Non chiamatemi fratello, non sono della tribù

albert64

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Lonato del Garda
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.....Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di “urbano” il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il “merendero” anni ’80 fu capace di inventare: “il pizzamatic”, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,”milinzani” e quant’altro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dell’assenza di rumore.​


E fin qui trovo il tuo discorso ineccepibile. Sono anch'io un'amante della Montagna, quella da rispettare, quella da non imbrattare, quella da amare.​



......Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di “truzzetti” stranieri di indiscutibile bravura vestiti per “far tendenza” più che sport…per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo “slang” caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al “manifesto ideologico” che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei “dirtisti” o dei “friraider” da “baikpark” allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap…anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme all’improbabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.

La teoria del “requisito minimo” per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un “terreno di gioco” senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui “esplorazione” potrebbe avere perlomeno un “valore aggiunto” per l’offerta turistica.
L’approccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con l’immancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.

Qui invece mi trovo d'accordo con Teo. Pure io frequentando i bikepark, questi atteggiamenti truzzi non li ho mai notati, anzi, mi pare di vederci un gran bello spirito di quella fratellanza che ti guardi bene dal volerne fare parte, ma per me è solo perchè non la conosci.
Che poi nella "massa" (eufemismo, i frequentatori di bikepark rispetto ai frequentatori generici della montagna sono una stiminzita minoranza), ci sia quanlche c......e, beh, quello lo si trova ovunque, non solo sulle montagne, e soprattutto in base ai grandi numeri, non necessariamente con una MTB in mano.....
 
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Ser pecora

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...le hanno casomai le strategie di marketing ed ogni azione intrapresa con il mero ed unico (peraltro comprensibile dovendo far tornare i conti a fine stagione) scopo di "tirare su" più gente possibile.
Come ho già detto sono convinto che il "grande numero" sia sempre a scapito della "grande qualità" in tutti i sensi e in tutti i campi

Secondo me, in pratica, un limite del tuo discorso è questo.
Il settore "gravity" come piace chiamarlo oggi, rappresenta poca roba dal punto di vista quantitativo. In primis per le aziende.
Come già detto da marco i numeri, in termini di vendite, di "biciclettoni" sono ridicoli per le grosse ditte.
Il marketing delle ditte spinge su questo settore solo per una questione di "far vetrina": quanta gente che al massimo salta giù dal marciapiede ha i poster con i dropponi in garage e si guarda i video con i funambolismi?
Tanti, ma resta tutto molto "platonico" pero'...perchè, di fatto, il "weekend warrior" tipico non è certo il freerider o il downhiller, ma gli "escursionisti" che rantolano fino in vetta, scendono come possono e finiscono gambe sotto al tavolo all'agriturismo o al crotto. Non usano il furgone o la funivia, ma arrivano e partono in macchina.
Tanto più che i bikepark quanto stanno aperti? 2/3 mesi se va bene.

Che poi sia più "qualitativo" spingere la massa verso lo slowfood invece che l'hamburger o la "cultura del territorio" invece che il bikepark secondo me apre degli interrogativi più a largo spettro che non solo una questione di appartenere ad una tribù o meno o essere controcorrente (visto che capire quale sia la "corrente" non è cosi' scontato).
 
T

teoDH

Ospite
vedi caro TeoDH,
i vostri commenti piccati, punti sul vivo...non mi scompongono, possono denotare soltanto due cose: o che non avete letto bene fino in fondo quanto ho davvero scritto, o che per un qualche motivo a me inintellegibile vi sentite direttamente chiamati in causa.

Se parli di tribù, o di completini alla moda, di "dirtisti", di "frairider" fai riferimenti precisi, non giriamoci intorno, perchè sei fai leggereil tuo primo post a 100 persone, 99 ti diranno che è una critica a chi va in discesa, perchè si suppone che chi ha la tutina in lycra sia uno sportivo vero, anche se poi si droga peggio di un tossico sotto un ponte.

O forse, ti sei reso conto anche tu, magari un po tardi, o magari dopo che hai ottenuto il tuo momento di popolarità, che le hai sparate troppo grosse.

