ,i casi sono due
Siamo perfettamente in linea con le statistiche di morte per incidente
Qualcosa ci sfugge nei serratissimi e precisi controlli
Forse occorre un sistema di gestione delle infrastrutture che impedisca al concessonario un vantaggio economico derivante da una manutenzione carente/insufficiente/fatta al risparmio?
 
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kitkat

Biker cesareus
17/7/12
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Ossola
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Mi ero letto tutta la discussione, e ieri mi son fatto un po' una cultura sugli impianti a fune.
Da biker frequentatore di bike park, da papà e da responsabile della sicurezza di un'azienda mi sento veramente male dopo aver letto le notizie di stamattina...
La cabina viaggiava coi forchettoni dal 25 aprile, per evitare fermi. E chissà quante altre volte lo avevano fatto.
E chissà in quanti altri impianti è prassi...

Intanto hanno chiuso il (fatiscente) impianto di risalita del bike park più vicino a casa mia... chissà perchè.
questa cosa è davvero preoccupante
 

andry-96

Biker forumensus
16/5/17
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Brescia
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Quindi il nostro sistema è il più stringente e preciso come per gli appalti rispetto alla normativa europea ma ci troviamo con il ponte Morandi e la funivia del Mottarone ,i casi sono due
Siamo perfettamente in linea con le statistiche di morte per incidente
Qualcosa ci sfugge nei serratissimi e precisi controlli

In questo preciso caso i controlli alla fine li ha fatti leitner a novembre, fatico a credere che mettano la firma su una fune pericolosa, mi pare più probabile che il tutto sia sfociato da qualche grave errore nella gestione dell'impianto



Il serio problema dell'italia non sono tanto le norme di sicurezza che ci sono ma i controlli e la gestione della sicurezza spesso e volentieri corrotti in favore del dio denaro
È notizia di questi giorni che dei criminali (contro i quali i cittadini protestano da 20 anni) abbiano sparso in varie regioni della pianura padana dei presunti gessi di defecazione che al posto di essere bonificati venivano addizionati di rifiuti tossici quali acido solforico, con migliaia di esposti ai comuni e ad Arpa che ha sempre sostenuto fosse tutto a posto...
 

vittorisk

Biker serius
12/9/19
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zena
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a pedali
Condivisibile,
Ma non esiste comunque nessuna garanzia che la gestione pubblica metta al sicuro da incuria per profitto
Forse bisogna uscire dalla dicotomia pubblico/privato per provare ad immaginare altro?
In un mondo devoto alla religione del Denaro il rischio e' quello di accettare questi sacrifici umani sull'altare del Profitto.
Il sistema esistente "premia" il concessionario che non ferma il traffico e che risparmia sulla manutenzione -scommettendo sulla buona sorte che comunque il cavo/ponte reggera'- per incamerare profitti da distribuire in dividendi.
Secondo me il sistema va cambiato, non so come ma va cambiato.
 
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Biker nirvanensus
30/9/12
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MI
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Varie
Forse bisogna uscire dalla dicotomia pubblico/privato per provare ad immaginare altro?
In un mondo devoto alla religione del Denaro il rischio e' quello di accettare questi sacrifici umani sull'altare del Profitto.
Esattamente.
Il profitto è ciò che governa tutto, non servirebbe nemmeno ricordarlo.
Ma d'altronde chi potrebbe gestire tutte le infrastrutture con criteri di efficienza e no-profit, se non delle organizzazioni a impronta pubblica?
Il guaio è che da decenni ci raccontano come solo la gestione privata sia efficiente e c'è stata una spinta alla privatizzazione più sfrenata, di cui stiamo pagando le conseguenze. E che tanti esempi di gestione pubblica sono passati dai tribunali, per interessi privati e ruberie.
Non ne faccio un discorso di carattere politico, che sarebbe anche inutile in questo contesto, ma piuttosto di efficienza e di servizio alla collettività.
In molti paesi i servizi essenziali, le infrastrutture, la sanità, non si privatizzano mai. E chi le gestisce di solito non mangia a quattro palmenti come si faceva, e si fa in questo paese. Spesso viviamo di illusioni. Solo in questi momenti ci rendiamo conto di come le cose funzionino davvero male.
La pandemia ci ha tolto l'illusione di avere uno dei migliori sistemi sanitari migliori di Europa... Il ponte Morandi che privatizzare le autostrade non servisse solo ad ingrassare i magliari... e tanti altri tristi esempi
 

