Avevate la ddroga a portata di naso e non lo sapevate...

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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I tuoi interrogativi sono leciti. Esiste una responsabilità oggettiva alla quale, però, non fa seguito alcuna paura. Questo perché ciò che vendo é a qualcuno sono le stesse cose mangio anch'io.
Guarda, io non posso che credere alla tua buona fede. E sono certo che i tuoi prodotti siano certamente ottimi.
Ma è doveroso che la legge protegga me e qualsiasi altro consumatore da chi non lavora con il tuo scrupolo e la tua attenzione al prodotto finale.
Non mi può bastare che tu, o chiunque altro, mi dica "te devi fidà".
Devo avere la certezza che l'alimento che acquisto sia nelle condizioni qualitative che qualsiasi paese civile prescrive.
Diverso se il contadino della cascina di fronte a casa mia (non vivo in una metropoli come qualcuno crede) mi offre in omaggio i prodotti del suo orto, o la frutta dei suoi alberi. Se accetto l'offerta mi faccio carico delle mie responsabilità.
E non credo di avere nessun diritto di recriminare se mi viene il cagotto.
È più chiaro così?
 
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Guarda, io non posso che credere alla tua buona fede. E sono certo che i tuoi prodotti siano certamente ottimi.
Ma è doveroso che la legge protegga me e qualsiasi altro consumatore da chi non lavora con il tuo scrupolo e la tua attenzione al prodotto finale.
Non mi può bastare che tu, o chiunque altro, mi dica "te devi fidà".
Devo avere la certezza che l'alimento che acquisto sia nelle condizioni qualitative che qualsiasi paese civile prescrive.
Diverso se il contadino della cascina di fronte a casa mia (non vivo in una metropoli come qualcuno crede) mi offre in omaggio i prodotti del suo orto, o la frutta dei suoi alberi. Se accetto l'offerta mi faccio carico delle mie responsabilità.
E non credo di avere nessun diritto di recriminare se mi viene il cagotto.
È più chiaro così?
Certo, é chiarissimo, ma la mia non é opera di convincimento.
Mi sembra ovvio che sul piano legale é come sostieni e credo che non sia soltanto doveroso, ma anche giusto.
Ti faccio presente, però, che né la cronaca nazionale né quella locale, riportano di casi di avvelenamenti, intossicazioni, o altri problemi di questo tipo dovuti alla compravendita di prodotti direttamente dalle masserie (cosa che invece accade ciclicamente nella grande distribuzione). Possibile che nessuno denunci almeno un caso?
Infine, io coltivo frutta e verdura per me senza metterli in vendita, ma sono altri che vengono a chiederla secondo una consuetudine divenuta tradizione, un'usanza nazionale praticata da sempre, e che é alla base del successo dei nostri ottimi prodotti tipici. Imputare un ritardo di civiltà solo perché persiste un genuino retaggio del passato non é del tutto corretto.
Se capiti in Abruzzo ti consiglio di andare a cenare sul trabocco, in mezzo al mare. Uno scenario straordinario e mangerai solo quello che al momento é capitato nella rete ;-).
 

Riz 73

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Sbattimento perché so cosa vuol dire faticare nel lavorare la terra…
Quando stavo con i miei , papà operaio e mamma casalinga, si faceva l'orto e si allevavano galline e conigli. Mio papà comprava l'uva e lo aiutavo a fare il vino mia madre invece preparava marmellate,conserve e composte. Sovente faceva la pasta all'uovo tajarin, lasagne , ravioli. Si prendeva il latte intero dal contadino si toglieva la panna e si faceva il burro . A merenda sempre pane burro e marmellata .Naturalmente si tagliava la legna per l'inverno, pensa che avevamo il boiler a legna ti lascio immaginare quante docce fredde ho fatto. Non era un piacere né per mangiare sano ma per necessità ed era un gran sbattimento.
 

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Marin El Roy
Quando stavo con i miei , papà operaio e mamma casalinga, si faceva l'orto e si allevavano galline e conigli. Mio papà comprava l'uva e lo aiutavo a fare il vino mia madre invece preparava marmellate,conserve e composte. Sovente faceva la pasta all'uovo tajarin, lasagne , ravioli. Si prendeva il latte intero dal contadino si toglieva la panna e si faceva il burro . A merenda sempre pane burro e marmellata .Naturalmente si tagliava la legna per l'inverno, pensa che avevamo il boiler a legna ti lascio immaginare quante docce fredde ho fatto. Non era un piacere né per mangiare sano ma per necessità ed era un gran sbattimento.
Adesso siamo molto più fortunati ma direi che sbattimento a parte si viveva meglio per me , certo era dura ma quando nessuno ti regala niente si apprezzano le fatiche e le cose vere.
 
