News Cabina della funivia del Mottarone precipita

marco

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Se tu(persona seria conosciuta ) scrivi una cosa simile vuol dire che probabilmente ne sei a conoscenza (anche solo per vie indirette) quindi ...si

ti ringrazio ma non ne so niente. Però pensando a tutti gli ascensori che si bloccano e poi devono fare manutenzione, viene spontaneo chiedersi come siano messi
 
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Picola ma carattarastica...
Non è la privatizzazione il male assoluto, ma i (sovente interessati) mancati controlli: non parlo di perizie fantascientifiche ma di controlli basilari, tipo quelli che avrebbero potuto portare a scoprire che i mancati investimenti in manutenzioni da parte di Autostrade, per citare il caso più recente ed eclatante, nascondevano uno stato di pericolo estremo della nostra rete.
Tra l'altro è anche in uso che chi si assegna un lavoro tramite bando, poi appalta e quello dopo subappalta ancora e cosi via fino ad arrivare ad un prezzo dove ci guadagnano tutti e non sempre l' ultimo che arriva e che fa i lavori a prezzi stracciati, li fa con l'accuratezza che dovrebbe avere e alla fine saltan fuori queste magagne con risvolti terribili...un esempio terra terra, nel mio comune non mancano le imprese edili, il comune ha fatto un bando e alla fine un impresa calabrese fece i lavori...ora dopo anni il comune ha incaricato un impresa locale per tappare i buchi dell' altra, che nel frattempo pare sparita, fortuna che negli stabili comunali ristrutturati non è mai successo nulla, ma quando ci ha messo mani l'impresa locale le mani se li è messa nei capelli...cosa è costato tutto questo alla collettività??
Non per creare astio con gli amici calabresi, ma da Reggio C. a Brescia e venir su a lavorare a prezzi ridicoli, non poteva venir in mente a qualcuno che forse non avrebbero fatto i lavori come dio comanda?
Chieder referenze, garanzie prima no? Solo il numero in fondo alla fattura andava bene?
Forse non calza con il caso in tema, ma dovrebbe far comunque pensare...
 

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Tra l'altro è anche in uso che chi si assegna un lavoro tramite bando, poi appalta e quello dopo subappalta ancora e cosi via fino ad arrivare ad un prezzo dove ci guadagnano tutti e non sempre l' ultimo che arriva e che fa i lavori a prezzi stracciati, li fa con l'accuratezza che dovrebbe avere e alla fine saltan fuori queste magagne con risvolti terribili...un esempio terra terra, nel mio comune non mancano le imprese edili, il comune ha fatto un bando e alla fine un impresa calabrese fece i lavori...ora dopo anni il comune ha incaricato un impresa locale per tappare i buchi dell' altra, che nel frattempo pare sparita, fortuna che negli stabili comunali ristrutturati non è mai successo nulla, ma quando ci ha messo mani l'impresa locale le mani se li è messa nei capelli...cosa è costato tutto questo alla collettività??
Non per creare astio con gli amici calabresi, ma da Reggio C. a Brescia e venir su a lavorare a prezzi ridicoli, non poteva venir in mente a qualcuno che forse non avrebbero fatto i lavori come dio comanda?
Chieder referenze, garanzie prima no? Solo il numero in fondo alla fattura andava bene?
Forse non calza con il caso in tema, ma dovrebbe far comunque pensare...
Hanno messo a rischio la vita di molte persone ,ne hanno provocato la morte di 14 con la piena consapevolezza
di farlo ,pur di non rischiare di perdere altro denaro ...rendiamoci conto.... altro che i mafiosi che vengono dal sud
ne abbiamo di peggiori nati e vissuti da generazioni al nord

 

Tc70

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Picola ma carattarastica...
Hanno messo a rischio la vita di molte persone ,ne hanno provocato la morte di 14 con la piena consapevolezza
di farlo ,pur di non rischiare di perdere altro denaro ...rendiamoci conto.... altro che i mafiosi che vengono dal sud
ne abbiamo di peggiori nati e vissuti da generazioni al nord

Non ho mica detto il contrario, anzi...tu pensa se lo stabile del comune che ho citato come esempio, fosse crollato e causato morte...la consapevolezza l'avremmo imputata ai dirigenti comunali, perchè non ci credo che non ne fossero consapevoli...sono o non sono delinquenti pure a questa maniera?? Per risparmiare qualche euro...
 
