doping!!!!!!!!!

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
10.512
5
0
58
Milano
Visita sito
Sarebbe interessante capire come il PM Benedetto Roberti sia giunto alla conclusione che il 90% degli atleti dopati risiede nel mondo del ciclismo...
Gli squalificati attuali per doping, stando a quanto riportato dalle sentenze CONI, appartengono a varie discipline, potete verificarlo voi stessi sul sito.
Non credo che le altre Federazioni nazionali abbiano una concentrazione maggiore di ciclisti squalificati, tale da innalzare la percentuale al 90% sostenuto dal PM in questione...
Pittoresca poi l'immagine della griglia di partenza, con "supposte volanti" che si infilano tra le natiche dei corridori e "siringhe impazzite" che si piantano nelle vene degli stessi...
Qualche gara l'ho fatta anch'io, sia MTB che BDC, ma non mi è mai capitato di assistere alle scene da lui descritte.
 
  • Mi piace
Reactions: CYBRIDO

luke87

Biker serius
2/10/10
168
0
0
Visita sito
Bike
Tabros Thunder
Pm Roberti: "Il 90% del doping è nel ciclismo"

"Altro che poveri cocchi - ha riferito in un'intervista che apparirà nel prossimo numero della rivista TuttoBici, in edicola dal 5 dicembre -: i corridori sono i veri responsabili. Prima corridori, poi diesse o team manager. Ma sono sempre loro. E' da lì che inizia e finisce tutto". Roberti è grande appassionato di ciclismo, oltre praticato. "Ho visto tantissime persone che si fanno le supposte di cortisone poco prima del via, lì sulla linea di partenza, davanti a tutti. E partecipanti che si iniettano con naturalezza sostanze dei ogni tipo". Il problema - ha indicato - è che nel ciclismo "regna la più assoluta stupidità, non l'ignoranza".

Boh, 12 anni che corro a livello regionale e nazionale, mai visto scene del genere...
 

ChefMauro

Biker tremendus
10/4/09
1.261
-2
0
Chialvetta!!!
Visita sito
Boh, 12 anni che corro a livello regionale e nazionale, mai visto scene del genere...

Nelle corse MTB anch'io non ne ho mai viste, ma alcuni ragazzi con cui esco abitualmente su strada tra i vari aneddoti che mi hanno fatto, mi hanno detto che ne hanno vista di gente farsi delle "pere" prima di correre o anche durante la gara. La cosa tragica è che erano tutti amatori over 40 in garette UDACE di livello provinciale:nunsacci: Mha contenti loro...
 

lilium

Biker velocissimus
11/10/07
2.562
38
0
61
Verona
Visita sito
In gara nemmeno io ho visto cose del genere anche se ricordo - ad una gara mtb famosa - che un gruppetto in un bar aveva ordinato il caffè e ci aveva aggiunto "discretamente" qualcosa prima di berlo e poi erano andati in griglia. Visto di persona... Cosa fosse non lo so, per me potevano bersi pure la pozione di Asterix o quella dei Puffi...
Una persona che corre da anni (bdc) e che conosco bene (nel senso che non mi racconta delle balle) mi ha riferito - parlando di doping - di non aver mai notato nulla di particolare ma di esserci rimasto quando - ad un'importante gara a cui aveva partecipato - aveva visto il biker davanti a lui estrarre dalla tasca una piccola siringa (tipo quella per il diabete per capirci) e farsela sul quadricipite...
Credo che i numeri del PM siano esagerati (alla ricerca della notorietà mediatica?) ma il ciclismo ha un serio problema di immagine e fino a quando non si prevederà la radiazione a vita di atleti e persone coinvolte il problema non si risolverà.
Ricordo che Bjarne Riis è ancora "in servizio"....e questo è una vergogna.
 

zeromeno

Biker paradisiacus
31/5/04
6.399
-5
0
Vicino a Padova
Visita sito
Ok d accordo!
Qui parliamo di ciclismo e doping , ma se parlassimo di calcio,pallavolo rugby ,nuoto o altro di pari livello sarebbe la stessa cosa.
Il doping c'ė nel ciclismo perché ci sono i controlli :medita:
A parità di controlli negli altri sport i risultati non sono da meno :cucù:
Quindi perché non parlare di SPORT in generale che è malato?
:nunsacci:
 
