Brumotti sull'Everest

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andrea77

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modena
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Falso... Kammerlander è salito dalla parete nord in meno di 17 ore partendo dal campo avanzato (che non è il base della sud) a 6400 m... 2500m di dislivello su pendenze del 40-50%, con più di metà tragitto in arrampicata, e non camminando, con gli sci a spalla, in meno di 17 ore...
Un alpinista esperto in solitaria che parte dal campo dopo il ghiacciaio può salire la sud in meno di 2gg...

Falso......Kammerlander è si salito in 17 ore partendo dal campo base avanzato, ma nelle settimane prima era salito e sceso più volte dai vari capi per perfezionare l'acclimatamento. Il meteo inclemente prima e una finestra di bel tempo limitato poi hanno "creato" questa eccezionale prestazione, per anni rimasta imbattuta.
 

marco

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Stralcio dell'intervista Brumotti del 27 marzo 2012

"Cosa è successo sul Peak Lenin? «Era lo scorso 6 agosto. Era la mia seconda uscita sopra i 5mila. Io soffro terribilmente il mal di montagna. Anche altre volte avevo visto che io ero quello che stava sempre peggio di tutti. Da quando mi alleno in quota convivo con l’emicrania. Secondo Simone dipende sia dalla mia struttura muscolare sia dal fatto che pedalando brucio più ossigeno. Quella notte, sulla parete del Peak Lenin, quando ero in tenda sentivo la testa che esplodeva e mi veniva continuamente da vomitare. Non sapevo cosa fare: con il satellitare ho chiamato Simone e lui mi ha detto che era il principio di un edema cerebrale e che dovevo scendere subito, senza perdere un minuto. Poi la linea è caduta. Ho mollato tutto, tenda, bacchette, bici e ho cominciato a scendere ma non riuscivo quasi a stare in piedi. Ero solo. A un certo punto è scesa una frana e mi ha preso in pieno. Mi sono trovato, credo dopo un centinaio di metri, dolorante, attaccato a un grosso roccione che aveva arrestato la mia caduta prima di uno strapiombo di almeno 200 metri. Il satellitare non prendeva, ero sfinito. Mi stavo lasciando andare. A un certo punto l’altro telefonino, non il satellitare che era morto, fa il bi-bip di un messaggio. Era di Herta Diemoz, la mamma di André, un ragazzino 14enne mio fan, conosciuto per caso in un autogrill, investito da un’auto mentre era in bici un anno dopo che ci eravamo visti. Stava pedalando sulla strada provinciale Santa Teresa – Pianella, in Abruzzo. Dopo questa tragedia con Herta eravamo diventati amici, ci sentivamo spesso. Lei sapeva che io partivo per il Kirghizistan e quella notte mi ha mandato un sms che diceva: “Ciao Vittorio, dovunque tu sia io e André ti mandiamo la nostra energia. Saluti”. Quell’sms mi ha ridato la voglia di lottare di nuovo. Ci ho messo due ore ma mi sono trascinato fin sopra la frana e sono arrivato sul sentiero dove alla mattina mi hanno soccorso e portato al campo base. Chissà come diavolo è arrivato quel messaggio. Non ho mai raccontato questa storia ma sono sicuro che faccia piacere anche a Herta che si sappia. È bella, no?»."

ma chi ha scritto sta roba, l'ufficio stampa di mediaset?
1) da solo in tenda con bici al seguito......... ma chi ci crede?
2) SMS ordinaria (senza satellitare) sul Pik Lenin.....
3) La frana che lo prende in pieno: tipo willy il coyote che si attacca alla roccia e rotola a valle.
4) Inizio di edema a 5500 metri, e questo pensa di salire ad 8800....

