Forse i miei 25 lettori (così tanti?) ormai disperavano che avrei raccontato il mio viaggio di questa scorsa (e umida) estate 2011.
Invece un po' alla volta arriverà il resoconto di una vacanza incerta fino all'ultimo, non programmata in alcun modo, con l'itinerario deciso quasi giorno per giorno.
Dunque è la mattina del 3 agosto 2011 e un rombante trenino mi aspetta a Ponte nelle Alpi, destinazione Calalzo - Pieve di Cadore - Cortina.
La bici è pronta dalla sera prima, i bagagli sono caricati, tutto sembra a posto.
Questa volta parto più leggero del solito, con appena 20 kg di bagaglio, attrezzato con tutto il necessario per affrontare anche condizioni meteo avverse.
Ah, se qualche foto è così così, beh, pazienza... non prevedo di tornare da quelle parti a breve.
In realtà il mezzo di trasporto era pronto da tempo, con nuovi portapacchi, freni a disco per ovviare ai problemi riscontrati negli anni precedenti (ero rimasto senza freni causa la combinazione micidiale di acqua+sabbia), borse a tenuta stagna già collaudate (e benedette) lo scorso anno.
All'allestimento in foto mancano ancora i parafanghi che stavolta saranno integrali.
La decisione la ho presa per via di una sorta di presentimento, "saranno un po' ridicoli ma è meglio prevenire", non si sa mai.
La prova generale, il battesimo della pioggia, la avevo fatta solo una settimana prima, correndo una gara su strada sotto ad un diluvio allucinante, vento, freddo, acqua da sopra e da sotto, la Coppa Cobram, insomma.
Tra di me dicevo "speriamo di averne presa abbastanza per tutto il resto dell'estate"... sarà vero?
Si parte, i pochi chilometri per Calalzo vengono coperti senza problemi, qualche scorcio della valle merita delle foto.
Longarone, la diga del Vajont.
Il Boite, l'imbocco sud di monte Zucco.
Saluto Calalzo.
Da Calalzo "tocca" proseguire in bici, d'altro canto questa è la mia scelta.
Il bel tempo promette una piacevole giornata, la distanza da affrontare fino a Dobbiaco prevede una costante ma agevole ascesa fino al passo di Cimabanche, da quota 740 si scollina a 1530 m sul mare.
Poi a Dobbiaco deciderò da che parte andare.
Il tempo è bello, la gamba è buona e sono già verso il passo, sul tracciato della fu SFD qui sotto ai ghiaioni del Pomagagnon.
Cimabanche, via di corsa verso Dobbiaco.
A Dobbiaco... piglio il treno? No, decido che scenderò la Pusteria verso Fortezza e il Brennero.
Cimelio austro-ungarico recuperato rocambolescamente da un casello diroccato... il bagaglio si appesantisce (di poco).
A Fortezza decido che è il caso di provare la ciclabile per il Brennero, in fondo ho percorso "solo" 140 km finora quasi tutti in discesa.
Però il tratto per Vipiteno è un po' sadico, ricavato nel poco spazio disponibile alterna tratti agevoli a rampe tostissime, con pendenze anche maggiori di quanto indicato.
Poco male, passa anche questo, non ho la minima intenzione di dare un centesimo in più a quella banda di delinquenti che sulla linea del Brennero manda la polizia per buttar giù dal treno i pericolosissimi ciclisti.
L'esperienza dello scorso anno mi è bastata.
Il tempo è persino troppo bello, la giornata si fa quasi afosa ma la sorpresa è dietro l'angolo... difatti a Vipiteno la vista verso il Brennero non è confortante.
Dopo una sosta per rifornimento, sono circa le 16 quando attacco l'ultima rampa verso il Brennero.
Dopo Colle Isarco la ciclabile segue il tracciato della ferrovia, dapprima in affiancamento e poi sulla parte abbandonata con la costruzione della variante in galleria.
