le nostre 29er QUI

scubafox68

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My compliments ! Se le prestazioni sono pari al look non puoi chiedere di meglio ! ;-)

Facci sapere come ti trovi ! o-o

per ora sono felicissimo per l'allestimento...e mi sembra essere anche abbastanza leggera...credo (non ho pesato) siamo intorno agli 11kg....
...l'unico punto un po' dolente (ma si può sopravvivere) sono i mozzi xt775disc...pesantucci...adesso la testo qualche mese (e cerco di ripristinare il portafoglio)...poi vediamo se prendere i DT240s, oppure gli hope....poi temo userò sempre meno la 26 dal quale potrei attingere tutta la trasmissione xtr (eccetto guarnitura perchè su 29er ho messo pedivella da 180!!)....
...intanto quindi testo il tutto e poi vedremo....siamo sempre in evoluzione ;)

....poi domenica la testo in gara alla lessinia bike....vi farò sapere!
 

pedro1973

Biker assatanatus
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per ora sono felicissimo per l'allestimento...e mi sembra essere anche abbastanza leggera...credo (non ho pesato) siamo intorno agli 11kg....
...l'unico punto un po' dolente (ma si può sopravvivere) sono i mozzi xt775disc...pesantucci...adesso la testo qualche mese (e cerco di ripristinare il portafoglio)...poi vediamo se prendere i DT240s, oppure gli hope....poi temo userò sempre meno la 26 dal quale potrei attingere tutta la trasmissione xtr (eccetto guarnitura perchè su 29er ho messo pedivella da 180!!)....
...intanto quindi testo il tutto e poi vedremo....siamo sempre in evoluzione ;)

....poi domenica la testo in gara alla lessinia bike....vi farò sapere!

A ben vedere, am meno che tu non voglia piegareil carrello della smp, sarebbe meglio mettere un reggisella arretrato tipo il thomson.

Ciao
Francesco
 

pedro1973

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già...mi sa anche a me...ho ripristinato le stesse misure circa della 26 e questo è quello che è risultato...adesso vedermo

Non fare questo errore, io sono 3 mesi che sono fermo..........................., riportare le misure su 2 telai così diversi non mi sembra un'ottima idea, le diverse geometrie, soprattutto per quello che riguarda l'arretramento della possono influire non poco.

Ciao
Francesco
 

Crested B

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Non fare questo errore, io sono 3 mesi che sono fermo..........................., riportare le misure su 2 telai così diversi non mi sembra un'ottima idea, le diverse geometrie, soprattutto per quello che riguarda l'arretramento della possono influire non poco.

Ciao
Francesco

Ciao Pedro!

Io sono un sostenitore delle misure piu' simili possibili. Si cambiano gia' un sacco di cose e la bici va in modo diverso, pero' almeno non si aggiungono variabili a variabili. Insomma, credo sia meglio digerire i cambiamenti una portata alla volta: prima la minestra, poi la carne eccetera.
Tutto in un colpo viene fuori un polpettone che poi non si sa da che parte cominciare per mettere ordine.

Con la mia esperienza ti dico che passando a una 29er poi si tende, col tempo, a rivedere anche la posizione. La bici e' diversa e questo porta a rivedere anche la posizione alla ricerca del miglior rendimento.
Il caso piu' comune e' quello di alzare l'avantreno. Nelle 26 si cerca di stare giù per non impennare in salita e per caricare meglio la ruota davanti in curva.
Nella 29 questi sono problemi che non esistono.

Proprio per questo si puo' adottare una posizione piu' alta davanti di qualche centimetro, anche perche' il manubrio più largo accorcia le braccia sul piano longitudinale (non so se e' chiaro).
Credo che pero', come punto di partenza, proprio per avere un riferimento e regolarsi, la cosa migliore sia fare come Marco e mantenere all'inizio una posizione allineata a quella a cui si e' abituati.
 

pedro1973

Biker assatanatus
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beh la biomeccanica e' la biomeccanica, io ho riportato fedelmente le misure dalla 26 alla 29 (prima di comprare una bici lo faccio sempre nel negozio...) e tutto e' come sempre....

Proprio a quello mi riferivo, ovvero se le misure sono prese da un biomeccanico e fedelmente riproposte ok, se invece si prendono solo alcuni parametri come orizzontale virtuale ecc3e cc ma non si tiene conto dei gradi del piantone sella ecc ecc allora la cosa cambia.