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Hanno messo a rischio la vita di molte persone ,ne hanno provocato la morte di 14 con la piena consapevolezza
di farlo ,pur di non rischiare di perdere altro denaro ...rendiamoci conto.... altro che i mafiosi che vengono dal sud
ne abbiamo di peggiori nati e vissuti da generazioni al nord

Nord o sud... ma che gli frega...
Euro o dollari semmai
 

andry-96

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Non ho mica detto il contrario, anzi...tu pensa se lo stabile del comune che ho citato come esempio, fosse crollato e causato morte...la consapevolezza l'avremmo imputata ai dirigenti comunali, perchè non ci credo che non ne fossero consapevoli...sono o non sono delinquenti pure a questa maniera?? Per risparmiare qualche euro...
Peraltro è ormai palese come in zona siamo messi peggio della terra dei fuochi, con gran felicità dei governanti arricchiti
 
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andry-96

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Esatto...l' hai sentita l' ultima dei fanghi sparsi nei campi per concimazione? Da accaponare la pelle!!
Si, ma la cosa triste è che si sapeva da anni e venivamo presi per scemi se ci si lamentava, dicendo che era tutto a posto e che facevano le cose in regola...
E ovviamente tutti i controlli di Arpa andavano benissimo eh, mica lo trovavano l'acido delle batterie nei campi
 
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aria

Biker perfektus
23/9/13
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In questo preciso caso i controlli alla fine li ha fatti leitner a novembre, fatico a credere che mettano la firma su una fune pericolosa, mi pare più probabile che il tutto sia sfociato da qualche grave errore nella gestione .
Pare stia emergendo che leitner è in società con i gestori concessionari della funivia... fai 2+2...
 
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ottomilainsu

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15/12/09
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Capisco i concetti che esprimi, e la tua visione è condivisibile nell'idea di fondo. Tuttavia pone un rischio non indifferente: quello di far pensare a chi ti legge che alla fine anche un progetto ben fatto e manutenuto abbia una probabilità di fallire catastroficamente anche in condizioni di utilizzo nominale. Che fosse o meno questa la tua idea, mi permetto di dissentire e correggere il tiro. La scienza delle costruzioni è una materia "chiusa" nelle sue branche utilizzate per il progetto di qualsiasi struttura o meccanismo vitale. Vale a dire che un manufatto progettato a regola d'arte per vivere in un determinato ambiente, sottoposto alla manutenzione prescritta, non cederà. Le statistiche contano purtroppo cedimenti, che sono tutti riconducibili a fallacia progettuale, costruttiva, manutentiva, o ad eventi esterni imprevedibili (ed estranei ad uno scenario di utilizzo nominale).

Quando dici che l'assale del vagone del disastro di Viareggio era progettato per non rompersi dici il giusto, e aggiungo che lo era nell'ambito di utilizzo previsto e con la manutenzione prescritta. Nella fattispecie, il cedimento per fatica dell'assale in questione è il risultato di una manutenzione insufficiente o errata, come è stato stabilito dalle indagini (Wikipedia riporta questo estratto, per chi non vuole leggersi tutta la relazione sull'incidente). Quando dici che "eppure, molto sporadicamente, ciò avviene" lasci intendere che pur facendo tutto come si deve possa accadere il disastro. E su questo non sono d'accordo: rispettando le normative quell'assale non avrebbe mai ceduto e il disastro di Viareggio non sarebbe avvenuto, perché l'assale sarebbe stato sostituito prima, come previsto. Vorrei far notare che Wöhler aveva studiato e compreso il fenomeno del cedimento per fatica degli assali ferroviari alla fine del XIX secolo.

