Azz... Immagino la paura... Raccontaci piú in dettaglio.
Stavo trascorrendo la prima metà di settembre al paese di mio padre, un paesino collinare immerso nei boschi umbri, tra Todi e Orvieto. Tutti gli anni facevo le vacanze lì.
Un mio zio di secondo grado insieme al suocero e un altro compaesano erano soliti organizzare battute di caccia a partire dai primi di settembre. Non erano degli esperti in materia ma avevano tre cani che erano un portento, da soli sopperivano all'inesperienza dei padroni.
Un giorno mio zio mi propose di partecipare ad una di queste battute così mi aggregai pensando che potevo cogliere anche l'occasione per cercare qualche fungo che non manca mai da quelle parti..
La partenza era prevista per le 4 del mattino, con il buio che ancora predominava. Dovevamo recarci a pochi chilometri di distanza dal paese, inerpicandoci su per le colline dopo alcuni tornanti di strada in salita.
Fermammo le auto in una curva sotto un declivio boscoso che conoscevano bene perchè 500 metri più su, immerso nel bosco, c'era un vascone in cemento costruito per far abbeverare gli animali di pascolo, ma usato all'occorrenza anche da animali selvatici come cinghiali, volpi ed altri.
Aleggiava un manto di nebbia che saliva dal terreno e s'insinuava fin su tra gli alberi nascondendo il sottobosco alla vista.
Quando scaricammo le attrezzature dalle auto i cani, di solito sempre vispi e vivaci, sembravano depressi e restii a scendere. Dovemmo esortarli non poco a mettere le zampe in terra.
Una volta scesi camminammo in direzione del vascone che da quanto capii stabiliva un punto di riferimento per i miei compagni di caccia, da cui ripartivano per inoltrarsi nel fitto del bosco.
Nel più completo buio e silenzio arrivammo a circa 50 metri da questa vasca che i cani si piantarono e si girarono verso la strada da dove eravamo venuti, quasi volessero tornare indietro. A nulla valsero gli sforzi e le esortazioni di mio zio e degli altri per cercare di dissuaderli da questo comportamento inspiegabile. Mentre si cercava di capire come fare, sentimmo degli sciacqui provenire dal vascone, come di un animale che si stava facendo il bagno. Ci guardammo con il sorriso sulle labbra credendo fosse qualche bella preda intenta ad abbeverarsi, così per tacito assenso io e mio zio con tutte le cautele del caso lasciammo gli altri due con i cani e ci avvicinammo alla fonte del rumore. Nel mentre i cani iniziarono a guaire in modo sinistro.
Arrivammo a circa una quindicina di metri quando ci sentimmo intimare da una voce che proveniva dall'acqua sul lato destro, e che di umano aveva ben poco: "Non vi avvicinate!!".
Raggelati guardammo in quella direzione e intravedemmo nella nebbia la sagoma di un uomo immerso nella vasca fino al petto e con gli occhi rossi accesi come braci di fuoco. Quest'immagine da allora mi si stampò nella mente e me la porto appresso a vita. Mio zio che mi stava accanto mi prese per il braccio e sentii in quel momento che tremava...all'unisono senza voltare le spalle all'uomo iniziammo a camminare all'indietro finchè fatti alcuni passi sbattemmo addosso ad un albero, di lì in poi si trattò di una fuga precipitosa a raggiungere gli altri e a scappare tutti insieme.
Seppi poi che mio zio aveva riconosciuto la persona nella vasca perchè nel paese era diceria comune che fosse un cosiddetto lupo mannaro, si trattava di un uomo prossimo alla sessantina. Anche io avevo sentito le voci paesane in proposito, ma non gli avevo mai dato molto adito. Mio zio mi disse che era stato incontrato da più di qualche persona nottetempo nei pressi di vasche o fontane perchè, a quanto pare, quando gli subentra il suo malessere deve trovare una di queste fonti dove immergersi per placare una specie di smania. Se le trova, l'acqua lenisce la sua sofferenza e il suo stato, altrimenti non si sa cosa succede e cosa s'innesca.
Da allora, per alcuni mesi, ho potuto dormire soltanto con l'ausilio dei farmaci. Faccio tutt'oggi incubi ricorrenti e da quando vado in mountain bike (passione che ho da 5 anni a questa parte) non mi spingo mai in zone boscose, e mai in solitaria. Ho il porto d'armi e quando vado in bici mi accompagna sempre nello
zaino la mia inseparabile compagna: una Glock calibro 40.
Sono uno dei pochi a sapere che dietro la realtà di tutti i giorni si celano cose incomprensibili e dietro quelle che vengono forse ritenute malattie vi sono aspetti soprannaturali. Questa consapevolezza non mi aiuta a vivere meglio ma almeno so cosa posso aspettarmi qualora m'imbattessi in un evento del genere. Il solo scrivere queste righe è stato uno sfogo che mi ha sollevato l'animo