Mi sveglio alle 4:30 perché per sbaglio, confuso dai cambi di orario, ho portato l'orologio del cellulare avanti anziché indietro e mi presento da Dario in anticipo mostruoso. Dormo in macchina finché pure lui si sveglia. Caricate le bici raggiungiamo Vito ed Elena e presso Costermano ci ricongiungiamo con Bobo. Temporali, lampi, pioggia fortissima, nuvoloni incredibili per tutto il viaggio. Partiamo con pioggerella non troppo fastidiosa. A San Zeno di Montagna perdiamo Bobo che prosegue diritto mentre noi prendiamo un po' d'acqua alla fontana. Lo contatteremo e ci ritroveremo con lui poco più avanti. Nel frattempo la pioggia è diventata molto intensa. Mi sto domandando: perché non sono in un bel posto caldo invece che qui, tra l'altro in sella ad una vecchia
bmx ammaccata? Proseguo, non ho scampo, ho degli amici particolari a cui sono affezionato e non posso abbandonarli proprio ora. Deviamo a destra sulla classica per il Baldo, arriva qualche chicco di neve, ma per lo più veniamo inzuppati da altra acqua. Fa freddo, ma non lo sento finché non mi fermo, quindi proseguo. Ora si è messo a nevicare intensamente. È neve fine, fitta fitta, che crea una cortina bianca che annebbia la vista. Qua e là incomincia a depositarsi, ma è poca roba. Siamo al riparo dal vento ora nel bosco, ma appena ne usciremo, ne sono sicuro, verremo investiti da ondate tremende. Nevica sempre più intensamente e le temperature ora sono vicine allo zero, forse anche al di sotto. Usciamo allo scoperto e turbini di vento ci assalgono. Cosa ci faccio qua e come mai i miei compagni di viaggio sono così sereni? Per loro è tutto nella norma? Ah, è vero, mi dimenticavo che sono dei BdB un po' mattacchioni, un po' svitatelli, ma nel senso buono della parola. Si buono. Sarò sufficientemente attrezzato per quello che ci aspetta lassù? Credo di si. Ho solo qualche dubbio a riguardo dei pantaloni, non proteggono affatto dall'acqua e le gambe sono al fresco. La neve al suolo comincia a far scivolare le gomme, rende la già ostica salita al Baldo, più impegnativa ancora. Spingo perché è l'unico modo per non fermarsi. Se spingi, vai avanti, altrimenti sei finito. Eccoci fuori dal bosco, ora il vento è forte, fortissimo, ci sono folate che ti fanno sbandare, ti bloccano lì dove sei. Dario è laggiù, appena visibile. Mi fermo, scendo dalla bici, faccio qualche passo a piedi e poi mi volto indietro. Non vedo nessuno. Ci saranno gli altri? Sicuramente. Massimo saggiamente è al calduccio a casa, ed il Chierego quindi è chiuso, ma il Fiori del Baldo è sempre aperto, quindi ci riscalderemo lì. Le folate più forti mi fan chiudere gli occhi, mi fan chinare la testa per proteggermi il viso che brucia. Che freddo. Penso: ma perché siamo qua? Ah, ora ricordo, stiamo andando al rifugio a mangiare una zuppa calda. La neve è bella, è bellissima, ma fa freddo, molto freddo, e ho i vestiti ghiacciati, croccanti, crisp. Un'altra folata potentissima mi blocca, mi fermo, mi volto, le do maleducatamente la schiena e apro lo
zaino per infilarmi un buff in testa, sperando in una maggiore protezione contro queste sferzate gelide. Arriva il Vito e appena dietro di lui scorgo Lisabike e Bobo. Sono tosti 'sti ragazzi. Io sarei già tornato indietro, se non fosse per la minestra calda del R. Fiori... Eccoci, superiamo i piloni della seggiovia e siamo quindi prossimi al rifugio, finalmente. Penso mi fermerò lì fino all'estate prossima. Incrocio alcuni pazzi escursionisti a piedi che mi danno una triste notizia: "il rifugio è chiuso". "Ostia!" replico. Le bici di Vito e Dario sono appoggiate al muro e loro sono senz'altro in qualche stanzino a cambiarsi gli abiti. Dobbiamo fare retro-front al più presto. Nello stanzino, in cinque, ci scaldiamo con calori corporei, io do il mio meglio con le scoregge. Tutti tremanti aspettiamo che l'ultimo si riprenda un po' e sia operativo per la discesa. E poi via. Giù nella neve, sulla strada percorsa all'andata. È divertente. Si slitta, si saltella, si sbanda. Il vento è ora a favore e ci aiuta un po', ma non troppo. Dario ha le mani gelate, io un po' meno. Sono il più veloce, forse perché muoio dalla voglia di ritornare al calduccio. L'obiettivo zuppa non c'è più. Sull'asfalto scivolo e cado. Mi rialzo riscivolo e ricado. Bravo. Dario non sente più le mani, poi le risente di nuovo, ma ha pure un male sconvolgente. Gli dico: "infilati le mani nelle parti intime, lì c'è caldo!" Ma non mi ascolta quindi soffre ancora. Poi acqua, acqua, acqua e ancora acqua. Do bale. E freddo. Molto freddo. Quando vedo la macchina, alzo il pugno in segno di vittoria. Sono vivo. Ed è una cosa buona. Ragazzi, ve lo dico, siete matti, ma io vi faccio volentieri compagnia. Bravi e tenaci, ma è tanto bello starsene al calduccio. La prossima volta col sole, ok?
Un abbraccio,
Perse