Bene, dopo eoni di silenzio e tormentoso oblio, ecco che arriva il seguito della storia dei
Metallica (ovviamente in versione riassuntiva) a beneficio di tutti coloro che sono interessati.
Market mi perdoni per la latitanza, ma ora cercherò di rimediare con una bella descrizione:
3) MASTER OF PUPPETS (1986 - Elektra / Music For Nations)
Dopo l'uscita di Ride The Lightning, come già scritto precedentemente, il nome dei Metallica
cominciò a stabilizzarsi anche in europa, in un contesto musicale di transizione, che vedeva
il progressivo declino della N.W.O.B.H.M. e l'avvento di nuove forme d'espressione ed interpretazione
del genere musicale: proprio grazie ai Metallica, anche nel nostro continente cominciò a
prendere forma il movimento dello speed/thrash, soprattutto in Germania (nazione che in questo
genere fu pioniera in europa) ma anche in Svizzera e scandinavia. Bands come Running Wild, Sodom,
Destruction, Bathory e Hellhammer erano già operative nel 1984 con albums pubblicati e di lì a breve
sarebbero stati seguiti da numerosi epigoni più o meno noti, anche in Inghilterra (paese che non è
mai stato molto prolifico nel genere più estremo, se si esclude il death/grindcore a partire dalla
fine anni ottanta) con bands come Onslaught e, più avanti, Sabbat,tanto per citare due nomi famosi.
Un altro genere musicale che imperversava in quegli anni era l'hardcore/crossover: questo tipo di
musica, descritto qui a soldoni, fondeva elementi decisamente punk al metal più intransigente del
momento, e costituiva un movimento abbastanza nutrito, che interagiva spesso (anche in termini di
influenza musicale reciproca) con le bands speed/thrash.
Gli stessi Metallica, soprattutto Hetfield, erano influenzati da bands queli Dead Kennedys,
Discharge, Cryptic Slaughter, GBH, Minor Threat, Circle Jerks, Corrosion Of Conformity, D.R.I.,
Suicidal Tendencies, Agnostic Front, ecc.ecc... Moltissimi thrashers dell'epoca ascoltavano
l'hardcore e avveniva anche il fenomeno reciproco, celebrando così una sorta di alleanza storica
tra due movimenti da sempre fieri antagonisti (metal e punk).
Nel 1985 la band di San Francisco non pubblicò albums, in compenso si diede ad alcune tournee
dal vivo, ivi compreso lo show al Monster of Rock di Castle Donington svoltosi in data
17/08/1985; per loro fu un evento molto importante, dato che costituiva una delle primissime
aperture dei mass media e dei canali promozionali ufficiali ad una band che faceva un genere
musicale più heavy della media e incideva ancora per un'etichetta indipendente (non dimentichiamo
che ai Monster of Rock partecipavano solitamente bigs dalla fama mondiale, quindi come "vetrina"
era senz'altro un'occasione da non perdere per i Metallica). Fu da questo momento in poi che
le case discografiche superiori (le cosiddette major-labels) cominciarono a mettere gli occhi
addosso ai Metallica. L'indie label di Zazula, la Megaforce, nel frattempo si era assicurata
altri nomi famosi (Overkill, Anthrax), che parallelamente ai Metallica proponevano un genere
musicale orientato sul power/speed, ma stava per perdere il gruppo più importante e destinato,
nel corso degli anni a seguire, a ottenere un successo che nessuno avrebbe ipotizzato all'epoca
e che tuttora prosegue (grazie anche alla commercializzazione della band avvenuta dopo il quarto
album, purtroppo). In quel periodo i Metallica cercavano un cantante perchè James sperava di
alleggerire il suo compito, soprattutto dal vivo, e la band avrebbe voluto trovare una voce
che offrisse qualcosa di più, così contattarono dapprima Guy Speranza (frontman degli storici
Newyorkesi Riot che cantò in albums indimenticabili quali Rock City, Narita e, soprattutto,
il classico senza tempo Fire Down Under, uno dei primi albums di metal puro degli states, a
cavallo tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta) e poi John Bush degli
Armored Saint (band di metal classico statunitense) che però non acconsentirono alla richiesta
causa ritiro dalle scene musicali il primo e per fiducia nella propria band di appartenenza il
secondo.
