Già alla partenza anticipata della mattina, qualcuno si presentava in ritardo senza giustificati motivi.
Omettendo richieste plausibili di scuse, si cominciava a pedalare verso monte, con l'aria ancora fresca ed il cielo che faceva temere improvvisi rovesci.
A parte questo, tutto il resto è andato come non doveva andare.....
..... la foratura riparata all'alba era solo una delle tante presenti nella camera anteriore, il tubetto di gonfia e ripara "saggiamente" e saldamente ancorato sdotto la sella, era tremendamente ed irrimediabilmente vuoto, così è che a Montealtavelio già ci si fermava in prossimità del bidone della N.U. a gettare la camera e le sue sette amiche toppe non nel contenitore della plastica...... (è GOMMA non, PLASTICA, capito?) ma nel verdone dell'indifferenzaiata.
Loschi figuri lanciavano presagi di sventura che lasciavano intuire che era solo l'inizio del calvario: la discesa DH di Mulino Renzini non presentava sorprese; ci si dirigeva quindi baldi e speranzosi verso il crinale di Mulino Renzini, per provare un'inedita carraia verso la Giuditta, sapientemente suggerita dal Frattese, la discesa parte ripida, molto ripida, tanto ripida quanto la risalita cui ci ha presto costretti il totale blocco del sentiero per un numero imprecisato ed invalicabile di alberi caduti.
Presto che è tardi, suggeriva il saggio, appena in tempo per farsi ascoltare dal rientrante Luca che testé rispondeva: "ho forato".... ed ecco il fosco presagio!
Ci si ferma a cambiare la camera d'aria proprio a due passi dal cartello che ammoniva: "strada chiusa" posto quasi ad invitare i bikers a non dirigersi in quella ripida carraia, ma i bikers, si sa, dei cartelli se ne fregano...
Rimontare un copertone di un autoarticolato sarebbe stato meno duro che infilare quello della
Scott incidentata ma tant'è che, a forza di pugni e calci, il suddetto rientrava nella sua sede e se ne tornava dopo appena una mezz'oretta al suo posto.
Era così contento il suo padrone che nulla gli sovvenne di essersi dimenticato di controllare gli spini.... ma di questo ne parleremo fra poco.
Si va per la "Roberto", ignota ai due Luchi, ed al suo imbocco ecco che l'anteriore è di nuovo a terra. Il poverino, piangente, non riesce a ribatter nulla quando gli si domanda se aveva controllato gli spini, ed è così che inizia l'odissea: 150 pompate ogni 25 metri, visto che l'unico ancora in possesso di una camera d'aria intatta richiedeva il versamento di cospique somme di denaro, anticipate, in contanti, in banconote non segnate e di piccolo taglio.
Ma questo è nulla, visto che la discesa della "Roberto" presto si presentava come un'odissea, tra i mille tronchi da saltare, oltrepassare, scavalcare, spostare, mannaggiamme!
Il ricattatore vedeva nel fitto della boscaglia un uomo in mimetica, visibilmente armato. Non contento dell'esito della precedente trattativa, gli offre un saluto ed una richiesta impropria..... dopo l'assenza di pioggia, il fatto che il tipo non abbia imbracciato e premuto il grilletto nella nostra direzione è la seconda buona notizia della giornata.
Un chilometro e mezzo di discesa in un'ora; ora si cerca il recupero, con il cerchione che ormai tocca l'asfalto, ci si ferma a gonfiare, si riparte; sorpassiamo un gruppo di vetusti e rotondi BDCisti, per poi fermarci poco dopo per gonfiare.
Un matrimonio a rischio, un posto di lavoro in bilico.....
la giornata si chiude con il primo, arrivato in debito di osssigeno,
il secondo, recuperato dal fratello motorizzato,
il terzo, triste per il mancato guadagno.
Liberi di non crederci: altra mattinata supenda in MTB.
Peccato per chi non c'era!