Parafrasando un noto post della romagna ieri io e Tottero siamo stati sui monti della laga e per me che era la prima volta (il tot oramai invece è un veterano del posto) devo dire che sono rimasto proprio incantato dal posto. Si tratta infatti di montagna vera senza mezzi termini e di quella selvaggia dove il nulla regna sovrano ma dove anche la natura è rimasta abbastanza intatta. Un posto che ti stupisce per quanto sia verde, siamo a ferragosto e sembrava di pedalare come se fossimo a fine giugno forse è dovuto anche al fatto che l’acqua abbonda e sgorga da tutte le parti formando cascate a non finire. Un posto dove è comunque sconsigliatissimo andare da soli perché non incontri anima viva (in 7 ore di giro abbiamo incontrato solo alcuni pastori con le loro pecore e vari cani a loro guardia) ma anche per questo ancora più affascinante, dove abbiamo visto 5 aquile tutte insieme sopra le nostre teste, uno spettacolo sentire il loro classico fischio o sibilo che facevano quando planavano sopra le nostre teste, dove i sentieri che sulla cartina sono segnati in rosso con tanto di numero si fa fatica a trovarli anche con il gps sotto mano perché sono tracciati pochissimo (forse perché ci cammina pochissima gente, in bici poi secondo me finora c’era stato il tottero e pochi altri).
Il giro che abbiamo fatto noi è stato di 28 km con 1300 di dislivello.
Partenza da Ceppo davanti all’albergo per la comoda forestale che si immerge in un bosco di faggi fittissimo dove non passa nemmeno un raggio di sole
Subito il primo incontro con un gregge di pecore le padrone incontrastate del posto, Tot gli va incontro e si mischia tra loro
la giornata è stupenda e il mare è proprio li vicino
la strada è molto comodo e va su regolare
qui tot con sullo sfondo sua maestà il gran sasso
man mano che saliamo il bosco ci saluta e prendono il sopravvento i prati in un verde quasi accecante per essere ad agosto
adesso la strada diventa un sentiero che non è altro che quello che porta all’acquedotto
tot immerso nel nulla sullo sfondo il vettore lo osserva
si pedala senza punti di riferimento (non ci sono segnalazioni dei sentieri e le tracce sono molto flebili) immersi nella pace più assoluta
gli unici incontri che si fanno sono con muli e cavalli
o pecore
in un contesto crudo e selvaggio
ora la salita si fa più dura ma tot va su a testa bassa e non demorde vuole salire in bici senza mettere il piede a terra
e ce la fa
siamo in cima alla prima sella a quota 2100 il vettore visto da questo lato non si riconosce e non sembra neanche lui
pizzo di sevo è vicino ma oggi non dovremo arrivare lassù
panorami mozzafiato
da qui vediamo sotto di noi l’inizio delle cascate del morricone
finalmente un po di OMC
il tempo di fare una foto al luogo del misfatto (vero vence ?)
e poi giù tra i prati immersi nel verde
e le rocce di arenaria caratteristiche di questo posto
arriviamo al cospetto dell’imponenza del Gorzano
con dei bei passaggi leggermente esposti
e in alcuni punti così sdrucciolevoli che è meglio scendere di sella
attraversando dei piccoli fiumi in secca
arriviamo finalmente all’imbocco della discesa
il tottero non finisce mai di stupirmi e mi confida che la discesa in realtà non si tratta di un sentiero ma del letto di un fiume che essendo estate è quasi in secca e ci si può pedalare dentro
in effetti è proprio così e entriamo nel fiume
inizialmente le pendenze sono molto dolci e il letto del fiume è molto largo e liscio con pochissima acqua che scorre sotto le nostre
ruote
il tutto in un contesto paesaggistico da sega
passeggini tecnici con piccoli gradoncini di roccia resi un pò viscidi dall’acqua che ci scorre sopra
ma per il tot nessun problema
tot torna bambino e va sullo scivolo
e si diverte come un bambino; che libidine basta però non toccare i
freni
passaggi tra le rocce in un contesto inimmaginabile e che solo nei sogni si potrebbero immaginare
ma non ha fatto i conti che essendo un fiume può avere anche dei salti con delle cascate
oltre qui non si può più proseguire in sella e addirittura saranno caz.zi anche proseguire a piedi
davanti a noi infatti un salto di almeno 10 metri
guardate che roba
decidiamo così di passare a dx aggirando la cascata ma impiegheremo più di mezz’ora prendendo anche dei rischi dovuti all’erba molto scivolosa e alla pendenza del pendio con il rischio di finire di sotto e non raccontarla facendo in più punti il passabici
superato da sotto l’ostacolo possiamo ora vedere com’era il passaggio ma d’altronde siamo dentro un fiume
il fiume ritorna in un piccolo punto ciclabile e possiamo risalire in bici (sarà per poco però)
c’è infatti un’altra cascata da superare e questa volta anche aggirando l’ostacolo tribboliamo di brutto perhè il pendio è molto scosceso e espostissimo (in alcuni punti ci cachiamo anche sotto perché scivoliamo tutti e due in più punti)
ma alla fine con molta attenzione riusciamo a superare anche questo e possiamo pedalare l’ultimo tratto prima di arrivare al rifugio
e’ fatta e il tottero giustamente esulta, che avventura !
E’ stata un’esperienza unica sicuramente da non ripetere perché ci siamo resi conto che in alcuni punti abbiamo rischiato parecchio ma allo stesso tempo affascinante: andare in bici dentro il letto di un fiume è stata un’esperienza fantastica che mi ricorderò per tutta la vita e che mi ha divertito quanto fare una discesa bellissima (che poi la prima parte di discesa nel fiume è stata bellissima) tanto che alla fine del giro mentre il tot si scusava con me perché non pensava che la discesa fosse in quel modo io invece l’ho ringraziato più volte.
Grazie ancora tottero, la laga è davvero un gran posto da ritornare sicuramente.