La morte di Marandona ci costringe ad affrontare il tema etico e più profondo dell'umanità: l'essere umano è buono o cattivo. Agisce per il bene o per il male. Maradona era un disastro, naufragava nel vizio, mentiva, era spudorato e certamente era un amico per nulla affidabile. Ma poi il suo spaventoso talento calcistico, che è espressione dello spirito dei nostri tempi, lo mondava di ogni suo peccato. Io sono agnostico, ma ci sono più cose nella storia umana che mi fanno dubitare: All that thing you are, nella versione di Davis o Metheny, la Divina Commedia, alcune poesia di Geo Bogza, Nicole Kidman in particolare quando Kubrick la spia dal buco della serratura, J.S. Bach, e la doppietta di Maradona all'Inghilterra. Si quella segnata con la mano, la "mano de Dios" confessò lui. Fu un gesto non da poco riconoscere che il gol non era suo... ma chi avrebbe potuto annullare un gol a Dio, nessuno. Quindi Dio per gratitudine gli donò, senza pretesa di rivendicarlo, 4 minuti dopo, il suo piede, affidando a lui, re dei vizi, il compito di ricordare all'umanità che la grandezza non sta può stare nell'arbitro, ma solo nel giocatore. E lui, nell'unico evento che trasforma il calcio in qualcosa che vale la pena d'essere visto e considerato - i Mondiali -, non s'è lasciato scappare il dono e ha fa fatto il suo capolavoro. Il bene vince, Maradona è un esempio. I mediocri - con il loro fischietto in bocca - invidiano sì la grandezza degli dei, ma poi al lato pratico, scimmiottano solo i loro vizi, e quando non possono: fischiano!