Condivido ( e riporto) quanto sotto scritto in sportpro da Eugenio Capodaqua :
Giornata tranquilla con la solita, monotona fuga (a due stavolta)che tiene banco fino ai 5 finali e poi la volata. E' un Tour poco interessante. Non tanto per i percorsi (poche le salite, assenti o quasi quelle storiche) quanto per la strana prudenza che aleggia nel plotone. E' come se nessuno avesse il coraggio di mettersi in gioco, di rischiare in attesa delle Alpi e del Ventoux. Come se ciascuno sapesse di avere i colpi contati in canna. Un segnale da interpretare. Perchè se è vero che il capo dell'agenzia antidoping francese Bordry si è lamentato con l'Uci (che quest'anno gestisce i test, dopo aver fatto pace con gli organizzatori) di un controllo "troppo compiacente" verso gli atleti, è altrettanto vero che le conseguenze di questa compiacenza al momento non si vedono. Almeno nelle prestazioni. Prudenza, innanzitutto. E pedalare. Come fa sorridendo e sogghignando l'americano Armstrong. Che sorride nonostante i 43 controlli fatti dall'agosto scorso, quando ha annunciato la volontà di rientrare nel plotone. Una cadenza di circa uno alla settimana. Un volume tale di informazioni, tra test ematici e sull'urina da avere una fotografia completa e assai vicina alla realtà dello "status" fisico e metabolico dell'atleta texano. Una sorta di passaporto biologico all'ennesima potenza. Di cui però, non si conoscono gli estremi. E non si capisce perchè. Se, infatti, questa infinita serie di test acclara una volta per tutte che il "marziano" dei sette Tour vinti (sia pure con le provette all'epo del 1999) è a posto, perchè non dirlo? Non sarebbe la notizia delle notizie? Signori: i 43 test ci dicono che Armstrong non è il "marziano" che i maligni supponevano. In un ciclismo a caccia di credibilità e di immagine sarebbe come calare l'asso vincente. Ma, fino a questo momento, nisba. Tutto tace. Si continua a controllare, controllare, controllare. E, a differenza dello scorso anno, quando i test erano gestiti direttamente dall'agenzia francese, a non beccare nessuno. Forse è ancora presto, perchè di solito il "rabbocco" avviene verso la fine della seconda settimana. Ed è lì che aumenta il coefficiente di rischio. Ma possibile che da un anno all'altro non ci sia più neppure un banalissimo kamikaze? Insomma, siamo tornati al solito meccanismo controllato-controllore e non succede più niente. Come se d'improvviso il lupo avesse perso il vizio e non solo il pelo. E' credibile tutto ciò considerando gli uomini (gli stessi), gli atleti (più o meno gli stessi), i dirigenti, i manager (gli stessi)? Staremo a vedere
per il resto : CAVENDISH è veramente una spanna sopra tutti i jetman !!! il Noce è l'unico che ci fà stare svegli come italiani, e nel prossimo futuro speriamo nella maglia a pois del "delfino di bibione" e una bella vittoria di tappa .
....e io farei anche gli auguri a NIbali...che stà studiando "da grande"