Capisco i concetti che esprimi, e la tua visione è condivisibile nell'idea di fondo. Tuttavia pone un rischio non indifferente: quello di far pensare a chi ti legge che alla fine anche un progetto ben fatto e manutenuto abbia una probabilità di fallire catastroficamente anche in condizioni di utilizzo nominale. Che fosse o meno questa la tua idea, mi permetto di dissentire e correggere il tiro. La scienza delle costruzioni è una materia "chiusa" nelle sue branche utilizzate per il progetto di qualsiasi struttura o meccanismo vitale. Vale a dire che un manufatto progettato a regola d'arte per vivere in un determinato ambiente, sottoposto alla manutenzione prescritta, non cederà. Le statistiche contano purtroppo cedimenti, che sono tutti riconducibili a fallacia progettuale, costruttiva, manutentiva, o ad eventi esterni imprevedibili (ed estranei ad uno scenario di utilizzo nominale).
Quando dici che l'assale del vagone del disastro di Viareggio era progettato per non rompersi dici il giusto, e aggiungo che lo era nell'ambito di utilizzo previsto e con la manutenzione prescritta. Nella fattispecie, il cedimento per fatica dell'assale in questione è il risultato di una manutenzione insufficiente o errata, come è stato stabilito dalle indagini (Wikipedia riporta
questo estratto, per chi non vuole leggersi tutta la
relazione sull'incidente). Quando dici che "eppure, molto sporadicamente, ciò avviene" lasci intendere che pur facendo tutto come si deve possa accadere il disastro. E su questo non sono d'accordo: rispettando le normative quell'assale non avrebbe
mai ceduto e il disastro di Viareggio non sarebbe avvenuto, perché l'assale sarebbe stato sostituito prima, come previsto. Vorrei far notare che Wöhler aveva studiato e compreso il fenomeno del cedimento per fatica degli assali ferroviari alla fine del XIX secolo.
Il caso del de Havilland Comet è un po' diverso. Per quanto le conoscenze in fatto di fatica dei materiali fossero piuttosto consolidate all'epoca dei fatti, vennero commessi errori progettuali e di valutazione, a cui si sommarono dei limiti oggettivi nelle tecnologie di produzione e assemblaggio dell'epoca. Limiti che vennero enfatizzati da un progetto avvenieristico (è pur sempre stato il primo jet di linea della storia...), che poteva tuttavia prestare più attenzione ad alcuni particolari che erano già noti nelle tecniche progettuali dell'epoca. Il caso del Comet è stato originato da un misto di conoscenze che non c'erano e di altre che c'erano e si sarebbero dovute applicare, e chi doveva vigilare avrebbe dovuto accorgersi perlomeno delle seconde. Catastrofi come quelle del de Havilland Comet hanno da un lato ribadito come fare determinate cose, dall'altro hanno consentito l'aggiornamento di norme e normative specifiche. Farne un parallelo con l'ingegneria civile consolidata, che progetta, costruisce e manutiene opere come la funivia "incriminata", è un'estrapolazione che non solo non rende giustizia alle conoscenze attuali e alle normative vigenti, ma pone pure il dubbio che progetti di questo genere possano lasciare spazio - come sopra - a cedimenti catastrofici non prevedibili. Ribadisco che magari non era tua intenzione fare un parallelo tra i due casi, ma mi sembrava giusto riportare che tra le due cose non è corretto tracciare troppe analogie.
Catastrofi come quella del Mottarone ribadiscono solo che non seguendo alla lettera ciò che già si conosce da tempo e ciò che è imposto dalle normative ci si espone a rischi irreparabili, che nulla hanno a che vedere con l'integrità del progetto e delle normative, che sono sufficienti a garantire sicurezza assoluta (in un ambito di utilizzo nominale) con ampio margine. Ciò non significa chiudere gli occhi di fronte ad eventi nuovi, inattesi, inspiegabili, che possano ulteriormente far progredire - si spera senza costare vite umane - le conoscenze attuali; verosimilmente questa vicenda non produrrà progressi fondamentali né tecnici né normativi.
In queste ore sono emersi particolari preliminari che confermano queste considerazioni almeno in parte. Ciò non deve far perdere di vista l'altra faccia della medaglia, ovvero che c'è stato prima di tutto un cedimento grave che sarà molto più difficile da analizzare rispetto al mancato funzionamento del freno di emergenza. L'inchiesta andrà avanti e sperabilmente spiegherà anche il perché di quel cedimento, che ha innescato tutta la
catena di eventi.