albatros_la

Biker marathonensis
25/6/09
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Ho letto abbastanza distrattamente la discussione, cioè non ho analizzato tutti gli interventi.
Non si può fare nessuna ipotesi "certa", al momento, visto che non siamo degli addetti ai lavori dell'impianto o degli inquirenti.
Perciò non porrò la mia.
Da parte mia posso rispondere solo a chi ha posto delle domande sulla sicurezza e sulla resistenza dei materiali, avendo visto nascere da zero più di qualche impianto a fune (una quarantina circa, tra seggiovie, cabinovie e funivie va e vieni), che molti di noi avranno (me compreso) utilizzato per il proprio svago (se interessa posso fare un piccolo elenco, sicuramente parziale visto che tutto non posso ricordare e sono passati quasi vent'anni).
I "coefficienti di sicurezza" sono molto alti, sono valori imposti dalla normativa. Qualcuno si potrebbe chiedere se il valore è congruo, se non lo si potrebbe aumentare. Beh, non è una risposta che si può dare in poche righe, anzi, a volte non è proprio possibile, se si vuole che gli impianti possano portare un carico utile, oltre a tenere su il loro stesso peso.
Materiali e strutture devono superare un numero molto elevato di controlli, che devono individuare i difetti potenzialmente pericolosi.
Chi costruisce, manitiene, gestisce e conduce un impianto non può essere il primo che passa per la strada, è tutto registrato e documentato.
Nonostante ciò l'incidente vede solamente ridotta la probabilità di accadere, non si può portare a zero. La probabilità che un dato evento accada è bassissima, ma non è nulla. Ogni volta che accade qualcosa, dopo le inchieste e le indagini tecniche, le normative vengono riviste e aggiornate, se necessario.
Qualcosa è successo, qualcosa ha ceduto ed ha determinato quella catena di eventi che ha fatto cadere la cabina.
Bisognerà capire che cosa è successo, se era in qualche modo prevedibile e prevenibile, o meno.
Per fare un esempio, la rottura dell'assale che ha determinato il disastro di Viareggio, si è verificata su un assale che da progetto non dovrebbe proprio mai rompersi, eppure, molto sporadicamente, ciò avviene. I controlli servono a questo, a cercare i problemi. Ma a volte vengono introdotti solo dopo che il primo problema si è verificato.
Quando misero in servizio il De Haviland Comet nessuno immaginava che ci sarebbero stati dei problemi... sappiamo com'è andata e come hanno "risolto" il problema.
Capisco i concetti che esprimi, e la tua visione è condivisibile nell'idea di fondo. Tuttavia pone un rischio non indifferente: quello di far pensare a chi ti legge che alla fine anche un progetto ben fatto e manutenuto abbia una probabilità di fallire catastroficamente anche in condizioni di utilizzo nominale. Che fosse o meno questa la tua idea, mi permetto di dissentire e correggere il tiro. La scienza delle costruzioni è una materia "chiusa" nelle sue branche utilizzate per il progetto di qualsiasi struttura o meccanismo vitale. Vale a dire che un manufatto progettato a regola d'arte per vivere in un determinato ambiente, sottoposto alla manutenzione prescritta, non cederà. Le statistiche contano purtroppo cedimenti, che sono tutti riconducibili a fallacia progettuale, costruttiva, manutentiva, o ad eventi esterni imprevedibili (ed estranei ad uno scenario di utilizzo nominale).

Quando dici che l'assale del vagone del disastro di Viareggio era progettato per non rompersi dici il giusto, e aggiungo che lo era nell'ambito di utilizzo previsto e con la manutenzione prescritta. Nella fattispecie, il cedimento per fatica dell'assale in questione è il risultato di una manutenzione insufficiente o errata, come è stato stabilito dalle indagini (Wikipedia riporta questo estratto, per chi non vuole leggersi tutta la relazione sull'incidente). Quando dici che "eppure, molto sporadicamente, ciò avviene" lasci intendere che pur facendo tutto come si deve possa accadere il disastro. E su questo non sono d'accordo: rispettando le normative quell'assale non avrebbe mai ceduto e il disastro di Viareggio non sarebbe avvenuto, perché l'assale sarebbe stato sostituito prima, come previsto. Vorrei far notare che Wöhler aveva studiato e compreso il fenomeno del cedimento per fatica degli assali ferroviari alla fine del XIX secolo.

Il caso del de Havilland Comet è un po' diverso. Per quanto le conoscenze in fatto di fatica dei materiali fossero piuttosto consolidate all'epoca dei fatti, vennero commessi errori progettuali e di valutazione, a cui si sommarono dei limiti oggettivi nelle tecnologie di produzione e assemblaggio dell'epoca. Limiti che vennero enfatizzati da un progetto avvenieristico (è pur sempre stato il primo jet di linea della storia...), che poteva tuttavia prestare più attenzione ad alcuni particolari che erano già noti nelle tecniche progettuali dell'epoca. Il caso del Comet è stato originato da un misto di conoscenze che non c'erano e di altre che c'erano e si sarebbero dovute applicare, e chi doveva vigilare avrebbe dovuto accorgersi perlomeno delle seconde. Catastrofi come quelle del de Havilland Comet hanno da un lato ribadito come fare determinate cose, dall'altro hanno consentito l'aggiornamento di norme e normative specifiche. Farne un parallelo con l'ingegneria civile consolidata, che progetta, costruisce e manutiene opere come la funivia "incriminata", è un'estrapolazione che non solo non rende giustizia alle conoscenze attuali e alle normative vigenti, ma pone pure il dubbio che progetti di questo genere possano lasciare spazio - come sopra - a cedimenti catastrofici non prevedibili. Ribadisco che magari non era tua intenzione fare un parallelo tra i due casi, ma mi sembrava giusto riportare che tra le due cose non è corretto tracciare troppe analogie.