  • Mi piace
Reactions: Pietro.68

lilium

Biker velocissimus
11/10/07
2.562
38
0
61
Verona
Visita sito
Ok d accordo!
Qui parliamo di ciclismo e doping , ma se parlassimo di calcio,pallavolo rugby ,nuoto o altro di pari livello sarebbe la stessa cosa.
Il doping c'ė nel ciclismo perché ci sono i controlli :medita:
A parità di controlli negli altri sport i risultati non sono da meno :cucù:
Quindi perché non parlare di SPORT in generale che è malato?
:nunsacci:

Concordo.
C'è il giusto "accanimento" sul ciclismo ma meno su altri sport ugualmente malati e forse più, quali il calcio.
Io ho la ferma convinzione che gli spagnoli in tutti gli sport abbiano avuto una marcia in più che prima non avevano....e non ritengo sia del tutto genetica e "nature"...
 

iaco70

Biker paradisiacus
4/2/09
6.415
924
0
Gradisca d'Isonzo
Visita sito
Bike
Scott Scale RC 900 Ultimate 2017, Orbea OIZ M-TEAM 2023
In gara nemmeno io ho visto cose del genere anche se ricordo - ad una gara mtb famosa - che un gruppetto in un bar aveva ordinato il caffè e ci aveva aggiunto "discretamente" qualcosa prima di berlo e poi erano andati in griglia. Visto di persona... Cosa fosse non lo so, per me potevano bersi pure la pozione di Asterix o quella dei Puffi...
Una persona che corre da anni (bdc) e che conosco bene (nel senso che non mi racconta delle balle) mi ha riferito - parlando di doping - di non aver mai notato nulla di particolare ma di esserci rimasto quando - ad un'importante gara a cui aveva partecipato - aveva visto il biker davanti a lui estrarre dalla tasca una piccola siringa (tipo quella per il diabete per capirci) e farsela sul quadricipite...
Credo che i numeri del PM siano esagerati (alla ricerca della notorietà mediatica?) ma il ciclismo ha un serio problema di immagine e fino a quando non si prevederà la radiazione a vita di atleti e persone coinvolte il problema non si risolverà.
Ricordo che Bjarne Riis è ancora "in servizio"....e questo è una vergogna.

quello che avevano messo nel caffè magari era zucchero, si vede farlo in tutti i bar.
e poi magari quella che ha visto il tuo amico era effettivamente insulina ed il tizio era diabetico e stava sentendo l'avvicinarsi di una crisi...

finiamola con i "mi ha detto mio cugino" o i "non poteva non sapere", si parla quando si hanno dati certi e inconfutabili e non per il sentito dire o per ipotesi più o meno verosimili.
 

lilium

Biker velocissimus
11/10/07
2.562
38
0
61
Verona
Visita sito
quello che avevano messo nel caffè magari era zucchero, si vede farlo in tutti i bar.
e poi magari quella che ha visto il tuo amico era effettivamente insulina ed il tizio era diabetico e stava sentendo l'avvicinarsi di una crisi...

finiamola con i "mi ha detto mio cugino" o i "non poteva non sapere", si parla quando si hanno dati certi e inconfutabili e non per il sentito dire o per ipotesi più o meno verosimili.

Ma mi hai preso per idiota?
Pensi che non sappia cosa sia lo zucchero?
Rife il mio amico mi fido di lui, poi tu pensa cosa vuoi
Lo sappiamo TUTTI che cosa succede e lo vediamo in gara quando certe prestazioni di certi bikers sono fuori dalla logica.
Fosse per me controllerei tutti i primi 50 di ogni gara di mtb FCI (sangue ed urina)
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
10.512
5
0
58
Milano
Visita sito
lilium ha scritto:
Fosse per me controllerei tutti i primi 50 di ogni gara di mtb FCI (sangue ed urina)
eeehhh... per controllare come si deve 50 atleti occorrono parecchi soldi... :roll:
Come aveva già scritto in passato qualche forumendolo, su questo stesso topic, bisognerebbe introdurre pesantissime sanzioni pecuniarie nei confronti di coloro che vengono presi nella rete antidoping.
Che so ?? 40-50.000 euro...
Con quei soldi ci si può finanziare la ricerca e gli esami antidoping alle gare.
Si innescherebbe in tal modo un "effetto volano" non da poco...
 

