[img] Vagabondaggi cicloferroviari in Germania estate 2011

ottomilainsu

Biker assatanatus
15/12/09
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12/ Seconda parte della giornata.

A Balduinstein questa è la vista che si presenta.
C'è poco da dire, è un diorama in scala 1:1.
Non è semplice trovare qualche difetto a questo scenario, tutto è al suo posto.
Castello, paese, ferrovia, fiume; ordine e pulizia, per un paesello come tanti dalle nostre parti, ma in quali condizioni li teniamo?

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Passa il treno: il diorama è completo :mrgreen:

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A dir la verità un difetto c'è: il sole, che gioca a nascondino con le nuvole e scompare proprio quando passa il treno; non si può avere tutto e subito.


Palo del telegrafo con capolinea, da qui il circuito prosegue con cavo interrato.
Ci si può chiedere come mai si usasse questo sistema con una miriade di fili aerei; le ragioni sono tante:
- difficoltà e costo di costruzione di cavi isolati che garantissero durate adeguate;
- la maggiore capacità elettrostatica del cavo isolato rendeva difficoltose le trasmissioni telegrafiche;
- la facilità nell'aggiunta di nuove coppie di fili faceva preferire le linee aeree.
Solo in seguito la tecnologia è riuscita a risolvere i problemi fisici ed elettrici, inoltre si è trovato il modo di convogliare più canali su una stessa coppia di fili; all'epoca per ciascuna linea telefonica e/o telegrafica serviva una apposita coppia di fili.
Il palo nella foto è il terminale di "solo" 11 linee.

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Digressioni telegrafiche a parte, si passa per di qua.

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Un altro transito sull'ennesimo ponte di questa linea che, per il tortuoso corso del fiume, lo attraversa moltissime volte.

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Diez, a poca distanza da Limburg.

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Ed eccomi a Limburg, bella città con le caratteristiche case a graticcio medievali.
Storicamente questo era uno dei pochissimi punti dove era possibile guadare il fiume e passare dal Taunus al Westerwald.
Dal XII secolo un ponte e il relativo pedaggio diedero ricchezza a questa città.

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Il Duomo, costruito su una posizione elevata, insigne monumento in stile di transizione tra romanico e gotico, risale alla prima metà del 1200.

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All'interno le decorazioni conservano l'originale policromia caratteristica del medioevo.
Questa è la tomba del fondatore del duomo, Konrad Kurzbold, realizzata alla sua morte nel 948.

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Dal ponte, l'attuale è del 1315 e più volte rimaneggiato, la vista è da cartolina.

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Usciti da Limburg, nella valle svetta l'antica chiesa abbaziale di St. Jubentus und Juliana, a Dietkirchen, romanica del X-XI secolo.

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La via per Weilburg è ben indicata.

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Nei 34 km verso Weilburg si passa quasi sempre accanto alla ferrovia, la si attraversa più volte, inutile dire che le occasioni per foto sono molteplici.
Se non vi stancano, ne metto qualcuna.

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Sono a Weilburg: notare i portali delle gallerie.

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Trovo alloggio nell'hotel "Lahnbahnhof", ricavato nell'edificio della stazione di Weilburg.
Giretto serale, poi a dormire.

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La giornata, per la prima volta, non ha visto una sola goccia di pioggia!
Ho percorso un centinaio di chilometri con quasi 1000 metri di dislivello, grazie al bel tempo la giornata è stata piacevole dall'inizio alla fine.
Era ora!


12/ Continua.
 
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rosetta

Biker superis
11/3/09
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Trieste
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ottomilainsù;5276979 ha scritto:
La giornata, per la prima volta, non ha visto una sola goccia di pioggia!
Ho percorso un centinaio di chilometri con quasi 1000 metri di dislivello, grazie al bel tempo la giornata è stata piacevole dall'inizio alla fine.
Era ora!
12/ Continua.

Complimenti, ottimo resoconto avvincente, pare quasi di essere lì con te.
Una cosa che ho notato, è la facilità di accesso ai marciapiedi ferroviari in quelle piccole stazioni, da noi ovunque i maledetti sottopassaggi, sporchi e scomodi, che ti costringono a faticare sollevando bici cariche di bagagli. Efficienza tanta, complicazioni zero: il contrario che in Italia (efficienza poca, complicazioni milioni). In effetti costruire delle ciclabili lungo i binari, dove possibile, sarebbe una bella soluzione...
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
15/12/09
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13/ Dalla valle del Lahn alle colline dell'Assia (prima parte).