Il caso del de Havilland Comet è un po' diverso. Per quanto le conoscenze in fatto di fatica dei materiali fossero piuttosto consolidate all'epoca dei fatti, vennero commessi errori progettuali e di valutazione, a cui si sommarono dei limiti oggettivi nelle tecnologie di produzione e assemblaggio dell'epoca. Limiti che vennero enfatizzati da un progetto avvenieristico (è pur sempre stato il primo jet di linea della storia...), che poteva tuttavia prestare più attenzione ad alcuni particolari che erano già noti nelle tecniche progettuali dell'epoca. Il caso del Comet è stato originato da un misto di conoscenze che non c'erano e di altre che c'erano e si sarebbero dovute applicare, e chi doveva vigilare avrebbe dovuto accorgersi perlomeno delle seconde. Catastrofi come quelle del de Havilland Comet hanno da un lato ribadito come fare determinate cose, dall'altro hanno consentito l'aggiornamento di norme e normative specifiche. Farne un parallelo con l'ingegneria civile consolidata, che progetta, costruisce e manutiene opere come la funivia "incriminata", è un'estrapolazione che non solo non rende giustizia alle conoscenze attuali e alle normative vigenti, ma pone pure il dubbio che progetti di questo genere possano lasciare spazio - come sopra - a cedimenti catastrofici non prevedibili. Ribadisco che magari non era tua intenzione fare un parallelo tra i due casi, ma mi sembrava giusto riportare che tra le due cose non è corretto tracciare troppe analogie.

Catastrofi come quella del Mottarone ribadiscono solo che non seguendo alla lettera ciò che già si conosce da tempo e ciò che è imposto dalle normative ci si espone a rischi irreparabili, che nulla hanno a che vedere con l'integrità del progetto e delle normative, che sono sufficienti a garantire sicurezza assoluta (in un ambito di utilizzo nominale) con ampio margine. Ciò non significa chiudere gli occhi di fronte ad eventi nuovi, inattesi, inspiegabili, che possano ulteriormente far progredire - si spera senza costare vite umane - le conoscenze attuali; verosimilmente questa vicenda non produrrà progressi fondamentali né tecnici né normativi.
In queste ore sono emersi particolari preliminari che confermano queste considerazioni almeno in parte. Ciò non deve far perdere di vista l'altra faccia della medaglia, ovvero che c'è stato prima di tutto un cedimento grave che sarà molto più difficile da analizzare rispetto al mancato funzionamento del freno di emergenza. L'inchiesta andrà avanti e sperabilmente spiegherà anche il perché di quel cedimento, che ha innescato tutta la catena di eventi.
Vorrei avere le tue stesse certezze.
Conosco bene la teoria e pure la "pratica" (*) della fatica dei materiali. Wohler ha inquadrato il problema, ma è tutt'altro che risolto e definito.

(*) Pulegge di funivie, sostegni di seggiovia, giusto per fare degli esempi, ne ho visti, e non pochi, criccati a fatica. Seguivo i controlli non distruttivi sulle saldature dei sostegni di funivie e seggiovie, dai semplici liquidi penetranti alle radiografie.

Dov'è il confine tra fallacia progettuale e buona progettazione?
Faccio un esempio, che ha smontato parecchie certezze.
Hai risposto riguardo alle mie considerazioni sull'assale responsabile del disastro di Viareggio.
La questione non è affatto semplice. Le sale montate, sebbene siano progettate e costruite per non rompersi a fatica, sporadicamente cedono.
Ci fu un caso, alcuni anni fa, di rottura della sala di un ICE3 in Germania (non mi riferisco a quello di Enschede, era un ICE1) che "perse una ruota", per fortuna di tutti avvenne a bassa velocità uscendo da una stazione.
Ebbene, nonostante l'inchiesta e le analisi siano state le più accurate possibili, il caso è stato archiviato come "inspiegabile"; non è stato insabbiato, in Germania dopo il catastrofico deragliamento di Enschede hanno rizzato bene le antenne su questi problemi.
Vale a dire, non sono state trovate deficienze né progettuali né costruttive né manutentive. Il materiale era quello prescritto, trattato come richiesto, lavorato secondo le specifiche, controllato in tutti i passaggi, montato correttamente, manutenuto correttamente. Eppure si è criccato e l'assale si è rotto.
Per questo non ho le tue certezze.
 

