Io faccio l'orto e pianto di tutto in estate e in inverno. Posso assicurare che l'aspetto economico legato al risparmio é trascurabile: acquisto piante e sementi, irrigazione, preparazione del terreno, concimazione,
attrezzi e strumenti, ecc., sono costi che possono risultare anche esosi (soprattutto in caso di utilizzo di acqua potabile per innafiare).
Ciò che conta davvero é la qualità del prodotto, anche trasformato, che rende una maggiore consapevolezza di ciò che mangiamo (sappiamo come e con cosa é stato coltivato il nostro prodotto).
La questione igienica é importante, ma dipende anche dalla "cultura del pulito" di ognuno di noi. É anche vero che la trasformazione e conservazione dei cibi é una questione delicata anche in presenza di una pulizia eccezionale, ma alla fin fine i nostri prodotti tipici nascono da una sedimentazione tradizionale precedente alla industrializzazione delle filiere. Non é mai successo nulla di così catastrofico.
Uno dei veri problemi, invece, é l'impoverimento delle rese. Mi appresto a raccogliere le olive, ormai ogni anno pochi quintali da un uliveto di 200 alberi che fino a 15-20 anni fa mi donava fino a 40-50 quintali di olive. Cambiamento climatico, siccità anomale, venti persistenti da sud che riducono l'umidità del terreno sono la causa di un disastro artificiale.