Ciao
Francesco
 

garyfishersugar3

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Proprio a quello mi riferivo, ovvero se le misure sono prese da un biomeccanico e fedelmente riproposte ok, se invece si prendono solo alcuni parametri come orizzontale virtuale ecc3e cc ma non si tiene conto dei gradi del piantone sella ecc ecc allora la cosa cambia.

Ciao
Francesco
Credo anche che la lunghezza delle pedivelle debba essere considerata, recentemente ho fatto l'esperienza di pedivelle piu lunghe (177,5) e manubrio piu largo del solito, e adesso mi trovo meglio con una posizione piu' raccolta rispetto a prima.
 

scubafox68

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Quanto sei alto?

Tomass


"solo" 1,75!!;-)

....lo so, la scelta parebbe azzardata....ma invece io credo che 5mm di pedivella in più, per un amatore come me (ossia che non ama far girare le gambe a 120ped/min), abbiano solo dei vantaggi.

allego articolo trovato in rete che quota al 100% il mio pensiero:

"Un limite nell'utilizzazione di quelle più lunghe è individuato nel fatto che "fanno più strada", durante la rivoluzione del pedale.
Una pedivella da 160 mm percorre una circonferenza di 1.004,8 mm.

Una da 165 mm ne fa 1.036,3.
Una da 170 mm 1.067,6 mm.
Una da 172,5 mm 1.083,3 mm.
Una da 175 mm 1.099 mm
Una da 180 mm 1.130,4.

A 110 pedalate al minuto la pedivella da 160 mm avrà percorso 110.528 mm (1.004,8 per 110), mentre una da 175 avrà coperto 120.890 mm. Con una differenza lineare di 10.362 mm. Ovvero più di 10 metri e mezzo.
Ma, se questo dato è incontestabile è altrettanto vero che la pedivella più lunga consente di spingere un rapporto più lungo, perché aumenta il cosiddetto braccio della potenza ed il sistema di leve (coscia-tibia-piede-pedivella) diventa più favorevole a parità di forza applicata. Con notevoli vantaggi, specie sul passo e in salita.
E in volata?
A parità di numero di pedalate sviluppate la pedivella più corta obbliga il pedale a "coprire" una maggiore distanza. Ed è necessario avere una muscolatura realmente da velocista, cioè in grado di mobilizzare così velocemente le proprie fibre (il che accade per lo più negli sprinter puri).
Inoltre, come si sa, la rapidità muscolare è una dote per lo più innata (dipende dal numero di fibre "veloci" presente nei muscoli) prettamente nervosa, difficilmente allenabile, facilmente deteriorabile nel tempo (età).
Il che comporta una conseguenza: che la cosiddetta "agilità" (facilità e alta frequenza nella pedalata) sia estremamente variabile e personale, ed il suo limite massimo corrisponda ad una soglia di "ossigenazione " periferica muscolare (attraverso il sangue trasportato dai capillari) che è altamente soggettiva.
Se è vero che un rapporto alla ruota libera si comincia a "girare" bene attorno alle 80-90 pedalate al minuto, è altrettanto vero che ogni ciclista ha un suo regime di "rivoluzione" del pedale ottimale.

Eppure quello della ricerca dell'agilità a tutti i costi è uno dei "tabù" quasi intoccabili che ci giunge dal passato.
Ma quale agilità straordinaria deve mai inseguire il cicloturista - magari già avanti negli anni - che ha come esigenza fondamentale quella di pedalare attorno ai 25-30 all'ora?

Dunque se uno è agile per natura non compromette le sue qualità, anche se passa dalle pedivelle da 170 a quelle da 180.
Ma veniamo, infine ai vantaggi.
Le analisi biomeccaniche concordano nel segnalare che pedivelle più lunghe azionate ad identico ritmo e con lo stesso rapporto alla ruota libera, consentono di economizzare la forza di spinta sui pedali. Oppure, con la stessa quantità di forza, consentono una marcia più veloce.
Calcoli esemplificativi compiuti in vari laboratori di fisiologia e biomeccanica stabiliscono che, a parità di ritmo, con pedivelle da 180 mm.e un rapporto 52x13 si compie uno sforzo identico a quello che si otterrebbe usando pedivelle da 170 e un rapporto 52x14.
Dunque un vantaggio non disprezzabile, specie in situazioni particolari dove occorrano sforzi intensi (salita, gare contro il tempo, ecc.).
A questo si può aggiungere l'attività in Mtb, in mountain bike, dove la pedivella "lunga" offre indiscussi "atout", non essendoci in questa particolare attività problemi di regimi di rotazione particolarmente elevati.

