Sìssì, buttiamola sull'ironia adesso...
Beh, certo. La volevi per caso buttare sul serio?
In ogni caso grazie per la reputazione negativa...
Mi confermi che sei scarsamente dotato di ironia
Sìssì, buttiamola sull'ironia adesso...
Beh, certo. La volevi per caso buttare sul serio?
In ogni caso grazie per la reputazione negativa...
Mi confermi che sei scarsamente dotato di ironia
...da molti di quelli che han scritto, "tutti" è un'altra cosaSeppur con toni forti, mi sembra che il pensiero di bikerciuc, sia condiviso da tutti o quasi..
Guarda, o non hai seguito la discussione o stai veramente cercando di nascodere la luna dietro il dito...
Il tono del messaggio di bikerciuk era tutto fuorchè ironico. Se ora vogliamo stemperare un'affermazione GRAVE dietro al fatto che "era ironico", beh, nessun problema.
Il tuo messaggio "non mi sembrava utile", tutto qui.
Se mi conoscessi sapresti che di ironia ne ho fin troppa! o-o
Guarda, o non hai seguito la discussione o stai veramente cercando di nascodere la luna dietro il dito...
Il tono del messaggio di bikerciuk era tutto fuorchè ironico. Se ora vogliamo stemperare un'affermazione GRAVE dietro al fatto che "era ironico", beh, nessun problema.
Il tuo messaggio "non mi sembrava utile", tutto qui.
Se mi conoscessi sapresti che di ironia ne ho fin troppa! o-o
...da molti di quelli che han scritto, "tutti" è un'altra cosa
suvvia, se qui qualcuno avesse letto come realmente minacciose le affermazioni di bikerciuc, indubbiamente non saremmo stati qui a discuterci insieme..
Mi permetto di insistere sulla mia linea anche in considerazione del fatto che conosco bikerciuc di persona...
i toni, che che se ne dica, sono importanti, cambiano il senso di una affermazione;Eppure sono convinto che se anche puoi non condividere i toni, alcune espressioni, alcune parole, il senso sia sempre condivisibile. Ho messo un "quasi" perchè......non si sa mai...
Personalmente mi ha colpito la frase del larice: se ci piscia una persona non gli fa niente, se ci pisciano in 500 muore. E' un'estremizzazione ma rende l'idea: dubito infatti che per pura fatalità 500 brave persone scelgano tutte lo stesso larice per pisciare.
Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!
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Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food dalta quota.
E vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.
6) Se vogliamo essere sofistici, anche i pastori a loro modo hanno impattato mica male sugli ecosistemi montani: i sentieri su cui molti di noi poggiano le ruote spesso sono stati tracciati proprio da loro.
Ciao Bikerciuc, ciao a tutti.
La prima cosa che mi colpisce di questo interessantissimo topic (nel senso che è interessante - e molto bello - lo scritto di chi lo ha aperto ma anche TUTTI gli interventi successivi) è questa strana dinamica che sempre (o quasi sempre) si genera nei forum, ovvero non si confrontano le opinioni, ma molto più esse si scontrano, e pare che l'unico scopo sia stabilire chi ha ragione e chi no.
Lo trovo così assurdo e deprimente. Ciò non toglie che sia interessante leggervi, e lo faccio con un pò di fastidio per ciò che ho scritto sopra, ma soprattutto con curiosità, interesse e piacere.
Alla fine - lo confesso - credo di essere assai allineato con Biukerciuc, anche con certi suoi estremismi, che ritrovo in me stesso. Mi rendo conto che c'è qualcosa di sbagliato negli estremismi, che essi si prestano a (facili, consentitemelo) critiche, ma tant'è, io sono un pò estremista, sono fatto così, e del resto nessuno è perfetto, nemmeno io, nemmeno Bikerciuc, e va bene così.
Però sono anche d'accordo con chi dice che i bike park, costruiti in zone già devastate dal turismo di massa, fanno si che ci siano meno pazzi che si fiondano ovunque in discesa con bici da 21 chili portate in cima mediante elicotteri o Hummer o sa dio cos'altro.