Oggi si va decisamente verso est, risalirò la valle del Lahn fino a Giessen e poi punterò su Alsfeld e Bad Hersfeld, quasi al confine con la Turingia.

L'albergo, dicevo ieri, è ricavato nell'edificio della stazione di Weilburg.
Il fabbricato della stazione, non più necessario per l'esercizio della ferrovia, è stato ristrutturato in un semplice ma confortevole albergo con tutto il necessario per accogliere i cicloturisti.,
Vale a dire che dispone anche di una rimessa per le biciclette e di attrezzi per la manutenzione e le riparazioni.
E in questo periodo l'albergo è quasi al completo, queste sono le biciclette degli ospiti.

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Per chi prenota per tempo c'è pure la "camera con vista" sulla ferrovia.
Per un eisenbahnfahn, che cosa si può volere di più?
A me non è toccata una camera con vista, d'altro canto arrivando nel tardo pomeriggio, non potevo pretendere.

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In stazione si lavora, hanno sostituito degli scambi e gli operai sono al lavoro.
Un ispettore delle DB con una livella sta verificando la planarità della superficie di rotolamento, dove necessario si procede con le opportune rettifiche.
Tutte le funzioni di controllo della circolazione sono svolte nella cabina che si vede dalle foto, per il resto la stazione è stata trasformata in un marciapiede "a isola" con ascensore e le immancabili biglietterie automatiche, manco a dirlo perfettamente funzionanti.

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Verso ovest la ferrovia passa in galleria sotto allo sperone roccioso ove si trova il "burg", il castello.
Il portale est della galleria è costruito con uno stile da fortezza, una caratteristica di questa linea è di avere le gallerie con portali dall'architettura sempre differente.
Il tratto di ferrovia compreso nei confini dell'Assia (da Limburg a Wetzlar) è classificato e tutelato come monumento nazionale.

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A Weilburg si trova un'altra notevole opera, unica in Germania: una conca di navigazione scavata in galleria.
Aperta nel 1847 permette alle navi di superare, mediante una conca di navigazione ricavata nella sua lunghezza, la stretta ansa del fiume che contorna quasi per intero la città.
Pochi anni dopo fu la volta della ferrovia, mentre la strada perforò il promontorio solo nel 2004.
Oggi le tre gallerie di Weilburg sono un insieme unico al mondo: feroviaria, navale, stradale.
Il traffico fluviale oggigiorno ha perso di importanza e il fiume è usato esclusivamente per navigazone da diporto.

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Portale lato monte.

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Portale lato valle.

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Il lato verso Limburg della ferrovia.

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E ora bisogna dare uno sguardo alla città, il centro merita almeno un giro.

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L'aspetto attuale lo si deve ai Conti di Nassau che qui stabilirono per lungo tempo la loro residenza, rinnovando e ampliando il castello tra 1600 e 1700.
Weilburg è inoltre caratteristica per il particolare materiale usato per la costruzione di molti suoi edifici: il limo, una miscela di sabbia e argilla, con il quale venivano realizzate le murature creando le pareti su una ossatura in legno: le case a graticcio.
A Weilburg vi sono degli edifici costruiti con questa tecnica dalla ragguardevole altezza di SETTE piani! (lo scopro adesso, mi sa che qua bisogna tornare...)

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Visto che il percorso prosegue lungo la ferrovia, ancora una foto della stazione.
Questi segnali semaforici (traduzione letterale dall'inglese semaphore signal) sono monumento nazionale!

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Dopo Weilburg la valle si allarga, il corso diventa meno sinuoso e anche un po' meno interessante paesaggisticamente.
Non mancano comunque punti interessanti.
Per esempio Löhnberg, dove veramente sembra di tornare indietro di alcuni decenni.
La stazione ha un aspetto antico ma non trascurato, la porta dell'ufficio movimento è aperta così chiedo se posso scattare una foto.

Nessun problema, il personale si fa da parte e posso riprendere gli storici apparati a leve.

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La stazione vede un certo traffico merci, qui vi è un terminale per il carico dell'argilla estratta dalle cave della zona.

Questi edifici erano di un antico mulino, all'esterno vi sono due turbine idrauliche in ferro assai primitive, della metà del 1800.

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I ruderi del castello dominano la stazione, qui la linea percorre una ampia curva.