La ricerca di una leva sempre più favorevole, inoltre, è testimoniato dal passato.
Anquetil usava pedivelle da 180 nelle prestigiose gare a cronometro stravinte (come il Gran Premio delle Nazioni); Darrigade usava quelle da 175 in montagna, e da 170 in pianura; Merckx quelle da 177,5 (contro le 175 abitudinarie). Marc Madiot, due volte vincitore della Parigi-Roubaix (l'ultima proprio quest'anno), usava sempre pedivelle da 180, pur con un cavallo del tutto "normale": 86 cm.! E senza problemi tendinei o muscolari di sorta.

Il vantaggio è talmente apprezzabile che è addirittura possibile strafare.
Cioè esser portati dalla facilità di azionare rapporti più lunghi ad impegnare una potenza maggiore. Ma questo si può benissimo controllare, verificando che la frequenza cardiaca non salga oltre certi livelli.
Per contro l'uso di pedivelle molto corte impedisce al cuore di salire oltre certe frequenze"


Attenzione, io non voglio sostenere che la pedivella più lunga è meglio, ma credo che ci siano svariate condizioni (in mtb!) dove potrebbero dare indubbi vantaggi....inoltre la trovo perfetta per la 29er dove i classici rapporti da 26er non si adattano perfettamente all'aumentato sviluppo metrico...quindi c'è chi preferisce usare una guarnitura 20/30/40 per recuperare quel 10%, oppure, come me, preferisce una leva più vantaggiosa....naturalmente sempre con cassetta 12/34!
 

Crested B

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....lo so, la scelta parebbe azzardata....ma invece io credo che 5mm di pedivella in più, per un amatore come me (ossia che non ama far girare le gambe a 120ped/min), abbiano solo dei vantaggi.

allego articolo trovato in rete che quota al 100% il mio pensiero:

"Un limite nell'utilizzazione di quelle più lunghe è individuato nel fatto che "fanno più strada", durante la rivoluzione del pedale.
Una pedivella da 160 mm percorre una circonferenza di 1.004,8 mm.

Una da 165 mm ne fa 1.036,3.
Una da 170 mm 1.067,6 mm.
Una da 172,5 mm 1.083,3 mm.
Una da 175 mm 1.099 mm
Una da 180 mm 1.130,4.

A 110 pedalate al minuto la pedivella da 160 mm avrà percorso 110.528 mm (1.004,8 per 110), mentre una da 175 avrà coperto 120.890 mm. Con una differenza lineare di 10.362 mm. Ovvero più di 10 metri e mezzo.
Ma, se questo dato è incontestabile è altrettanto vero che la pedivella più lunga consente di spingere un rapporto più lungo, perché aumenta il cosiddetto braccio della potenza ed il sistema di leve (coscia-tibia-piede-pedivella) diventa più favorevole a parità di forza applicata. Con notevoli vantaggi, specie sul passo e in salita.
E in volata?
A parità di numero di pedalate sviluppate la pedivella più corta obbliga il pedale a "coprire" una maggiore distanza. Ed è necessario avere una muscolatura realmente da velocista, cioè in grado di mobilizzare così velocemente le proprie fibre (il che accade per lo più negli sprinter puri).
Inoltre, come si sa, la rapidità muscolare è una dote per lo più innata (dipende dal numero di fibre "veloci" presente nei muscoli) prettamente nervosa, difficilmente allenabile, facilmente deteriorabile nel tempo (età).
Il che comporta una conseguenza: che la cosiddetta "agilità" (facilità e alta frequenza nella pedalata) sia estremamente variabile e personale, ed il suo limite massimo corrisponda ad una soglia di "ossigenazione " periferica muscolare (attraverso il sangue trasportato dai capillari) che è altamente soggettiva.
Se è vero che un rapporto alla ruota libera si comincia a "girare" bene attorno alle 80-90 pedalate al minuto, è altrettanto vero che ogni ciclista ha un suo regime di "rivoluzione" del pedale ottimale.

Eppure quello della ricerca dell'agilità a tutti i costi è uno dei "tabù" quasi intoccabili che ci giunge dal passato.
Ma quale agilità straordinaria deve mai inseguire il cicloturista - magari già avanti negli anni - che ha come esigenza fondamentale quella di pedalare attorno ai 25-30 all'ora?