Chiedo pietà.
 

udc-ban

Biker cesareus
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l'intervista completa

"Due ruote in alta quota

L'ex campione mondiale di bike trial e inviato di Striscia la notizia tenta l’impresa con l’aiuto di Simone Moro. La diretta sul blog di Vittorio Brumotti sul Corriere.it

Vittorio Brumotti, campione del mondo di bike trial nel 2006 e inviato molto speciale di Striscia la notizia dal 2008, ha imparato ad andare in biciletta senza rotelle a quattro anni, in discesa. «Era estate, a Boissano, nella mia terra (Liguria, ndr), in campeggio con i cugini; c’era una strada asfaltata, ripida, con una curva a destra oppure dritta nello sterrato e ghiaia. Sono andato dritto e sono rimasto in piedi». Una scelta di vita: da allora non è praticamente più tornato coi piedi per terra; sempre sui pedali, spesso a immaginare nuove acrobazie da realizzare con due ruote. «Sto fermo solo una settimana all’anno, per il resto mi alleno sempre, da otto a dieci ore al giorno. A volte anche di notte. E in effetti cammino male, tutto storto. Si vede che non sono abituato». È un 30enne molto particolare, fatto per saltare con la bici dal tetto di un camion all’altro, pedalare in equilibrio sulle ringhiere dei balconi al decimo piano e fare settantun saltelli sulla ruota posteriore in cima alla guglia di Punta Cariddi, in Sardegna, un picco di 150 metri sul mare dove c’è posto per un tavolino da bar. Non nasconde che la sua passione sia anche follia, con cui però gioca da adulto. A farlo crescere ci sono stati i legamenti del ginocchio partiti del tutto, e mai più tornati al loro posto, e l’osso di una spalla rimasto fuori, bene in vista, a futura memoria. Si è rotto quasi tutto, tranne la testa che è rimasta l’unica cosa sana, più o meno, e sicuramente piena di sfide e di sogni. Adesso vuole salire in cima all’Everest. Parte il 26 di marzo, con il miglior maestro che poteva trovare: Simone Moro, unico alpinista della storia ad aver salito tre 8mila in invernale: Shisa Pangma nel 2005, Makalu nel 2009 e Gasherbrum II nel 2011. (Tutta l'avventura in diretta sul blog del Corriere.it)

Qual è stata la tua prima bici? «Una Monti della Montesa. Era la più bella che c’era in quegli anni. Io la volevo usata, ma Claudio ed Elisabetta (i genitori li chiama sempre per nome, ndr) me l’hanno regalata nuova, quando avevo 11 anni, facendo grandi sacrifici. Ho deciso di ripagarli non smettendo più di pedalare. Sapevo che ce l’avrei fatta. Anche se ero un bambino ho avuto una sensazione molto chiara, da adulto se ci penso adesso: ho sentito che quell’oggetto era come un’estensione del mio corpo, con la quale avrei potuto fare qualsiasi cosa. Ora ne ho circa 50 di biciclette, di tutti i generi e tipi. Sono dovunque, anche in bagno. Le lavo nella vasca. Ma, sembrerà strano, io non me ne intendo e, quando non sono in sella, non parlo mai di biciclette».

Ma all’inizio pedalare sarà pur stato un gioco anche per te. O no? «In parte sì, ma a 14 anni avevo già un telefonino con cui vendevo i miei show e andavo in giro a esibirmi. Avevo già vinto qualche gara e chiamavo le aziende, potenziali sponsor, cominciando a guadagnare, usando la partita Iva di Elisabetta. Ero felice di poter ripagare tutti i sacrifici che loro due facevano per me».

Come è il tuo carattere? «Sono sicuramente un solitario. Non c’entro niente con il personaggio che la gente si immagina io sia: sempre in giro, tra una festa e l’altra e pieno di donne. Non è così. Chi mi conosce bene sa che conduco una vita tranquilla: sono fissato nel mangiare, praticamente solo petto di pollo, riso, bianchi d’uovo e bresaola. Pochi carboidrati, solo quando aumento il ritmo degli allenamenti. Mi piace andare al cinema da solo e ci vado spesso. Ho una casa a Milano 2, stranissima, dove mi piace molto stare. Vado a letto presto, perché gli allenamenti sono pesanti. Però capitano anche volte in cui mi sveglio alle tre di notte e scendo in garage a provare una nuova figura o un nuovo salto che mi è venuto in mente. Odio essere catalogato e non seguo le mode. Da quando vado in tv penso ci si faccia facilmente un’idea sbagliata di come io sia veramente, ma è anche vero che se non ci fossi andato adesso non sarei qui a pensare di salire sull’Everest».