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Transita un RegioExpress per Coblenza, il solito 612 a velocità molto elevata con pendolamento cassa pienamente efficiente.
Non ho rilevato la velocità, ma se dico che erano 130 - 140 km/h non credo di sbagliare di molto.

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Ormai sono prossimo a Wetzlar, la valle si allarga.

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A Solms c'è la fabbrica di una gloriosa azienda, simbolo della fotografia made in Germany, la Leica.

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Pista ciclabile nuovissima, ferrovia, segnale d'avviso che si chiude...

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13/ Continua.
 

ottomilainsu

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14/ Dalla valle del Lahn alle colline dell'Assia (seconda parte).

Ecco Wetzlar, qui termina la Lahntalbahn ma non certo il mio giro.
E' una storica città, per qualcuno è nota come la sede storica della Leica, per altri è notevole dato che conserva importanti monumenti.
Qui Goethe scrisse "I dolori del giovane Werther".

Se oggi il formato standard della pellicola e del sensore digitale è di 24x36 mm lo dobbiamo a Oscar Barnack, ingegnere progettista della "Ernest Leitz", casa costruttrice di strumenti ottici.
L'idea della fotocamera che rivoluzionò il modo di fotografare venne da una necessità dell'industria del cinema, quella di provare la resa della pellicola prima di girare le scene.
Ma non con un'altra pellicola, proprio con la pellicola cinematografica, dato che all'epoca la resa era differente da un lotto all'altro.
Ecco l'idea: costruire un semplice apparecchio che utilizzasse la pellicola 35 mm perforata, in orizzontale, con formato doppio rispetto a quello cine.
Era nata la Leica.
Dopo alcuni perfezionamenti che la resero utilizzabile con semplicità, all'inizio degli anni '30 divenne il punto di riferimento per il resto del mondo.

Questo è l'antico ponte sul Lahn.

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La città vecchia con le sue case a graticcio.

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Il monumento più caratteristico di Wetzlar è il duomo, rimasto incompiuto.
L'originario edificio del XII secolo rimane sul lato nord, la torre sud e solo parte della facciata furono realizzate tra il XIII e XIV secolo.
Poi la costruzione venne abbandonata lasciandoci questo singolare edificio.

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Di sicuro (si spera) non resteranno incompiuti i lavori di trasformazione della stazione.
Nel 2005 era un edificio squallido, con un piano binari a metà, segno di decadenza rispetto alla importanza che aveva prima della guerra.
Oggi è tutto sottosopra, si lavora alacremente.

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L'assenza di sottopassaggi è ovviata da questi passaggi a livello pedonali, mentre il gabbiotto in legno è una pensilina provvisoria.

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Vado avanti, supero Giessen, è una città moderna senza interesse; l'unica sosta la faccio in un fai-da-te per acquistare un certo attrezzo... :mrgreen:
Abbandonata la valle del Lahn ora si comincia a salire, per arrivare ad Alsfeld dovrò oltrepassare un bel po' di colline.

Questa linea telegrafica ha visto giorni migliori, fili rotti e penzolanti...

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... e cocci a terra. Uno dei meno malridotti, beh, insomma, me lo prendo su.

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La ferrovia per Alsfeld sale, sempre affiancata dal telegrafo che qui è in buono stato.

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Questo PL è stato appena rinnovato e il telegrafo è stato tagliato, hanno sostituito i pali, interrato il cavo nell'attraversamento stradale e riallacciato i fili.
Scommetto che i pezzi di segnale e tabelle sostituiti, se chiedessi, potrei prenderli su.
Ma non credo che mi guarderebbero di buon occhio se andassi in giro con una croce di S. Andrea sulla schiena... lasciamo perdere, è meglio. :mrgreen:

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Le indicazioni sui percorsi ciclabili qui sono ottime e abbondanti!

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La valle aperta lascia spazio a colline boscose e strade sterrate dall'ottimo fondo.

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Si va su e giù per le colline.

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Qui ti indicano persino la distanza per le stazioni.
D'altro canto in poco tempo sono passato da una valle con notevoli attrazioni turistiche ad una regione collinare che non ha nulla se non percorsi in mezzo ai boschi.
Qui si è puntato sul turismo in bici+treno, quello che andrebbe fatto anche da noi.

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Fiume dal nome evocativo.
E qua perdonatemi la battuta cattiva: provate a chiedere la ben nota legge ad un certo mio collega, lo vedrete arrabbiarsi in men che non si dica!

