Il nuovo prete della parrocchia era molto nervoso per la sua prima messa, e quasi non riusciva a parlare. Domandò quindi all'Arcivescovo come potesse fare per rilassarsi, e questi gli suggerì di mettere un pochino di vodka nell'acqua della messa. Così fece, e si sentì così bene che avrebbe potuto fare la predica in mezzo ad una tempesta. A predica terminata tornò in canonica trovò la seguente lettera dell'Arcivescovo...
"Caro Don Angelo, mi congratulo per aver portato a termine la sua prima cerimonia; nonostante i suoi timori mi sembra che sia stato in grado di affrontare questa prova con forza e coraggio, dando peraltro uno stile molto particolare alla messa.
Mi permetta tuttavia di darle qualche appunto spicciolo, che potrebbe tornarle utile per il futuro:
innanzitutto la prossima volta metta un po' di vodka nell'acqua, non viceversa, e guardi che non sta bene aggiungere limone e zucchero sul bordo del calice;
la manica della tonaca non dovrebbe essere usata come tovagliolo;
ci sono dieci comandamenti, non dodici;
i discepoli invece sono dodici, non dieci;
i vizi capitali non sono i peccati degli abitanti di Roma;
non ci si riferisce alla croce come a "quella specie di T";
e non ci si riferisce a Gesù Cristo e ai suoi discepoli come a "J.C. e la sua band";
e neppure ci si riferisce a Giuda come a "quel figlio di puttana", e sua madre e suo padre non erano rispettivamente una zoccola e un ricchione, o almeno non risulta questo dalla Bibbia;
il paragone può essere simpatico e innovativo, ma non sta bene chiamare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo come "il Vecchio, Junior e Casper il fantasmino";
la toilette dove ha urinato a metà messa in realtà era il confessionale... e non è bello bestemmiare e mandare all'Inferno il sagrestano perché è finita la carta igienica;
l'iniziativa di chiamare il pubblico a battere le mani è stata lodevole, però ballare la macarena e fare il trenino mi è parso esagerato;
l'acqua santa serve per benedire, non per rinfrescarsi la nuca sudata;
le ostie consacrate vanno distribuite ai fedeli che si comunicano, non devono essere considerate alla stregua di patatine e accompagnate col vino santo;
quello sulla croce, anche se ammetto che con la barba assomiglia vagamente a Che Guevara, è in realtà Nostro Signore Gesù Cristo;
la prossima volta si ricordi di indossare le mutande, o quantomeno eviti di rinfrescarsi tirando su la tonaca se ha caldo;
i peccatori quando muoiono vanno all'inferno, non "a farsi fottere";
è vero che la messa dura circa 45 minuti, ma al termine si dice "la messa è finita" e non "fine del primo tempo", e quello che girava vestito di nero era il sagrestano, non "quel cornuto dell'arbitro";
quello che le stava seduto a fianco ero io, il suo Arcivescovo, non "un travestito in gonna rossa";
la
formula finale corretta è "La messa è finita, andate in pace", non "Che mal di testa, andate tutti fuori dai coglioni".
Per il resto, mi pare andasse tutto bene. Si riguardi.
Con affetto,
l'Arcivescovo"