Sul marketing e sul turismo, il discorso è semplice, chi va in montagna a camminare o a pedalare, non ha bisogno d'altro che di un sentiero
Chi va in montagna a scendere e saltare, ha bisogno di strutture e impianti di risalita che portino in alto bici che difficilmente si possono pedalare, ma che in discesa permettono di fare in sicurezza cose che altre bici non permetterebbero.
Inoltre, si pedala da una vita, mentre la gravity è una disciplina recente e in espansione, quindi è logico che si investa più su di essa.

E' lo stesso discorso che si è vissuto tanto tempo fa tra lo skialp e lo sci di discesa.
Sono due modi diversi di vivere la stessa cosa, di amrae la montagna e quello che ci sa offrire, se ci si rispetta, o per lo meno non ci si rompe i coglioni, si vive bene entrambi, se ci si vuole scornare a causa di stupidi integralimi e stereotipi, allora avanti così.
Le persone di merda che sfruttano, rovinano, distruggono, ci sono ovunque, e anzi, in montagna ce ne sono meno che altrove, e questa è una fortuna per noi.
Io ho risposto a quello che leggo come un'attacco, diretto e preciso, se hai cambiato idea, allora bene così, fratello!

L'appartenenza a un gruppo non è sempre e solo fanatismo o moda, è anche solidarietà e stima, rispetto e amicizia.
 
T

teoDH

Ospite
Secondo me, in pratica, un limite del tuo discorso è questo.
Il settore "gravity" come piace chiamarlo oggi, rappresenta poca roba dal punto di vista quantitativo. In primis per le aziende.
Come già detto da marco i numeri, in termini di vendite, di "biciclettoni" sono ridicoli per le grosse ditte.
Il marketing delle ditte spinge su questo settore solo per una questione di "far vetrina": quanta gente che al massimo salta giù dal marciapiede ha i poster con i dropponi in garage e si guarda i video con i funambolismi?
Tanti, ma resta tutto molto "platonico" pero'...perchè, di fatto, il "weekend warrior" tipico non è certo il freerider o il downhiller, ma gli "escursionisti" che rantolano fino in vetta, scendono come possono e finiscono gambe sotto al tavolo all'agriturismo o al crotto. Non usano il furgone o la funivia, ma arrivano e partono in macchina.
Tanto più che i bikepark quanto stanno aperti? 2/3 mesi se va bene.

Che poi sia più "qualitativo" spingere la massa verso lo slowfood invece che l'hamburger o la "cultura del territorio" invece che il bikepark secondo me apre degli interrogativi più a largo spettro che non solo una questione di appartenere ad una tribù o meno o essere controcorrente (visto che capire quale sia la "corrente" non è cosi' scontato).

Domenica a Sauze c'erano più di 200 persone a girare, io 200 crosscrauntristi sulla stessa montagna, non li ho mai visti...
E' assolutamente vero che la tribù è ancora piccola, ma sta crescendo, porta indotto, e le aziende investono su ciò che cresce.
In francia il gravity è oggi una realtà importante, in canada ci sono stazioni che vivono un nuovo boom grazie ad essa, in italia siamo pochi e ci saranno sempre più bici da XC/AM che da FR/DH nel mondo... ma non è una gara a chi ce l'ha più grosso e a chi conta di più.
 

Ser pecora

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Domenica a Sauze c'erano più di 200 persone a girare, io 200 crosscrauntristi sulla stessa montagna, non li ho mai visti...
E' assolutamente vero che la tribù è ancora piccola, ma sta crescendo, porta indotto, e le aziende investono su ciò che cresce.
In francia il gravity è oggi una realtà importante, in canada ci sono stazioni che vivono un nuovo boom grazie ad essa, in italia siamo pochi e ci saranno sempre più bici da XC/AM che da FR/DH nel mondo... ma non è una gara a chi ce l'ha più grosso e a chi conta di più.

Rileggi bene quello che ho scritto...per una volta che ti difendo...:smile:
 

sembola

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una nera e l'altra pure
Il problema non sono i bike park, che in larghissima parte sono organizzati in luoghi la cui naturalità è già decisamente compromessa. Creare una o più linee lungo una pista da sci o in un bosco che viene sistematicamente devastato appena escono due porcini nulla aggiunge nè in positivo nè in negativo alla situazione della montagna.