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Enrico 70

Biker extra
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Viking Xmarr 26" - Specialized FSR-xc 26"
Non era il CO (monossido di carbonio) anziché la CO2 a legarsi coi globuli rossi e impedire loro il trasporto di ossigeno, o ricordo male io?
Da ciò il tanto temuto avvelenamento da monossido.
Non so, io avevo letto CO2. Ma ad esempio, qui nel tonno c'è il CO ...

Non ricordo niente di simile e a quale scopo? Contro i loro interessi perché con una magari saresti ubriaco , ma a conti fatti per loro meglio farti ubriacare con 5 ….
Penso che facesse (o fa ancora) parte di una truffa, per vendere birra molto diluita (con relativo abbassamento di alcol percentuale), ma con l'etichetta e "l'effetto sballo" di quello di una birra non diluita.
 

jab

Biker ultra
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Scorzè
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Trek Marlin 6
Ragazzi sull'aspetto alimentare il nostro amato Paese è sempre stato avanti anni luce rispetto a tutti gli altri paesi, anche super industrializzati.
Abbiamo sempre avuto un'ottima cultura alimentare, questo grazie proprio al sapere contadino che da Sud a Nord ha una varietà impressionante. Poi per carità le mele marcie esistono dappertutto, però abbiamo la dieta mediterranea, i migliori prodotti invidiati e mal copiati da tutto il mondo.. e questo non penso proprio che siano dovuti dallo Standard industriale, ma bensì alla lavorazione artigianale/contadina..
Soprattutto il piccolo contadino/piccolo allevatore o trasformatore artigianale ha piacere e la priorità di investire nella qualità dei propri prodotti senza "elaborarli" troppo e mantenendone la qualità, al contrario delle industrie che pensano principalmente al guadagno e buttano dentro di tutto per avere una resa massima ottenendone una qualità e una sicurezza del prodotto discutibile....
Siamo proprio sicuri che i prodotti industriali siano proprio così sicuri dal punto di vista igienico sanitario e chimico? Anch'io provengo da una famiglia contadina, mio nonno era agricoltore e allevatore, faceva vino ed era anche apicoltore.. io ho lavorato un po' di anni in un supermercato e credetemi i primi mesi di lavoro avevo perso la fame a vedere il cibo come arrivava negli scaffali...
 

Barons

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Non so, io avevo letto CO2. Ma ad esempio, qui nel tonno c'è il CO ...


Penso che facesse (o fa ancora) parte di una truffa, per vendere birra molto diluita (con relativo abbassamento di alcol percentuale), ma con l'etichetta e "l'effetto sballo" di quello di una birra non diluita.
Vorrei vederla quella etichetta, una birra a meno che sia stata mischiata con qualche sostanza stupefacente non SBALLA!
 

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Biker nirvanensus
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In effetti è difficile condurre una discussione quando ci si trova davanti a qualcuno che ha il comportamento di un talebano ignorante. E che è orgoglioso di esserlo.
E diventa inutile riportare fatti reali, quando questo qualcuno crede di vivere nel secolo scorso o dentro il film "l'albero degli zoccoli" di Olmi.

Quando ho riportato dell'uso del CO2 nell'industria, includendo la produzione di birra, ho fotografato un fatto acclarato, verificabile.
Non ho scritto che sia la stessa pratica di chi produce per sé qualche secchio di bevanda fermentata, che invece si è sentito tirato in causa, accusandomi di affermare cose che non sono vere perché non le vede nel cortile di casa sua. La scarsa conoscenza del mondo intorno a lui, per come la vedo, é un suo problema. Non del resto del mondo.