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Per non fare una discesa che poi sarebbe stata seguita da una salita, beh, si taglia per i campi!

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In mezzo alla foresta si passa la ferrovia, un PL senza barriere con sole segnalazioni luminose.

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Alsfeld... si può dire che qui la ferrovia ha visto tempi migliori.
Difatti qui passava la via di comunicazione con l'est, dopo la divisione della Germania si sono trovati con un ramo secco.

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Però il centro della città merita una visita, le case a graticcio sono notevoli.

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L'edificio più caratteristico è l'attuale municipio: si osservi la struttura che si allarga salendo.
Un tempo le case erano tassate in base alla superficie occupata sul terreno, per pagare meno tasse ma avere ugualmente uno spazio maggiore, il costruttore ha allargato l'edificio ai piani superiori.
Così a terra la strada è larga, in alto quasi ci si tocca da una casa all'altra.

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Potrei anche fermarmi qui, ma non è poi tanto tardi, posso tentare di arrivare fino a Bad Hersfeld, ho percorso "solo" 120 km!
Uscendo da Alsfeld si incontra quel che rimane della ferrovia per Niederaula e Bad Hersfeld: un imponente viadotto in calcestruzzo, completamente avvolto dalla foresta.

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Per la meta non c'è scampo, si sale e poi si scende, su strade deserte nella foresta...

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... e attraverso paesini perfettamente curati.

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Qui non c'è la ciclabile, ma il traffico stradale è veramente scarso.

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A Breitenbach ricompare la ferrovia!

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Difatti non è del tutto soppressa, questo tratto è ancora in uso per solo traffico merci, da qui partono treni di legname delle vaste foreste di questa zona.
Più avanti vi sono numerosi raccordi alle molte industrie della periferia di Bad Hersfeld.

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Arrivo a Bad Hersfeld assai tardi, diciamo che ho "rischiato" visto che nei 40 km che la separano da Alsfeld non c'è nulla...
Qui non mancano gli alloggi, trovo subito un buon posto.

Oggi 162 km con 1050 metri di dislivello, le colline dell'Assia non scherzano.
Secondo giorno senza pioggia, ma dal tardo pomeriggio la nuvolosità è aumentata considerevolmente. Per domani non prevedo buone novità.

14/ Continua.
 

ottomilainsu

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15/ Verso est.

Bad Hersfeld è una città termale dell'Assia, nota per un importante festival operistico che si tiene nelle rovine dell'abbazia.

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L'abbazia o, meglio, quel che ne rimane, è il principale monumento della città.

Il complesso monastico venne fondato nel 769, il culmine della sua potenza fu raggiunto alla fine dell'XI secolo.
A partire dal 1500 si ha la sua decadenza, l'ultimo abate morì nel 1606.
Il colpo di grazia arrivò con la Guerra dei Sette anni: l'esercito francese usò la chiesa come polveriera e deposito di viveri e la incendiò durante la ritirata del 1761, distruggendola completamente.
Della della grande chiesa abbaziale romanica restano solo le mura perimetrali, oggi immerse in un suggestivo scenario.


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A Bad Hersfeld operarono due illustri personaggi, oggi ricordati da un monumento nel parco dell'abbazia.
Konrad Duden, a destra, filologo e creatore del "Duden", il più importante dizionario della lingua tedesca.
Konrad Zuse, a sinistra, è stato uno dei pionieri della tecnologia del computer.
A lui si riconosce la primogenitura del moderno computer: nel 1936, a 26 anni, realizzò il primo elaboratore a logica binaria, programmabile, capace di eseguire calcoli in virgola mobile, completamente meccanico!
Il clock era dato da un motore elettrico, regolabile da 0,3 a 1 Hz.

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Se pensiamo che questi mezzi funzionano grazie ad un computer...

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Questo forse no, ma stiamo parlando del "Container" costruito nella DDR negli anni '70.

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Saluto la stazione di Bad Hersfeld e mi avvio sotto un tempo assai incerto.

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Si sale dolcemente per la ciclabile ricavata sul sedime della ferrovia per Heimboldshausen, chiusa al traffico merci nel 1993, parzialmente smantellata nel 1999 e convertita in pista ciclabile fino a Schenklengsfeld.
Mi sto avvicinando al confine con l'est...