Quello che a me disturba è la mentalità, purtroppo molto diffusa, che vede la montagna (e la natura tutta) non come un fine ma come un mezzo, non come un ambiente dalle particolari caratteristiche ambientali, biologiche, storiche e culturali, da comprendere e proteggere per consegnarlo più o meno uguale ai nostri figli e nipoti, ma come un ambiente "usa e getta" dove tutto è lecito e da usare senza ritegno per puro scopo ludico, senza preoccuparsi di quello che verrà dopo.

Ripeto, bike park e funivie non c'entrano, si può salire in quota in funivia e muoversi in maniera rispettosa così come salire a pedali e buttare le cartacce a terra. Non si può negare però che il problema del' uso dell' ambiente montano esista.

Per quanto riguarda il "movimento" che ruota intorno ai bike park, vi invito poi a non sopravvalutarlo in modo autoreferenziale. A Sauze c'erano 200 biker a girare, e ben vengano: ma equivalgono ad un terzo dei numeri che fa una qualsiasi delle venticinque o trenta GF qui dalle mie parti. Concordo che non sia il caso di mettersi a giocare a chi l'ha più lungo, ma nemmeno di ignorare la realtà dei fatti.
 

Ser pecora

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Non si può negare però che il problema del' uso dell' ambiente montano esista.

Si, ma a parere mio è inutile ed un po' retorico prendersela coi merenderos o 4 dhillers. Chi sono i primi a sfasciare tutto per interesse economico (-a cui quello ludico è subordinato-)?
Non sono forse i depositari della "tradizione" e della "cultura del territorio"?

Le tradizioni scompaiono e/o si rinnovano da sempre. E con esse la "cultura" di cui fanno parte. E (da) sempre per dei motivi molto "pratici".
 
T

teoDH

Ospite
Io non so dove voi andiate in montagna, se voglio stare nella natura, di certo evito i posti più intensamente urbanizzati...

E spesso cammino per ore senza vedere anima viva, ma solo qualche trota fario nel torrente, un capriolo che balzella qua e la, e ogni tanto qualche camoscio... non sento odori di piscio, ma al limite di merda di vacca, e più spesso di resina di pino.

Le stazioni di montagna sono così, oggi non possiamo farci nulla, ma di posti incontamonati le nostre alpi sono strapiene, io non ho paura dell'invasione, ho molta più paura che la gente che nasce in montagna non sappia apprezzarla, fugga da essa, e sarà così che le tradizioni moriranno, fino a che ci sarà turismo, un turismo consapevole e sostenibile, la montagna godrà di esso...
Io non vedo pericoli portati dal turismo, la massa va al mare a inquinare gli oceani, e io amo stare sopra di loro a bere acqua pulita filtrata dalla roccia.
E tanto buon vino.
 

Domingosh

Biker meravigliosus
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Il problema non sono i bike park, che in larghissima parte sono organizzati in luoghi la cui naturalità è già decisamente compromessa. Creare una o più linee lungo una pista da sci o in un bosco che viene sistematicamente devastato appena escono due porcini nulla aggiunge nè in positivo nè in negativo alla situazione della montagna.

Quello che a me disturba è la mentalità, purtroppo molto diffusa, che vede la montagna (e la natura tutta) non come un fine ma come un mezzo, non come un ambiente dalle particolari caratteristiche ambientali, biologiche, storiche e culturali, da comprendere e proteggere per consegnarlo più o meno uguale ai nostri figli e nipoti, ma come un ambiente "usa e getta" dove tutto è lecito e da usare senza ritegno per puro scopo ludico, senza preoccuparsi di quello che verrà dopo.

Ripeto, bike park e funivie non c'entrano, si può salire in quota in funivia e muoversi in maniera rispettosa così come salire a pedali e buttare le cartacce a terra. Non si può negare però che il problema del' uso dell' ambiente montano esista.