C’è stato un momento della tua vita in cui hai capito che potevi diventare un campione? «Due momenti: sui vent’anni vedevo che avevo le doti per catturare l’attenzione del pubblico durante le gare. Applausi, successo. Ero il più bravo in quello, ma ero più uno showman che un atleta. A quel punto però ho capito che, riducendo un po’ il “cinema” e concentrandomi di più sulla disciplina, ce la potevo fare. Alle sette di mattina ero già nei fiumi e bagnavo io tutte le pietre su cui saltavo per allenarmi nelle condizioni più difficili. Nel campionato del Mondo del 2005 sono arrivato secondo e nel 2006 l’ho vinto».

Come ti sei allenato per l’Everest? «Ho imparato a conoscere la fatica e la paura. Simone Moro ha voluto che andassi da solo sulle montagne in questi mesi, senza di lui. Pensava fosse utile che sbattessi il naso da solo, che fossi io a decidere il limite. Non me l’ha mai detto esplicitamente, ma credo mi abbia messo alla prova: per farcela, non dovevo avere maestri. Se me la cavavo potevo provare a seguirlo sull’Everest. Credo di avercela fatta, anche se ci ho quasi lasciato la pelle: sul Peak Lenin, in Kirghizistan, ho davvero avuto paura di morire. È stato diverso da tutte le altre volte che ho provato quella sensazione. Quando vado su una ringhiera di un balcone a 30 metri di altezza tutto dipende dalla mia mente e dal mio corpo e so di essere quasi sempre in grado di rimediare a un mio errore. Una volta, per esempio, ho sbagliato ma è stata la bici a volare sotto; io sono caduto sul balcone. In montagna invece quasi tutto dipende dalla natura e tra la sua forza e la mia non c’è paragone. Io e la mia bici là sopra siamo due pulci. La fatica, il fiato, il freddo, la neve, il vento, il buio, tutto diventa difficile. La natura per me è diventata una divinità da rispettare. Juri Baruffaldi, il mio allenatore, mi ha fatto risalire tutte le piste nere della Valtellina. Poi ho percorso dal Rifugio Casati alla vetta del Cevedale senza mai mettere piede a terra, alternando pedalate a salti di crepacci».

Cosa è successo sul Peak Lenin? «Era lo scorso 6 agosto. Era la mia seconda uscita sopra i 5mila. Io soffro terribilmente il mal di montagna. Anche altre volte avevo visto che io ero quello che stava sempre peggio di tutti. Da quando mi alleno in quota convivo con l’emicrania. Secondo Simone dipende sia dalla mia struttura muscolare sia dal fatto che pedalando brucio più ossigeno. Quella notte, sulla parete del Peak Lenin, quando ero in tenda sentivo la testa che esplodeva e mi veniva continuamente da vomitare. Non sapevo cosa fare: con il satellitare ho chiamato Simone e lui mi ha detto che era il principio di un edema cerebrale e che dovevo scendere subito, senza perdere un minuto. Poi la linea è caduta. Ho mollato tutto, tenda, bacchette, bici e ho cominciato a scendere ma non riuscivo quasi a stare in piedi. Ero solo. A un certo punto è scesa una frana e mi ha preso in pieno. Mi sono trovato, credo dopo un centinaio di metri, dolorante, attaccato a un grosso roccione che aveva arrestato la mia caduta prima di uno strapiombo di almeno 200 metri. Il satellitare non prendeva, ero sfinito. Mi stavo lasciando andare. A un certo punto l’altro telefonino, non il satellitare che era morto, fa il bi-bip di un messaggio. Era di Herta Diemoz, la mamma di André, un ragazzino 14enne mio fan, conosciuto per caso in un autogrill, investito da un’auto mentre era in bici un anno dopo che ci eravamo visti. Stava pedalando sulla strada provinciale Santa Teresa – Pianella, in Abruzzo. Dopo questa tragedia con Herta eravamo diventati amici, ci sentivamo spesso. Lei sapeva che io partivo per il Kirghizistan e quella notte mi ha mandato un sms che diceva: “Ciao Vittorio, dovunque tu sia io e André ti mandiamo la nostra energia. Saluti”. Quell’sms mi ha ridato la voglia di lottare di nuovo. Ci ho messo due ore ma mi sono trascinato fin sopra la frana e sono arrivato sul sentiero dove alla mattina mi hanno soccorso e portato al campo base. Chissà come diavolo è arrivato quel messaggio. Non ho mai raccontato questa storia ma sono sicuro che faccia piacere anche a Herta che si sappia. È bella, no?».