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Ma a Schenklengsfeld la ferrovia ricompare: è stata acquistata da privati che la intendono usare come ferrovia museo.
Per ora è "alle tot", tutto morto, come mi dice un simpatico signore che mi vede armeggiare con un macaco nel tentativo, riuscito, di girare uno scambio arrugginito.

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Ora si scende, la ciclabile è stata comunque realizzata, qui non manca lo spazio: non c'è niente al di fuori di qualche casa sparsa!

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Questa montagna di detriti è la discarica di una miniera di sali di potassio a Philippstahl, in una zona esattamente a ridosso del confine con la Turingia.
Dietro a quella montagna c'era la DDR.
Capisco perché la ferrovia per Bad Hersfeld è morta all'inizio degli anni '90: fino a prima costituiva l'unica via per il trasporto del materiale, ora che il confine non c'è più è molto più facile passare per la linea principale che si trova a poca distanza.

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Continuo a scendere, la linea presenta pendenze non proprio indifferenti.

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Un montacarichi di un pozzo, la ferrovia arriva proprio alle spalle di questo edificio.

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A Heringen fa capo la linea per Gerstungen, da qui partono le tradotte merci con il materiale estratto dalle miniere.

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La montagna di detriti è impressionante.

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Tanto per cambiare ricomincia a piovere... non essendoci modo di trovar riparo l'unica soluzione è andare avanti, ormai sono abituato.

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La mappa della Turingia: stasera intendo arrivare a Gotha, domani a Gera e dopodomani terminerò il giro a Zwickau, in Sassonia.

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Il tempo è instabile, di tanto in tanto schiarisce, poi butta giù acqua.

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Alle porte di Gerstungen... piccolo "museo" privato?

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Gerstungen è sulla linea principale Bebra - Eisenach - Gotha - Halle, uno dei pochi corridoi di comunicazione ferroviaria rimasti aperti dopo la divisione della Germania.
Qui il traffico è notevole, sia passeggeri sia merci.

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La stazione però ha visto tempi migliori...

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La città ha un aspetto curato.

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Da qui in avanti si passa il confine più volte, questa zona rimase interdetta fino al 1989, da allora un po' alla volta le vie furono riallacciate.
Oggi si passa liberamente.

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Sono nella valle del Werra: tipico pavè orientale, bello ma micidiale per la bici.

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Pali della luce d'epoca.

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Ancora poco e sono ad Eisenach, la città del Wartburg (e della Wartburg, l'automobile della DDR).

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Eisenach ha un bel centro storico, curato e ordinato.

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Ma la salita al Wartburg si presenta ardua, complicata da un micidiale pavè a blocchi irregolari.

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Però una volta conquistata la vetta il panorama e il castello ripagano della fatica.

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Il castello del Wartburg è un luogo sacro per i tedeschi, qui si scrisse parte della storia di questa nazione.
Qui trovò rifugio Lutero, qui si svolsero pagine importanti del processo che condusse all'unificazione della Germania.

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Ricomincia a piovere, prima di trovarmi sotto il diluvio lungo la discesa di pavè levigato, è meglio scendere!
Si va avanti su stradine secondarie, belle ma...

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... tra pavè e sterrato la marcia non è delle più confortevoli.

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"Piccolo trattore tedesco"

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Alle porte di Gotha interseco la Thüringerwaldbahn, tramvia che da Gotha giunge fino a Tabarz, nella foresta della Turingia.

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lascio alle immagini il compito di descrivere i luoghi, anche il meteo mi dà una mano con una temporanea schiarita.


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Alle porte di Gotha... da che parte si va?

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Beh, Gotha è verso destra, quindi si va a destra!

Non riesco ad arrivare in città prima di un nuovo diluvio, ragioni ovvie suggeriscono di non mettere a repentaglio la macchina fotografica.
Solo a sera, dopo cena, smette e così vado in stazione per cercare qualche informazione sulle possibilità di ritorno.
Mi restano due - tre giorni di vacanza, meglio pensare a come tornare.

Intanto... la stazione: all'esterno il piazzale è completamente rinnovato, la stazione dei tram è a fianco, tutta nuova.

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L'interno... beh, avrebbe bisogno di una buona ripassata.
Sono trascorsi oltre vent'anni dalla riunificazione, le tracce del triste passato resistono ancora qua e là.

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Oggi ho fatto i conti con la pioggia ma ormai sono vaccinato: 133 km, 1050 metri di dislivello.