ottomilainsu

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Il caso del de Havilland Comet è un po' diverso. Per quanto le conoscenze in fatto di fatica dei materiali fossero piuttosto consolidate all'epoca dei fatti, vennero commessi errori progettuali e di valutazione, a cui si sommarono dei limiti oggettivi nelle tecnologie di produzione e assemblaggio dell'epoca. Limiti che vennero enfatizzati da un progetto avvenieristico (è pur sempre stato il primo jet di linea della storia...), che poteva tuttavia prestare più attenzione ad alcuni particolari che erano già noti nelle tecniche progettuali dell'epoca. Il caso del Comet è stato originato da un misto di conoscenze che non c'erano e di altre che c'erano e si sarebbero dovute applicare, e chi doveva vigilare avrebbe dovuto accorgersi perlomeno delle seconde. Catastrofi come quelle del de Havilland Comet hanno da un lato ribadito come fare determinate cose, dall'altro hanno consentito l'aggiornamento di norme e normative specifiche. Farne un parallelo con l'ingegneria civile consolidata, che progetta, costruisce e manutiene opere come la funivia "incriminata", è un'estrapolazione che non solo non rende giustizia alle conoscenze attuali e alle normative vigenti, ma pone pure il dubbio che progetti di questo genere possano lasciare spazio - come sopra - a cedimenti catastrofici non prevedibili. Ribadisco che magari non era tua intenzione fare un parallelo tra i due casi, ma mi sembrava giusto riportare che tra le due cose non è corretto tracciare troppe analogie.

Catastrofi come quella del Mottarone ribadiscono solo che non seguendo alla lettera ciò che già si conosce da tempo e ciò che è imposto dalle normative ci si espone a rischi irreparabili, che nulla hanno a che vedere con l'integrità del progetto e delle normative, che sono sufficienti a garantire sicurezza assoluta (in un ambito di utilizzo nominale) con ampio margine. Ciò non significa chiudere gli occhi di fronte ad eventi nuovi, inattesi, inspiegabili, che possano ulteriormente far progredire - si spera senza costare vite umane - le conoscenze attuali; verosimilmente questa vicenda non produrrà progressi fondamentali né tecnici né normativi.
In queste ore sono emersi particolari preliminari che confermano queste considerazioni almeno in parte. Ciò non deve far perdere di vista l'altra faccia della medaglia, ovvero che c'è stato prima di tutto un cedimento grave che sarà molto più difficile da analizzare rispetto al mancato funzionamento del freno di emergenza. L'inchiesta andrà avanti e sperabilmente spiegherà anche il perché di quel cedimento, che ha innescato tutta la catena di eventi.

Nel caso del Comet, sostanzialmente, non si conosceva l'assenza di limite di fatica per le leghe leggere di alluminio.
Mentre per l'acciaio, in condizioni "ideali" (virgolettato perché definirle sarebbe assai lungo), la tensione limite di fatica è un valore "definito" al di sotto del quale non si ha rottura a fatica, per l'alluminio questo non accade.
Qualunque sia il valore della tensione di sollecitazione, si avrà rottura per fatica in un tempo più o meno lungo.
Ciò non era conosciuto, e a peggiorare le cose si mise pure la tensione media di trazione data dalla pressurizzazione (vedi Goodman-Smith).
Non si può dare una colpa, con il senno di poi, a chi si avventurò per primo in quel campo, pagandone peraltro le conseguenze.

Sulla rottura della fune chi è del settore, una volta raccolti e analizzati gli spezzoni, sarà in grado di fornire tutte le spiegazioni del caso. Sarà molto più facile capire perché si è rotta, che riuscire ad entrare nei cervelli dei responsabili che hanno creato le condizioni per il disastro.