La Elektra records vinse la sfida tra le case discografiche nella lotta per aggiudicarsi il
nome Metallica: già in passato si era resa disponibile ad annoverare tra le sue fila bands che
altrove erano state rifiutate in quanto troppo heavy (Riot nel 1981 e Metal Church nel 1984),
così per il quartetto di Lars & Co. era cominciata la temuta "prova del nove", in quanto
solitamente il passaggio ad una major costituiva potenzialmente la causa principale della
commercializzazione di un gruppo dai connotati estremi ma, come vedremo, le cose andarono
ben diversamente. Le registrazioni di Master Of Puppets iniziarono verso la fine del 1985,
in un clima di attesa frenetica da parte dei metal kids: anch'esso venne registrato in
europa, negli stessi Sweet Silence Studios di Copenhagen che diedero la luce al celebre
predecessore; questa volta la produzione avvenne senza Mark Withaker, ma sempre in collaborazione
con Flemming Rasmussen. Venne inoltre reclutato il famoso produttore tedesco Michael Wagener
che mixò l'album negli Amigo Studios di Hollywood a dicembre del corrente anno.
Stava prendendo forma uno degli album più significativi e importanti dell'epoca, pilastro
essenziale in ogni collezione che si rispetti in questo genere, nonchè esempio di maturità
compositiva, creatività, espressività e di capacità nel saper diversificare i brani senza mai
venir meno all'identità caratteristica del gruppo. Master of Puppets riunisce, evolve
e fonde quanto fatto in precedenza, costituendo così (a giudizio di chi scrive) l'apice
qualitativo toccato dai Metallica. I due lavori precedenti sono anch'essi storici, per
motivi diversi, come già descritto precedentemente, ma con quest'album i Metallica compiono
il passo decisivo che li guiderà sempre più verso una meritata affermazione a livello
planetario, senza che questo avvenga grazie a scelte di compromesso.
Ogni brano qui contenuto potrebbe essere discusso a lungo, ma su una cosa si può essere
certi: la banalità non fa parte di questo lavoro, in nessun istante rientrante nella sua
durata complessiva. Lo sforzo della band negli arrangiamenti, nella
cura maniacale di
strutturare i pezzi è lodevole, perchè fino a quel momento nel metal la predominanza di
gruppi dalla semplicità per certi versi disarmante era pressochè assoluta, se si esclude
qualche eccezione (a tal proposito raccomando caldamente il debutto omonimo dei Metal Church,
band di Seattle che nel 1984 fece uscire un capolavoro nel genere power/speed, annoverando
tra le sue fila musicisti di prim'ordine). L'opener song Battery è un brano che ben
sintetizza la nuova attitudine dei Metallica: dopo la cupa e violentissima Fight Fire With Fire
del predecessore Ride The Lightning (che apriva a sua volta il disco) troviamo un brano che
ha quasi la valenza di un inno, senza perdere affatto in potenza e risultando ancor più
curato nella forma e nella durata che non la già ottima Fight Fire With Fire. Gli assoli di
Kirk Hammett sono sempre più incalzanti e vorticosi, assai ammirevoli per tecnica esecutiva
e suggestività dovuta al suo stile personalissimo che riesce molto abilmente ad entrare dritto
al cuore dell'ascoltatore, pur senza essere così "semplice" e immediato nella sostanza.
La successiva title track Master Of Puppets è una lunga cavalcata di quasi nove minuti,
con break lento centrale che inizia con harmony solo, seguito da assolo vero e proprio
a cura di Hetfield (semplice ma molto efficace) per proseguire con l'assolo vero e proprio
di Kirk, anche in questo caso veramente ineccepibile e concludersi con la ripresa del tema
iniziale: il testo del brano parla delle conseguenze nefaste dovute all'uso delle droghe.
La cattiveria e la precisione chirurgica dei brani sono penalizzate solo dall'ennesima
produzione deludente, nonostante il passaggio del gruppo ad una major. Il contributo compositivo
all'album è sempre più nutrito da parte di Burton e Hammett, i quali partecipano attivamente,
facendo così autentico "gioco di squadra", con il duo Hetfield/Ulrich per la creazione dei brani.