Per quanto riguarda il "movimento" che ruota intorno ai bike park, vi invito poi a non sopravvalutarlo in modo autoreferenziale. A Sauze c'erano 200 biker a girare, e ben vengano: ma equivalgono ad un terzo dei numeri che fa una qualsiasi delle venticinque o trenta GF qui dalle mie parti. Concordo che non sia il caso di mettersi a giocare a chi l'ha più lungo, ma nemmeno di ignorare la realtà dei fatti.

anche in piemonte, tali gare sono di tali dimensioni...e dove passano loro, mi spiace dirlo, è come se fossero passati Attila e i suoi barbari
 
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mattebon

Biker tremendus
12/12/07
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Non so, io stesso in effetti ho tenuto a precisare a bikerciuc che ogni tanto ci vado, a farmi quella che chiamo una "downhill session" in qualche bike park, un concentrato di discesa di cui decantavo da qualche parte i vantaggi in termini di apprendimento tecnico.

Eppure dell'intervento di apertura, benchè ormai lontano, non mi resta un ricordo di accusa ai bike park o ai loro frequentatori in toto. Altrimenti avrei protestato, perchè (ovviamente) nei bike park (come anche altrove) ho incontrato molta più brava e semplice gente allegra che maleducati.

Concordo assai con pensiero semboliano (la differenza tra fine e mezzo).

La mancanza di rispetto, di consapevolezza, di sana modestia, del valore della contemplazione, del piacere che si prova nel guadagnarsi qualcosa invece di ritenerlo proprio per un diritto acquisito (dove? da chi?) è una malattia trasversale, che riguarda tutti gli ambienti, gli sport, tutte le tribù.

Augh,

M.
 
T

teoDH

Ospite
centinaia di impianti di risalita ed enormi condomini nei prati forse raccontano una storia un pelo diversa... ;-)

Forse meno del 10% del territorio montano è "cannibalizzato", in un paese dove il 40% dei comuni sono montani, è una media niente male...
E girando per l'europa, ho visto molti più scempi sulle loro alpi che sulle nostre.
 

mattebon

Biker tremendus
12/12/07
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Ok, ok ragazzi, ma secondo me siamo ancora OT... o mi sbaglio?

Mi sbaglio o qui si parla di scoprire una passione per la montagna (e la natura che è in essa), molto più che di stabilire chi sia stato a farne scempio, dove scempio c'è stato?

Trovo impossibile - e OT rispetto a tutto questo Forum, non a questo topic - parlare di urbanistica al di là di un accenno "quanno ce vò".

O siete tutti dottori in urbanistica, nel qual caso mi ritiro umilmente?

Il buffo è che io sono abbastanza convinto che tra (tanto per dire) TeoDH e Bikerciuc vi siano molte più similitudini che differenze, in merito all'amore e rispetto per la montagna.
Ma allora perchè litigano?
Forse perchè giudicano troppo? O si sentono troppo giudicati, anche magari da chi non lo sta facendo?

Forse giudichiamo troppo?
Forse giudico troppo, pure io?

Forse è proprio così, forse giudico troppo.

Ma sto cercando di smettere, giuro. Giunto alla mia veneranda età, mi pare di aver scoperto che, alla fine, è più difficile (ma interessante ed utile) il condividere, e l'imparare.

Augh, ancora più di prima,

M.
 
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booger

Biker ciceronis
14/10/06
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Bene, condivido l'arrivo dei saggi del forum su questo topic (...permettetemi la definizione sembra una presa in giro, non lo è ... lo penso davvero!).
Ha contribuito a togliere alla discussione quel sapore di rissa tra opposti schieramenti.

Ciò detto a mio parere in questa discussione mancano diversi interlocutori importanti a cui si dovrebbero rivolgere le richieste -lo ripeto, nelle fondamenta condivisibili- di bikerciuc.
Parlo di operatori di settore, gente che vende la montagna ai turisti, tipo AlpiBike tanto per fare un nome grosso.
Ma parlo anche di politici e amministratori che sono i primi a decidere i destini di un territorio.