Stefano Rodi
 

JACKSUFF

Biker serius
21/9/09
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Bulaggna
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Ce la farà...non ce la farà...poco importa..

Sono invece curioso di conoscere la parte tecnica di quella bici hi-teck che si porterà dietro..
Tipo.... materiali impiegati o lavorazioni particolari dei vari componenti..
Qualcuno ne sa qualcosa??

Pura curiosità tecnica...:nunsacci::nunsacci:
 

udc-ban

Biker cesareus
6/9/04
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15 minuti di video che risponde a molte domande poste su questo forum (soprattutto cosa intende per "portare la bici sull'Everest")... ho notato molti pochi sorrisi e frasi scemotte segno di una certa consapevolezza delle difficoltà cui andrà incontro... altra cosa che si nota l'enorme pressione delle critiche che gli vengono mosse dagli alpinisti. Tra gli sponsor si nota Airoh... produttore di caschi... chissà se...


http://www.montagna.tv/cms/2012/03/...umotti-racconta-la-sua-impresa-a-montagna-tv/






edita il tuo post, altrimenti ti danno dello scemotto:

il video l'abbiamo già postato e commentato 3 pagine fa

ciao
 

HUGEen

Biker paradisiacus
edita il tuo post, altrimenti ti danno dello scemotto:

il video l'abbiamo già postato e commentato 3 pagine fa

ciao

naaa padre... ritardato sì, scemotto...pure!Visto che ho trovato commenti nelle ultime 3 pagine in cui si pongono ancora domande su cosa o non cosa farà Brumotti e il video da delle risposte avevo pensato che non fosse stato postato. Minchia comunque come state col dente avvelenato... Quasi come tra chi esalta e chi condanna il Grande Fratello... Ehhh i media... A buon commentatore...
 

bikerciuc

Biker infernalis
take it easy...

Brumotti faccia quello che vuole...con o senza casco...d'altro canto, nel caso del video stretto strettissimo ed esposto, eravamo pronti a stracciarci le vesti in nome della libertà individuale e della possibilità di un individuo di autodeterminarsi....quindi:

1) se lui vuole andare lassù e se trova i soldi per farlo senza che glieli dia il Governo (e quindi noi) e, ancor di più, qualcuno di bravo come Moro che lo accompagna (e state sicuri che non lo farà a gratis)..bravo, bene bis.

2) se ci vuole andare senza casco...altrettanto idem come sopra...è maggiorenne, qualche pigna (dice lui stesso) di averla già presa ergo ritengo abbia un background sufficiente a decidere in autonomia se indossarlo o meno... se poi è di esempio negativo alle giovani leve...be' pace...le giovani leve imparino a decidere con la loro testa (spaccandosela se necessario) e non solo aspettando il verbo rivelato da Youtube,FB o Twitter...(e qui mi ricollego a quanto dissi sull'immagine che una certa fascia di sportivi vuol dare di sè a causa del marketing).

3) i pagliacci... chi è davvero un pagliaccio?

lo fu maurice wilson che nel '34 tentò una solitaria al mt. everest (lasciandoci le penne) convinto che "volere è potere"?
Lo fu, può darsi,...ma in epoche ben più oscurantiste della nostra nessuno gli impedì di tentrare.

lo è questo qua?
video shock mangiatore di scorpioni vivi - YouTube[/URL]

lo è tom perry? l'Italiano che scala le montagne a piedi nudi? lo so che a dirla così sembra una cazzata visto che esistono, al giorno d'oggi, ottime calzature e che salire a piedi nudi una via di ghiaccio non è affatto una buona idea nè fisiologicamente nè dal punto di vista della sicurezza (a meno di lasciar crescere bene le unghie)...:smile: Però...però...se ci pensate, è una cosa che sposta certi limiti fisiologici che pensavamo invalicabili...che lascia una traccia...inutile? forse... ma di sicuro non per lui.