15/ Continua.
 

ottomilainsu

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16/ Da Gotha a Gera.

Penultima tappa.

Altra bella giornata: diluvia, tanto per cambiare.

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In piazza un temerario ambulante mette il suo banco... passerà qualcuno?

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Gotha è una bella città, il centro è stato ben restaurato.
La città è un importante centro storico della Turingia, famosa per il suo almanacco dinastico-nobiliare che si pubblicò nel 1700: il Gotha, per l'appunto.
Ma sotto la pioggia una visita turistica è poco stimolante.
Gironzolo un po', sperando che smetta, la pioggia cala d'intensità poco a poco.

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Ripasso in stazione, la luce del giorno non aiuta certo a dare un'immagine migliore.

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L'atrio è malandato, in compenso i trenini sono belli e nuovi (da noi abbiamo certe stazioni strasupermega avveniristiche e poi si sale su caffettiere sfondate)

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Qui tengono in gran considerazione i loro tram, quasi tutti CKD e Tatra dell'epoca del Muro.

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Schiarisce, così torno su al castello per qualche foto migliore.

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Il sole spunta quando sto per lasciare la città.

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Si lavora al rinnovo e sistemazione delle strade.

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Il centro è bello, ma nelle vie limitrofe più di qualche edificio mostra i segni di un abbandono decennale.

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Da Gotha vado rapidamente verso Erfurt, capitale della Turingia.
Qui sono già passato, ma merita qualche foto al centro tutto rinnovato.
Soprattutto si fa notare l'integrazione tra i mezzi di trasporto: il tram ferma proprio sotto alla stazione, basta salire al livello superiore per prendere il treno.

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Certo non tutto è stato rinnovato, qualche vecchio edificio nei paraggi della stazione sta ancora aspettando.

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In centro si va a piedi, in bicicletta, con il tram o in carrozza.
Le automobili sono bandite, tram e pedoni coesistono senza problemi.

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Monumento a Martin Lutero.

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E' sabato 13 agosto, ma si lavora alacremente, la strada è chiusa ma non per i tram.

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Appena è transitato si torna a rullare l'asfalto, posato con precisione millimetrica.

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Esco da Erfurt in direzione di Weimar.

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Buzzzz... il tempo umido favorisce l'effetto corona e con esso il ronzio di queste linee ad altissima tensione, 500 kV!

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Qui cominciano i problemi: lavori in corso, la strada è chiusa ma dato che è sabato decido di rischiare.

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Non ho fatto i conti con il fango: in men che non si dica si attacca alla ruota, si impacca tra i parafanghi, blocca tutto!

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In emergenza, con l'aiuto di un ramo, riesco a togliere il grosso e a procedere.
Da qui in avanti prendo tutte le pozzanghere possibili e immaginabili, almeno la bici si lava un po'.

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Non mancano i tratti di micidiale pavè.

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Giungo a Weimar, città che avevo visitato già alcuni anni fa.
Ma anche qui un giretto in centro ci sta, la città di Goethe e della breve Repubblica merita una sosta.

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Falciatrici ecologiche nel parco di Goethe.

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Superata Weimar la tappa successiva è Jena.
A Grosschwabhausen c'è il culmine della linea per Jena.

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Questo monumento ricorda la marcia della morte, il trasferimento forzato dei prigionieri dai campi minacciati dall'avanzata dell'esercito sovietico.

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Jena, importante città, centro di industrie meccanice e ottiche di precisione.
Qualche foto, poi avanti verso Gera.

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Salendo sulle colline per un certo tratto si va affiancati alla tramvia.
Non ci sono separazioni tra la via ciclabile e quella ferrata.

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Si va su e giù per le colline, il tempo sta pure peggiorando, non è il caso di indugiare troppo.

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A Hermsdorf un tempo c'era una importante fabbrica di porcellane industriali.

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Questo "monumento" ricorda che cosa si fabbricava qui.

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Tiro dritto fino a Gera, con la pioggia che scende di tanto in tanto.

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A sera, dopo essermi sistemato, faccio un giro in stazione, tra l'altro non piove più.
Tutto un altro mondo, rispetto a Gotha qui è tutto rinnovato.

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Tappa di oggi: 145 km e 750 metri di dislivello.

16/ Continua (ancora per poco).
 

ottomilainsu

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17/ Ultima tappa in bici.

