Non chiamatemi fratello, non sono della tribù

RenkyaZ

Biker poeticus
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Beh, certo. La volevi per caso buttare sul serio?
In ogni caso grazie per la reputazione negativa...
Mi confermi che sei scarsamente dotato di ironia :prost:

Guarda, o non hai seguito la discussione o stai veramente cercando di nascodere la luna dietro il dito...

Il tono del messaggio di bikerciuk era tutto fuorchè ironico. Se ora vogliamo stemperare un'affermazione GRAVE dietro al fatto che "era ironico", beh, nessun problema.

Il tuo messaggio "non mi sembrava utile", tutto qui.

Se mi conoscessi sapresti che di ironia ne ho fin troppa! o-o
 

BeerMaster

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Guarda, o non hai seguito la discussione o stai veramente cercando di nascodere la luna dietro il dito...

Il tono del messaggio di bikerciuk era tutto fuorchè ironico. Se ora vogliamo stemperare un'affermazione GRAVE dietro al fatto che "era ironico", beh, nessun problema.

Il tuo messaggio "non mi sembrava utile", tutto qui.

Se mi conoscessi sapresti che di ironia ne ho fin troppa! o-o

Mi permetto di insistere sulla mia linea anche in considerazione del fatto che conosco bikerciuc di persona...
 

marzia

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Guarda, o non hai seguito la discussione o stai veramente cercando di nascodere la luna dietro il dito...

Il tono del messaggio di bikerciuk era tutto fuorchè ironico. Se ora vogliamo stemperare un'affermazione GRAVE dietro al fatto che "era ironico", beh, nessun problema.

Il tuo messaggio "non mi sembrava utile", tutto qui.

Se mi conoscessi sapresti che di ironia ne ho fin troppa! o-o

suvvia, se qui qualcuno avesse letto come realmente minacciose le affermazioni di bikerciuc, indubbiamente non saremmo stati qui a discuterci insieme..
 

pippixe

Biker grossissimus
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...da molti di quelli che han scritto, "tutti" è un'altra cosa


Eppure sono convinto che se anche puoi non condividere i toni, alcune espressioni, alcune parole, il senso sia sempre condivisibile. Ho messo un "quasi" perchè......non si sa mai.

Personalmente mi ha colpito la frase del larice: se ci piscia una persona non gli fa niente, se ci pisciano in 500 muore. E' un'estremizzazione ma rende l'idea: dubito infatti che per pura fatalità 500 brave persone scelgano tutte lo stesso larice per pisciare.

La mia interpretazione è questa: ci sono dei "progetti" che hanno come unico scopo quello di attirare le masse come le mosche sul miele. Noi siamo quelle mosche e tra noi purtroppo c'è qualche idiota (o cojone, o maleducato che si dica). Il progetto ha solo fini di lucro e troppo spesso non preserva il paesaggio. So benissimo che gli idioti ci sono anche nella montagna "vera", quella non spianata; mi è capitato più volte di trovare camere d'aria, bombolette di co2, gusci di carbogel, ecc. per terra nella montagna vera. Ma dove le cose sono difficili ci vanno poche persone, dove le cose sono facili ci vanno in tanti e si moltiplicano le possibilità di atti di maleducazione.

Forse la prossima volta chi ha letto questi messaggi, se vede un compagno di pedalata che butta la carta della merendina per terra, gli fa capire che non è un bel gesto.
 
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BeerMaster

Biker immensus
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suvvia, se qui qualcuno avesse letto come realmente minacciose le affermazioni di bikerciuc, indubbiamente non saremmo stati qui a discuterci insieme..

concordo e aggiungo che per portare un contributo alla discussione si potrebbe continuare a parlare del problema proposto da bikerciuc piuttosto che fissarsi su un modo di espressione condivisibile o meno... la dialettica online è assimilabile al discorso parlato e dal momento che lo stesso bikerciuc ha affermato che non lo vedrai mai con il lanciafiamme all'atterraggio di un drop ha palesemente posto sul piano dell'ironia le sue affermazioni "violente"... :prost:
 
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marco10

Biker poeticus
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Eppure sono convinto che se anche puoi non condividere i toni, alcune espressioni, alcune parole, il senso sia sempre condivisibile. Ho messo un "quasi" perchè......non si sa mai...
i toni, che che se ne dica, sono importanti, cambiano il senso di una affermazione;
ma non mi ha colpito quello del "lanciafiamme", che ho colto più come iperbole che come dichiarazione di volontà, più il tono generale del primo post.
ben scritto è stato un piacere leggerlo, ma alla fine mi è rimasto un vago senso di snobbismo, l'impressione che tra le righe si legga: io so come si fà, voi no; quindi ci vado io e voi no.
l'ho condiviso in alcune premesse ma non nelle conclusioni.

quella del larice rende benissimo l'idea.
 
