Secondo me quello che accomuna un certo approccio all'integrazione alimentare ed il doping è la ricerca della "
formula magica". Ci si abitua ad avere una soluzione esterna a tutto: dolore->aulin; stanchezza->caffè; insonnia->tranquillante; carenza alimentare->integrazione; Prestazione->doping. C'è un continuo di farmacologizazione della nostra vita che è inquietante. Il dolore è indice di una malattia che va curata, non va oscurato l'indice. Se sei stanco, riposati, dormi. Se non dormi vatti a fare una corsa.
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Il punto sul quale sono in disaccordo con te, caro Xander, è dove vada cominciata la lotta al doping. Se si fa terrorismo sugli
integratori e si fa passare l'idea che siano assimilabili al doping, si rischia che, fatto il salto semantico non integrazione->integrazione, la strada integrazione->doping, risulti priva di grosse discontinuità e resistenze. Questo perchè il muro culturale lo si è già passato quando si è cominciato a integrare.
Se invece si creasse un clima di conoscenza maggiore sugli integratori, il muro culturale sanzionato "positivamente-Vs-sanzionato negativamente", da saltare, si potrebbe spostare dove è già eretto un muretto facilmente scavalcabile: "legale-Vs-illegale". A questa maniera l'ostacolo risulterebbe più alto. Non so se mi sono spiegato.
Poi, al di quà del muro, si potrebbe "campare a pillole o non integrare affatto": in fondo ci sono tante abitudini alimentari scorrette che non possono essere criminalizzate, no?
Per noi "non tecnici" quello che conta non è la reale differenza scientifica (peraltro frutto di una classificazione un po' bislacca) tra doping e lecito. Quello che conta è il clima culturale nel quale interioriziamo delle pratiche di consumo alimentare.