Sono quasi arrivato, non sono qui per caso.
Mi interessa arrivare a Zwickau per vedere quella città, ma mi interessa passare per una certa valle per vedere se c'è ancora una certa cosa...
C'è solo un problema: con tutta l'acqua presa nei giorni scorsi, tutto il fango e la sabbia, il movimento centrale della bici è andato a farsi benedire.
Già da ieri avvertivo un certo gioco, oggi la situazione è peggiorata: scricchiola e il gioco è ancora maggiore.
Mi basta che regga per quest'ultima giornata.

Intanto faccio un giro per la città, do uno sguardo ai quartieri moderni, epoca DDR.
Molti palazzi sono stati rinnovati, molti altri non esistono più, al loro posto ci sono dei vasti prati.

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La stazione, rinnovata, ha vinto il premio come "stazione più bella della Germania".
In effetti il lavoro è stato egregio, tutto è al suo posto.

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Perfetta integrazione treno - tram - autobus, gli orari sono tutti su uno stesso indicatore, non serve andarli a cercare qua e là;

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Parcheggio bici al coperto, ricavato in uno dei tre ampi sottopassaggi.

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Nella città rimangono molti palazzi in condizioni pietose, purtroppo.

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Un'ultima occhiata al centro, poi via verso Zwickau.

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L'ex scalo merci è stato trasformato in un bel parco.

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Qui passava il tram, la pavimentazione è quella tipica della DDR.

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La stazione del treno in periferia ha di fronte la fermata di tram e autobus: chi arriva in tram può prendere senza indugio il treno, chi arriva in treno poi trova il tram che lo porta dove serve, con lo stesso biglietto.

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Risalgo la valle del Weisses Elster, passando per paesini che hanno un aspetto antico, anche qui pare di tornare indietro di almeno cinquant'anni.

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Ed ecco svelato il motivo della conclusione di questo viaggio proprio qui.
Due anni fa, passando per questa valle, avevo notato la presenza di una ferrovia abbandonata.
Rievedendo le foto mi ero accorto che la linea telegrafica era rimasta al suo posto.
Magari c'è modo di recuperare qualcosa, se un palo è a terra.
Per questo qualche giorno fa in un fai da te avevo acquistato uno strano utensile, perlomeno strano per un cicloturista.
Che ci fa uno in bici con un seghetto a mano nelle borse? :mrgreen:
Ma questo, è ovvio!
Non devo nemmeno fare la fatica di segare il palo, qualcuno aveva bisogno di qualche palo di legno, lo ha segato e ha lasciato qui quello che interessa a me.
Ovvero gli isolatori del telegrafo!

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Compiuto il primo recupero e smistati i vari pezzi nelle borse, proseguo la caccia.

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Seguendo la linea abbandonata trovo ancora un po' di "funghetti", le borse si fanno sempre più pesanti!

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Ecco l'attrezzo fatidico e il frutto del suo lavoro... :mrgreen:

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Dopo di questi basta... non ho più un centimetro cubo di spazio nelle borse, ne ho ficcati ovunque e devo percorrere ancora un bel po' di chilometri.

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Ora devo superare le ultime colline, sto pregando che la bici regga.
Il movimento centrale ha sempre più gioco, con il peso aggiuntivo si innesca una fastidiosa risonanza.
Tra i 15 e i 18 km/h la forcella oscilla con ampiezza sempre maggiore, il rischio che qualcosa si rompa è evidente.
Rimedio in qualche modo spostando il più possibile il peso sulla ruota posteriore, cercando di correre ad una velocità adeguata ma non eccessiva.
D'altro canto restare a piedi qui, in mezzo alle colline, con la bici rotta e quattro pesantissime borse non mi pare una opzione ragionevole.

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Arrivo fino a Werdau con una colonna sonora che è un crick-crack ad ogni giro di pedale, gli ultimi 15 km per Zwickau li faccio in treno.

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Il viaggio è terminato.
Visto che non è troppo tardi ne approfitto per qualche foto in questa stazione in cui si respira un'aria da DDR.
L'aspetto austero, severo, dell'architettura del socialismo reale è stato intaccato solo in minima parte dalle aggiunte moderne.

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A vederla, così, non si direbbe che quella bici ora pesa più di sessanta chili... :spetteguless:

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Tra l'altro si sta per scatenare l'ennesimo temporale, dovrò restare rintanato nella stazione per un bel po'.