Brumotti tenta (e secondo me con poche chances di farcela) di fare 10 saltelli sulla vetta dell'Everest...? E' una baggianata? Può darsi...io aspetto di vedere il video...e spero che poi, filmino anche le facce degli sherpa che lo guardano...

per il resto i distinguo, Moro che si presta al gioco (in base al compenso avrebbe accettato chiunque penso visto che gli si presenta l'occasione di fare l' everest spesato e guadagnandoci), non mi interessano...che ogni uomo agisca come meglio crede.
Sull'etica alpina, himalayana o sul lasciare colà rumente varie...be' è un discorso che travalica la sola esperienza Brumottiana e il significato della parola Alpinismo...non lo è più... come non lo è quando ci si mette in coda per salire alla capanna margherita o per attaccarsi ai canaponi della cresta dell'Hornli al Cervino, o per salire le corde fisse dell'Hillary step.

Si può fare alpinismo (e alcuni lo fanno alla grande) su cime minori, non famose (talvolta ancora inviolate) aprendo vie ardite nella wilderness...discutere di etica della fruizione dove ci sono i grandi numeri non ha senso...perchè, come già scrissi qualche tempo fa, la montagna non è posto per i grandi numeri...sia che essi siano intesi come numero di fruitori che come numeri da circo.

passo e chiudo
bikerciuc
 

kikhit

Biker incredibilis
9/12/03
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Occam Lt, Alma
Sull'etica alpina, himalayana o sul lasciare colà rumente varie...be' è un discorso che travalica la sola esperienza Brumottiana e il significato della parola Alpinismo...non lo è più... come non lo è quando ci si mette in coda per salire alla capanna margherita o per attaccarsi ai canaponi della cresta dell'Hornli al Cervino, o per salire le corde fisse dell'Hillary step.

Si può fare alpinismo (e alcuni lo fanno alla grande) su cime minori, non famose (talvolta ancora inviolate) aprendo vie ardite nella wilderness...discutere di etica della fruizione dove ci sono i grandi numeri non ha senso...perchè, come già scrissi qualche tempo fa, la montagna non è posto per i grandi numeri...sia che essi siano intesi come numero di fruitori che come numeri da circo.

passo e chiudo
bikerciuc

bravo (ciapa)ciuc, questo è il punto...il discorso dell'etica alpina a proposito di Everest (e non solo) fa un po' ridere...
 

udc-ban

Biker cesareus
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take it easy...

Brumotti faccia quello che vuole...con o senza casco...d'altro canto, nel caso del video stretto strettissimo ed esposto, eravamo pronti a stracciarci le vesti in nome della libertà individuale e della possibilità di un individuo di autodeterminarsi....quindi:

1) se lui vuole andare lassù e se trova i soldi per farlo senza che glieli dia il Governo (e quindi noi) e, ancor di più, qualcuno di bravo come Moro che lo accompagna (e state sicuri che non lo farà a gratis)..bravo, bene bis.

In grassetto:

Non sono nè PRO nè CONTRO Brumotti!!!!

Mettetevelo in testa.

Ho una mia storia personale con Brumotti che esula da questa esperienza che è Sua. Punto.

Punto 1: Il videro strettissimo:

Siamo stati lapidati perchè -all'opposto- non trovavamo sentimenti di ammirazione per quelli

a cui puzzava la vita. Noi criticavamo con i fatti e altri ci rispondevano che era invidia.

Gli stessi che hanno scritto qui cadendo in evidenti contraddizioni.

Punto 2:

La spedizione costa 400mila euro.

Io ci metto -direttamente o indirettamente- un cent? NO!

(mai visto striscia in vita mia, guardo di rado la tv, e meno che meno mediaset)

E' tutto sbattone di Brumotti.

Punto.

Permetti che mi incazzi leggermente di più verso l'ex Presidente del Consiglio che ha

utilizzato più e più volte l'aereo presidenziale per portarsi le donne in sardegna?

E ripeto.

Marco il direttore sa quanto lo stimo, ma quando ieri sera ha scritto che "...sono

stronzate.." ( messaggio poi saggiamente editato) non fa un doveroso segno di rispetto a

DavidJCD della redazione che ha pubblicato l'articolo.

Perchè la realtà è che le vacanze in sardegna ti fanno 500 contatti, il thread di Brumotti fa

50mila visite, e su quelle il forum ci campa.
 
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Ser pecora

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Perchè la realtà è che le vacanze in sardegna ti fanno 500 contatti, il thread di Brumotti fa

50mila visite, e su quelle il forum ci campa.