Il discorso poi si è spostato sulla produzione alimentare, per aver fatto notare che esistono normative che regolano la produzione e il commercio di alimenti, a tutela della salute del consumatore.
Sebbene sia stato sottolineato che non si parlava (solo) di caratteristiche organolettiche, spesso superiori per i prodotti artigianali, ma sostanzialmente di vigilanza igienico-sanitaria.
Ma se a qualcuno che legge è mai capitato di visitare una moderna industria alimentare ne avrà apprezzato la pulizia di ambienti e macchinari. Le regole HACCP e la sostanziale sterilità dei luoghi di produzione potrebbe essere all'origine dell'appiattimento del gusto, certamente, ma garantisce la salubrità del prodotto.
Ma vi sarà anche capitato di acquistare prodotti artigianali entrando in antri bui e maleodoranti che sembrano porcili.
In mezzo a questi due estremi ci possono essere tante sfumature, tante differenze e, purtroppo, tante proliferazione batteriche indesiderate. Tipo la famigerata Listeria.
Chi venticinque anni orsono percorreva l'autostrada della Cisa non avrà potuto non notare che nella zona del valico, ad ogni parcheggio o area di sosta si incontravano quelle che sembravano simpatiche vecchiette, che vendevano formaggelle e altri prodotti dei loro pascoli.
Tanti soltanto a casa si accorgevano delle conseguenze di questi acquisti, quando si ritrovavano sul water... o peggio.
Oggi per ragioni di sicurezza stradale, ma anche per i divieti di vendita di merci, queste megere sono ormai sparite.
In sostanza, se si è identificabili, si hanno clienti ricorrenti e si produce con amorevoli cure, nessuno dubita della qualità della produzione agroalimentare italiana che, concordo, è un patrimonio nazionale di cui andare giustamente orgogliosi.
Se il rapporto commerciale è "mordi e fuggi" la possibile fregatura è in agguato, mancano i minimi controlli qualitativi e le conseguenze sanitarie possono essere pesanti.
Non c'è sempre bisogno di fare di ogni erba un fascio, come si usa dire. Ma è vero che sia nel comparto artigianale, che in quello industriale esiste chi lavora col culo.
È il consumatore che deve essere educato a sapere cosa deve e può pretendere, ma è anche chi vende il prodotto artigianale che deve sottostare a queste regole. Che per fortuna esistono.
Questo è ciò che coerentemente ho scritto nei post precedenti, che se se vengono letti senza pregiudizi, senza volerli sempre riportare alla propria limitata visione e con la voglia di capirli, possono aggiungere degli elementi della realtà alla visione naif del mondo contadino dei secoli passati.
A meno che sugli occhi non ci siano ben oltre che delle fette di salame. Delle fiorentine alte 4 dita, mi pare.
 

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Biker nirvanensus
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Certo, é chiarissimo, ma la mia non é opera di convincimento.
Mi sembra ovvio che sul piano legale é come sostieni e credo che non sia soltanto doveroso, ma anche giusto.
Non preoccuparti, credo di aver capito bene che difendi ciò che pensi, come è tuo diritto, ma tieni in considerazione ciò che viene riportato dagli altri.
Ti faccio presente, però, che né la cronaca nazionale né quella locale, riportano di casi di avvelenamenti, intossicazioni, o altri problemi di questo tipo dovuti alla compravendita di prodotti direttamente dalle masserie (cosa che invece accade ciclicamente nella grande distribuzione). Possibile che nessuno denunci almeno un caso?
La sorveglianza sanitaria è intesa a prevenire l'occorrenza di casi come quelli citati. Il fatto che non se ne legge spesso può voler dire che funziona.
L'importante è non abbassare la guardia.
La grande distribuzione è certamente più visibile e quindi esposta.
Imputare un ritardo di civiltà solo perché persiste un genuino retaggio del passato non é del tutto corretto.
Non ho parlato di ritardo di civiltà ma della (talvolta voluta) ignoranza delle normative. Ignoranza che la legge non ammette.
Se capiti in Abruzzo ti consiglio di andare a cenare sul trabocco, in mezzo al mare. Uno scenario straordinario e mangerai solo quello che al momento é capitato nella rete ;-).
Esperienza già fatta. Grazie
Anche se, a mio parere, paragone poco pertinente.
 

MauroPS

Biker acciaccatus
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Vicino Udine.
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Ma è vero che sia nel comparto artigianale, che in quello industriale esiste chi lavora col culo.
secondo me stai confondendo prodotto artigianale con prodotto fatto in casa e prodotto fatto in casa per essere venduto (ai bordi della strada dalle vecchiette) con prodotto fatto in casa per essere consumato da chi lo produce.

chi si fa una conserva, un formaggio, una birra e non applica una normale diligenza in ciò che produce fa male solo a se stesso e non puoi costringerlo per legge a fare le cose per bene.

