Me lo sono letto tutto.
Io al Monte Cavo non ci sono mai venuto, ora non ci verrò mai, mica per altro, sarei uno di quelli che farebbe da tappo, cosa stupefacente a sapersi nel fino a un attimo fa dorato mondo dei bikers che scendono giù dai monti che si sono con pazienza saliti.
Comunque, tappi a parte, la sensazione che ho ricavato da tutto questo thread è che qualcuno si attacca disperatamente al buon senso, magari sbagliando alcuni aspetti, magari sconfinando nella pedanteria, magari per forza di cose esagerando, e qualcun altro non vuole sentire altro se non la difesa dello status quo, della situazione così com'è perché gli piace.
Io lo capisco che se l'è sudata, con la pulizia dei sentieri e quant'altro, però purtroppo la difesa ad oltranza dello status quo quasi mai funziona.
Sarà allora necessario addivenire ad un compromesso, con buona pace di chi se l'è fino ad ora goduta.
In un posto aperto cosa differenzia, in colui che non lo sa fare, un salto da un tronco messo apposta per farti cadere?
Niente, costui non farà né il salto né il tronco.
L'unica differenza con chi se la spassa coi salti è solo una, che l'impedito va piano e l'altro no.
Per questo gli ostacoli li mettono dove non si vedono, perché altrimenti non sarebbero ostacoli, ma intriganti passaggi tecnici.
Ecco, mi sembra che tutto sia estremamente relativo.
Allora credo che finché un sentiero non diventi di qualcuno, finché quel qualcuno non lo adibisca avendone il titolo ad un particolare utilizzo, quel sentiero, che può essere anche una parete rocciosa di sesto grado deve essere percorso in modo che sia fruibile anche da un impedito.
Non c'è altra via, è come il codice della strada, che ci fa andare a 50 dove saremmo in grado di andare a 100, e possiamo fare due cose: fottercene e andare a 100 o pensare che un giorno noi, o nostro padre avremo bisogno che gli altri vadano a 50, e andarci.
Questo è buon senso e rispetto.
Se non basta, forse sarà utile ricordare due cose, un po' estreme forse, ma non più di tante altre che ho letto in questo topic.
La prima è che per il CAI andare in bici solo in discesa non fa di chi ci va un ciclista.
La seconda è che nei manuali di cicloescursionismo è scritto che un sentiero non deve essere eroso, che l'impatto del ciclista sull'ambiente deve essere pari a quello di un escursionista a piedi e che il ciclista deve essere a impatto zero.
Suona un po' da soggettone, lo capisco, soprattutto nelle generazioni fresche che ancora se ne fottono di tante cose.
Ma sarebbe auspicabile che si fermassero a pensare che se quello che è venuto prima avesse fatto come loro, oggi loro non avrebbero la possibilità di fare quello che stanno facendo.
Anche questo è rispetto, alla fine.
Grazie per l'attenzione.
Claudio
Io al Monte Cavo non ci sono mai venuto, ora non ci verrò mai, mica per altro, sarei uno di quelli che farebbe da tappo, cosa stupefacente a sapersi nel fino a un attimo fa dorato mondo dei bikers che scendono giù dai monti che si sono con pazienza saliti.
Comunque, tappi a parte, la sensazione che ho ricavato da tutto questo thread è che qualcuno si attacca disperatamente al buon senso, magari sbagliando alcuni aspetti, magari sconfinando nella pedanteria, magari per forza di cose esagerando, e qualcun altro non vuole sentire altro se non la difesa dello status quo, della situazione così com'è perché gli piace.
Io lo capisco che se l'è sudata, con la pulizia dei sentieri e quant'altro, però purtroppo la difesa ad oltranza dello status quo quasi mai funziona.
Sarà allora necessario addivenire ad un compromesso, con buona pace di chi se l'è fino ad ora goduta.
In un posto aperto cosa differenzia, in colui che non lo sa fare, un salto da un tronco messo apposta per farti cadere?
Niente, costui non farà né il salto né il tronco.
L'unica differenza con chi se la spassa coi salti è solo una, che l'impedito va piano e l'altro no.
Per questo gli ostacoli li mettono dove non si vedono, perché altrimenti non sarebbero ostacoli, ma intriganti passaggi tecnici.
Ecco, mi sembra che tutto sia estremamente relativo.
Allora credo che finché un sentiero non diventi di qualcuno, finché quel qualcuno non lo adibisca avendone il titolo ad un particolare utilizzo, quel sentiero, che può essere anche una parete rocciosa di sesto grado deve essere percorso in modo che sia fruibile anche da un impedito.
Non c'è altra via, è come il codice della strada, che ci fa andare a 50 dove saremmo in grado di andare a 100, e possiamo fare due cose: fottercene e andare a 100 o pensare che un giorno noi, o nostro padre avremo bisogno che gli altri vadano a 50, e andarci.
Questo è buon senso e rispetto.
Se non basta, forse sarà utile ricordare due cose, un po' estreme forse, ma non più di tante altre che ho letto in questo topic.
La prima è che per il CAI andare in bici solo in discesa non fa di chi ci va un ciclista.
La seconda è che nei manuali di cicloescursionismo è scritto che un sentiero non deve essere eroso, che l'impatto del ciclista sull'ambiente deve essere pari a quello di un escursionista a piedi e che il ciclista deve essere a impatto zero.
Suona un po' da soggettone, lo capisco, soprattutto nelle generazioni fresche che ancora se ne fottono di tante cose.
Ma sarebbe auspicabile che si fermassero a pensare che se quello che è venuto prima avesse fatto come loro, oggi loro non avrebbero la possibilità di fare quello che stanno facendo.
Anche questo è rispetto, alla fine.
Grazie per l'attenzione.
Claudio