Quindi sicome gli omicidi fanno piu' audience della beneficenza bisogna portare rispetto agli assassinii ed evitare di criticarli? :nunsacci:
 

Happykiller

Biker pazzescus
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da quello che hai scritto, evidentemente non hai visto l'intervista di Brumotti...poi è ovvio che travisate le sue parole...non le senite!!

ha affermato che lui e soltanto lui porterà la sua bici in quota. parte del suo record consiste nel portare la bici in quota, se la porta lo sherpa il record lo fa lo sherpa!
Quello che lui afferma prima di aver fatto un'ascensione su un qualsiasi 8000 vale poco.
Io credo che il suo intento più profondo sia quello dichiarato. Ma nella pratica mi immagino solo bestemmie, sfinimento e il desiderio di scagliare a valle la bici... o di farsela portare su da chi è abituato a fare il facchino d'alta quota per i capricci dei ricchi occidentali.

Io ho più rispetto dei portatori sherpa di qualsiasi grande scalatore che li sfrutta (anche solo per arrivare al campo base), perché questi poveracci vivono senza gloria, carichi come muli, spessissimo senza un'attrezzatura adeguata.
Gli scalatori veri, s'arrangiano. :celopiùg:
 
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udc-ban

Biker cesareus
6/9/04
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Quindi sicome gli omicidi fanno piu' audience della beneficenza bisogna portare rispetto agli assassinii ed evitare di criticarli? :nunsacci:

Perdona la crudezza:

Non bisogna sputare nel piatto dove si mangia.


nb.

Chi l'ha detto che la cronaca nera fa più audience?

Dal parrucchiere forse....

n.b. di n.b.

Ser lo capisco che è impegnativo da leggere tutto il thread ma se perdi qualche minuto

leggerai che Ugo De Cresi ha scritto che "grazie al cielo " esiste il Forum e le sue critiche.

Da qualsiasi parte esse arrivino.

Pensa che io leggo tutto.

Mentre lavoro tengo il forum a icona ed appena ho 5 minuti leggo.

Così non sparo cazzate.

(Nel senso che già di mio ne sparo a sufficienza)

Oppure semplicemnte su argomenti dove non ho sufficiente tempo per leggere ,

semplicmente non intervengo.

Qui siamo a 22mila visite e la cosa dura sino a giugno.

Ne abbiamo di tempo per scrivere.

Ciao
 
T

teoDH

Ospite
Io ho più rispetto dei portatori sherpa di qualsiasi grande scalatore che li sfrutta (anche solo per arrivare al campo base), perché questi poveracci vivono senza gloria, carichi come muli, spessissimo senza un'attrezzatura adeguata.
Gli scalatori veri, s'arrangiano. :celopiùg:
Rispetto senza dubbio, ma per loro è anche più facile, nascono in alta quota, salgono le montagne sin da piccoli, e nella comunità nepalese sono sempre stati considerati come un'Elite.

La storia delle attrezzature non adeguate e di stipendi da miseria era vera fino a metà anni 80, oggi sono attrezzati con materiali moderni, pagati bene, organizzati, spesso pure capricciosi...
Lo sherpa di oggi non è lo sherpa del secolo scorso, senza dubbio però sono grandi scalatori e lavoratori instancabili.
Sugli scalatori veri o finiti, su chi e come sfrutta uno sherpa, potremo andare avanti anni... a partire dalla polemica tra chi sia arrivato prima in vetta, se Hillary o Nor---... quando si va lassù, solo chi c'era può sapere come andata...
 
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Ser pecora

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Perdona la crudezza:

Non bisogna sputare nel piatto dove si mangia.

Perdona la crudezzza, ma il tuo ragionamento non sta in piedi.

Non è che ogni cosa riportata nel forum siccome fa "audience" come dal parrucchiere allora non deve essere criticata da chi lo gestisce.

E' come dire che un giornalista non puo' criticare un fatto di mafia perchè i fatti di mafia interessano molto ed i giornali "ci mangiano"...mi ricordano le critiche ad un noto scrittore sti'discorsi...
 