Se tizio, che so essere un po' scemo, mi regala un barattolo dei suoi sott'oli non li consumo di certo, mentre se caio, che so essere uno pignolo e bravo in cucina, mi regala dei sott'oli li accetto e me li mangio volentieri.
 
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Biker nirvanensus
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secondo me stai confondendo prodotto artigianale con prodotto fatto in casa e prodotto fatto in casa per essere venduto (ai bordi della strada dalle vecchiette) con prodotto fatto in casa per essere consumato da chi lo produce.

chi si fa una conserva, un formaggio, una birra e non applica una normale diligenza in ciò che produce fa male solo a se stesso e non puoi costringerlo per legge a fare le cose per bene.

Se tizio, che so essere un po' scemo, mi regala un barattolo dei suoi sott'oli non li consumo di certo, mentre se caio, che so essere uno pignolo e bravo in cucina, mi regala dei sott'oli li accetto e me li mangio volentieri.
Sul concetto hai ragione.
Ma sei tu che hai frainteso il mio pensiero.
Se rileggi bene vedrai che parlo di chi intende cedere a terzi a titolo oneroso. Di vendita.
Non di regalo o di autoproduzione.
Se ciò che produco fa schifo è solo affar mio. Ognuno è libero di suicidarsi come preferisce. Non sono moralista su queste scelte personali
 

Barons

~ Beer & Beer ~
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Marin El Roy
In effetti è difficile condurre una discussione quando ci si trova davanti a qualcuno che ha il comportamento di un talebano ignorante. E che è orgoglioso di esserlo.
E diventa inutile riportare fatti reali, quando questo qualcuno crede di vivere nel secolo scorso o dentro il film "l'albero degli zoccoli" di Olmi.

Quando ho riportato dell'uso del CO2 nell'industria, includendo la produzione di birra, ho fotografato un fatto acclarato, verificabile.
Non ho scritto che sia la stessa pratica di chi produce per sé qualche secchio di bevanda fermentata, che invece si è sentito tirato in causa, accusandomi di affermare cose che non sono vere perché non le vede nel cortile di casa sua. La scarsa conoscenza del mondo intorno a lui, per come la vedo, é un suo problema. Non del resto del mondo.

Il discorso poi si è spostato sulla produzione alimentare, per aver fatto notare che esistono normative che regolano la produzione e il commercio di alimenti, a tutela della salute del consumatore.
Sebbene sia stato sottolineato che non si parlava (solo) di caratteristiche organolettiche, spesso superiori per i prodotti artigianali, ma sostanzialmente di vigilanza igienico-sanitaria.
Ma se a qualcuno che legge è mai capitato di visitare una moderna industria alimentare ne avrà apprezzato la pulizia di ambienti e macchinari. Le regole HACCP e la sostanziale sterilità dei luoghi di produzione potrebbe essere all'origine dell'appiattimento del gusto, certamente, ma garantisce la salubrità del prodotto.
Ma vi sarà anche capitato di acquistare prodotti artigianali entrando in antri bui e maleodoranti che sembrano porcili.
In mezzo a questi due estremi ci possono essere tante sfumature, tante differenze e, purtroppo, tante proliferazione batteriche indesiderate. Tipo la famigerata Listeria.
Chi venticinque anni orsono percorreva l'autostrada della Cisa non avrà potuto non notare che nella zona del valico, ad ogni parcheggio o area di sosta si incontravano quelle che sembravano simpatiche vecchiette, che vendevano formaggelle e altri prodotti dei loro pascoli.
Tanti soltanto a casa si accorgevano delle conseguenze di questi acquisti, quando si ritrovavano sul water... o peggio.
Oggi per ragioni di sicurezza stradale, ma anche per i divieti di vendita di merci, queste megere sono ormai sparite.
In sostanza, se si è identificabili, si hanno clienti ricorrenti e si produce con amorevoli cure, nessuno dubita della qualità della produzione agroalimentare italiana che, concordo, è un patrimonio nazionale di cui andare giustamente orgogliosi.
Se il rapporto commerciale è "mordi e fuggi" la possibile fregatura è in agguato, mancano i minimi controlli qualitativi e le conseguenze sanitarie possono essere pesanti.
Non c'è sempre bisogno di fare di ogni erba un fascio, come si usa dire. Ma è vero che sia nel comparto artigianale, che in quello industriale esiste chi lavora col culo.
È il consumatore che deve essere educato a sapere cosa deve e può pretendere, ma è anche chi vende il prodotto artigianale che deve sottostare a queste regole. Che per fortuna esistono.
Questo è ciò che coerentemente ho scritto nei post precedenti, che se se vengono letti senza pregiudizi, senza volerli sempre riportare alla propria limitata visione e con la voglia di capirli, possono aggiungere degli elementi della realtà alla visione naif del mondo contadino dei secoli passati.
A meno che sugli occhi non ci siano ben oltre che delle fette di salame. Delle fiorentine alte 4 dita, mi pare.
Dopo sto Pippone….Talebano e ignorante se non la si pensa come te ? Nel paese delle meraviglie ci vivi tu.
La chiudo li che è meglio.
.
 