La sonorità, rispetto a Ride The Lightning, è mutata, ma a tratti è ancora cupa, pur privilegiando
una tendenza maggiore alla "pulizia" (che verrà ancor più elaborata con il disco successivo),
pur senza difettare in potenza. I tratti cupi sono ben presenti in The Thing That Should Not Be,
terzo brano dell'album, ispirato alle figure della cosmogonia fantastica Lovecraftiana, degna
erede della precedente For Whom The
Bell Tolls e caratterizzata dalla cadenza rallentata oltre
che dall'alone minaccioso che ne permea l'atmosfera generale. Il primo lato del disco si chiude
con Welcome Home (Sanitarium), che prosegue la vena già sperimentata con successo nell'album
precedente tramite Fade To Black (critiche ottuse di certi ascoltatori a parte): si tratta
di un altro pezzo dall'incalzare sempre più marcato man mano che si estrinseca, permeato da
spunti e sensazioni piuttosto tristi: l'inizio è acustico, contrassegnato da un solo di apertura
melodico che ben introduce la voce di Hetfield (la quale, ad onor del vero, non è un gran
esempio di virtù in tal senso, pur restando dignitosa), poi il brano si fa man mano sempre
più grave, veloce e pesante, fino a culminare nello splendido solo finale di Hammett, un'altro
esempio di fattura pregevole, come tutto il materiale di quest'album.
La seconda facciata del disco si apre con'un altro pezzo lungo, Disposable Heroes, uno dei
capolavori del disco: in esso si condensano al meglio le molteplici caratteristiche che
costituivano ai tempi d'oro il marchio di fabbrica dei Metallica: potenza, melodia, cura e
perizia compositiva, velocità, risalto dei singoli musicisti della band nei vari frangenti
del brano, durata medio-alta che sembra però essere di gran lunga inferiore vista la scorrevolezza
del brano e, tanto per cambiare, altri solos dall'impatto incredibile: è difficile descrivere a
parole il cocktail che rende unico questo gruppo, è come se i singoli ingredienti fossero brevettati
e coperti da segreto... Molti cercheranno, e cercano tuttora, vanamente di imitarli.
Il pezzo successivo è anch'esso molto particolare: più che sulla velocità e sull'esplosività del
precedente, si basa su mid tempo molto heavy e tratta una tematica che all'epoca era tanto
controversa e dibattuta negli States: parlo dei predicatori, che qui vengono denunciati e
denudati per alcune loro poco nobili abitudini che poco hanno a che vedere con le belle parole
che sono soliti dire alla gente con intenti molto materiali e poco spirituali. L'inizio di
Leper Messiah (così si intitola il brano) consta di una lunga parentesi strumentale, molto
affascinante e ben riuscita, ma tutto il brano è lodevole per la varietà che lo contraddistingue
e per i riffs veramente accattivanti e caratteristici dei ragazzi di San Francisco.
La successiva Orion è strumentale, l'erede dell'immensa Call Of Ktulu, e non è certo da meno:
ancor più varia ed elaborata, si dipana su un incedere che alterna parti rallentate, momenti potenti,
pezzi acustici, harmony solos, assoli di chitarra e basso (grande Cliff!) in un contesto quasi
sognante ed irreale: non ha molto di cupo questo brano, a differenza dell'epica strumentale di
Ride The Lightning, però consta di un'atmosfera molto ben riuscita. La sua durata elevata e
la peculiarità di non contenere parti cantate l'ha di fatto estromessa dai live sets della band,
con mio infinito rammarico (ma vale anche per le altre strumentali dei Metallica).
E per finire, ecco che arriva la mazzata finale: Damage Inc. ricorda a tutti coloro che si
fossero scordati la vena più estrema della band che ha inventato un certo tipo di genere
musicale: ritmiche serratissime, velocità spaventosa, impatto violentissimo, quasi un urlo
thrash marchiato d'autore, che non lascia tregua: perfino il break centrale che precede
l'assolo è tremendo per durezza. E che dire dell'assolo di Kirk? Le sue scale vorticose e
velocissime trovano qui il terreno ideale e la sua grande abilità riesce ancora a fondere
melodia, velocità e tecnica con naturalezza sorprendente.
Si conclude così uno dei dischi che ha segnato un'epoca e che ha dato moltissimo in termini
di influenza: non si può prescindere da Master Of Puppets!
Buy It Or Die!
Ok, ora vado perchè non ho più tempo. La prossima puntata (la conclusiva) tratterà ciò che
è accaduto dopo Master of Puppets e l'ultimo album del quartetto californiano di cui mi occuperò:
...And Justice For All!
Buon ascolto a tutti!