Invece sono dell'idea che questa vicenda avrà delle conseguenze sulle normative.
Quali, non posso certo dirlo, ma già se ne parla tra gli addetti del settore.
Quella cabina circolava con i "forchettoni" montati da quasi un mese, a quanto pare.
Non c'è un interblocco che impedisca di far funzionare normalmente l'impianto con i freni sulla portante disattivati.
Gli stessi freni sulla portante non sono previsti in alcune legislazioni nazionali, in quella europea non sono obbligatori.
Le "teste fuse" di ancoraggio della traente al carrello sono permesse da noi (ma nelle nuove realizzazioni non si fanno più), in altre legislazioni non sono proprio previste per quella applicazione.
Ci sarà molto lavoro per le commissioni normative.
 

andry-96

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Nel caso del Comet, sostanzialmente, non si conosceva l'assenza di limite di fatica per le leghe leggere di alluminio.
Mentre per l'acciaio, in condizioni "ideali" (virgolettato perché definirle sarebbe assai lungo), la tensione limite di fatica è un valore "definito" al di sotto del quale non si ha rottura a fatica, per l'alluminio questo non accade.
Qualunque sia il valore della tensione di sollecitazione, si avrà rottura per fatica in un tempo più o meno lungo.
Ciò non era conosciuto, e a peggiorare le cose si mise pure la tensione media di trazione data dalla pressurizzazione (vedi Goodman-Smith).
Non si può dare una colpa, con il senno di poi, a chi si avventurò per primo in quel campo, pagandone peraltro le conseguenze.

Sulla rottura della fune chi è del settore, una volta raccolti e analizzati gli spezzoni, sarà in grado di fornire tutte le spiegazioni del caso. Sarà molto più facile capire perché si è rotta, che riuscire ad entrare nei cervelli dei responsabili che hanno creato le condizioni per il disastro.

Invece sono dell'idea che questa vicenda avrà delle conseguenze sulle normative.
Quali, non posso certo dirlo, ma già se ne parla tra gli addetti del settore.
Quella cabina circolava con i "forchettoni" montati da quasi un mese, a quanto pare.
Non c'è un interblocco che impedisca di far funzionare normalmente l'impianto con i freni sulla portante disattivati.
Gli stessi freni sulla portante non sono previsti in alcune legislazioni nazionali, in quella europea non sono obbligatori.
Le "teste fuse" di ancoraggio della traente al carrello sono permesse da noi (ma nelle nuove realizzazioni non si fanno più), in altre legislazioni non sono proprio previste per quella applicazione.
Ci sarà molto lavoro per le commissioni normative.
Visto che mi sembri altamente competente, posso chiederti, secondo te, il motivo della rottura della fune?
 

ottomilainsu

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Visto che mi sembri altamente competente, posso chiederti, secondo te, il motivo della rottura della fune?
Non posso nemmeno ipotizzarlo.
Si è letto di tutto e di più, dal fulmine, alla rottura di un rullo di rinvio, al cedimento di una testa fusa, a sovraccarichi imprecisati.
Diversamente dalla questione del freno, che era sotto gli occhi di tutti, la fune traente rotta non è visibile con un minimo di dettaglio (*) nelle foto pubblicate, quindi nemmeno le congetture sono possibili.

Trentacinque anni fa alla funivia del Boè la traente si ruppe per questo motivo:
https://www.funivie.org/documenti/qn_archivio/boe.pdf

(*) Servirebbe una foto di dettaglio dei fili rotti. Impossibile in questo momento.
 

andry-96

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Non posso nemmeno ipotizzarlo.
Si è letto di tutto e di più, dal fulmine, alla rottura di un rullo di rinvio, al cedimento di una testa fusa, a sovraccarichi imprecisati.
Diversamente dalla questione del freno, che era sotto gli occhi di tutti, la fune traente rotta non è visibile con un minimo di dettaglio (*) nelle foto pubblicate, quindi nemmeno le congetture sono possibili.