Catastrofi come quella del Mottarone ribadiscono solo che non seguendo alla lettera ciò che già si conosce da tempo e ciò che è imposto dalle normative ci si espone a rischi irreparabili, che nulla hanno a che vedere con l'integrità del progetto e delle normative, che sono sufficienti a garantire sicurezza assoluta (in un ambito di utilizzo nominale) con ampio margine. Ciò non significa chiudere gli occhi di fronte ad eventi nuovi, inattesi, inspiegabili, che possano ulteriormente far progredire - si spera senza costare vite umane - le conoscenze attuali; verosimilmente questa vicenda non produrrà progressi fondamentali né tecnici né normativi.
In queste ore sono emersi particolari preliminari che confermano queste considerazioni almeno in parte. Ciò non deve far perdere di vista l'altra faccia della medaglia, ovvero che c'è stato prima di tutto un cedimento grave che sarà molto più difficile da analizzare rispetto al mancato funzionamento del freno di emergenza. L'inchiesta andrà avanti e sperabilmente spiegherà anche il perché di quel cedimento, che ha innescato tutta la catena di eventi.
 
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andry-96

Biker forumensus
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Esattamente.
Il profitto è ciò che governa tutto, non servirebbe nemmeno ricordarlo.
Ma d'altronde chi potrebbe gestire tutte le infrastrutture con criteri di efficienza e no-profit, se non delle organizzazioni a impronta pubblica?
Il guaio è che da decenni ci raccontano come solo la gestione privata sia efficiente e c'è stata una spinta alla privatizzazione più sfrenata, di cui stiamo pagando le conseguenze. E che tanti esempi di gestione pubblica sono passati dai tribunali, per interessi privati e ruberie.
Non ne faccio un discorso di carattere politico, che sarebbe anche inutile in questo contesto, ma piuttosto di efficienza e di servizio alla collettività.
In molti paesi i servizi essenziali, le infrastrutture, la sanità, non si privatizzano mai. E chi le gestisce di solito non mangia a quattro palmenti come si faceva, e si fa in questo paese. Spesso viviamo di illusioni. Solo in questi momenti ci rendiamo conto di come le cose funzionino davvero male.
La pandemia ci ha tolto l'illusione di avere uno dei migliori sistemi sanitari migliori di Europa... Il ponte Morandi che privatizzare le autostrade non servisse solo ad ingrassare i magliari... e tanti altri tristi esempi
Siamo passati dalle mangiatoie pubbliche in cui tutti si abbuffavano a sazietà con buona pace del debito pubblico, alle privatizzazioni più becere in cui i grandi mangiano e rubano in favore del profitto personale fregandosene della vita altrui spesso con gli organi competenti conniventi dei loro crimini
 

andry-96

Biker forumensus
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Capisco i concetti che esprimi, e la tua visione è condivisibile nell'idea di fondo. Tuttavia pone un rischio non indifferente: quello di far pensare a chi ti legge che alla fine anche un progetto ben fatto e manutenuto abbia una probabilità di fallire catastroficamente anche in condizioni di utilizzo nominale. Che fosse o meno questa la tua idea, mi permetto di dissentire e correggere il tiro. La scienza delle costruzioni è una materia "chiusa" nelle sue brache utilizzate per il progetto di qualsiasi struttura o meccanismo vitale. Vale a dire che un manufatto progettato a regola d'arte per vivere in un determinato ambiente, sottoposto alla manutenzione prescritta, non cederà. Le statistiche contano purtroppo cedimenti, che sono tutti riconducibili a fallaci progettuali, costruttive, manutentive, o ad eventi esterni imprevedibili (e destranei ad uno scenario di utilizzo nominale).

Quando dici che l'assale del vagone del disastro di Viareggio era progettato per non rompersi dici il giusto, e aggiungo che lo era nell'ambito di utilizzo previsto e con la manutenzione prescritta. Nella fattispecie, il cedimento per fatica dell'assale in questione è il risultato di una manutenzione insufficiente o errata, come è stato stabilito dalle indagini (Wikipedia riporta questo estratto, per chi non vuole leggersi tutta la relazione sull'incidente). Quando dici che "eppure, molto sporadicamente, ciò avviene" lasci intendere che per facendo tutto come si deve possa accadere il disastro. E su questo non sono d'accordo: rispettando le normative quell'assale non avrebbe mai ceduto e il disastro di Viareggio non sarebbe avvenuto, perché sarebbe stato sostituito prima, come previsto. Vorrei far notare che Wöhler aveva studiato e compreso il fenomeno del cedimento per fatica degli assali ferroviari alla fine del XIX secolo.