E sono d'accordo anche con chi dice che bisognerebbe educare a scuola a un comportamento ecologico ed etico, anche se non capisco bene con quali risorse, visto che ogni anno che passa le dimezzano o roba del genere.
Insomma, avete ragione tutti, ognuno un pò, tranne quando vi incacchiate.
Però una o due volte all'anno io ci vado, nei bike park. Specialmente a Sauze, che mi piace tantop per le linee filanti, che mi permettono di fare cose, con la mia "biciclettina" da AM, che se facessi altrove spaccherei baracca e burattini alla terza discesa.
Ci vado, e ogni giorno, a fine giornata, quando rientro nella mia camera, apro lo zaino e tiro fuori ciò che ho raccattato scendendo. Camere d'aria, contenitori di sostanze energizzanti, ogni tanto qualche catena spaccata, nastri di qualche gara di DH o di superenduro abbandonati lì a frollarsi nei pedali di chi passa, e via dicendo. Non è mai meno di un chilo di roba, spesso supero i 3 chili, ogni santo giorno.
Però ho una bici da AM, quindi nella maggior parte dei giorni pedalo, per salire. E pedalo, e pedalo. Ho una biciclettina piuttosto fighetta, ma son comunque 14 e passa chili da spingere, e c'ho il fisico che c'ho, quindi vado piano, ma proprio piano, e mi fermo spesso. In questi casi niente seggiovie, niente "friraider", solo "sani" crosscrautisti ipervitaminizzati che salgono con la terza sgommando a 45 all'ora e i bpm e la cadenza e le unghie in carbonio, e si sono tutti rotti lo scafoide apposta per farselo mettere in titanio che pesa meno, e via dicendo. E io mi fermo e raccolgo le loro fottutissime sacchettine di roba dopante che, una volta svuotate, quelli buttano probabilmente perchè pesano troppi microgrammi e gli rovinano la stracappero di media... e siamo punto e a capo.
E io penso, sempre, ogni volta: ma come fanno questi a buttare sta roba perterra? Non lo so il perchè. Quando li becco glielo chiedo, ma poi finisce più o meno sempre che si incacchiano (loro!), e dato che sono (sempre) più allenati di me mi tocca defilarmi perchè sono (sempre) a pezzi e non reggerei nemmeno fino alla fine del primo round.
Non so.
E secondo me potete scrivere tutto quello che volete, senza timore di contraddirvi, perchè tanto l'unica verità vera è che non sapete nemmeno voi.
Io comunque me ne sto zitto, pedalo (finchè mi regge, poi spingo), e mi riporto tutto (ma dico TUTTO) a casa, dove poi differenzio.
Io lo faccio. Se lo fate anche voi, è un pò di schifo in meno.
E poi pian piano si penserà anche al resto.
Io vi dò idealmente una reputazione positiva, a tutti, per il solo fatto di esservi presi la briga di scrivere qualcosa in questo topic.
Bravi, davvero.
M.
beh, non solo con i sentieri, ma con il taglio dei boschi per la creazione di prati e pascoli, di pozze di abbeverata, costruzione di ricoveri, fienili e quant'altro.
ma erano altri tempi, i fondovalle erano in ben diverse condizioni ed altre eran le esigenze e le conoscenze
Oltre a bikerciuc stra quoto pure quello che hai scritto tu principalmente26 anni fa ero paninaro e solo a distanza di anni ho capito quanto fossi stupido (vi prego mi sento già umiliato da solo......).
Conosco poco la montagna in quanto mi ci sono avvicinato da pochi anni: avendo vissuto per 40 anni in Sardegna conosco bene il mare e tutto quello che tu hai scritto circa la montagna vale nello stesso modo proprio per il mare.
Ora ho 42 anni, penso di aver acquisito una certa maturità e mi viene naturale dire che.....sarà sempre peggio. Spero sinceramente di sbagliarmi ma ho paura che non sarà così.
Quando ero ragazzino il Poetto era una bella spiaggia.......
Quando ero ragazzino le coste non erano imbruttite da ecomostri o edilizia selvaggia......
