Neanche il tempo di riprendermi dal "Collegio Indecenti" di oggi!...
Mega quotone per rispondere un po' a chi ha messo in campo parecchi spunti di discussione.
Mah..2-5 anni la durata di un telaio ben tenuto..mi sembra che sia un articolo filovenditore..per incentivare a cambiare le bici frequentemente..ovvio che un telaio usato da 5 anni non è paragonabile ad un telaio nuovo..ma se ben tenuto può andare molto oltre i 5 anni..parere personale naturalmente.
Ne dura anche di più, se vogliamo, dipende da quanto lo si affatica e da come è progettato.
Aggiungo altro dopo.
mi spiace perchè solitamente leggo articoli molto interessanti e utili nel tech corner.
questo invece è totalmente velleitario, in quanto basato su un numero talmente alto di variabili che non aveva neanche senso porsi la domanda su cui è basato!
Quanto può durare ogni singolo componente? finchè si rompe! non ci sono altre risposte possibili! hai presente quante variabili ci sono in campo??
non-sense
A volte è opportuno controllare e sostituire prima che si rompa, perché a me si ruppe un cannotto forcella e porto ancora i segni sulla fronte.
E quando ci penso, sono contento di essere ancora vivo, verticale e pedalante.
vi prego no.... come quell'articolo su mb action italiano che parlava dello stesso argomento.... ci hanno già pensato loro quella volta a fare un articolo assurdo e fuorviante....
Purtroppo pensiamo che tutto sia per sempre, invece ha una durata limitata.
non capisco su cosa basi la durata di un telaio... poso capire che i cinematismi si deteriorino a causa di sporco e usura, ma la resistenza strutturale dipende dai criteri di progettazione...
Puoi progettarlo bene quanto vuoi, ma troverai sempre qualcuno che lo sollecita fino a portarlo a rottura.
Magari dopo trent'anni.
io spero che il mio amico steve venga qui a raccontare i suoi 90.000 km del suo frontino xc in carbonio.... steve se ci sei batti un colpo!
Dipende da come la usa, e anche da come è nata.
In California c'è una lampadina a incandescenza accesa ininterrottamente da più di 100 anni, l'eccezione che conferma la regola. (non volermene, io sono il primo che sarebbe contento di vedere durare così a lungo un telaio, ma finora li ho rotti tutti molto prima
)
Aia..la mia bike ha il telaio del 2005 e la forca del 2008..
Che siano rotti e non me ne sia accorto??
Scherzi a parte e IMHO, hai preso abbondantemente in maniera pessimistica la questione, almeno per il telaio e la forcella...
Nel senso, dubito (ma parlo da ignorante, nel senso che non ho mai parlato con nessun progettista di telai), che i telai delle bici siano progettati per un numero determinato di cicli, bensì siano a vita infinita(ingegneristicamente parlando).Il numero di sforzi a cui sono sottoposti hanno un influenza sul cedimento a fatica che non dovrebbe andare ad influenzare la loro durata. Non penso siano progettati, come ad esempio il campo dell'aeronautica, con un determinato numero di cicli limite, che poi si traduce in tempo, e che determina la fine della vita strutturale del componente.. Non avendo mai preso ancora ne telaio ne forca nuovi non lo so, ma non penso ci sia scritto che la struttura è data per x ore di funzionamento(inteso non come paraoli o elementi di consumo, ma di steli, foderi cannotto ad esempio).
Imputo la rottura di componenti così sollecitati più a trascuratezza nella manutenzione, impatti fuori dalla norma( fuori da quelli già gravosi previsti nella progettazione, ad esempio che ti schiacci la bici un tir), ma soprattutto difetti nel processo produttivo, quali saldature e varie bonifiche del materiale dopo i vari trattamenti meccanici.
Non mi fiderei a produrre un telaio che abbia una durata limitata per poi venderlo alla grande massa.
Tutto questo discorso cade se scrivono la durata del telaio
Come giustamente hai osservato però, è tutto molto labile in quanto si ha un uso ben diverso da utente ad utente, e ciò pregiudica un ampio range di durata..
Le norme ISO parlano di standard minimi di durata, traducibili in qualche decina di migliaia di km nell'uso medio standard.
Poi capitano in mano a quello che li massacra perché ha una potenza esuberante, e durano 6 mesi, oppure a quello che li sfrutta al 10% delle loro potenzialità e li lascia in eredità ai nipoti.
Molto interessante, ma molto molto difficile essere precisi. Se mi permetti un appunto, più che in anni avrei espresso la durata dei vari componenti in km che è molto più diretto ed immediato come parametro. Ok hai specificato quanto lo si usa (2 giri brevi + uno lungo a settimana), ma il breve e il lungo è soggettivo e senza comntare che poi chi la usa di più o di meno deve ricalcolarsi tutti i tempi...anche perchè poi le molte altre varianti che hai correttamente elencato (tipo di uso, condizioni climatiche, manutenzione, qualità del componente ecc.) aggiungono ulteriori variabili che rendono una quantificazione molto molto difficile.