Dunque se uno è agile per natura non compromette le sue qualità, anche se passa dalle pedivelle da 170 a quelle da 180.
Ma veniamo, infine ai vantaggi.
Le analisi biomeccaniche concordano nel segnalare che pedivelle più lunghe azionate ad identico ritmo e con lo stesso rapporto alla ruota libera, consentono di economizzare la forza di spinta sui pedali. Oppure, con la stessa quantità di forza, consentono una marcia più veloce.
Calcoli esemplificativi compiuti in vari laboratori di fisiologia e biomeccanica stabiliscono che, a parità di ritmo, con pedivelle da 180 mm.e un rapporto 52x13 si compie uno sforzo identico a quello che si otterrebbe usando pedivelle da 170 e un rapporto 52x14.
Dunque un vantaggio non disprezzabile, specie in situazioni particolari dove occorrano sforzi intensi (salita, gare contro il tempo, ecc.).
A questo si può aggiungere l'attività in Mtb, in mountain bike, dove la pedivella "lunga" offre indiscussi "atout", non essendoci in questa particolare attività problemi di regimi di rotazione particolarmente elevati.

La ricerca di una leva sempre più favorevole, inoltre, è testimoniato dal passato.
Anquetil usava pedivelle da 180 nelle prestigiose gare a cronometro stravinte (come il Gran Premio delle Nazioni); Darrigade usava quelle da 175 in montagna, e da 170 in pianura; Merckx quelle da 177,5 (contro le 175 abitudinarie). Marc Madiot, due volte vincitore della Parigi-Roubaix (l'ultima proprio quest'anno), usava sempre pedivelle da 180, pur con un cavallo del tutto "normale": 86 cm.! E senza problemi tendinei o muscolari di sorta.

Il vantaggio è talmente apprezzabile che è addirittura possibile strafare.
Cioè esser portati dalla facilità di azionare rapporti più lunghi ad impegnare una potenza maggiore. Ma questo si può benissimo controllare, verificando che la frequenza cardiaca non salga oltre certi livelli.
Per contro l'uso di pedivelle molto corte impedisce al cuore di salire oltre certe frequenze"


Attenzione, io non voglio sostenere che la pedivella più lunga è meglio, ma credo che ci siano svariate condizioni (in mtb!) dove potrebbero dare indubbi vantaggi....inoltre la trovo perfetta per la 29er dove i classici rapporti da 26er non si adattano perfettamente all'aumentato sviluppo metrico...quindi c'è chi preferisce usare una guarnitura 20/30/40 per recuperare quel 10%, oppure, come me, preferisce una leva più vantaggiosa....naturalmente sempre con cassetta 12/34!

Ciao Scuba!
Ottima lettura! Un paio di spunti interessanti davvero. Grazie.
 

scubafox68

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....lo so, la scelta parebbe azzardata....ma invece io credo che 5mm di pedivella in più, per un amatore come me (ossia che non ama far girare le gambe a 120ped/min), abbiano solo dei vantaggi.

allego articolo trovato in rete che quota al 100% il mio pensiero:

"Un limite nell'utilizzazione di quelle più lunghe è individuato nel fatto che "fanno più strada", durante la rivoluzione del pedale.
Una pedivella da 160 mm percorre una circonferenza di 1.004,8 mm.
Una da 165 mm ne fa 1.036,3.
Una da 170 mm 1.067,6 mm.
Una da 172,5 mm 1.083,3 mm.
Una da 175 mm 1.099 mm
Una da 180 mm 1.130,4.
A 110 pedalate al minuto la pedivella da 160 mm avrà percorso 110.528 mm (1.004,8 per 110), mentre una da 175 avrà coperto 120.890 mm. Con una differenza lineare di 10.362 mm. Ovvero più di 10 metri e mezzo.
Ma, se questo dato è incontestabile è altrettanto vero che la pedivella più lunga consente di spingere un rapporto più lungo, perché aumenta il cosiddetto braccio della potenza ed il sistema di leve (coscia-tibia-piede-pedivella) diventa più favorevole a parità di forza applicata. Con notevoli vantaggi, specie sul passo e in salita.
E in volata?
A parità di numero di pedalate sviluppate la pedivella più corta obbliga il pedale a "coprire" una maggiore distanza. Ed è necessario avere una muscolatura realmente da velocista, cioè in grado di mobilizzare così velocemente le proprie fibre (il che accade per lo più negli sprinter puri).
Inoltre, come si sa, la rapidità muscolare è una dote per lo più innata (dipende dal numero di fibre "veloci" presente nei muscoli) prettamente nervosa, difficilmente allenabile, facilmente deteriorabile nel tempo (età).
Il che comporta una conseguenza: che la cosiddetta "agilità" (facilità e alta frequenza nella pedalata) sia estremamente variabile e personale, ed il suo limite massimo corrisponda ad una soglia di "ossigenazione " periferica muscolare (attraverso il sangue trasportato dai capillari) che è altamente soggettiva.
Se è vero che un rapporto alla ruota libera si comincia a "girare" bene attorno alle 80-90 pedalate al minuto, è altrettanto vero che ogni ciclista ha un suo regime di "rivoluzione" del pedale ottimale.