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RenkyaZ

Biker poeticus
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Zocca (MO)
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Dueruote
Personalmente mi ha colpito la frase del larice: se ci piscia una persona non gli fa niente, se ci pisciano in 500 muore. E' un'estremizzazione ma rende l'idea: dubito infatti che per pura fatalità 500 brave persone scelgano tutte lo stesso larice per pisciare.

Anche a me, perchè sono dell'idea che un gesto è giusto o sbagliato. Se pisciare sul larice è sbagliato non lo dovrebbe fare nemmeno il singolo.
Se io butto un frigo nel campo inquino poco, se 500 buttano il frigo nello stesso campo inquinano troppo! Ma anche se i 500 avessero l'accortezza di buttare il frigo tutti in un campo diverso non credo che saresti d'accordo sul fatto che si "inquina poco" o che "uno che butta il frigo" va bene.

La discussione ha avuto grande seguito perchè posizionata in home page e pubblicizzata su Facebook, ma soprattutto per i toni alquanto coloriti con i quali è stata posta. Se al posto della novella l'autore avesse scritto "In montagna si vede molta maleducazione." forse la discussione sarebbe finita nel calderone di tutte le altre e avrebbe avuto 3 risposte anzichè centinaia.

Pur trovandomi fondamentalmente d'accordo con il significato di fondo del primo messaggio, non approvo i toni che ha preso sul finale. Tra l'altro ammiro molto le qualità dialettiche di bickerciuk e credo proprio che avrebbe potuto utilizzarle per far trasparire meglio questa sua ironia che tanto dite di aver letto voi. Ho apprezzato il fatto che sia sempre rimasto molto fermo sulla sua posizione, anche molto radicale, fino a quando non ha passato il segno. Era ironico? Ok, continuerò a leggere il thread con interesse e cercherò di sforzarmi di leggere quelle parole con ironia...
 
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tettabeta

Biker dantescus
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Oleggio
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Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!
.
.
Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food d’alta quota.

E’ vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.


1) A grandi linee il tuo msg lo condivido. Ma non sono d'accordo sulla visione elitaria: la montagna e' di tutti, stronzi compresi. E la missione della nostra societa' DEVE essere (anzi, dovrebbe.. visti i tempi e i governi fin qui succeduti) DIMINUIRE costantemente il tasso di stronzismo. Ma non arrivera' MAI a zero, sia chiaro.

2) Capisco la tua invettiva, ma essendo anch'io bestia occasionale da bikepark non vedo tutto questo dramma. Ovvero: mi e' capitato di essere a Salice (in modalita' fune) mentre disputavano la Saraceni... a un certo punto le tracce del bike park intersecavano la gara ed ero in scia a un paio di agonisti i quali si sono agilmente disfatti di due imballi di noti beveroni energetici.... quindi li stronzi ci sono anche in modalita' NON-bikepark :-)

3) E' peggio il marketing o la massificazione ? E' peggio diecimila escursionisti sulle montagne tutti con lo stesso zainetto del Decathlon o e' peggio vedere dieci-venti completini TroyLee ?

4) Omissis

5) Sono comunque con te quando ti scagli sulla deculturazione (esiste sto termine?) delle nostre montagne.

6) Se vogliamo essere sofistici, anche i pastori a loro modo hanno impattato mica male sugli ecosistemi montani: i sentieri su cui molti di noi poggiano le ruote spesso sono stati tracciati proprio da loro.

7) Lo slang delle giovani leve mi fa sorridere, soprattutto quando non sono in grado di esprimersi correttamente in italiano...

8) Il fatto che frequenti bikeparks non significa che durante l'anno non mi trascini in cima a qualche montagna: pedalando, intendo.

