Rispondo a 24hpassion. Andiamo per ordine:
1) Non è proprio così.....se scrivi e pubblichi dove altri si presentano, frequentano e leggono,
è a loro che devi render conto.
r1) Se non mi fossi mai posto un problema del genere, non avrei mai postato i miei scritti. Sono sempre stato pronto a ricevere sia critiche che approvazioni, senza abbattermi troppo e senza gasarmi troppo, nell'uno e nell'altro caso. E comunque vada non posso dire a un lettore "finisci di leggere se no ti meno"
2) Un libro lo compri tu, e se lo compri sono affari tuoi....che sia pesante o interessante.
r2) Non fa una piega. Era per dire quanto complessi possono essere i termini "lungo" o "breve".
3) Non è un male scrivere molto, ma trasmettere qualcosa non significa necessariamente scrivere attimo per attimo, piuttosto vuol dire trovare le parole giuste. E meno sono meglio è.
r3) E' quello che cerco
disperatamente di fare. Molto probabilmente darò una riletta alla bozza, cercando di eliminare le eventuali forzature. Rileggendola però mi rendo conto che sono poche. Domandina: ma se le parole cominciano a diventare
troppo poche, non si scivola nella povertà di contenuto?!?
4) Le battute imposte, non servono solo a chiudere spazi preassegnati, insegnano a te a trovare formule comunicative dirette e forti.
r4) Si, ma per descrivere DUE GIORNATE di eventi con forse sei ore di sonno, quante ce ne vogliono?!?
5) Mai pensato di aprire un blog? Lì allora puoi essere prolisso quanto ti pare.....
uno non ci viene e sei a posto
r5) Non ci penso nemmeno. I blog li DETESTO, e poi il mio pubblico è qui.Lo sarà anche sul tuo sito se vorrai accettare i miei componimenti. Ci sono già stato, ho già letto qualcosa e non è niente male.
Riguardo alla parte in rosso: preferisco prendere un ostacolo di faccia piuttosto che aggirarlo, errore che ho già fatto troppe volte in passato.
Io in ogni caso comincio a ringraziarti per i consigli, sempre ben accetti, al pari di un garbato e pacifico scambio di opinioni come questo. Sento di avere parecchio da imparare, da 30 anni sono più le domande che faccio che le risposte che dispenso, ma la mia curiosità sembra una fame implacabile. Per fortuna, aggiungerei.