Quando ero ragazzino c'erano più strade bianche che grigie.....
Quando ero ragazzino i padri e le madri davano una bella botta sulla mano dei figli se questi gettavano la carta in terra.......
Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!
Ovvero confessioni occidentali di un biker controcorrente
Sono un ribelle, un miscredente, un misantropo, un estremista. Lo diventai per difendermi dallidiozia del mio mondo adolescenziale fatto di paninari e baciapile quando non di paninari-baciapile che erano luniverso intero del cattolicissimo liceo della prima cintura nel quale mi ero ritrovato confinato.
La Domenica e la montagna erano il mio rifugio. Imparai a conoscere, a scoprire e a gioire della scoperta. In silenzio. Sviluppai le mie regole: antitetiche, lapidarie ed inviolabili.
Così, mentre i miei pii e vestitissimi compagnucci si recavano a frequentissimi ed interminabili ritiri spirituali (ero lunico a non andare) per compiacere lecclesiastico corpo docente io vagavo per boschi e pendii, fiero di rivendicare il mio diritto a farmi i cazzi miei almeno la domenica, con o senza il beneplacito di Dio, e forse perfino disposto a sopportare che per questo qualche suo ministro della fede provvedesse ad interrogarmi puntualmente ogni lunedì dovendo farmi scontare il mancato incasso della mia confessione -invariabilmente incentrata sul numero di volte in cui uno si toccava nella settimana- prima della messa serale di fine ritiro.
Avendo legato il concetto di montagna a una scelta esistenziale, il mio approccio diventò elitario, estremista, selettivo. Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di urbano il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il merendero anni 80 fu capace di inventare: il pizzamatic, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,milinzani e quantaltro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dellassenza di rumore.
Già alla montagna ci si può adattare come facevano i pastori o portarci per qualche ora la propria più o meno invasiva e discutibile civiltà.
Gli anni, è ovvio, limano un po gli spigoli, ma quegli stessi pensieri non mi abbandonano mai del tutto nel vedere che la montagna è sempre più fruita in modo consumistico e sempre più in tale modo si cerca di venderla a masse via via crescenti.
Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di truzzetti stranieri di indiscutibile bravura vestiti per far tendenza più che sport per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo slang caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al manifesto ideologico che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei dirtisti o dei friraider da baikpark allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme allimprobabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.
La teoria del requisito minimo per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un terreno di gioco senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui esplorazione potrebbe avere perlomeno un valore aggiunto per lofferta turistica.
Lapproccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con limmancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.
Il marketing consumista cerca il grande numero, leconomia di scala, lottimizzazione delle risorse, lindustrializzazione del processo produttivo dellofferta.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla fatica necessaria.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla qualità dellofferta.
Il grande numero conterrà per postulato un numero più elevato di idioti.
La montagna non è fatta per i grandi numeri, se io piscio contro un larice non succede niente, se ci pisciamo in cinquecento il larice muore.
Volenti o nolenti progresso porterà sempre più persone in montagna con sempre meno fatica e queste saranno sempre meno preparate a rapportarsi con lambiente naturale in quanto sempre meno disposte a sacrificare qualcosa per conoscerlo.
Si consoliderà sempre di più la figura indefinita di un eroe della domenica globale, abbigliato con schinieri e corazze al pari di un principe acheo, combatterà su cavalcature ipertecnologiche le sue battaglie su pochi campi universalmente riconosciuti idonei da un grande numero di guerrieri e potrà comodamente rifocillarsi concludendo le sue tenzoni sulle terrazze di altrettanti ristori strategicamente posti alla fine di ogni discesa ove, indipendentemente che egli si trovi a Whistler mountain o in Valle di Susa, gli verrà servito lo stesso cheese-burger con le stesse patatine fritte perché la cultura del territorio, come è noto, si fa anche a tavola e perché a questo tipo di eroe fregherà sempre meno della cultura e delle tradizioni del posto che avrà la fortuna di ospitare le sue luminose gesta.
Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food dalta quota.
E vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.
Vostro
Bikerciuc