Trentacinque anni fa alla funivia del Boè la traente si ruppe per questo motivo:
https://www.funivie.org/documenti/qn_archivio/boe.pdf

(*) Servirebbe una foto di dettaglio dei fili rotti. Impossibile in questo momento.
Grazie :prost:
 

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ti ringrazio ma non ne so niente. Però pensando a tutti gli ascensori che si bloccano e poi devono fare manutenzione, viene spontaneo chiedersi come siano messi
apro e subito dopo chiudo una breve parentesi sul discorso ascensori: ho un carissimo amico - della cui parola mi fido ciecamente - che fa manutenzione ascensori per la più grande azienda italiana del settore. Mi dice che quotidianamente è costretto a lottare con i suoi superiori e clienti per far rispettare alla lettera tutti i protocolli di sicurezza: propro per questa sua "intransigenza" e per essere rappresentante sindacale è stato spesso emarginato e discriminato ... Questo la dice lunga sul livello a cui siamo messi in quanto a sicurezza nella terra dei cachi....
 

ottomilainsu

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apro e subito dopo chiudo una breve parentesi sul discorso ascensori: ho un carissimo amico - della cui parola mi fido ciecamente - che fa manutenzione ascensori per la più grande azienda italiana del settore. Mi dice che quotidianamente è costretto a lottare con i suoi superiori e clienti per far rispettare alla lettera tutti i protocolli di sicurezza: propro per questa sua "intransigenza" e per essere rappresentante sindacale è stato spesso emarginato e discriminato ... Questo la dice lunga sul livello a cui siamo messi in quanto a sicurezza nella terra dei cachi....
Nel mio caso dovetti andarmene da un'azienda dove lavoravo, per essermi rifiutato di "certificare" la conformità di pezzi, la cui integrità era fondamentale per la sicurezza di una struttura, risultati "non conformi".
Dopo il mio rifiuto iniziarono tutta una serie di azioni e pressioni nei miei confronti per farmi capire che quello che avevo fatto "non andava bene".
Scelsi di andarmene, e feci bene.
 

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Nel mio caso dovetti andarmene da un'azienda dove lavoravo, per essermi rifiutato di "certificare" la conformità di pezzi, la cui integrità era fondamentale per la sicurezza di una struttura, risultati "non conformi".
Dopo il mio rifiuto iniziarono tutta una serie di azioni e pressioni nei miei confronti per farmi capire che quello che avevo fatto "non andava bene".
Scelsi di andarmene, e feci bene.
In sostanza non sei stato company oriented
Situazioni simili ormai sono ovunque nessuno escluso dall'innocente truffa (vedi l'insabbiato caso volkswagen)
al ponte Morandi alla funivia del Mottarone
 
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ti ringrazio ma non ne so niente. Però pensando a tutti gli ascensori che si bloccano e poi devono fare manutenzione, viene spontaneo chiedersi come siano messi
Beh se si bloccano e successivamente c'è una buona manutenzione ordinaria e/o straordinaria allora sono messi bene...immagina se dopo i blocchi NON ci fosse manutenzione o manutenzione fatta col cu
 

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Vorrei avere le tue stesse certezze.
Conosco bene la teoria e pure la "pratica" (*) della fatica dei materiali. Wohler ha inquadrato il problema, ma è tutt'altro che risolto e definito.

(*) Pulegge di funivie, sostegni di seggiovia, giusto per fare degli esempi, ne ho visti, e non pochi, criccati a fatica. Seguivo i controlli non distruttivi sulle saldature dei sostegni di funivie e seggiovie, dai semplici liquidi penetranti alle radiografie.