Bene, la pendenza non supera il 2% e questo vuol dire che riuscirò a tenere una buona velocità, tra i 20 e i 25 km/h, così forse passerò il Brennero prima del temporale.
Casello abbandonato e diroccato...
Segnali lasciati a testimonianza della ferrovia.
Come non detto: subito dopo si scatena il diluvio, pioggia gelida e vento fortissimo.
Vado avanti dato che non vi è alcun modo di trovar riparo e dopo un po', provvidenzialmente, la stazione abbandonata di Moncucco offre almeno un tetto; non parliamo di finestre perché è tutto devastato.
La pioggia aumenta sempre più, il tempo passa...
... e questo è l'interno del rifugio.
Sempre meglio che niente, comunque.
Per fortuna ho con me l'equipaggiamento invernale, la temperatura scende e se a Fortezza si sfioravano i 30° qui siamo ben sotto i 10° e per il vento questa immagine è eloquente.
Per passare il tempo mi metto a curiosare tra le carte sparse per tutto il locale che un tempo era l'ufficio movimento, tra circolari e registri di transiti spunta questa precettazione per uno sciopero.
Dopo quasi 2 ore la pioggia e il vento si calmano un po', è tardi e non posso permettermi di restare qui ancora.
Perciò mi metto su quasi tutto il vestiario invernale e affronto la rampa fino al Brennero, continua a diluviare.
Al Brennero arrivo pochi minuti dopo la partenza del treno per Innsbruck, decido che la discesa la farò in bici.
Tanto è discesa... infatti i 35 km li copro in meno di un'ora, a Innsbruck non piove più, ma il problema è trovare un alloggio.
Alla fine "crepi l'avarizia" trovo una sistemazione, un po' caruccia ma almeno posso sistemarmi con cura e soprattutto asciugare tutto il vestiario invernale che è inzuppato d'acqua.
Per la prima tappa, di trasferimento, alla fine il responso del contachilometri è questo:
- 220 km
- 2000 metri di dislivello in salita
- 10 ore pedalate
Domani si va in treno.
1/ Continua.
Invece un po' alla volta arriverà il resoconto di una vacanza incerta fino all'ultimo, non programmata in alcun modo, con l'itinerario deciso quasi giorno per giorno.
Dunque è la mattina del 3 agosto 2011 e un rombante trenino mi aspetta a Ponte nelle Alpi, destinazione Calalzo - Pieve di Cadore - Cortina.
La bici è pronta dalla sera prima, i bagagli sono caricati, tutto sembra a posto.
Questa volta parto più leggero del solito, con appena 20 kg di bagaglio, attrezzato con tutto il necessario per affrontare anche condizioni meteo avverse.
Ah, se qualche foto è così così, beh, pazienza... non prevedo di tornare da quelle parti a breve.
In realtà il mezzo di trasporto era pronto da tempo, con nuovi portapacchi, freni a disco per ovviare ai problemi riscontrati negli anni precedenti (ero rimasto senza freni causa la combinazione micidiale di acqua+sabbia), borse a tenuta stagna già collaudate (e benedette) lo scorso anno.
All'allestimento in foto mancano ancora i parafanghi che stavolta saranno integrali.
La decisione la ho presa per via di una sorta di presentimento, "saranno un po' ridicoli ma è meglio prevenire", non si sa mai.
La prova generale, il battesimo della pioggia, la avevo fatta solo una settimana prima, correndo una gara su strada sotto ad un diluvio allucinante, vento, freddo, acqua da sopra e da sotto, la Coppa Cobram, insomma.
Tra di me dicevo "speriamo di averne presa abbastanza per tutto il resto dell'estate"... sarà vero?
Si parte, i pochi chilometri per Calalzo vengono coperti senza problemi, qualche scorcio della valle merita delle foto.
Longarone, la diga del Vajont.
Il Boite, l'imbocco sud di monte Zucco.
Saluto Calalzo.