lilium

Biker velocissimus
11/10/07
2.562
38
0
61
Verona
Visita sito
eeehhh... per controllare come si deve 50 atleti occorrono parecchi soldi... :roll:
Come aveva già scritto in passato qualche forumendolo, su questo stesso topic, bisognerebbe introdurre pesantissime sanzioni pecuniarie nei confronti di coloro che vengono presi nella rete antidoping.
Che so ?? 40-50.000 euro...
Con quei soldi ci si può finanziare la ricerca e gli esami antidoping alle gare.
Si innescherebbe in tal modo un "effetto volano" non da poco...

Costerebbe troppo, lo sò...
Sono dell'idea che la squalifica a vita rimanga la soluzione migliore...
 

xtrncpb

Biker imperialis
23/9/04
10.512
5
0
58
Milano
Visita sito
Costerebbe troppo, lo sò...
Sono dell'idea che la squalifica a vita rimanga la soluzione migliore...
Anch'io sono per la squalifica a vita, l'ho sempre sostenuto.
Tuttavia rimarrebbe il problema dello scarsissimo numero di controlli, cosa che induce a doparsi perchè "tanto so che non mi beccano".
Se ci fossero più soldi, si farebbero anche più controlli.
Ai dopati multa (sostanziosa) e squalifica a vita. :arrabbiat:
 

zeromeno

Biker paradisiacus
31/5/04
6.399
-5
0
Vicino a Padova
Visita sito

lilium

Biker velocissimus
11/10/07
2.562
38
0
61
Verona
Visita sito
Il doping nel ciclismo non è soltanto la revoca dei sette Tour de France a Lance Armstrong. E neppure i quasi 70 casi di positività riscontrati dall’Uci (Union Cycliste Internationale) negli ultimi tre anni. Il doping nel ciclismo dilaga nel mondo amatoriale: lo dimostra il caso di Lucia Asero, vincitrice del percorso medio all’ultima Granfondo Roma lo scorso ottobre, positiva all’Epo; come era stato trovato positivo Michele Maccanti nel maggio del 2010, appena due mesi prima di aggiudicarsi la prestigiosa Maratona delle Dolomiti. Anche questi sono solo i nomi prestigiosi. Poi ci sono le inchieste fra la gente comune, come quella della Procura di Torino nel 2011; oppure il caso del cinquantenne di Pavia diventato all’improvviso fenomeno e poi risultato positivo all’eritropoietina e al testosterone e condannato a 4 anni di squalifica. Il vero volto del doping nel ciclismo è questo: quello dell’impiegato di mezz’età pronto (chissà se consapevolmente) anche a rischiare la vita per andare più forte in gara alla domenica e vantarsi al bar con gli amici.

Sbaglia chi crede che il doping sia una pratica riservata ai campioni. E’ un fatto di costume, una maleducazione molto più diffusa di quel che si pensi. Quanto, precisamente, è difficile dirlo. Ma a sentire il parere dei cicloamatori – quelli puliti, che in questo sport ci credono ancora – vengono i brividi. “E’ una vita che vado in bici – racconta Alessandro, da Milano – prima come mestiere, adesso come hobby. E sono sicuro che ci sono più drogati tra gli amatori che tra i professionisti”. Lo conferma anche Michele di La Spezia, che corre con la Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti), uno dei circuiti amatoriali italiani più importanti: “In gruppo si vedono cose strane: gente che fino al giorno prima era un paracarro e poi rifila venti minuti a tutti in salita. Raramente questi ‘miracoli’ sono frutto solo dell’allenamento. Credo che almeno il 15-20% dei ciclisti amatoriali faccia uso di sostanze proibite”. Ancor più pessimista Francesco Barberis, presidente dell’Udace (Unione Degli Amatori Ciclismo Europeo): “Probabilmente siamo anche sopra il 25%”. Un amatore su quattro: una stima agghiacciante. “Ma non sono un indovino, nessuno può dirlo”, chiosa Barberis.

