Penso sinceramente che a evitare di postare dovrebbero essere tutti quelli che parlano di cose che non conoscono direttamente e riportano chiacchiere e cose lette da qualche parte, senza avere la minima cognizione tecnica di ciò che stanno scrivendo, e ti assicuro che ne vedo tanti.... molte volte mi faccio una risata, ma a volte mi parte la tastiera, mi spiace.
Comunque per chiarire i 3 punti che ho citato:
la forza generata da un freno a disco è il prodotto del coefficente d'attrito per la forza applicata sulle pasticche e non dipende dalle superfici in gioco. Il discorso vuoti/pieni influenza solo la superfice e la massa di conseguenza la capacitò di dissipazione del calore. Oltre aquesto i fori hanno il compito di ravvivare la superfice della pasticche, ma se sono troppo grandi le consumano molto velocemente. Il discorso +superfice=più potenza è completamente errato. anche se si sente spesso....
le pastglie si dividono in due gruppi principali, le sinterizzate/metalliche (100% metalliche)
e le organiche/semimetalliche che contengono comunque sempre qualche metallo.
I
freni da bici hanno una presisone di esercizio che va dai 50 agli 80 bar, a queste pressioni non c'è sostanziale differenza tra la treccia metallica e quella in poliestere o kevlar, principalmente perchè la treccia comincia a lavorare a pressioni più alte.
Spesso di essermi spiegato.
La mia voleva essere solo una piccola provocazione e una esortazione alla moderazione quado si scrive, non si può conoscere tutto.... ma se ognuno scrivesse solo ciò che veramente sa tutti potrebbero imparare qualcosa.
Rispondo con ordine...
1) Quello che tu dici, da un punto di vista teorico è valido. La questione è infatti più complicata di come l'ho descritta nell'articolo, dove per esigenze di spazio ho dovuto semplificare.
Partiamo dal principio della termodinamica che dice che l'enerigia non si crea o si distrugge, ma può solo essere trasformata. Come ben saprai quindi per fermare un qualsiasi veicolo, l'energia cinetica del veicolo viene trasformata dai freni in energia termica, sotto forma di calore che dev'essere dissipato nell'ambiente.
Supponiamo di avere ora due dischi montati sullo stesso impianto, uno con superficie di contatto pastiglia-disco molto piccola (disco "vuoto") ed uno con superficie di contatto molto grande (disco "pieno").
Durante la frenata è vero che la forza esercitata dalle pastiglie è uguale, ma varia la pressione. Nel caso del disco vuoto, essendo la superficie di contatto minore, la pressione è maggiore. Questo comporta che durante la frenata il metallo del disco più forato subisca un incremento di temperatura molto più alto. Anche localmente la pastiglia subisce un surriscaldamento maggiore nelle zone in cui è a contatto con il disco, perchè la diffusione termica, specialmente in pastiglie contenenti resine polimeriche, non è un processo immediato. Le zone di contatto, di superficie limitata, quindi subiranno un forte incremento di temperatura.
Come ben saprai il coefficiente di attrito pastiglia-disco varia con la temperatura, in particolare subisce una diminuzione quando le temperature raggiungono valori particolarmente alti.
Il surriscaldamento della pista frenante, insieme al maggiore riscaldamento locale delle pastiglie, provoca una riduzione della potenza frenante e della resistenza a fatica dell'impianto.
Staticamente (bici ferma, freno tirato) non cambia nulla, ma in movimento il discorso è diverso.
Se ancora non sei soddisfatto, ti consiglio di fare una semplicissima prova pratica. Compra un disco molto forato, tipo gli Ashima e montalo sul tuo impianto a posto di un disco pieno. Ti accorgerai subito delle differenze, provare per credere.
2) Ti stai confondendo con le moto dove si utilizzano mescole diverse... Allora è vero che esistono due famiglie di pastiglie, le organiche e le sinterizzate. Le organiche generalmente contengono una resina che svolge anche la funzione di matrice legante, le sinterizzate invece sono legate con un processo di sinterizzazione (un procedimento che tramite l'ausilio di pressione e temperatura consente di compattare le polveri, formando un ferodo compatto e stabile).
In ambito ciclistico le pastiglie sinterizzate si dividono in due categorie: semi metalliche e metalliche.
Tecnicamente quindi anche le metalliche sono ottenute per sinterizzazione e quindi anche esse si possono denominare "sinterizzate". Commercialmente però con il termine "sinterizzate" si indicano quasi esclusivamente le pastiglie semi metalliche, mentre le metalliche sono chiamate con il loro nome.
La suddivisione corretta delle pastiglie sarebbe quindi: organiche, semi metalliche e metalliche, ma poichè ormai quasi tutti con il termine sinterizzate indicano le semi metalliche, ho preferito riportare anche questa denominazione.
3) Non ho dati tecnici riguardo alla dilatazione dei tubi in treccia o in kevlar, ma ti posso assicurare che da un punto di vista pratico la differenza tra le due tubazioni si sente, specialmente al posteriore.
Hai mai provato, per poter dire il contrario, o ti basi solo su supposizioni teoriche?