Quel che di certo è corretto è che nulla è per sempre....salvo l'amore forse
E' effettivamente MOLTO difficile fornire dati precisi, qui parliamo di valori medi probabili desunti dall'esperienza.
Naturalmente ciò che è scritto nell'articolo ha fondamento nella statistica oltre che all'esperienza personale di chi lo ha redatto.
Chiaro che, come premesso nell'articolo, l'intensità, la frequenza e la perizia d'uso fanno la differenza in termini temporali. Altra discriminante importante è l'accidentalità, caso tipico del deragliatore posteriore e dei cerchi.
Ci sono invece dei parametri scientifici che sarebbe interessante conoscere: i risultati dei test a fatica.
Cosa che ogni produttore dovrebbe fare e ci porterebbe alla consapevolezza se il componente in nostro possesso ha superato il proprio ciclo di vita.
È possibile avere delle tabelle basate su test oggettivi, almeno indicative?
Aspetto anche l'intervento di ottomilainsù, per esempio, che ha avuto esperienze dirette...
Sarebbe bello, ma la normativa prevede che si superino dei test standard, di accettabilià minima.
Per il resto un test di fatica è una operazione costosa, lunga, e per dare risultati attendibili deve essere condotto su decine di pezzi con "storie di carico" riproducibili e aderenti alla realtà.
Solo nel settore dei trasporti stradali, ferroviari e aerei si fanno questi test, ma spesso e volentieri sono patrimonio gelosamente custodito dalle case costruttrici.
La normativa dice che devono resistere "tot", ciascun produttore si attrezza per rispettarla.
L'usura a fatica è una causa importante di rottura nei telai e nei componenti delle biciclette. Parliamo di componenti spesso progettati al limite, verso che la richiesta del mercato è sempre orientata verso prodotti leggeri e rigidi.
Stavo valutando di scrivere un articolo sull'argomento, se interessa ci si può lavorare!
Che frequenza di utilizzo? Su che percorsi? Non credo ci abbia fatto una media di 2-3 uscite settimanali su percorsi all mountain-enduro.
Anch'io ho un frontino del 2000 che funziona perfettamente. Un eccezione alla regola? Non direi, visto che non è stato usato secondo le condizioni tipo ipotizzate nell'articolo.
Ripeto, avete una media di 2-3 uscite la settimana, inverno compreso?
Esattamente... I valori che ho riportato derivano da:
- esperienza diretta come rider
- esperienza diretta relativa al gruppo di amici con cui pedali ed ai bikers che frequento
- esperienza nell'ambito sospensioni, dove mi capita di mettere mano a forcelle ed ammortizzatori anche piuttosto datati.
A dover essere sincero, andando a vedere i miei personali dati di sostituzione componenti, sono decisamente più stretti di quelli riportati nell'articolo. Eppure la frequenza di utilizzo è di ca 2-3 uscite settimanali medie durante l'anno (di inverno esco meno, di estate di più ma la media è quella).
Pura utopia se usi la bici per quello che è nata! Anche girando su asfalto in piano usureresti la trasmissione molto prima...
A me interessa..
Comunque si, sono progettati al limite, ma qual'è questo limite?
Nel senso, il limite di avere un telaio che resista a vita infinita , o il limite di un telaio che resista a x ore?
(solitamente sai bene che i cicli vengono tramutati in ore di funzionamento)
Perchè le due cose sono ben diverse..
Riporto l'esempio dell'aeronautica dato che è comune:
un componente viene progettato tenendo conto di tutte le variabili e viene dato per 100 ore di funzionamento, dopo 100 ore prendi e lo cambi, anche se sembra perfetto dato che statisticamente hanno visto che magari dopo 130 ore(dipende dal CS utilizzato, solitamente da 4 in su per vita a fatica), lui si rompe...ma tutto ciò è dichiarato!
Nel telaio dichiarano una certa vita?
Altrimenti sono a vita infinita(mi auguro), e quelli rotti sono la piccola percentuale non eliminabile dei difetti di produzione(salvo errori progettuali).
Anche perchè se spendo 3000€ per un telaio che dopo qualche hanno perde le sue caratteristiche, beh, conferma il
mio punto di vista che costano troppo per ciò che offrono..
Il tuo articolo lo vedo bene per uno che forse usa la bici come la usi tu, pedali tanto, ci vai giù secco etc etc..
Diciamo che hai toccato un argomento delicato (forse peggio dei 26 vs 29 o C vs Al)
Comunque a mio avviso la cosa più assurda di questo articolo è che per molti componenti la durata prevista è inferiore a quella di garanzia il che vorrebbe dire che tutte le casa prodruttrici dovrebbero darti al momento della vendita il pezzo che hai comprato e direttamente quello da sostituire dopo 1 anno.
Dany è abbastanza surreale questo articolo a mio avviso.
