La base da cui parte lo studio è questa:
Electrically assisted bicycles (e-bikes) have become increasingly popular and may facilitate active commuting and recreational cycling
e ha a che fare più che altro con il trasferimento tra modalità di trasporto (da auto o mezzi pubblici a bici, ad esempio). Il target sembra essere principalmente il trasferimento per lavoro, e in seconda battuta quello ricreazionale (che contempla il giro in ciclabile, non necessariamente la salita allo Zoncolan pedalando con una gamba sola cantando Oh happy days).
Tuttavia, per quel che si legge, arriva a risultati abbastanza ovvi, ovvero: a parità di percorso, intento e, si suppone, stato di forma fisica i ciclisti in e-bike hanno medie più alte (che su una distanza fissa comportano ovviamente tempi di permanenza in sella minori) ma consumo di energia minore (calcolato in base al battito rilevato) rispetto al ciclista "tradizionale".
Anche il discorso sui fantomatici 150 minuti di attività fisica lascia il tempo che trova: se un e-biker ne fa 100 ma prima ne faceva 0, o 20, la differenza più interessante è quella con il prima, non il mancato raggiungimento del presunto target.