Già, il punto è proprio questo: è solo la punta dell’iceberg e nessuno sa cosa ci sia sotto. Perché i controlli non esistono. O meglio, ci sono ma è come se non ci fossero. “Corro da 10 anni e non ho mai fatto un test anti-doping. E l’anno scorso solo una volta mi è capitato di assistere ad un controllo”, afferma Luca, dalla provincia di Varese. Non è questione di percezione, lo dicono i numeri. Nel 2011 il Ministero della Salute ha controllato 145 gare e 605 atleti. Peccato, però, che in Italia le gare amatoriali sfondino quota 5mila: nel 2010 solo l’Udace ne ha organizzate 3835. Così i 27 casi di positività riscontrati e la percentuale del 4,4% di dopati (che però nel 2010 saliva al 9%) sono un dato che significa nulla.

Per alcuni la colpa sarebbe delle associazioni, poco interessate a fare dei controlli costosi e che avrebbero il sicuro effetto di ridurre i tesserati. Ma forse le cose non stanno così. Luca Menegatti, dirigente della Uisp – Ciclismo, scarica tutta la responsabilità sul Coni (il referente in Italia della Wada, l’agenzia mondiale antidoping) e sul Ministero (incaricato dell’attività antidoping in ambito giovanile e amatoriale): “Anche se volessimo noi Enti non siamo autorizzati a procedere con i test. Chiediamo da anni una delega ma nessuno ci ascolta”. Lo dimostra il caso dell’Udace, che fino a 5-6 anni aveva organizzato una rete autonoma di controlli, appoggiandosi al Laboratorio di Firenze. Poi è arrivato lo stop: solo il Ministero può fare test antidoping presso il Centro dell’Acquacetosa, l’unico riconosciuto in Italia. La denuncia del presidente Udace Barberis è durissima: “Abbiamo dei soldi accantonati in anni di risparmi e saremmo disposti ad investirli tutti nei controlli. Ma non ce lo permettono, non ci riconoscono neanche come associazione perché sperano di fagocitarci e prendersi i nostri 50mila tesserati. E’ una vergogna”.

Al Ministero, però, non ci stanno a passare per colpevoli. Anzi. Renato Piccinin, Segretario della Commissione di Vigilanza Doping, rivendica la qualità dei controlli effettuati ed espone al fattoquotidiano.it la posizione del Dicastero: “Non bisogna dimenticare che noi copriamo tutti gli sport, non solo il ciclismo. Le nostre possibilità sono queste: abbiamo due milioni di euro di finanziamenti all’anno, con cui dobbiamo fare anche attività di ricerca e formazione. Per i test abbiamo circa 1 milione e 200 mila euro, e vi garantisco che li spendiamo fino all’ultimo centesimo”. Alla fine è tutto un problema di soldi, dicono: “Un test può costare fino a quasi mille euro. Per fare controlli a tappeto ci vorrebbe un budget che non abbiamo”. Mentre sull’ipotesi di allargare i cordoni dell’attività antidoping dal Coni tagliano corto: “Solo il Coni attraverso le Federazioni e il Ministero possono fare controlli, e il centro dell’Acquacetosa è l’unico autorizzato in Italia. Non si può derogare: le regole sono queste e non le abbiamo fatte noi, ma la Wada”.

In questa catena di vincoli e deferimenti la colpa è di tutti e di nessuno. Ma il sistema non funziona e, senza controlli, nel ciclismo amatoriale continua a circolare di tutto; specie eccitanti e ormoni (tra cui la famosa eritropoietina). Ci sono amatori malati al punto da spendere cifre importanti per doparsi: circa 500€ per un ciclo di epo, fino a 3-4mila euro per coprire la stagione. E rischiare la vita: “Perché il doping amatoriale non è come quello dei professionisti, è un doping ‘casereccio’ e molto pericoloso”, spiega il dottor Aldo Rosano, autore della ricerca Il doping nello sport amatoriale per l’Istituto Italiano di Medicina sociale.

