.....Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di urbano il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il merendero anni 80 fu capace di inventare: il pizzamatic, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,milinzani e quantaltro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dellassenza di rumore.
E fin qui trovo il tuo discorso ineccepibile. Sono anch'io un'amante della Montagna, quella da rispettare, quella da non imbrattare, quella da amare.
......Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di truzzetti stranieri di indiscutibile bravura vestiti per far tendenza più che sport per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo slang caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al manifesto ideologico che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei dirtisti o dei friraider da baikpark allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme allimprobabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.
La teoria del requisito minimo per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un terreno di gioco senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui esplorazione potrebbe avere perlomeno un valore aggiunto per lofferta turistica.
Lapproccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con limmancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.
Qui invece mi trovo d'accordo con Teo. Pure io frequentando i bikepark, questi atteggiamenti truzzi non li ho mai notati, anzi, mi pare di vederci un gran bello spirito di quella fratellanza che ti guardi bene dal volerne fare parte, ma per me è solo perchè non la conosci.
Che poi nella "massa" (eufemismo, i frequentatori di bikepark rispetto ai frequentatori generici della montagna sono una stiminzita minoranza), ci sia quanlche c......e, beh, quello lo si trova ovunque, non solo sulle montagne, e soprattutto in base ai grandi numeri, non necessariamente con una MTB in mano.....