Eppure quello della ricerca dell'agilità a tutti i costi è uno dei "tabù" quasi intoccabili che ci giunge dal passato.
Ma quale agilità straordinaria deve mai inseguire il cicloturista - magari già avanti negli anni - che ha come esigenza fondamentale quella di pedalare attorno ai 25-30 all'ora?

Dunque se uno è agile per natura non compromette le sue qualità, anche se passa dalle pedivelle da 170 a quelle da 180.
Ma veniamo, infine ai vantaggi.
Le analisi biomeccaniche concordano nel segnalare che pedivelle più lunghe azionate ad identico ritmo e con lo stesso rapporto alla ruota libera, consentono di economizzare la forza di spinta sui pedali. Oppure, con la stessa quantità di forza, consentono una marcia più veloce.
Calcoli esemplificativi compiuti in vari laboratori di fisiologia e biomeccanica stabiliscono che, a parità di ritmo, con pedivelle da 180 mm.e un rapporto 52x13 si compie uno sforzo identico a quello che si otterrebbe usando pedivelle da 170 e un rapporto 52x14.
Dunque un vantaggio non disprezzabile, specie in situazioni particolari dove occorrano sforzi intensi (salita, gare contro il tempo, ecc.).
A questo si può aggiungere l'attività in Mtb, in mountain bike, dove la pedivella "lunga" offre indiscussi "atout", non essendoci in questa particolare attività problemi di regimi di rotazione particolarmente elevati.

La ricerca di una leva sempre più favorevole, inoltre, è testimoniato dal passato.
Anquetil usava pedivelle da 180 nelle prestigiose gare a cronometro stravinte (come il Gran Premio delle Nazioni); Darrigade usava quelle da 175 in montagna, e da 170 in pianura; Merckx quelle da 177,5 (contro le 175 abitudinarie). Marc Madiot, due volte vincitore della Parigi-Roubaix (l'ultima proprio quest'anno), usava sempre pedivelle da 180, pur con un cavallo del tutto "normale": 86 cm.! E senza problemi tendinei o muscolari di sorta.
Il vantaggio è talmente apprezzabile che è addirittura possibile strafare.
Cioè esser portati dalla facilità di azionare rapporti più lunghi ad impegnare una potenza maggiore. Ma questo si può benissimo controllare, verificando che la frequenza cardiaca non salga oltre certi livelli.
Per contro l'uso di pedivelle molto corte impedisce al cuore di salire oltre certe frequenze"

Attenzione, io non voglio sostenere che la pedivella più lunga è meglio, ma credo che ci siano svariate condizioni (in mtb!) dove potrebbero dare indubbi vantaggi....inoltre la trovo perfetta per la 29er dove i classici rapporti da 26er non si adattano perfettamente all'aumentato sviluppo metrico...quindi c'è chi preferisce usare una guarnitura 20/30/40 per recuperare quel 10%, oppure, come me, preferisce una leva più vantaggiosa....naturalmente sempre con cassetta 12/34!


aggiungo inoltre la mia esperienza personale fatta passando da pedivelle 170 (la mia prima mtb acquistata assolutamente da profano!!) e quella successiva che invece installava le 175; bene, da oggi a domani, salite molto ripide che riuscivo a fare solo se mettevo il 22, mi sono trovato improvvisamente ad eseguirle con il 32....mi dissi :nunsacci::nunsacci::nunsacci:: che forte che sono diventato!!:smile:....ok, la bici nuova era un po' più leggera, più esclusiva, ma...la salita è sempre quella ed il mio allenamento (benchè sospinto dall'entusiasmo!) restava cmq quello dei giorni prima; l'unica vera differenza sostanziale era la lunghezza delle pedivelle! ecco, da allora mi era rimasto questo tarlo che mi brulicava in testa; ecco quindi il perchè della 180 su uno "piccolo":smile: come me....
 