9) E' interessante inoltre il trend (presso quasi tutti quelli che conosco), di mollare le bici pesanti per passare a bici piu' polivalenti, ovvero pedalabili.

10) Eroi della domenica: mi piace pensare che molti di questi "eroi della domenica" siano comunque meno gente davanti ai televisori. Questo e' gia' un successo.

Gnap
(o )Beta​
 

marzia

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6) Se vogliamo essere sofistici, anche i pastori a loro modo hanno impattato mica male sugli ecosistemi montani: i sentieri su cui molti di noi poggiano le ruote spesso sono stati tracciati proprio da loro.

beh, non solo con i sentieri, ma con il taglio dei boschi per la creazione di prati e pascoli, di pozze di abbeverata, costruzione di ricoveri, fienili e quant'altro.
ma erano altri tempi, i fondovalle erano in ben diverse condizioni ed altre eran le esigenze e le conoscenze ;-)
 

mattebon

Biker tremendus
12/12/07
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Mapellum (BG)
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Ciao Bikerciuc, ciao a tutti.

La prima cosa che mi colpisce di questo interessantissimo topic (nel senso che è interessante - e molto bello - lo scritto di chi lo ha aperto ma anche TUTTI gli interventi successivi) è questa strana dinamica che sempre (o quasi sempre) si genera nei forum, ovvero non si confrontano le opinioni, ma molto più esse si scontrano, e pare che l'unico scopo sia stabilire chi ha ragione e chi no.
Lo trovo così assurdo e deprimente. Ciò non toglie che sia interessante leggervi, e lo faccio con un pò di fastidio per ciò che ho scritto sopra, ma soprattutto con curiosità, interesse e piacere.

Alla fine - lo confesso - credo di essere assai allineato con Biukerciuc, anche con certi suoi estremismi, che ritrovo in me stesso. Mi rendo conto che c'è qualcosa di sbagliato negli estremismi, che essi si prestano a (facili, consentitemelo) critiche, ma tant'è, io sono un pò estremista, sono fatto così, e del resto nessuno è perfetto, nemmeno io, nemmeno Bikerciuc, e va bene così.

Però sono anche d'accordo con chi dice che i bike park, costruiti in zone già devastate dal turismo di massa, fanno si che ci siano meno pazzi che si fiondano ovunque in discesa con bici da 21 chili portate in cima mediante elicotteri o Hummer o sa dio cos'altro.

E sono d'accordo anche con chi dice che bisognerebbe educare a scuola a un comportamento ecologico ed etico, anche se non capisco bene con quali risorse, visto che ogni anno che passa le dimezzano o roba del genere.

Insomma, avete ragione tutti, ognuno un pò, tranne quando vi incacchiate.

Però una o due volte all'anno io ci vado, nei bike park. Specialmente a Sauze, che mi piace tantop per le linee filanti, che mi permettono di fare cose, con la mia "biciclettina" da AM, che se facessi altrove spaccherei baracca e burattini alla terza discesa.
Ci vado, e ogni giorno, a fine giornata, quando rientro nella mia camera, apro lo zaino e tiro fuori ciò che ho raccattato scendendo. Camere d'aria, contenitori di sostanze energizzanti, ogni tanto qualche catena spaccata, nastri di qualche gara di DH o di superenduro abbandonati lì a frollarsi nei pedali di chi passa, e via dicendo. Non è mai meno di un chilo di roba, spesso supero i 3 chili, ogni santo giorno.

Però ho una bici da AM, quindi nella maggior parte dei giorni pedalo, per salire. E pedalo, e pedalo. Ho una biciclettina piuttosto fighetta, ma son comunque 14 e passa chili da spingere, e c'ho il fisico che c'ho, quindi vado piano, ma proprio piano, e mi fermo spesso. In questi casi niente seggiovie, niente "friraider", solo "sani" crosscrautisti ipervitaminizzati che salgono con la terza sgommando a 45 all'ora e i bpm e la cadenza e le unghie in carbonio, e si sono tutti rotti lo scafoide apposta per farselo mettere in titanio che pesa meno, e via dicendo. E io mi fermo e raccolgo le loro fottutissime sacchettine di roba dopante che, una volta svuotate, quelli buttano probabilmente perchè pesano troppi microgrammi e gli rovinano la stracappero di media... e siamo punto e a capo.