Riz 73

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In effetti è difficile condurre una discussione quando ci si trova davanti a qualcuno che ha il comportamento di un talebano ignorante. E che è orgoglioso di esserlo.
E diventa inutile riportare fatti reali, quando questo qualcuno crede di vivere nel secolo scorso o dentro il film "l'albero degli zoccoli" di Olmi.

Quando ho riportato dell'uso del CO2 nell'industria, includendo la produzione di birra, ho fotografato un fatto acclarato, verificabile.
Non ho scritto che sia la stessa pratica di chi produce per sé qualche secchio di bevanda fermentata, che invece si è sentito tirato in causa, accusandomi di affermare cose che non sono vere perché non le vede nel cortile di casa sua. La scarsa conoscenza del mondo intorno a lui, per come la vedo, é un suo problema. Non del resto del mondo.

Il discorso poi si è spostato sulla produzione alimentare, per aver fatto notare che esistono normative che regolano la produzione e il commercio di alimenti, a tutela della salute del consumatore.
Sebbene sia stato sottolineato che non si parlava (solo) di caratteristiche organolettiche, spesso superiori per i prodotti artigianali, ma sostanzialmente di vigilanza igienico-sanitaria.
Ma se a qualcuno che legge è mai capitato di visitare una moderna industria alimentare ne avrà apprezzato la pulizia di ambienti e macchinari. Le regole HACCP e la sostanziale sterilità dei luoghi di produzione potrebbe essere all'origine dell'appiattimento del gusto, certamente, ma garantisce la salubrità del prodotto.
Ma vi sarà anche capitato di acquistare prodotti artigianali entrando in antri bui e maleodoranti che sembrano porcili.
In mezzo a questi due estremi ci possono essere tante sfumature, tante differenze e, purtroppo, tante proliferazione batteriche indesiderate. Tipo la famigerata Listeria.
Chi venticinque anni orsono percorreva l'autostrada della Cisa non avrà potuto non notare che nella zona del valico, ad ogni parcheggio o area di sosta si incontravano quelle che sembravano simpatiche vecchiette, che vendevano formaggelle e altri prodotti dei loro pascoli.
Tanti soltanto a casa si accorgevano delle conseguenze di questi acquisti, quando si ritrovavano sul water... o peggio.
Oggi per ragioni di sicurezza stradale, ma anche per i divieti di vendita di merci, queste megere sono ormai sparite.
In sostanza, se si è identificabili, si hanno clienti ricorrenti e si produce con amorevoli cure, nessuno dubita della qualità della produzione agroalimentare italiana che, concordo, è un patrimonio nazionale di cui andare giustamente orgogliosi.
Se il rapporto commerciale è "mordi e fuggi" la possibile fregatura è in agguato, mancano i minimi controlli qualitativi e le conseguenze sanitarie possono essere pesanti.
Non c'è sempre bisogno di fare di ogni erba un fascio, come si usa dire. Ma è vero che sia nel comparto artigianale, che in quello industriale esiste chi lavora col culo.
È il consumatore che deve essere educato a sapere cosa deve e può pretendere, ma è anche chi vende il prodotto artigianale che deve sottostare a queste regole. Che per fortuna esistono.
Questo è ciò che coerentemente ho scritto nei post precedenti, che se se vengono letti senza pregiudizi, senza volerli sempre riportare alla propria limitata visione e con la voglia di capirli, possono aggiungere degli elementi della realtà alla visione naif del mondo contadino dei secoli passati.
A meno che sugli occhi non ci siano ben oltre che delle fette di salame. Delle fiorentine alte 4 dita, mi pare.
Il tuo discorso è riferito a chi produce per lucro e credo sia giusto anzi sacrosanto che debba rispettare rigorose regole sanitarie, procedure ecc. Che tu abbia la bottega o la grande industria. Però mi fa sorridere il fatto che tutti alla fine , soprattutto la grande industria, faccia passare il messaggio che fanno tutto buono e sano come fatto in casa.... Di conseguenza uno fa paragoni ma come metti adittivi, conservanti nel cibo ( come hai ben spiegato tu per mantenere ripetibilità nel gusto e nella forma) e poi mi dici buono come fatto in casa?? Una famosa ditta che produce crema spalmabile alle nocciole in USA ha dovuto togliere la parola sano e nutriente dalla pubblicità perché qualche anno fa è stata intenta una causa contro lo slogan che usavano. Credo che buona parte della diffidenza verso il cibo industriale sia dovuto al messaggio che vogliono far passare , che è buono, salutare e genuino. Chi vive in aree rurali è abituato ad altre realtà ....
 