Forse non l'ho spiegato chiaramente, ma nel caso del cambio ho valutato anche la probabilità di rottura. I 6-12 mesi sono la "speranza di vita" del cambio utilizzato 2-3 volte la settimana su percorsi am, mentre i 18 mesi riportati di seguito sono la sua vita utile, ovvero quando può presumibilmente durare se non si rompe prima, tenendo in considerazione piccoli traumi ed urti come possono essere sassate, eventuali cadute che possono provocare piccoli danni al cambio senza arrivare alla completa rottura. Un esempio: cadi, il cambio sbatte, si storce leggermente ma funziona ancora: questo è un piccolo danno che non comporta la rottura del componente. In 18 mesi di uso cadrai più di una volta e prenderai numerose sassate, per cui è ragionevole che dopo diversi piccoli colpi il cambio non funzioni più correttamente e vada sostituito.
Dovendo basarmi sulla mia esperienza, la statistica dice che nella mia carriera di biker ho sostituito mediamente un cambio ogni ca 5 mesi, eppure sulla Intense ho un X9 con quasi 2 anni alle spalle...
Credevo che fosse piuttosto chiaro, come ho scritto nell'articolo:
Mi sembra abbastanza evidente che non si tratta di un'analisi statistica, ma empirica. Sei tu che sei partito a zero sostenendo che si tratta di una statistica
Comunque, perchè non riporti la frequenza di uso delle tue bici? Sono curioso di vedere, una volta fatta la dovuta proporzione, di quando ci discostiamo dalla mia stima
Butto lì un po' di dati personali:
- prima bici, la famosa Cinelli Ottomilaisù del 1991.
Pensionata dopo 5 anni e circa 40000 km di uso, cricche di fatica sparse qua e là per il telaio.
Cambiato 4 guarniture e corone (una rotta per fatica dopo 1,5 anni), 6 manubri, 3 coppie di
ruote, 2 deragliatori posteriori e "n" movimenti centrali (non ricordo quanti!)
- seconda bici: GT Bravado in acciaio del '96, rotto il telaio per fatica dopo 11 mesi e 5000 km.
- "terza" bici: ancora GT Bravado del '97 (sostituzione in garanzia) rotto per fatica dopo 14 mesi e 5000 km... riparato da me medesimo con saldatura, declassato a "bici da viaggio", è durato fino al 2009, è ancora intero ma... meglio lasciarlo appeso al chiodo.
- quarta bici: Olympia, ma non fa testo, fracassata contro un'auto dopo un paio di anni...
- quinta bici: GT Zaskar in alluminio del 2000, rotto nodo sella telaio per fatica dopo 6 anni d'uso. I pezzi della trasmissione (non tutti) e la forcella (
Marzocchi Z1 X-Fly) girano ancora sulla bici da viaggio.
- sesta bici: Wilier, venduta quasi nuova (errore misura telaio), fuori da questa classifica, la cito solo perché la ho adoperata qualche mese;
- settima bici: GT Zaskar Carbon Pro, ad oggi ha circa 6000 km e 72000 m di dislivello, tutto ok per ora;
- ottava bici: GT Force Carbon Expert... rotto carro posteriore dopo un anno e mezzo, sostituito il telaio, ad oggi fatti 3600 km e 66000 m di dislivello in salita;
- nona bici: bdc Wilier in cartonio, 6300 km e tutto OK per ora.
(queste tre le alterno nell'uso da tre anni circa, più c'è quella da viaggio che ormai cammina anche lei sui 6000 km abbondanti).
Esco almeno 3 volte a settimana in media, le bici non le tratto certo con i guanti (ho fatto un drop persino con la bdc!).
Poi dovrei conteggiare gli infiniti pezzi che ho disintegrato durante gli anni d'università, ho perso il conto di telai, forcelle, pedivelle, pedali rotti o piegati.
Una pedivella addirittura la ho piegata semplicemente pedalando... ma questo è un altro discorso, erano dei "RUMI", rottami usati messi insieme
In conclusione... se vogliamo trattare il problema in modalità rigorosa non è più finita, né io probabilmente sarei la persona più indicata per farlo, non sono un professore di Meccanica della Frattura in campo lineare elastico o, peggio, in campo elastoplastico non lineare.
Ma forse lo scopo più immediato di una trattazione dell'argomento potrebbe essere quello di indurre la consapevolezza che:
- una bici non è per sempre;
- ovvero la sua durata è limitata;
- chi la usa deve esserne consapevole;
- chi la usa deve essere il primo a tenerla d'occhio per scoprire eventuali danneggiamenti che, nella migliore delle ipotesi, lo fanno restare a piedi sul più bello di un giro, nella peggiore possono costare care.
Io ho inteso così questo articolo, non certo come un invito a spendere o un "terrorismo" psicologico per allontanare la gente dalla bici.
Non è facile presentare questi argomenti, entriamo nel campo della Meccanica con la M maiuscola, sono ostici per chi li affronta ad Inegegneria Meccanica indirizzo Costruzione di macchine, figurarsi per gli altri.
Ho appena terminato l'anno scolastico e come ultimo argomento, in una mia classe all'ITIS, ho trattato proprio la fatica.
Semplificata fin che si vuole, ma è pur sempre una brutta bestia, un cinghialone ingoiato tutto intero che abbisogna di grosso impegno per essere digerito.
Vabbè, basta... sennò passo per