Prendo spunto dall'articolo di oggi su Repubblica di Gianni Mura che inizia così: "Un altro morto sul lavoro..."
Non si può morire a 27 anni sul lavoro, si perchè anche se Wouter Weylandt faceva ciò che più amava fare, stava lavorando e nel 2011 non si può e non si deve morire sul lavoro.
Ci si interroga in queste ore sul come e sul cosa abbia provocato l'incidente, ma di fatto c'è, IMHO, l'esasperazione della competizione facendo sì che la corsa abbia ritmi incessanti per tutte le 5/6 ore della sua durata portando prima o poi all'inevitabile errore, un pò come togliere la pausa per i bisogni fisiologici ai lavoratori della
catena di montaggio.
Spero che questo evento tragico possa essere di monito per cercare di migliorare la sicurezza magari facendo ricognizioni attente e valutare in modo più minuzioso il percorso andando a segnalare e/o proteggere punti che potrebbero essere pericolosi quali muretti sporgenti o quantaltro che sembrano innoqui, ma che al passaggio dei corridori in gruppo a forte velocità, diventano ostacoli mortali.
Un pensiero a Wouter
R.I.P.