Quando vidi il topic di Alpiko della traversata non ebbi alcun dubbio: ci devo andare. Cicloalpinismo, luoghi bellissimi che non conosco, bikers forti…..insomma c’erano tutti gli ingredienti per vivere una bella avventura.
Coinvolgo il buon Tosty, sempre pronto ad affrontare questo genere di esperienze.
Arriviamo all’appuntamento a casa di Alpiko ad Ortonovo il venerdì notte e ci accolgono il padrone di casa, Ruttok, Trinkera, S_rgio e Balvenie. Ridono, cantano e ballano.
Alpiko è colui che ha progettato il percorso. Scoprirò che è persona di poche parole ma estremamente chiare.
La ciurma ci ha dato giù pesante con l’alcool. Solo Alpiko appare più sobrio e scopro infatti che è astemio come me. Fortunatamente c’è anche la Coca Cola. Si caxxeggia fino a tarda notte cercando di estorcere al Capitano qualche informazione circa il giro ma le risposte sono sempre dello stesso tenore: ma che c@##o te ne frega del dislivello/distanza/quanto c’è da spingere/ecc.
Si parla di spezzoni di film tipo questi:
Lino banfi - il sesso mi fa meele.... - YouTube
Renato Pozzetto in "grandi magazzini" - YouTube
mi avete preso per un c......e e remake lino banfi l'allenatore nel pallone - YouTube
Il saggio Capitano scioglie l’adunanza verso le 0:30 dicendo che all’indomani la sveglia sarebbe stata verso le 5. I commensali improvvisamente smettono di ridere, ballare e cantare e con un’aria un po’ triste vanno a dormire.
All’indomani siamo tutti in piedi puntuali e subito facciamo incaxxare il gallo che con il suo verso pare dire: ma vi sembra ora di rompere i marroni?
Ci si avvia con le macchine verso il punto di partenza del giro pedalato dove abbiamo appuntamento con Jonnytappo e Buccogt. I due sono in lieve ritardo e più d’uno ne approfitta per ridurre il peso da portarsi dietro appostandosi dietro grossi alberi.
Arrivano gli ultimi due partecipanti alla spedizione: sono giovanissimi ma durante la spedizione daranno più volte dimostrazione di quanto siano esperti e preparati.
Si parte pedalando in salita ripida e cominciano i primi brutti pensieri (minchia….cominciamo bene): e meno male che si pedalava, perché a breve sarebbe cominciato lo spingismo.
Durante il primo giorno ho imparato a conoscere (e odiare) i traversi e le marmifere. A proposito di queste ultime, le prime volte che le nominarono, compresi “mammifere” e pensai “certo che questi toscani ne hanno di fantasia a dare i nomi alle sterrate: a Punta Ala ci stanno le cesse e qui le mammifere.
Fare le marmifere con zaini di oltre dieci chili non è esattamente facile e infatti chi più chi meno si comincia a spingere. Devo anche dire che non credo sarei riuscito ad andare avanti pedalando su certe salite senza fermarmi in continuazione: quando si pedala con pendenza al 20% ci si riposa. Nella mia mente cominciano a rimbombare sardiche parolacce. Poi finisce la marmifera ed iniziano i traversi e a questo punto nella mente cominciano a rimbombare parolacce sardiche miste ad altre romanesche. Le indicazioni riportano che si tratta di sentieri per escursionisti esperti. Io non sono esperto e neanche escursionista….porca di quella……e mi devo arrampicare su appigli dove entra appena la punta della scarpa, con la bici su una mano e il vuoto sotto. Ogni tanto qualcuno azzarda la domanda ad Alpiko: ma quanti traversi mancano al rifugio. La risposta è secca: ma che c@##o te ne frega di quanti traversi mancano…..
Comincia ad intermittenza una leggera pioggia mista a grandine. Fortunatamente non è di intensità tale da impedirci di proseguire, però Balvenie comincia ad incaxxarsi parecchio perché quando si mette l’antipioggia, suda come una capra e smette di piovere, appena se lo toglie, ricomincia la pioggia. Al decimo togli e metti si sente un mavaffa……
Finalmente vediamo il Rifugio e soprattutto possiamo rimontare in sella per fare un bellissimo st a mezza costa che giunge fino al punto d’arrivo.
Ruttok, forte di anni e anni di esperienza, dice con sicurezza: in questo genere di rifugi non c’è modo di lavarsi se non grazie alla fontanella esterna. E noi tutti ci avviciniamo alla fonte, ci denudiamo e…………..cribbbbbiiiiioooooooo….è roba da pinguini. Devo ammettere che però la sensazione post lavaggio è piacevolissima. Tempo un’ora circa e comincia a piovere a secchiate. Stavolta ci è andata davvero bene e le uniche cose che si bagnano sono le bici.