CROPCIRCLE

<b>29er Taleban</b>
2/4/07
2.420
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Anche io ho sempre usato pedivelle da 180mm ed ho il medesimo cavallo dell'esempio: 86cm ! Mai avuto nessun problema e le avevo montate anche sulla BDC. :medita:
 

turtle delux

Biker serius
2/1/08
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....lo so, la scelta parebbe azzardata....ma invece io credo che 5mm di pedivella in più, per un amatore come me (ossia che non ama far girare le gambe a 120ped/min), abbiano solo dei vantaggi.

allego articolo trovato in rete che quota al 100% il mio pensiero:

"Un limite nell'utilizzazione di quelle più lunghe è individuato nel fatto che "fanno più strada", durante la rivoluzione del pedale.
Una pedivella da 160 mm percorre una circonferenza di 1.004,8 mm.
Una da 165 mm ne fa 1.036,3.
Una da 170 mm 1.067,6 mm.
Una da 172,5 mm 1.083,3 mm.
Una da 175 mm 1.099 mm
Una da 180 mm 1.130,4.
A 110 pedalate al minuto la pedivella da 160 mm avrà percorso 110.528 mm (1.004,8 per 110), mentre una da 175 avrà coperto 120.890 mm. Con una differenza lineare di 10.362 mm. Ovvero più di 10 metri e mezzo.
Ma, se questo dato è incontestabile è altrettanto vero che la pedivella più lunga consente di spingere un rapporto più lungo, perché aumenta il cosiddetto braccio della potenza ed il sistema di leve (coscia-tibia-piede-pedivella) diventa più favorevole a parità di forza applicata. Con notevoli vantaggi, specie sul passo e in salita.
E in volata?
A parità di numero di pedalate sviluppate la pedivella più corta obbliga il pedale a "coprire" una maggiore distanza. Ed è necessario avere una muscolatura realmente da velocista, cioè in grado di mobilizzare così velocemente le proprie fibre (il che accade per lo più negli sprinter puri).
Inoltre, come si sa, la rapidità muscolare è una dote per lo più innata (dipende dal numero di fibre "veloci" presente nei muscoli) prettamente nervosa, difficilmente allenabile, facilmente deteriorabile nel tempo (età).
Il che comporta una conseguenza: che la cosiddetta "agilità" (facilità e alta frequenza nella pedalata) sia estremamente variabile e personale, ed il suo limite massimo corrisponda ad una soglia di "ossigenazione " periferica muscolare (attraverso il sangue trasportato dai capillari) che è altamente soggettiva.
Se è vero che un rapporto alla ruota libera si comincia a "girare" bene attorno alle 80-90 pedalate al minuto, è altrettanto vero che ogni ciclista ha un suo regime di "rivoluzione" del pedale ottimale.

Eppure quello della ricerca dell'agilità a tutti i costi è uno dei "tabù" quasi intoccabili che ci giunge dal passato.
Ma quale agilità straordinaria deve mai inseguire il cicloturista - magari già avanti negli anni - che ha come esigenza fondamentale quella di pedalare attorno ai 25-30 all'ora?

Dunque se uno è agile per natura non compromette le sue qualità, anche se passa dalle pedivelle da 170 a quelle da 180.
Ma veniamo, infine ai vantaggi.
Le analisi biomeccaniche concordano nel segnalare che pedivelle più lunghe azionate ad identico ritmo e con lo stesso rapporto alla ruota libera, consentono di economizzare la forza di spinta sui pedali. Oppure, con la stessa quantità di forza, consentono una marcia più veloce.
Calcoli esemplificativi compiuti in vari laboratori di fisiologia e biomeccanica stabiliscono che, a parità di ritmo, con pedivelle da 180 mm.e un rapporto 52x13 si compie uno sforzo identico a quello che si otterrebbe usando pedivelle da 170 e un rapporto 52x14.
Dunque un vantaggio non disprezzabile, specie in situazioni particolari dove occorrano sforzi intensi (salita, gare contro il tempo, ecc.).
A questo si può aggiungere l'attività in Mtb, in mountain bike, dove la pedivella "lunga" offre indiscussi "atout", non essendoci in questa particolare attività problemi di regimi di rotazione particolarmente elevati.