E io penso, sempre, ogni volta: ma come fanno questi a buttare sta roba perterra? Non lo so il perchè. Quando li becco glielo chiedo, ma poi finisce più o meno sempre che si incacchiano (loro!), e dato che sono (sempre) più allenati di me mi tocca defilarmi perchè sono (sempre) a pezzi e non reggerei nemmeno fino alla fine del primo round.

Non so.
E secondo me potete scrivere tutto quello che volete, senza timore di contraddirvi, perchè tanto l'unica verità vera è che non sapete nemmeno voi.

Io comunque me ne sto zitto, pedalo (finchè mi regge, poi spingo), e mi riporto tutto (ma dico TUTTO) a casa, dove poi differenzio.
Io lo faccio. Se lo fate anche voi, è un pò di schifo in meno.
E poi pian piano si penserà anche al resto.

Io vi dò idealmente una reputazione positiva, a tutti, per il solo fatto di esservi presi la briga di scrivere qualcosa in questo topic.

Bravi, davvero.

M.
 

sam87

Biker popularis
Ciao Bikerciuc, ciao a tutti.

La prima cosa che mi colpisce di questo interessantissimo topic (nel senso che è interessante - e molto bello - lo scritto di chi lo ha aperto ma anche TUTTI gli interventi successivi) è questa strana dinamica che sempre (o quasi sempre) si genera nei forum, ovvero non si confrontano le opinioni, ma molto più esse si scontrano, e pare che l'unico scopo sia stabilire chi ha ragione e chi no.
Lo trovo così assurdo e deprimente. Ciò non toglie che sia interessante leggervi, e lo faccio con un pò di fastidio per ciò che ho scritto sopra, ma soprattutto con curiosità, interesse e piacere.

Alla fine - lo confesso - credo di essere assai allineato con Biukerciuc, anche con certi suoi estremismi, che ritrovo in me stesso. Mi rendo conto che c'è qualcosa di sbagliato negli estremismi, che essi si prestano a (facili, consentitemelo) critiche, ma tant'è, io sono un pò estremista, sono fatto così, e del resto nessuno è perfetto, nemmeno io, nemmeno Bikerciuc, e va bene così.

Però sono anche d'accordo con chi dice che i bike park, costruiti in zone già devastate dal turismo di massa, fanno si che ci siano meno pazzi che si fiondano ovunque in discesa con bici da 21 chili portate in cima mediante elicotteri o Hummer o sa dio cos'altro.

E sono d'accordo anche con chi dice che bisognerebbe educare a scuola a un comportamento ecologico ed etico, anche se non capisco bene con quali risorse, visto che ogni anno che passa le dimezzano o roba del genere.

Insomma, avete ragione tutti, ognuno un pò, tranne quando vi incacchiate.

Però una o due volte all'anno io ci vado, nei bike park. Specialmente a Sauze, che mi piace tantop per le linee filanti, che mi permettono di fare cose, con la mia "biciclettina" da AM, che se facessi altrove spaccherei baracca e burattini alla terza discesa.
Ci vado, e ogni giorno, a fine giornata, quando rientro nella mia camera, apro lo zaino e tiro fuori ciò che ho raccattato scendendo. Camere d'aria, contenitori di sostanze energizzanti, ogni tanto qualche catena spaccata, nastri di qualche gara di DH o di superenduro abbandonati lì a frollarsi nei pedali di chi passa, e via dicendo. Non è mai meno di un chilo di roba, spesso supero i 3 chili, ogni santo giorno.

Però ho una bici da AM, quindi nella maggior parte dei giorni pedalo, per salire. E pedalo, e pedalo. Ho una biciclettina piuttosto fighetta, ma son comunque 14 e passa chili da spingere, e c'ho il fisico che c'ho, quindi vado piano, ma proprio piano, e mi fermo spesso. In questi casi niente seggiovie, niente "friraider", solo "sani" crosscrautisti ipervitaminizzati che salgono con la terza sgommando a 45 all'ora e i bpm e la cadenza e le unghie in carbonio, e si sono tutti rotti lo scafoide apposta per farselo mettere in titanio che pesa meno, e via dicendo. E io mi fermo e raccolgo le loro fottutissime sacchettine di roba dopante che, una volta svuotate, quelli buttano probabilmente perchè pesano troppi microgrammi e gli rovinano la stracappero di media... e siamo punto e a capo.