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Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
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La mia critica personale a questa faccenda non attiene al casco, alla natura e ai pagliacci.
Anzi, quando la discussione è deviata sul tema della pagliacciata è deviata male, secondo me.
Qui il problema è l’inganno o meno.
Problema ben più grave della semplice pagliacciata, perché il pagliaccio a ben vedere è un professionista che non inganna nessuno e anzi deve il suo successo planetario al fatto che tutti, anche i bambini di 3 anni, capiscono dal suo naso rosso e dalle sue enormi scarpe che si tratta di un gioco.
Qui invece si tratta di capire se quello che si dice che si farà si farà come si dice.
A noi ciclisti (mi ci metto in mezzo, via) che sappiamo che il Mortirolo è un sogno, l’Everest ci appare impossibile, va da sé, non fosse altro perché non c’è un sentiero che arriva in cima.
Non è possibile pedalare fino in cima, e onestamente non prendo seriamente neanche per un secondo la controreplica che siccome non ci si riesce a salire pedalando, lo si fa saltando.
E non riesco a essere serio neanche se mi si dice che quando non può pedalare né saltare la bici la mette in un apposito zaino.
In tal caso infatti direi che l’impresa sarebbe dello zaino (che voglio assolutamente, nel mio c’entrano 2 camere d’aria e poco altro).
Ecco, per quel poco che ci capisco a me viene fondamentalmente da sorridere, ma comuqnue mi avventuro in una serie di dissertazioni su quanto sale, come sale, chi lo aiuta, quanto salta, come struscia, quanto pesa, quanti sherpa, dove arriva e dove scende.
Il punto però è che la maggior parte della gente di bici non ci capisce una séga, e le uniche parole che gli rimangono sono Brumotti sull’Everest, e al più le commenta nominando invano e con un punto esclamativo la madonna.
Ecco, è questo che mi preoccupa, perché è vero che in nome della libertà individuale uno è libero di acquistare fegatini di pollo spacciati per una reliquia di un santo, ma il fatto che uno ci faccia venire il latte alle ginocchia per quanto è credulone non legittima un altro a raggirarlo per questo.
Sì, a me può anche apparire divertente questa guasconata, quella di uno che dice di andare a fare quattro salti e qualche sentiero esposto in Tibet, quella di uno che cerca pubblicità con un sorriso e uno slogan.
Ma se questa cosa si vende come un’impresa da ironman, se ci si attaccano connotati mistici di sfida ai limiti, di energie dall’aldilà, se gli si fa aleggiare intorno il rischio di morire ad ogni dirupo, allora bisogna capire se è tutto vero.
In proposito la mia idea è che è più facile che uno che scala l’Everest impari a fare i salti con la bici che non viceversa, ma è un’idea come le altre.
Salta chi zompa.
Claudio
 

Happykiller

Biker pazzescus
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Perdona la crudezza:

Non bisogna sputare nel piatto dove si mangia.


Perdona la crudezzza, ma il tuo ragionamento non sta in piedi.
[...]
i giornali "ci mangiano"...

Ma che schifo... sputare nel piatto... crudezza... cacchio, almeno cuocete il cibo!! animali! :rosik: :smile::smile::smile:

Rispetto senza dubbio, ma per loro è anche più facile, nascono in alta quota, salgono le montagne sin da piccoli, e nella comunità nepalese sono sempre stati considerati come un'Elite.
forse perché nella povertà più assoluta, fare gli asini dove gli asini non riescono più a salire, è l'unico modo per guadagnare qualche soldo in più per vivere. E chi è in grado di fare queste fatiche inumane è fortunato. Elite.
La storia delle attrezzature non adeguate e di stipendi da miseria era vera fino a metà anni 80, oggi sono attrezzati con materiali moderni, pagati bene, organizzati, spesso pure capricciosi...
Lo sherpa di oggi non è lo sherpa del secolo scorso, senza dubbio però sono grandi scalatori e lavoratori instancabili.
In alta quota ormai, è vero, gli sherpa sono attrezzati adeguatamente, ma non sono poche le immagini recentissime in cui si vedono decine di portatori con scarpe rotte, cumuli di tende, bombole, fornelli, corde, ecc, caricati sulla schiena alla bell'e meglio, per arrivare ai campi base più bassi.
Ci sono tanti tapini che ambiscono ad entrare nell'elite. E a me fanno compassione.
Sugli scalatori veri o finiti, su chi e come sfrutta uno sherpa, potremo andare avanti anni... a partire dalla polemica tra chi sia arrivato prima in vetta, se Hillary o Nor---... quando si va lassù, solo chi c'era può sapere come andata...
Ci sono Odissee e leggende o-o
 

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