Come sollecitato da Luca e da Marco , sono qui a raccontarvi qualcosa della giornata di oggi:
chi ha letto bene i miei post precedenti, non avrà avuto fatica ad intuire che io la macchina fotografica non l'avrei portata.
Ce l'aveva infatti Marco, il missile Jintony ed io ero lì continuamente a suggerirgli: "fai iuna foto lì", "guarda che bel panorama là"; ovviamente per rallentare il suo imperioso incedere e per cercare di recuperare un po' di fiato. Purtroppo per me, Marco è molto veloce in MTB ed è pure molto veloce a fotografare e quindi un un batter d'occhi ce l'avevo alle calcagna ed ancora in minor tempo leggevo solo gli sponsor sulla sua schiena.
Riassumo la giornata in tre sostantivi: caldo, fatica, panorami.
Procediamo per ordine: arrivo alle 8:00 e qualche spiccio (ma gli spicci non contano) a San Piero e ci sono già quasi pronti Marco e Graziano.
scendo dall'auto, li saluto e mi dicono che arriverà anche Giuseppe che ancora non conosco e che spero sia molto più lento di loro in sella, i due negano ed incomincio a vedersi avverare i miei incubi più tetri dei giorni precedenti.
Ecco Giuseppe, finiamo di prepararci e partiamo alla volta del Carnaio, su asfalto; l'itinerario che ho preparato per l'occasione prevede:
Carnaio
Rio Petroso
Poggio alla Lastra
Passo del Vinco
forestale per Ridracoli
Biserno
sentiero della Libertà
San Paolo in Alpe
La Lama
siepe dell'Orso
Pietrapazza
sella di Monte Carpano
Chiardovo
rientro a San Piero da Bagno di Romagna
Ho calcolato 76 chilometri per 2600/2800 mt. di dislivello.
La giornata è da subito calda, su per il Carnaio gli altri chiacchierano ed io ansimo ma rimango in gruppo.
Ora si scende verso Rio Petroso, nessuno degli Scorpion c'è mai stato e riesco decisamente a meravigliarli con il luogo sempre affascinante; proseguiamo in discesa, senza intoppi fino al ponte sopre il Bidente di Pietrapazza; dopo una veloce sosta alla fonte, imbocchiamo la salita verso Passo del Vinco; mi stacco solo perchè mi fermo per rispondere al telefono; superata la parte più ripida raggiungo gli altri e rimaniamo raggruppati, a parte Marco che ogni tanto allunga.
Scendiamo veloci sulla forestale verso Ridracoli, volutamente preferita al sentiero per il lago per non aumentare di troppo il tempo di percorrenza.
Ora ci aspetta il sentiero della Libertà che neppure io ho mai percoro ma che mi hanno anticipato essere duro ed impegnativo, seppur magnifico: tutte le caratteristiche saranno amplificate al quadrato.
Alla fine della salita, Graziano, che mi precede di un metro, ha un piccolo inconveniente: la sua
catena, in un tratto veramente ripido ma pedalato con il 22:32, si adagia a terra; ci fermiamo sotto un ombra, entrambi goccioliamo sudore come ghiaccioli al sole, la riparazione della catena ci ruba non più di cinque minuti e ripartiamo insieme agli altri che nel frattempo co hanno raggiunti.
Arriviamo finalmente in vetta e ci si apre la splendida vista di San Paolo che da questa angolazione avevo osservato solo in foto; non c'è tempo per contemplare: gli altri si fiondano in discesa, superiamo San Paolo e dopo qualche leggero saliscendi ci tuffiamo sulla splendida forestale verso Ponte alla Sega. La successiva salita verso Poggio della Seghettina è molto più lunga di quanto ricordassi ed i successivi chilometri che ci separano dalla Lama diventano un calvario peerchè gli altri sono rimasti con le borracce a secco, quello che patisce maggiormente è Giuseppe che riceve la notizia del raggiungimento della Lama come l'estrazione del suo biglietto vincente alla Lotteria di Capodanno.
Arriviamo assetati e ci fiondiamo alla fonte: "acqua non controllata" leggiamo, e poi beviamo, beviamo, beviamo.
Mi aspetto che ci sia tempo per una sosta ma gli altri già scalpitano; il secondo panino resta nella tasca e riesco a malapena a prepararmi una borraccia di sali.
Ripartiti, ho la malaugurata idea di mettermi a ruota dei tre; il contachilometri segna 23 km/h, non sento fatica ma dovrei saperlo che questi ritmi non fanno per me; dopo tre chilometri infatti mi stacco decisamente ed i restanti 14 che ci separano dal Passo dei Lupatti saranno un calvario.
Ho detto Passo dei Lupatti perchè, dopo breve consulto, decidiamo di eliminare la discesa di Siepe dell'Orso e soprattutto la successiva micidiale salita di Pietrapazza: rimarremo nel fitto del bosco per andare a prendere l'ultima discesa di Chiardovo.
Arrivo al passo per ultimo, non so da quando gli altri sono lì ma noto che anche loro sono esausti; loro da esausti pedalano molto più di me da esausto, resta il fatto che i chilometri ed il dislivello si fanno sentire per tutti.
Ora iniziano le discese, offro agli altri un pezzo del mio panino, lo accettano anche se Giuseppe mi chiede meravigliato: "ma la salita non è finita?" "Certo che lo è" rispondo "ma la discesa che ci aspetta fino a Bagno necessita di altrettante energie, forse di più".
Arrivato al Chiardovo, Giuseppe concorderà con la mia osservazione, lamentando forti dolori agli avambracci.
Dimenticavo..... Graziano arriva a Bagno con una corona semidistrutta: una pietra l'ha piegata in maniera che la pedalata risulti impossibile ed un successivo recupero in
officina altamente improbabile.
La corona: onore a Lei, caduta sul Chiardovo.
Dopo esserci rinfrescati e rifocillati al chiosco del Chiardovo, Giuseppe spingerà Graziano fino alle auto e questa giornata lunga, calda, faticosa, splendida, volgerò al termine.
Alla fine saranno:
80 km. e spicci (ma gli spicci non contano)
6 ore di pedalata e spicci (ma gli spicci non contano)
2.500 metri di dislivello ...... e spicci (ma gli spicci non contano).
Le foto, spero le metterà Marco, quando non so, sentite con lui.
P.S. ciao, mio amato Parco, spero di ritrovarti presto.
Io ti porto la mia passione, la mia fatica, il mio sudore ed i miei amici.
Tu mi ripaghi con emozioni e paesaggi sempre più incantevoli.
Il nostro è un amore che difficilmente passerà.