“E proprio perché non si tratta di un doping scientifico, insieme alle giuste campagne di educazione alla salute basterebbe una fitta rete di controlli per scoraggiare il fenomeno”, aggiunge il dottor Andrea Ferella, responsabile della commissione scientifica dell’Udace. Ma i controlli, purtroppo, non ci sono. E la conclusione è molto amara. “Noi il nostro calendario non lo comunichiamo neanche più al Coni, tanto è inutile”, afferma sconsolato Barberis. “Ma i pochi che vengono presi positivi dal Ministero con noi non correranno mai più. E con i soldi che abbiamo da parte finanzieremo progetti per la prevenzione. E' tutto ciò che possiamo fare”. Ma difficilmente basterà per guarire il ciclismo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano
 

zeromeno

Biker paradisiacus
31/5/04
6.399
-5
0
Vicino a Padova
Visita sito
È lo stesso articolo che avevo linkato
:arrabbiat: un esempio della della bassezza del livello dei giornali italiani
Vergognoso pubblicare cose come questa
Mi colpisce molto che sia il fatto ,un giornale che stimo dove credevo lavorassero giornalisti migliori...viceversa semplicemente meno asserviti ad alcuni centri di potere
 

Aitor

Biker superis
26/11/04
426
0
0
Verona
Visita sito
Bike
Cannondale
Il doping nel ciclismo non è soltanto la revoca dei sette Tour de France a Lance Armstrong. E neppure i quasi 70 casi di positività riscontrati dall’Uci (Union Cycliste Internationale) negli ultimi tre anni. Il doping nel ciclismo dilaga nel mondo amatoriale: lo dimostra il caso di Lucia Asero, vincitrice del percorso medio all’ultima Granfondo Roma lo scorso ottobre, positiva all’Epo; come era stato trovato positivo Michele Maccanti nel maggio del 2010, appena due mesi prima di aggiudicarsi la prestigiosa Maratona delle Dolomiti. Anche questi sono solo i nomi prestigiosi. Poi ci sono le inchieste fra la gente comune, come quella della Procura di Torino nel 2011; oppure il caso del cinquantenne di Pavia diventato all’improvviso fenomeno e poi risultato positivo all’eritropoietina e al testosterone e condannato a 4 anni di squalifica. Il vero volto del doping nel ciclismo è questo: quello dell’impiegato di mezz’età pronto (chissà se consapevolmente) anche a rischiare la vita per andare più forte in gara alla domenica e vantarsi al bar con gli amici.

Sbaglia chi crede che il doping sia una pratica riservata ai campioni. E’ un fatto di costume, una maleducazione molto più diffusa di quel che si pensi. Quanto, precisamente, è difficile dirlo. Ma a sentire il parere dei cicloamatori – quelli puliti, che in questo sport ci credono ancora – vengono i brividi. “E’ una vita che vado in bici – racconta Alessandro, da Milano – prima come mestiere, adesso come hobby. E sono sicuro che ci sono più drogati tra gli amatori che tra i professionisti”. Lo conferma anche Michele di La Spezia, che corre con la Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti), uno dei circuiti amatoriali italiani più importanti: “In gruppo si vedono cose strane: gente che fino al giorno prima era un paracarro e poi rifila venti minuti a tutti in salita. Raramente questi ‘miracoli’ sono frutto solo dell’allenamento. Credo che almeno il 15-20% dei ciclisti amatoriali faccia uso di sostanze proibite”. Ancor più pessimista Francesco Barberis, presidente dell’Udace (Unione Degli Amatori Ciclismo Europeo): “Probabilmente siamo anche sopra il 25%”. Un amatore su quattro: una stima agghiacciante. “Ma non sono un indovino, nessuno può dirlo”, chiosa Barberis.

Già, il punto è proprio questo: è solo la punta dell’iceberg e nessuno sa cosa ci sia sotto. Perché i controlli non esistono. O meglio, ci sono ma è come se non ci fossero. “Corro da 10 anni e non ho mai fatto un test anti-doping. E l’anno scorso solo una volta mi è capitato di assistere ad un controllo”, afferma Luca, dalla provincia di Varese. Non è questione di percezione, lo dicono i numeri. Nel 2011 il Ministero della Salute ha controllato 145 gare e 605 atleti. Peccato, però, che in Italia le gare amatoriali sfondino quota 5mila: nel 2010 solo l’Udace ne ha organizzate 3835. Così i 27 casi di positività riscontrati e la percentuale del 4,4% di dopati (che però nel 2010 saliva al 9%) sono un dato che significa nulla.

