Entro.
Per favore, vorrei un cappuccino e una briosc...quella treccina lì con l'uvetta...sì quella, grazie.
Mi siedo e, mentre faccio colazione, guardo di sottecchi i miei compagni di avventura. Stanno chiacchierando tranquillamente del giro che faremo con le possibili varianti per evitare l'asfalto. Aspettiamo ancora qualche minuto, sperando inutilmente che qualcuno arrivi e poi partiamo di buon passo verso la Valle delle Cartiere.
Il balcone a strapiombo che costeggia la Valle, anche se è ben attrezzato con la ringhiera, mi mette sempre addosso un pò di brividi. Il muschio e il capelvenere regnano sulle pareti umide e in alcuni punti si trasformano i fili di stalattiti ghiacciate. La giornata non è così fredda come pensavamo, però il cielo è uggioso. Grigio chiaro che si confonde col grigio scuro delle valli. Gli alberi ancora spogli dell'inverno, hanno ombre grigie-marroncine e i rami scheletrici si allungano verso il cielo nella speranza di un caldo raggio di sole.
Proseguiamo nel nostro pedalare, fermandoci solo pochi attimi dopo una salita impegnativa e poi di nuovo si riparte.
Non pioverà per tutto il giorno, e addirittura in qualche sprazzo della giornata sembra che un debole raggio di sole ci accompagni.
Costeggiamo il lago di Valvestino. E' di un verde mare, scuro e calmo, con le ombre di monti che si specchiano nel profondo.
Le grandi stalattiti che si sono formate a nord delle pareti della strada, presentano venature azzurre striate e mi obbligano a fermarmi per fotografarle. Sono sculture stupende, formate dalla magia della natura che partono da un filo d'erba in alto e si congiungono con la sabbia dell'asfalto in mille strati di disgelo e gelo.
Inizia lo sterrato verso Costa. Essendo rivolto a sud, alcuni tratti del sentiero sono addirittura asciutti. Ai lati scorgo enormi bucaneve quasi in semenza, più avanti trovo un gruppetto di primule fiorite e poi anche delle piccole pervinche appena sbocciate. La corolla color lilla è stupenda e sembra il vestitino di una principessa. Sui rami ci sono come dei sassolini marroni e guardandoli bene, mi accorgo che sono gemme che stanno per nascere.
Il sentiero poi cambierà aspetto e, man mano che saliamo di altitudine, iniziamo a trovare la neve. Si presenta molle e di conseguenza in alcuni tratti bisogna scendere e spingere la bici. In una discesa addirittura, il fango, mescolato con la neve, ci blocca le
ruote rendendo le bici impedalabili. Dopo averle pulite a qualche maniera, ripartiamo verso la nostra meta che diventa sempre più vicina. Arriveremo a Cima Rest... al bar-rifugio verso l'una gustandoci molto volentieri al calduccio del fuoco una fumante cioccolata.
Mezz'oretta di relax e poi ci prepariamo per la discesa che, come sempre, sarà super...tosta...di nuovo nella neve!
Ok, mi dico. Ora ci si diverte di nuovo!
Pensando a domenica scorsa, che avevo fatto la discesa nella neve come un birillo centrato, cadendo a dx e a sx perchè frenavo sempre.....prima di partire mi guardo le mani e penso a quella sinistra che è sempre attaccata al freno anteriore e di conseguenza mi fa sbandare tutte le volte!
La guardo e penso:...." se provi solo a frenare una volta, di bastono le dita!"
La mano si appoggia sulle manopole e da lì non si muoverà più se non in extremis, mentre quella destra è più ubbidiente e sottomessa.
Alzo il sedere dalla sella, mi appoggio con sicurezza sui flat, prendo ben saldo il manubrio e poi mi lancio!
Caspita! E' un altro andare! La ruota posteriore scodinzola sulla neve io la lascio fare, mi accorgo che non ho più paura e i brividi salgono, arrivano al cervello, ritornano nelle gambe e io vado giù e non appoggio i piedi. Scavalco dei sassi coperti, rami spezzati in terra, neve che copre il ruscello ghiacciato e sento che sotto scricchiola tutto.
Sono euforica, sono sulla giostra e tutto gira e mi gira la testa...i miei occhi diventano di un azzurro intenso, il mio sorriso mostra tutta la dentatura da un orecchio all'altro e rido di felicità. Passo sopra tratti veramente ghiacciati, con una pedalata rotonda, quasi galleggiando e mi accorgo che non scivolo, pedalo in piedi, poi mi siedo perchè sento i muscoli che guizzano e mi fanno male...poi riprendo di nuovo, sempre pedalando in piedi nella neve e vedo che la bici va dove la metto io.
Arrivo al bivio.
Wilmer, Dario e Vittorio sono lì che mi aspettano.
Quando mi vedono arrivare, capiscono subito la mia soddisfazione e ridono.
Anche oggi è stata una giornata memorabile che resterà a lungo nei miei pensieri.
Chiudiamo in bellezza a casa mia con una abbondante pastasciutta-mezze penne ai pomodorini pachini, frittata e alla fine un super gelatone da leccarsi i baffi.
Grazie ragazzi, amici, fratelli BdB: siete riusciti a mettere insieme 2000 mt di dislivello in invernale proprio come desideravo io.