Il caso del de Havilland Comet è un po' diverso. Per quanto le conoscenze in fatto di fatica dei materiali fossero piuttosto consolidate all'epoca dei fatti, vennero commessi errori progettuali e di valutazione, a cui si sommarono dei limiti oggettivi nelle tecnologie di produzione e assemblaggio dell'epoca. Limiti che vennero enfatizzati da un progetto avvenieristico (è pur sempre stato il primo jet di linea della storia...), che poteva tuttavia prestare più attenzione ad alcuni particolari che erano già noti nelle tecniche progettuali dell'epoca. Il caso del Comet è stato originato un misto di conoscenze che non c'erano, e di altre che c'erano e si sarebbero dovute applicare, e chi doveva vigilare avrebbe dovuto accorgersi perlomeno delle seconde. Catastrofi come quelle del de Havilland Comet hanno da un lato ribadito come fare determinate cose, dall'altro hanno consentito l'aggiornamento di norme e normative specifiche. Farne un parallelo con l'ingegneria civile consolidata, che progetta, costruisce e manutiene opere come la funivia "incriminata", è un'estrapolazione che non solo non rende giustizia alle conoscenze attuali e alle normative vigenti, ma pone pure il dubbio che progetti di questo genere possano lasciare spazio - come sopra - a cedimenti catastrofici non prevedibili. Ribadisco che magari non era tua intenzione fare un parallelo tra i due casi, ma mi sembrava giusto riportare che tra le due cose non è corretto tracciare troppe analogie.

Catastrofi come quella del Mottarone ribadiscono solo che non seguendo alla lettera ciò che già si conosce da tempo e ciò che è imposto dalle normative ci si espone a rischi irreparabili, che nulla hanno a che vedere con l'integrità del progetto e delle normative, che sono sufficienti a garantire sicurezza assoluta (in un ambito di utilizzo nominale) con ampio margine. Ciò non significa chiudere gli occhi di fronte ad eventi nuovi, inattesi, inspiegabili, che possano ulteriormente far progredire - si spera senza costare vite umane - le conoscenze attuali; verosimilmente questa vicenda non produrrà progressi fondamentali né tecnici né normativi.
In queste ore sono emersi particolari preliminari che confermano queste considerazioni almeno in parte. Ciò non deve far perdere di vista l'altra faccia della medaglia, ovvero che c'è stato prima di tutto un cedimento grave che sarà molto più difficile da analizzare rispetto al mancato funzionamento del freno di emergenza. L'inchiesta andrà avanti e sperabilmente spiegherà anche il perché di quel cedimento, che ha innescato tutta la catena di eventi.
Complimenti per la chiarezza espositiva :prost:
 
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Sailman

Biker tremendus
27/6/17
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Ovest piemonte
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Epic Expert EVO
Esattamente.
Il profitto è ciò che governa tutto, non servirebbe nemmeno ricordarlo.
Ma d'altronde chi potrebbe gestire tutte le infrastrutture con criteri di efficienza e no-profit, se non delle organizzazioni a impronta pubblica?
Il guaio è che da decenni ci raccontano come solo la gestione privata sia efficiente e c'è stata una spinta alla privatizzazione più sfrenata, di cui stiamo pagando le conseguenze. E che tanti esempi di gestione pubblica sono passati dai tribunali, per interessi privati e ruberie.
Non ne faccio un discorso di carattere politico, che sarebbe anche inutile in questo contesto, ma piuttosto di efficienza e di servizio alla collettività.
In molti paesi i servizi essenziali, le infrastrutture, la sanità, non si privatizzano mai. E chi le gestisce di solito non mangia a quattro palmenti come si faceva, e si fa in questo paese. Spesso viviamo di illusioni. Solo in questi momenti ci rendiamo conto di come le cose funzionino davvero male.
La pandemia ci ha tolto l'illusione di avere uno dei migliori sistemi sanitari migliori di Europa... Il ponte Morandi che privatizzare le autostrade non servisse solo ad ingrassare i magliari... e tanti altri tristi esempi
Non è la privatizzazione il male assoluto, ma i (sovente interessati) mancati controlli: non parlo di perizie fantascientifiche ma di controlli basilari, tipo quelli che avrebbero potuto portare a scoprire che i mancati investimenti in manutenzioni da parte di Autostrade, per citare il caso più recente ed eclatante, nascondevano uno stato di pericolo estremo della nostra rete.
 

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