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Trovo un albergo lungo il lugubre viale che porta verso il centro... lugubre perché tutti gli esercizi commerciali sono chiusi, è domenica pomeriggio; qualche palazzo è cadente, ci sono vetrine tappate con fogli di compensato (e diluvia).
Sono l'unico ospite, qui a metà agosto siamo in piena stagione morta, turisticamente parlando.

Porto dentro le borse, il gestore dell'albergo si offre di portarmi su due borse nonostante gli dica che non serve, che faccio da solo, chi vuoi che si prenda su due pesantissime borse da bici ... quando arriva al pianerottolo lo vedo con una smorfia in faccia.
Immagino che cosa stia pensando:"ma questo gira con una incudine per ciascuna borsa?" :rosik:
Eh... :mrgreen: ecco svelato, sul pavimento della camera, il mistero: 25 pezzi, oltre 1 kg cadauno in media...

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Buonanotte.
Domani si torna verso casa.

17/ Continua.
 

ottomilainsu

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Eh no, se porto a casa un souvenir deve essere non convenzionale! Troppo facile fermarsi davanti ad una bancarella e comprare il primo oggetto che attira l'attenzione.
Vuoi mettere l'emozione e il fascino di andarlo a cercare?
Nel 1999 dalla vacanza in Olanda il mio socio di avventura si portò a casa due targhe di automobile, trovate per caso a bordo strada.
Una delle due, avvolta in un sacco di plastica per non farsi notare, gli servì pure da parafango posteriore... :il-saggi:
 

ottomilainsu

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E comunque vogliamo assolutamente sapere da cosa deriva questa tua passione sfrenata per le ceramiche isolanti... Converrai con me che non si tratta di un interesse così usuale...:nunsacci: :-)

Non lo è di certo.
Ma sai com'è, a seconda della compagnia e degli interessi si viene etichettati come persone "serie" o "matte".
Se uno corre dietro ai trenini qua magari lo prendono per pazzo, mentre altrove è considerato una persona della massima serietà.
Viceversa, chi è trenofilo e vede uno come me andare in bici su certi sentieri, mi dice che sono un pazzo suicida; i trenofili sono persone assai sedentarie, salvo rarissime eccezioni.
Idem per il 99,9% dei trenofili è da disturbati collezionare isolatori, e così per un collezionista di isolatori vedere uno che va un po' forte in discesa in bici è da pazzi.
Insomma, che cosa è la "sanità mentale"? :nunsacci:
Io poi, sarei un pazzo al cubo, visto che bene o male bazzico tutti e tre questi ambienti. :smile:

Disquisizioni filosofiche a parte, la cosa ha origini molto indietro nel tempo, quando da piccolo nella soffitta di casa vedevo questi oggetti che mio nonno aveva messo da parte.
Mi affascinava la tecnica di un tempo... poi, d'un colpo, sparirono perché decise di buttarli via.
E così un po' alla volta mi sono messo a collezionarli, a metterli via prima che finiscano in frantumi e in discarica.

Andarne a caccia può essere molto, molto faticoso, non è la prima volta che rientro al luogo dove ho lasciato la macchina con sulla schiena uno zaino caricato con 30 - 40 kg di quei cosi, magari roba ingombrante, trovata su per i monti, oppure mi faccio qualche decina di km con nello zainetto dei "bicchierini" trovati per strada durante un giro in bici.
Alla fine però ne può saltar fuori qualcosa di curioso, come l'albero di Natale che ho realizzato.

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Quelli tedeschi sono grandi circa come quelli con la fascia verde che si vedono qui, sono piccoli e leggeri! :smile:
Quelli a terra pesano circa 26 kg... :maremmac::sumo: e non ti dico la fatica per trasportarli fino alla macchina su per una scarpata, uno alla volta (quella volta eravamo in 3 ne portammo su ben 15!)
Mentre quelli verdi scuri a 3 campane che sono sul primo giro ne pesano circa 3,5 l'uno e un giorno di quelli ne avevo nello zaino ben 8 con i relativi perni di supporto, di buon vecchio ferro, lunghi 40 cm... fai tu il peso!

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Trovati qua, in una vecchia trincea della Guerra! (sepolti da quelli dell'enel per non far fatica a portarseli via...)

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Beh... mi sa che non sono del tutto a posto, e poi ho pure il coraggio di pensare che quelli che fanno DH su certi percorsi sono fuori come un balcone! :smile::smile::smile:
 

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