Dov'è il confine tra fallacia progettuale e buona progettazione?
Faccio un esempio, che ha smontato parecchie certezze.
Hai risposto riguardo alle mie considerazioni sull'assale responsabile del disastro di Viareggio.
La questione non è affatto semplice. Le sale montate, sebbene siano progettate e costruite per non rompersi a fatica, sporadicamente cedono.
Ci fu un caso, alcuni anni fa, di rottura della sala di un ICE3 in Germania (non mi riferisco a quello di Enschede, era un ICE1) che "perse una ruota", per fortuna di tutti avvenne a bassa velocità uscendo da una stazione.
Ebbene, nonostante l'inchiesta e le analisi siano state le più accurate possibili, il caso è stato archiviato come "inspiegabile"; non è stato insabbiato, in Germania dopo il catastrofico deragliamento di Enschede hanno rizzato bene le antenne su questi problemi.
Vale a dire, non sono state trovate deficienze né progettuali né costruttive né manutentive. Il materiale era quello prescritto, trattato come richiesto, lavorato secondo le specifiche, controllato in tutti i passaggi, montato correttamente, manutenuto correttamente. Eppure si è criccato e l'assale si è rotto.
Per questo non ho le tue certezze.
Non ho elementi per valutare l'incidente che riporti, ma se il caso dell'ICE3 che citi è questo, a quanto pare un'idea di cosa abbia fatto cedere il pezzo c'è... Non solo: di rogne del genere quella classe di treni ne hanno avute a bizzeffe. Meno male che tutti i treni non sono così.
L'inchiesta di Viareggio ha avuto un esito chiaro, perciò l'ho fatto notare.
Nel caso del Comet, sostanzialmente, non si conosceva l'assenza di limite di fatica per le leghe leggere di alluminio.
Mentre per l'acciaio, in condizioni "ideali" (virgolettato perché definirle sarebbe assai lungo), la tensione limite di fatica è un valore "definito" al di sotto del quale non si ha rottura a fatica, per l'alluminio questo non accade.
Qualunque sia il valore della tensione di sollecitazione, si avrà rottura per fatica in un tempo più o meno lungo.
Ciò non era conosciuto, e a peggiorare le cose si mise pure la tensione media di trazione data dalla pressurizzazione (vedi Goodman-Smith).
Non si può dare una colpa, con il senno di poi, a chi si avventurò per primo in quel campo, pagandone peraltro le conseguenze.

Sulla rottura della fune chi è del settore, una volta raccolti e analizzati gli spezzoni, sarà in grado di fornire tutte le spiegazioni del caso. Sarà molto più facile capire perché si è rotta, che riuscire ad entrare nei cervelli dei responsabili che hanno creato le condizioni per il disastro.

Invece sono dell'idea che questa vicenda avrà delle conseguenze sulle normative.
Quali, non posso certo dirlo, ma già se ne parla tra gli addetti del settore.
Quella cabina circolava con i "forchettoni" montati da quasi un mese, a quanto pare.
Non c'è un interblocco che impedisca di far funzionare normalmente l'impianto con i freni sulla portante disattivati.
Gli stessi freni sulla portante non sono previsti in alcune legislazioni nazionali, in quella europea non sono obbligatori.
Le "teste fuse" di ancoraggio della traente al carrello sono permesse da noi (ma nelle nuove realizzazioni non si fanno più), in altre legislazioni non sono proprio previste per quella applicazione.
Ci sarà molto lavoro per le commissioni normative.
Nel caso del Comet sono diverse le cose che non si sapevano. Ma non si deve credere che prima del Comet non si usasse l'alluminio e che i velivoli ad elica non ponessero problemi di fatica. Qui c'era più che altro il problema della fatica data dai cicli di pressurizzazione - come dici -, e il fatto che i finestrini erano un concentrato di inneschi di cricca. Alcuni erano effettivamente non noti come tali all'epoca (le sedi dei rivetti poco curate, ad esempio), ma le soglie dei finestrini belle rettangolari con spigolo vivo vennero subito additate come qualcosa da non fare a prescindere dal quadro generale del progetto.

Una cosa è certa quanto all'incidente al Mottarone: se tutti avessero fatto il proprio lavoro come avrebbero dovuto non sarebbe avvenuto, o perlomeno non avrebbe avuto l'esito catastrofico che ha avuto. Puoi anche cambiare normative, ma questo rimane chiaro. Se c'è una manomissione o un qualsiasi altro atto deliberato che devia dalla normativa - quale essa sia, di oggi o di domani -, puoi aspettarti solo guai.
 

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