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Dopo sto Pippone….Talebano e ignorante se non la si pensa come te ?
Se ti sei preso del talebano ignorante è perché rispondi sempre in modo polemico e retrogrado, riportando tutto alla tua piccola sfera personale. Quindi rifiutando qualsiasi pensiero diverso dal tuo.
A me sembra di confrontarmi in maniera civile e costruttiva con tutti gli altri.
Non sarai tu il problema?

La chiudo li che è meglio
Finalmente una frase condivisibile. ;-)
 

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Se ti sei preso del talebano ignorante è perché rispondi sempre in modo polemico e retrogrado, riportando tutto alla tua piccola sfera personale. Quindi rifiutando qualsiasi pensiero diverso dal tuo.
A me sembra di confrontarmi in maniera civile e costruttiva con tutti gli altri.
Non sarai tu il problema?


Finalmente una frase condivisibile. ;-)
Se c’è uno sempre polemico con tutti in molti post non resti molto indietro nemmeno tu, anzi…..
Sarei stato incivile e maleducato nei tuoi confronti per caso? Ho solo detto il mio pensiero che non collima con il tuo , fattene una ragione no?nessun problema.
Pace e amen ….
Questo è il mio piccolo paradiso e sto benone nel mio …. 4841272E-74C5-4625-ABFC-08A5E115E9A7.jpeg
 
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Non preoccuparti, credo di aver capito bene che difendi ciò che pensi, come è tuo diritto, ma tieni in considerazione ciò che viene riportato dagli altri.
Non é una difesa acritica. Le norme esistono e vanno rispettate. E su questo convengo con te.

La sorveglianza sanitaria è intesa a prevenire l'occorrenza di casi come quelli citati. Il fatto che non se ne legge spesso può voler dire che funziona.
L'importante è non abbassare la guardia.
Anche qui condivido. Mi capita di vendere saltuariamente le mie cose. Se fosse una pratica ricorrente a sola conduzione familiare non dovrei aprire nemmeno una partita, ma basta una scia e un'autodichiarazione alla asl.
Per inciso sottolineo come il lavoro dei NAS funziona alla grande (ancora d'accordo con te).

Non ho parlato di ritardo di civiltà ma della (talvolta voluta) ignoranza delle normative. Ignoranza che la legge non ammette.
Legge che non ammette ignoranza, ma che di certo chiude un occhio se vendo ogni tanto un po' di olio o delle olive.

Esperienza già fatta. Grazie
Anche se, a mio parere, paragone poco pertinente.
Spero ti sei trovato bene. A proposito: i trabocchi li ho chiamati a titolo di esempio e sono pertinenti. Ciò che finisce in rete viene pulito e cucinato direttamente su queste strutture alla stregua di un privato che a casa cucina e mangia il pesce catturato. Solo di recente si sono adeguati alle norme fiscali e sanitarie, e solo perché si é capito che potevano essereci affari molto cospicui. In precedenza era un fatto privato, la possibilità di andare a mangiare come si va a mangiare da un amico.

Ad ogni modo ribadisco che cedere saltuariamente un prodotto fatto in casa non rappresenta una pratica pericolosa.
 
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