E io penso, sempre, ogni volta: ma come fanno questi a buttare sta roba perterra? Non lo so il perchè. Quando li becco glielo chiedo, ma poi finisce più o meno sempre che si incacchiano (loro!), e dato che sono (sempre) più allenati di me mi tocca defilarmi perchè sono (sempre) a pezzi e non reggerei nemmeno fino alla fine del primo round.

Non so.
E secondo me potete scrivere tutto quello che volete, senza timore di contraddirvi, perchè tanto l'unica verità vera è che non sapete nemmeno voi.

Io comunque me ne sto zitto, pedalo (finchè mi regge, poi spingo), e mi riporto tutto (ma dico TUTTO) a casa, dove poi differenzio.
Io lo faccio. Se lo fate anche voi, è un pò di schifo in meno.
E poi pian piano si penserà anche al resto.

Io vi dò idealmente una reputazione positiva, a tutti, per il solo fatto di esservi presi la briga di scrivere qualcosa in questo topic.

Bravi, davvero.

M.

Ti stimo!:i-want-t:
 

mattebon

Biker tremendus
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Mapellum (BG)
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beh, non solo con i sentieri, ma con il taglio dei boschi per la creazione di prati e pascoli, di pozze di abbeverata, costruzione di ricoveri, fienili e quant'altro.
ma erano altri tempi, i fondovalle erano in ben diverse condizioni ed altre eran le esigenze e le conoscenze ;-)

Si, concordo. Mi è capitato (non troppo recentemente) di visitare una mostra fotografica sulla montagna, e sono rimasto sbalordito osservando certe fotografie degli anni '60 di montagne che conosco molto bene, che allora erano completamente pelate. Montagne sia dell'arco alpino che della dorsale appenninica (le montagne italiane le ho girate proprio tutte, mi manca solo un pò del sud della Puglia, che però in teoria in quanto a montagne non conta, mi pare). E io che - facendo l'estremista in stile bikerciuc - andavo in giro dicendo che noi ultima generazione avevamo fatto il peggio del peggio. Ho scoperto che invece almeno alcuni luoghi sono migliorati, negli ultimi 20/30 anni. Qualcosa qualcuno ha imparato, allora, e messo in pratica... o mi stavano turlupinando?

M.
 

bikerciuc

Biker infernalis
a) la cutura agricola di alta montagna, leggasi pastorizia, è radicata nelle valli di Susa dai tempi dei Celti e forse persino da prima, credo che nessuno, come i pastori, abbia diritto di stare sulle montagne, avran deforestato e fatto sentieri, ok, però ha tracciato sui monti quei sottili fili di ragnatela che oltrechè far impazzire di gioia noi biker sono la testimonianza di relazioni antichissime tra persone che successivi confini geografici hanno separato politicamente ma che sono stati di fatto un popolo unico... mi sembra uno stupendo messaggio e credo fermamente che l'interazione transfrontaliera sia un aspetto da potenziare e sviluppare nella memoria di quanto fu e nella prospettiva di quanto potrebbe essere.

b) l'elitarietà non la stabilisco io ma la decide la fatica da spendere per arrivare in un luogo. Non sono affatto convinto che il limitare le difficoltà per ampliare i numeri sia un obiettivo da perseguire.
Parimenti,non credo che si possa imporre a nessuno di frequentare un "corso di buone maniere alpine" prima di imbarcarlo su una seggiovia, servirebbe come minimo un "ombudsman" che decida chi va "rieducato" (per dirla alla Mao Zedong) e chi no...la vedo dura e molto illiberale come idea.

c) l'enfasi e le molte risposte di questo post denotano che come categoria non siamo così sicuri di essere sempre "poco invasivi" per le zone che percorriamo... un bravo a Mattebon che raccoglie la merda lasciata da altri, e segnala, come io avevo già detto che la categoria dei "coglioni" è TRASVERSALE e comprende tutti gli aspetti della nostra esistenza.
Ovviamente un conto è affermare che al mondo ci siano dei coglioni, cosa mi pare incontrovertibile, un altro è dare del c......e a qualcuno, cosa che io non ho mai fatto a dispetto di quanto qualcuno possa aver capito...

d) l'ironia non è l'unico espediente retorico utilizzabile in ambito dialettico, talvolta esistono anche i paradossi, la contestualizzazione di singole frasi rischia di estrapolare significati devianti dal senso più generale e profondo della discussione.
 
