La giornata era cominciata nel migliore dei modi
:
Poi verso le 14... miracolo!
Così ho preso la bici e mi sono fatto un giretto, con abbondante sguazzata nel fango visto il diluvio appena cessato.
A dirla tutta è stata una faticaccia, gamba pesante e velocità bassa, solo verso la fine mi sono sbloccato un po'.
Ma ne è valsa la pena, per due ragioni.
1. il panorama:
Qui sono a fondovalle, non tanto lontano da dove pensavate di alloggiare.
Non è poi nevicato chissà che, solo le cime più alte mostrano un po' di neve, il Col Nudo (2475 m) è ancora nascosto da qualche nuvoletta.
Ricordo burrasche di metà ottobre con abbondante neve fin sotto i 1000 m di quota, eppure allora nessuno parlava di "sconvolgimenti climatici".
Salendo (15-20%) verso Chies d'Alpago si spazia verso ovest.
Il Serva è sgombro, il Pelf (altra vetta da oltre 2500 m) è totalmente innevato.
Si intravede anche la Gusela del Vescovà, celeberrima guglia dolomitica che si erge sulla Schiara, 2565 m.
davanti a me il Teverone (2345 m) alla cui base passerò verso la fine del giro.
La conca dell'Alpago brilla illuminata dal sole.
Ai piedi del Teverone il paese di S. Martino (già Montanés), a quota 850-900 m.
Girandomi indietro, ecco Chies d'Alpago (700 m)
Funés, 820 m, anch'esso ai piedi del Teverone.
Sono allo scollinamento, ai 1050 m del Venàl di Montanés, su cui svetta il Col Nudo, 1400 m più in alto.
Bene, ora si scende, e qua arriva il secondo motivo di soddisfazione: ho riempito lo
zaino di mazze da tamburo e ne ho lasciate là altrettante... domani si fa il bis (e con uno zaino più capiente!).
Dimenticavo: faceva un bel fresco, a 1000 m non c'erano più di 5-6°C e sono arrivato a casa con una gomma bucata.
Non si può avere tutto comunque.