La ricerca di una leva sempre più favorevole, inoltre, è testimoniato dal passato.
Anquetil usava pedivelle da 180 nelle prestigiose gare a cronometro stravinte (come il Gran Premio delle Nazioni); Darrigade usava quelle da 175 in montagna, e da 170 in pianura; Merckx quelle da 177,5 (contro le 175 abitudinarie). Marc Madiot, due volte vincitore della Parigi-Roubaix (l'ultima proprio quest'anno), usava sempre pedivelle da 180, pur con un cavallo del tutto "normale": 86 cm.! E senza problemi tendinei o muscolari di sorta.
Il vantaggio è talmente apprezzabile che è addirittura possibile strafare.
Cioè esser portati dalla facilità di azionare rapporti più lunghi ad impegnare una potenza maggiore. Ma questo si può benissimo controllare, verificando che la frequenza cardiaca non salga oltre certi livelli.
Per contro l'uso di pedivelle molto corte impedisce al cuore di salire oltre certe frequenze"

Attenzione, io non voglio sostenere che la pedivella più lunga è meglio, ma credo che ci siano svariate condizioni (in mtb!) dove potrebbero dare indubbi vantaggi....inoltre la trovo perfetta per la 29er dove i classici rapporti da 26er non si adattano perfettamente all'aumentato sviluppo metrico...quindi c'è chi preferisce usare una guarnitura 20/30/40 per recuperare quel 10%, oppure, come me, preferisce una leva più vantaggiosa....naturalmente sempre con cassetta 12/34!
Ciao Scuba, questo articolo o similare era già stato riportato sul forum ed essendo fuori dal solito coro è doppiamente interessante. Chi l'aveva riportato prima di te non ne conosceva l'autore o/e la provenienza. Potresti indicarlo tu se sei riuscito a reperirli, visto che sarebbe importante per valutare la portata di ciò che vi si afferma. Comunque le misure riportate non mi sembrano così straordinarie. Che uno con un cavallo da 86 usi una pedivella da 180 mi sembra logico.Poi sai prendere ad esempio certi campionissimi è sempre molto rischioso, se non erro "il cannibale" usava per le tappe di montagna corone che spaventerebbero più di qualche prof di oggi. Forse il discorso è stato già digerito in campo bdc dove, ripeto forse, non è sentito il rischio di toccare per terra mentre nella mtb si è voluto controllare maggiormente questa eventualità; da qui l'uso di pedivelle forse un pò corte. Sarebbe interessante l'opinione di un biomeccanico.
 

goxer

Biker superis
21/5/08
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Forse il discorso è stato già digerito in campo bdc dove, ripeto forse, non è sentito il rischio di toccare per terra mentre nella mtb si è voluto controllare maggiormente questa eventualità; da qui l'uso di pedivelle forse un pò corte.


Fai bene a dire forse.
Prova a fare una curva lunga ed essere costretto a pedalare...
Quando il pedale interno tocca l' asfalto ti capita l' esperienza di vivere un secondo che dura un' ora...
 

CROPCIRCLE

<b>29er Taleban</b>
2/4/07
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TO
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Ciao Scuba, questo articolo o similare era già stato riportato sul forum ed essendo fuori dal solito coro è doppiamente interessante. Chi l'aveva riportato prima di te non ne conosceva l'autore o/e la provenienza. Potresti indicarlo tu se sei riuscito a reperirli, visto che sarebbe importante per valutare la portata di ciò che vi si afferma.

Parte di quanto riportato sopra si trova anche sul libro "Ciclismo su strada" scritto da Bernard Hinault (Imho, uno degli ulrimi grandi "cannibali" del ciclismo) edizioni Sperling & Kupfer.

Se intendi montare pedivelle più lunghe su una bdc dovresti fare un telaio con il movimento un po' più alto ovviamente. Sulla bdc le pedivelle lunghe non sono così diffuse perchè la teoria vuole che sia più facile pedalare agile con pedivelle più corte, per i motivi già spiegati: la pedivella più lunga fa più strada ... moltiplicalo per il totale dei km di una corsa su strada è viene fuori una bella differenza. In ogni caso vedo che lo standard da 170mm sulle bdc in questi ultimi anni ha avuto la tendenza ad allungarsi passando a 172.50 ma cmq. non mancano certo quelli che usano anche pedivelle da 177.5 come Tom Bonen o Ulrich.