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selvadego

Biker superioris
17/6/05
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villaverla (vi)
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26 anni fa ero paninaro e solo a distanza di anni ho capito quanto fossi stupido (vi prego mi sento già umiliato da solo......).

Conosco poco la montagna in quanto mi ci sono avvicinato da pochi anni: avendo vissuto per 40 anni in Sardegna conosco bene il mare e tutto quello che tu hai scritto circa la montagna vale nello stesso modo proprio per il mare.

Ora ho 42 anni, penso di aver acquisito una certa maturità e mi viene naturale dire che.....sarà sempre peggio. Spero sinceramente di sbagliarmi ma ho paura che non sarà così.

Quando ero ragazzino il Poetto era una bella spiaggia.......
Quando ero ragazzino le coste non erano imbruttite da ecomostri o edilizia selvaggia......
Quando ero ragazzino c'erano più strade bianche che grigie.....
Quando ero ragazzino i padri e le madri davano una bella botta sulla mano dei figli se questi gettavano la carta in terra.......
Oltre a bikerciuc stra quoto pure quello che hai scritto tu principalmente
la tua ultima frase, solo che adesso se fai una qualsiasi ossrevazione a qualche
giovane rischi o di prenderti degli improperi dallo stesso o di venir "assalito"
dal genitore e pensare che un bel scappellotto non ha mai fatto male
a nessuno e questo lo so per esperienza diretta.............
 

iceshot

Biker serius
16/2/09
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Nonostante abbia 18 anni, sono assolutamente d'accordo su tutto (forse è proprio perchè sono giovane, visto che mi sento circondato da tamarri e weekend warrior). Fantastico il paragone con il pricipe acheo
 
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pippixe

Biker grossissimus
29/2/08
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Tra Latina e Quartu S.Elena
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Lo ha già detto qualcuno prima, ma mi piace ribadirlo: se il duro bikerciuc non avesse usato toni forti, questa discussione sarebbe durata un battito d'ali di farfalla.

Ammissione: qualche volta sono andato anche io nei bike park ma sinceramente non mi sono mai sentito direttamente colpito dalle parole di bikerciuc. L'unica circostanza in cui mi sono sentito un po' cojone è quando ha parlato dei paninari, perchè, come già detto, per un breve periodo della mia vita mi sono fatto trascinare anche io, per poi ridere sopra la mia stupidità infantile.

Forse sono un po' all'antica, forse sono anche un po "anziano", ma qualche volta un sonoro ceffone fa capire molto più di tante parole mielose.

Grazie bikerciuc per avermi dato quel ceffone e ringrazio anche voi per aver mantenuto viva questa discussione.:celopiùg:

Ultima constatazione: l'allegoria del larice non la interpreto come l'egoismo di chi vuole essere l'unico a pisciare sull'albero. Converrete con me che non potrà mai capitare di vedere 499 persone in fila per pisciare su un albero, tutti sullo stesso larice in mezzo al bosco con migliaia di larici:il-saggi::smile:.

Significa solo che "urbanizzare" la montagna, portarci gente che ci va solo perchè annoiata, perchè "così fan tutti", per moda, gente che non ha alcun piacere a viverne la sua essenza, il suo silenzio, la sua fragilità, vuol dire decretarne la fine, almeno in termini di immagine che ho io della montagna.

Ad agosto con un gruppo di amici siamo andati a fare una notturna a Camposecco, meravigliosa piana dei Simbruini dove è stato girato il film Trinità. All'una di notte diversi gruppi di barbari urlavano ubriachi, altri mettevano musica ad alto volume, altri battevano su tamburelli. Forse vi sembrerò egoista ma, per fare queste cose, non potevano starsene a Roma? Che bisogno c'era di occupare la montagna? Nessuno di loro farà morire i larici di piscio, ma tutti pisciano, cagano, sporcano.
Per me la montagna "vive" e non merita il piscio e la cacca di persone che non la capiscono.
 

vinoveneto

Biker tremendus
3/8/08
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Valdagno (VI)
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Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!