Ci sistemiamo nello stanzone tipo caserma che è posto prima dei bagni. Ci stendiamo un po’ sui letti per rilassarci quando ci passa innanzi un gruppo di escursionisti che avrebbe pernottato nello stesso rifugio. Mi chiedo dove vadano questi stolti con asciugamani, saponi e schiume varie. Non lo sanno che in questo genere di rifugio ci si lava nella fontana esterna? Poi comincio a sentire gente che dal bagno fischietta e canta. Poi odo una voce femminile che dice: che meraviglia farsi una doccia calda mentre fuori diluvia.
Sono troppo stanco per strangolare l’esperto di rifugi Ruttok.
Cena veloce, durante la quale taluno, memore delle fatiche appena passate, tenta di avere qualche indicazione da Alpiko circa il giro dell’indomani: ma quanto ci sarà da spingere? Ci sono tratti esposti come oggi? E’ più o meno faticoso? La risposta del Capitano è come sempre puntuale e precisa: : ma che c@##o te ne frega di quanto c’è da spingere, se è esposto, se è più faticoso…..
Tutti a nanna. Io ho il sonno leggero e, poiché il mio letto è l’ultimo prima dei cessi, vengo continuamente svegliato da esseri piscianti. Noto però con piacere che nessuno della ciurma russa come un orco e questo mi rallegra in previsione della prossima notte in rifugio.
Sveglia presto e si ricomincia e, stranamente, si scende in sella dentro un bosco umidiccio. Ahhhhhh…niente male come inizio e mi complimento con il Capitano che però mi guarda con occhio beffardo. Finita la discesa ci troviamo a dover risalire su asfalto e incontriamo ZioPyton che ci accompagna fino all’inizio della marmifera per poi salutarci (mica scemo lo zio). La marmifera è piacevole come un gatto aggrappato ai marroni. Finito il lungo stradone prendiamo un sentiero dove è necessario caricarci la bici in spalla. Arriviamo al Passo Sella da cui si gode una vista magnifica. Sosta pranzo e poi giù in discesa. A questo punto ho un vuoto di memoria fino alla successiva risalita verso il rifugio. Risalgo di buona lena in compagnia di Ruttok, Boccogt e Jonnytappo, che ne frattempo, causa forcellino piegato, ha difficoltà nei cambi. Ricordiamo solo che il rifugio è a 1500 metri di quota ma non riusciamo a vederlo anche una volta superati i 1600. Ci troviamo in cima al monte, dentro una cava di marmo bianchissimo e incontriamo una coppia a cui chiediamo dove è il rifugio. Ci dicono che siamo arrivati ma l’unica cosa che vediamo è una casetta grande come uno di quei cessi chimici che si vedono in città. Chiedo loro: ma questo è il Rifugio Orto di Donna? I due sorridono e dicono: siete fuori strada, questo è un bivacco. La signora poi ci dice che per arrivare al nostro rifugio saremmo dovuti tornare giù a valle (circa 1000 metri di disl. giù) e poi risalire da una “comoda” marmifera. Fortunatamente lui trova l’alternativa migliore: si scende giù di circa 100 metri di disl e si prende un sentiero a mezza costa che raggiunge il nostro Rifugio. Torniamo all’imbocco di tale sentiero mentre sopraggiungono i compagni d’avventura. Ruttok, Balvenie, Buccogt e Jonnytappo vanno avanti mentre io, Tosty, Alpiko, Trinky e S_rgio, procediamo con più calma anche a causa di un dolore che il buon Tosty accusa al ginocchio. Siamo davvero stanchi e il sentiero è di quelli simpatici che ti costringono quasi sempre a caricarti la bici in spalla e dopo più di 2000 metri di disl. non è piacevole. Arriviamo finalmente al rifugio che sono le 18,30 e non vediamo i nostri compagni ad attenderci. Incontriamo la proprietaria a cui chiediamo notizia dei nostri amici, ma la gentil pulzella dice di non aver incontrato nessuno. Chiediamo al Alpiko dove possono essere e il capitano puntualmente risponde: ma che c@##o te ne frega di dove possono essere finiti…..
Quindi ce ne strafottiamo e cominciamo a sistemarci. Stavolta non c’è Ruttok a darmi preziosi consigli di come ci si lava nei Rifugi e chiedo alla signora se ci sono docce disponibili. Risposta positiva: doccia calda con gettone. Intanto arrivano Ruttok, Balvenie, Buccogt e Jonnytappo con facce stravolte. Ci dicono di aver sbagliato prendendo il sentiero al bivio che li ha portati giù di circa 400 metri di disl. che poi sono stati costretti a recuperare salendo su un sentiero tremendo per le condizioni del fondo e per la vegetazione.
La compagnia si riunisce per la cena e ancora una volta, scottati dalle salite dei primi due giorni, qualcuno azzarda l’ovvia domanda al Capitano Alpiko: ma domani è meglio o peggio di questi due giorni? La risposta è quanto mai puntuale e precisa: : ma che c@##o te ne frega se è meglio è peggio…..
Si va a letto presto e stavolta non mi trovo neanche di fronte al cesso. Finalmente posso dormire tranquillo. Purtroppo, tempo 10 secondi, comincia un concerto di tromboni e fanfare da paura. Stento a prendere sonno ma alla fine, la stanchezza prevale e sono in compagnia di Morfeo.