Da Calalzo "tocca" proseguire in bici, d'altro canto questa è la mia scelta.
Il bel tempo promette una piacevole giornata, la distanza da affrontare fino a Dobbiaco prevede una costante ma agevole ascesa fino al passo di Cimabanche, da quota 740 si scollina a 1530 m sul mare.
Poi a Dobbiaco deciderò da che parte andare.
Il tempo è bello, la gamba è buona e sono già verso il passo, sul tracciato della fu SFD qui sotto ai ghiaioni del Pomagagnon.
Cimabanche, via di corsa verso Dobbiaco.
A Dobbiaco... piglio il treno? No, decido che scenderò la Pusteria verso Fortezza e il Brennero.
Cimelio austro-ungarico recuperato rocambolescamente da un casello diroccato... il bagaglio si appesantisce (di poco).
A Fortezza decido che è il caso di provare la ciclabile per il Brennero, in fondo ho percorso "solo" 140 km finora quasi tutti in discesa.
Però il tratto per Vipiteno è un po' sadico, ricavato nel poco spazio disponibile alterna tratti agevoli a rampe tostissime, con pendenze anche maggiori di quanto indicato.
Poco male, passa anche questo, non ho la minima intenzione di dare un centesimo in più a quella banda di delinquenti che sulla linea del Brennero manda la polizia per buttar giù dal treno i pericolosissimi ciclisti.
L'esperienza dello scorso anno mi è bastata.
Il tempo è persino troppo bello, la giornata si fa quasi afosa ma la sorpresa è dietro l'angolo... difatti a Vipiteno la vista verso il Brennero non è confortante.
Dopo una sosta per rifornimento, sono circa le 16 quando attacco l'ultima rampa verso il Brennero.
Dopo Colle Isarco la ciclabile segue il tracciato della ferrovia, dapprima in affiancamento e poi sulla parte abbandonata con la costruzione della variante in galleria.
Bene, la pendenza non supera il 2% e questo vuol dire che riuscirò a tenere una buona velocità, tra i 20 e i 25 km/h, così forse passerò il Brennero prima del temporale.
Casello abbandonato e diroccato...
Segnali lasciati a testimonianza della ferrovia.
Come non detto: subito dopo si scatena il diluvio, pioggia gelida e vento fortissimo.
Vado avanti dato che non vi è alcun modo di trovar riparo e dopo un po', provvidenzialmente, la stazione abbandonata di Moncucco offre almeno un tetto; non parliamo di finestre perché è tutto devastato.
La pioggia aumenta sempre più, il tempo passa...
... e questo è l'interno del rifugio.
Sempre meglio che niente, comunque.
Per fortuna ho con me l'equipaggiamento invernale, la temperatura scende e se a Fortezza si sfioravano i 30° qui siamo ben sotto i 10° e per il vento questa immagine è eloquente.
Per passare il tempo mi metto a curiosare tra le carte sparse per tutto il locale che un tempo era l'ufficio movimento, tra circolari e registri di transiti spunta questa precettazione per uno sciopero.
Dopo quasi 2 ore la pioggia e il vento si calmano un po', è tardi e non posso permettermi di restare qui ancora.
Perciò mi metto su quasi tutto il vestiario invernale e affronto la rampa fino al Brennero, continua a diluviare.
Al Brennero arrivo pochi minuti dopo la partenza del treno per Innsbruck, decido che la discesa la farò in bici.
Tanto è discesa... infatti i 35 km li copro in meno di un'ora, a Innsbruck non piove più, ma il problema è trovare un alloggio.
Alla fine "crepi l'avarizia" trovo una sistemazione, un po' caruccia ma almeno posso sistemarmi con cura e soprattutto asciugare tutto il vestiario invernale che è inzuppato d'acqua.
Per la prima tappa, di trasferimento, alla fine il responso del contachilometri è questo:
- 220 km
- 2000 metri di dislivello in salita
- 10 ore pedalate
Domani si va in treno.
1/ Continua.