Ovvero confessioni occidentali di un biker controcorrente​

Sono un ribelle, un miscredente, un misantropo, un estremista. Lo diventai per difendermi dall’idiozia del mio mondo adolescenziale fatto di “paninari” e “baciapile” quando non di “paninari-baciapile” che erano l’universo intero del cattolicissimo liceo della prima cintura nel quale mi ero ritrovato “confinato”.

La Domenica e la montagna erano il mio rifugio. Imparai a conoscere, a scoprire e a gioire della scoperta. In silenzio. Sviluppai le mie regole: antitetiche, lapidarie ed inviolabili.
Così, mentre i miei pii e vestitissimi compagnucci si recavano a frequentissimi ed interminabili ritiri spirituali (ero l’unico a non andare) per compiacere l’ecclesiastico corpo docente io vagavo per boschi e pendii, fiero di rivendicare il mio diritto a farmi i cazzi miei almeno la domenica, con o senza il beneplacito di Dio, e forse perfino disposto a sopportare che per questo qualche suo ministro della fede provvedesse ad interrogarmi puntualmente ogni lunedì dovendo farmi scontare il mancato incasso della mia confessione -invariabilmente incentrata sul numero di volte in cui uno si “toccava” nella settimana- prima della messa serale di fine ritiro.

Avendo legato il concetto di montagna a una scelta esistenziale, il mio approccio diventò elitario, estremista, selettivo. Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di “urbano” il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il “merendero” anni ’80 fu capace di inventare: “il pizzamatic”, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,”milinzani” e quant’altro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dell’assenza di rumore.

Già…alla montagna ci si può adattare come facevano i pastori o portarci per qualche ora la propria più o meno invasiva e discutibile civiltà.

Gli anni, è ovvio, limano un po’ gli spigoli, ma quegli stessi pensieri non mi abbandonano mai del tutto nel vedere che la montagna è sempre più fruita in modo consumistico e sempre più in tale modo si cerca di venderla a masse via via crescenti.

Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di “truzzetti” stranieri di indiscutibile bravura vestiti per “far tendenza” più che sport…per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo “slang” caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al “manifesto ideologico” che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei “dirtisti” o dei “friraider” da “baikpark” allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap…anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme all’improbabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.

La teoria del “requisito minimo” per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un “terreno di gioco” senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui “esplorazione” potrebbe avere perlomeno un “valore aggiunto” per l’offerta turistica.
L’approccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con l’immancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.

Il marketing consumista cerca il grande numero, l’economia di scala, l’ottimizzazione delle risorse, l’industrializzazione del processo produttivo dell’offerta.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla fatica necessaria.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla qualità dell’offerta.
Il grande numero conterrà per postulato un numero più elevato di idioti.
La montagna non è fatta per i grandi numeri, se io piscio contro un larice non succede niente, se ci pisciamo in cinquecento il larice muore.

Volenti o nolenti progresso porterà sempre più persone in montagna con sempre meno fatica e queste saranno sempre meno preparate a rapportarsi con l’ambiente naturale in quanto sempre meno disposte a sacrificare qualcosa per conoscerlo.
Si consoliderà sempre di più la figura indefinita di un “eroe della domenica globale”, abbigliato con schinieri e corazze al pari di un principe acheo, combatterà su cavalcature ipertecnologiche le sue “battaglie” su pochi campi universalmente riconosciuti idonei da un grande numero di guerrieri e potrà comodamente rifocillarsi concludendo le sue tenzoni sulle terrazze di altrettanti ristori strategicamente posti alla fine di ogni discesa ove, indipendentemente che egli si trovi a Whistler mountain o in Valle di Susa, gli verrà servito lo stesso cheese-burger con le stesse patatine fritte perché la cultura del territorio, come è noto, si fa anche a tavola e perché a questo tipo di eroe fregherà sempre meno della cultura e delle tradizioni del posto che avrà la fortuna di ospitare le sue luminose gesta.
Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food d’alta quota.

E’ vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.



Vostro
Bikerciuc

Caro Collega....
A) mi scuso di avere letto solo adesso il tuo post
B) dopo averlo letto, devo dire di essere onorato di averti nella mia lista "amici"
C)anche se non vuoi, ti stimo fratello...o-o
 

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