Ultimo giorno. Si comincia subito con una salita con bici in spalla (echetelodicoafa), poi arriviamo al valico da cui vedo con piacere che comincia un sentiero che sembra piuttosto carino. In effetti è così solo nella prima parte poi diventa strettissimo e nascosto dai ciuffi d’erba. Non me ne importa niente, monto in sella e comincio a scendere. Dieci metri scarsi è mi ribalto a causa di una buca nascosta tra l’erba. Capisco che la discesa è pericolosa e preferisco non rischiare (su molenti sardu du coddasa una borta scetti
). Scendiamo di circa 400 metri di disl. soprattutto a piedi, finché finisce il sentiero insidioso e comincia una pineta, dove possiamo finalmente divertirci in discesa. Arriviamo a Vinca e ci rilassiamo per almeno un’ora. Poi riscendiamo su asfalto e perdiamo quota fino ad arrivare a 300 metri s.l.m., da cui comincia una nuova salita che, non è una marmifera, ma è rompiculo proprio come quella. Si alternano tratti pedalati ad altri a spinta fino ad arrivare in cima, da cui inizia la goduria: ci attendono tre discese dai nomi strani (il bastardo, il pederasta e l’ermafrocido…..mi sembra
). Godiamo come ricci. Sono tutte diverse tra loro, ma sono il meglio che possa capitare a chi ama le discese con i loro tratti a volte tecnici, a volte veloci, a volte lisci a volte scassati. L’ultima poi è fighissima e, nonostante sia allo stremo delle forze, mi diverto troppissimo tra le sue sponde, toboga e tornantini.
L’avventura è finita, siamo di nuovo a casa di Alpiko, dove la signora Alpika ci prepara ogni ben di Dio.
Ho voluto buttare giù questo racconto perché, quando vivo esperienze di questo tipo, mi piace di tanto in tanto riviverle a distanza di tempo. Oggi, a distanza di qualche giorno, già ho dimenticato la fatica, la sofferenza, la preoccupazione. Tutto si è strasformato nella mia mente ed è diventato un bellissimo sogno che custodirò gelosamente.
I miei magnifici compagni d’avventura:
Tostarello: che forza. Nonostante il dolore e la fatica evidenti, va avanti alla grande. Abbiamo vissuto insieme tante altre esperienze dure, ma mai intense come questa.
Ruttok: a parte Tosty, era l’unico con cui avevo già avuto occasione di pedalare e, soprattutto apprezzare le qualità tecniche e atletiche. E’ un grande e non solo in bici.
Alpiko: ero davvero curioso di conoscerlo dopo aver letto di altre sue esperienze sul forum. Incredibile vederlo salire su rampe micidiali dove noi tutti spingevamo le bici. Stupendo il suo rapporto con la scarpa parlante. Guai però a fargli delle domande.
Balvenie: divertentissimo e sempre allegro, fenomenale in alcuni passaggi davvero difficili dove con grande tecnica, da fermo e con assoluto controllo della bici, supera brillantemente l’ostacolo con apparente semplicità.
Trinkera: ho spesso a che fare con i toscani e lui rappresenta davvero la parte migliore di questa splendida gente. Alcune sue uscite mi hanno davvero fatto crepare dal ridere. E poi sul suo cavallo va fortissimo sia in salita che in discesa. Sorprendente vederlo partire in fuga in salita nella marmifera più dura, dove si ferma solo per farci le foto.
S_rgio: una bestia. E dice di aver cominciato ad andare in MTB da circa 1 anno. Che farà allora tra un altro anno? E se poi gli si da una bici con escursioni maggiori…..addio. Oltre ad andare forte in bici è sempre sorridente e pronto ad aiutare chi gli sta dietro.
Buccogt: minchia quanto va forte il ragazzo, sia in salita che in discesa. Ad un certo punto in un tratto di marmifera dove io e gli altri stavamo con la lingua fuori, lui ci svernicia salendo come se niente fosse, su pendenze vicine al 30%. Ma mica si ferma dopo pochi metri: continua fino a che non lo vediamo più.
Jonnytappo: è un mito. Dal secondo giorno procede con il mono marcia. Poi nelle tre discese finali toglie la
catena e procede come un treno a folle velocità. Mi ha impressionato vederlo aiutare il gruppo nel passaggio più critico del percorso, quando dovevamo scendere da una parete verticale aggrappandoci ad un cavo metallico. Lui sale e scende in continuazione per prendere le nostre bici e portarle giù, mentre BuccoGT è appeso al cavo e fa dei numeri da paura per passargliele.
E’ stato un onore pedalare con tutti voi ragazzi. Vi faccio una promessa (o una minaccia): cercherò in futuro di seguire i vostri programmi per poter partecipare a questo genere di giri di nuovo con voi. Grazie e a presto.
Ahhhhhhhh…….le mie foto…… ma che c@##o ve ne frega delle mie foto