Per alcuni la colpa sarebbe delle associazioni, poco interessate a fare dei controlli costosi e che avrebbero il sicuro effetto di ridurre i tesserati. Ma forse le cose non stanno così. Luca Menegatti, dirigente della Uisp – Ciclismo, scarica tutta la responsabilità sul Coni (il referente in Italia della Wada, l’agenzia mondiale antidoping) e sul Ministero (incaricato dell’attività antidoping in ambito giovanile e amatoriale): “Anche se volessimo noi Enti non siamo autorizzati a procedere con i test. Chiediamo da anni una delega ma nessuno ci ascolta”. Lo dimostra il caso dell’Udace, che fino a 5-6 anni aveva organizzato una rete autonoma di controlli, appoggiandosi al Laboratorio di Firenze. Poi è arrivato lo stop: solo il Ministero può fare test antidoping presso il Centro dell’Acquacetosa, l’unico riconosciuto in Italia. La denuncia del presidente Udace Barberis è durissima: “Abbiamo dei soldi accantonati in anni di risparmi e saremmo disposti ad investirli tutti nei controlli. Ma non ce lo permettono, non ci riconoscono neanche come associazione perché sperano di fagocitarci e prendersi i nostri 50mila tesserati. E’ una vergogna”.

Al Ministero, però, non ci stanno a passare per colpevoli. Anzi. Renato Piccinin, Segretario della Commissione di Vigilanza Doping, rivendica la qualità dei controlli effettuati ed espone al fattoquotidiano.it la posizione del Dicastero: “Non bisogna dimenticare che noi copriamo tutti gli sport, non solo il ciclismo. Le nostre possibilità sono queste: abbiamo due milioni di euro di finanziamenti all’anno, con cui dobbiamo fare anche attività di ricerca e formazione. Per i test abbiamo circa 1 milione e 200 mila euro, e vi garantisco che li spendiamo fino all’ultimo centesimo”. Alla fine è tutto un problema di soldi, dicono: “Un test può costare fino a quasi mille euro. Per fare controlli a tappeto ci vorrebbe un budget che non abbiamo”. Mentre sull’ipotesi di allargare i cordoni dell’attività antidoping dal Coni tagliano corto: “Solo il Coni attraverso le Federazioni e il Ministero possono fare controlli, e il centro dell’Acquacetosa è l’unico autorizzato in Italia. Non si può derogare: le regole sono queste e non le abbiamo fatte noi, ma la Wada”.

In questa catena di vincoli e deferimenti la colpa è di tutti e di nessuno. Ma il sistema non funziona e, senza controlli, nel ciclismo amatoriale continua a circolare di tutto; specie eccitanti e ormoni (tra cui la famosa eritropoietina). Ci sono amatori malati al punto da spendere cifre importanti per doparsi: circa 500€ per un ciclo di epo, fino a 3-4mila euro per coprire la stagione. E rischiare la vita: “Perché il doping amatoriale non è come quello dei professionisti, è un doping ‘casereccio’ e molto pericoloso”, spiega il dottor Aldo Rosano, autore della ricerca Il doping nello sport amatoriale per l’Istituto Italiano di Medicina sociale.

“E proprio perché non si tratta di un doping scientifico, insieme alle giuste campagne di educazione alla salute basterebbe una fitta rete di controlli per scoraggiare il fenomeno”, aggiunge il dottor Andrea Ferella, responsabile della commissione scientifica dell’Udace. Ma i controlli, purtroppo, non ci sono. E la conclusione è molto amara. “Noi il nostro calendario non lo comunichiamo neanche più al Coni, tanto è inutile”, afferma sconsolato Barberis. “Ma i pochi che vengono presi positivi dal Ministero con noi non correranno mai più. E con i soldi che abbiamo da parte finanzieremo progetti per la prevenzione. E' tutto ciò che possiamo fare”. Ma difficilmente basterà per guarire il ciclismo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Beh, se lo afferma Luca da Varese bisogna pur crederci:smile:
 

Classifica giornaliera dislivello positivo

Classifica mensile dislivello positivo