La lunghezza delle pedivelle è cmq. un dogma molto radicato ... ricordo benissimo quando correvo su strada che andai con un mio compagno alto 191 con un cavallo di 90mm da un notissimo costruttore di bici che, anche per lui abituato ad usare pedivelle da 175 come sulla MTB, impose invece le 170 "perchè la gamba gira meglio" !!! Allora uno alto 165, magari con un cavallo da 65 cosa dovrebbe usare 150mm ???
In passato sono andato 2 volte da un biomeccanico per trovare la posizione migliore sia sulla bdc che sulla MTB e nessuno ha fatto obiezioni sul fatto che usassi pedivelle da 180mm, anzi uno ha confermato quanto ho sempre pensato, cioè che alla fine, come scritto anche nel libro anzidetto, è solo questione di abitudine.

In ogni caso concordo con quanto detto da Scuba:

Attenzione, io non voglio sostenere che la pedivella più lunga è meglio, ma credo che ci siano svariate condizioni (in mtb!) dove potrebbero dare indubbi vantaggi....
 

scubafox68

Biker forumensus
23/4/07
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Ciao Scuba, questo articolo o similare era già stato riportato sul forum ed essendo fuori dal solito coro è doppiamente interessante. Chi l'aveva riportato prima di te non ne conosceva l'autore o/e la provenienza. Potresti indicarlo tu se sei riuscito a reperirli, visto che sarebbe importante per valutare la portata di ciò che vi si afferma. Comunque le misure riportate non mi sembrano così straordinarie. Che uno con un cavallo da 86 usi una pedivella da 180 mi sembra logico.Poi sai prendere ad esempio certi campionissimi è sempre molto rischioso, se non erro "il cannibale" usava per le tappe di montagna corone che spaventerebbero più di qualche prof di oggi. Forse il discorso è stato già digerito in campo bdc dove, ripeto forse, non è sentito il rischio di toccare per terra mentre nella mtb si è voluto controllare maggiormente questa eventualità; da qui l'uso di pedivelle forse un pò corte. Sarebbe interessante l'opinione di un biomeccanico.

ciao, in effetti sono stato io a postare lo stesso articolo circa un anno fa (che la dice lunga da quanto sta cosa delle pedivelli mi girasse in testa)...in realtà chiedevo se ci fosse qualcuno che usasse pedivelle da 180 su mtb da 26"...sono stato più volte tentato di acquistarne una e provare, ma mi sembrava un po' azzardato spedere 140€ (sh xt) con il rischio di poi non trovarsi (perchè alla fine la teoria va confermata con i fatti e la questione è cmq troppo soggettiva); così ho aspettato il momento giusto...ed è arrivato con la 29er.
In realtà, faccio fatica a valutare la reale differenza rispetto alla 175 che ho nella 26"...
l'articolo l'ho trovato inrete...su google..facendo una ricerca con "lunghezza pedivelle"...
 

Ubaldo

Biker velocissimus
Anche io ho sempre usato pedivelle da 180mm ed ho il medesimo cavallo dell'esempio: 86cm ! Mai avuto nessun problema e le avevo montate anche sulla BDC. :medita:
infatti, sono in molti a non avere problemi. Io sono 1.75 ad esempio e uso la 175 in mtb, ma sula bdc son stato più conservativo, 172,5. Prima avevo la 170, ho sentito subito una minore rotondità, ma poi si comprende che è soprattutto una questione di allenamento e abitudine...
 

turtle delux

Biker serius
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In passato sono andato 2 volte da un biomeccanico per trovare la posizione migliore sia sulla bdc che sulla MTB e nessuno ha fatto obiezioni sul fatto che usassi pedivelle da 180mm, anzi uno ha confermato quanto ho sempre pensato, cioè che alla fine, come scritto anche nel libro anzidetto, è solo questione di abitudine.
infatti anche a me che sono alto 1,73 con cavallo 81,5 hanno consigliato sia per la bdc che per la mtb pedivelle da 175 mentre miei amici che stanno tra 1,80 e 1,85 montano tutti pedivelle da 180, essendo la cosa logica secondo le mie esperienze, non capivo bene cosa c'era di strano nell'articolo riportato.
 

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