Ad un operatore turistico chiederei perchè ancora non si vedono pacchetti-vacanza rivolti ad un turismo diverso.
Magari anzichè l'hotel 4 stelle (frutto probabile di una passata cementificazione..) offri pernottamenti in agriturismi, malghe, piccole famiglie.
Proponi cene con menù del territorio privilegiando chi davvero compra e lavora prodotti della montagna locale, propone ricette perdute, ecc
Poi si possono offrire servizi di guida per risalite organizzate (sia chiaro: a pedali!) che abbiano una preparazione tale da fornire cenni sulla storia e tradizioni del luogo.
Ad es. se si organizza una ascensione in MTB alla Testa dell'Assietta chi non desidererebbe avere un accompagnatore che sappia raccontarti della battaglia tra Piemontesi e Francesi, del generale Pra Catinat, ecc?
Potrebbe anche dare informazioni su flora fauna, avvistamenti....ecc ecc.
Ecco un modo intelligente per proporre "un altro modo di fruire la montagna".

Al politico/amministatore mi verrebbe da chiedergli se gli interessa spingere (e magari finanziare) progetti sul territorio simili a quelli che ho citato sopra, con aiuti a piccole realtà del territorio, formazione di guide specializzate, ecc.

Se questo altro modo di vendere la montagna cominciasse a diventare realtà io lo sposerei al 100%. E ci andrei pure a farci una vacanza...magari in un posto che vicino abbia anche il bike park ;-)

Questo modo diverso di proporsi aiuterebbe a far crescere un turismo molto più consapevole che potrebbe diventare una voce importante nelle estati delle nostre valli.
Così come le vacanze in agriturismo anni fa erano roba da snob elitari oggi molti di noi le fanno e con massima soddisfazione.

In cambio chiedo solo di non stereotipizzare un po' troppo facilmente le tribù (ipod, rap, hamburgher e rutti...sinceramente fa sorridere...ma anche ridere...).

TeoDH ha ben espresso il concetto di fratellanza tra frequentatori dei park.
Non sto a ripetermi su quel punto.

Le due anime, quella gravity e quella escursionistica, possono convivere serenamente in futuro nel pieno rispetto della natura e delle esigenze/aspettative di ciascuno.

Basta partire dal presupposto che non tutti sono friraider, non tutti sono escursionisti/scalatori...nessuna tribù deve sognare il proprio predominio sull'altra
 
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marzia

Modera_i_tour?
24/6/03
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Si, ma a parere mio è inutile ed un po' retorico prendersela coi merenderos o 4 dhillers. Chi sono i primi a sfasciare tutto per interesse economico (-a cui quello ludico è subordinato-)?
Non sono forse i depositari della "tradizione" e della "cultura del territorio"?

Le tradizioni scompaiono e/o si rinnovano da sempre. E con esse la "cultura" di cui fanno parte. E (da) sempre per dei motivi molto "pratici".


senza dubbio, ma è un gatto che si morde la coda: per chi vengono realizzati gli scempi? se non ci fosse un pubblico interessato immagino non si sarebbero realizzati mostri quali aprica, tonale o altri mille villaggi fantasma.

credo in fondo sia tutta questione di cultura (anche in termini paesaggistici), da un lato e anche dall'altro.
se ce ne fosse a sufficienza per valutare in modo critico alcuni posti deturpati da torri e condomini, forse la massa non ci andrebbe più.
se chi amministra il territorio avesse un'ottica meno da voto di scambio, probabilmente non sarebbe stato possibile realizzarli..
 

marco10

Biker poeticus
20/8/05
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...le hanno casomai le strategie di marketing ed ogni azione intrapresa con il mero ed unico (peraltro comprensibile dovendo far tornare i conti a fine stagione) scopo di "tirare su" più gente possibile..
...Quello che a me disturba è la mentalità, purtroppo molto diffusa, che vede la montagna (e la natura tutta) non come un fine ma come un mezzo, non come un ambiente dalle particolari caratteristiche ambientali, biologiche, storiche e culturali, da comprendere e proteggere per consegnarlo più o meno uguale ai nostri figli e nipoti, ma come un ambiente "usa e getta" dove tutto è lecito e da usare senza ritegno per puro scopo ludico, senza preoccuparsi di quello che verrà dopo...

dal mio punto di vista non concordo con le premesse che partono da queste affermazioni: una qualunque attività produttiva serve a portare a casa uno stipendio, a far vivere delle famiglie. lo scopo non è tirar su gente, ma lavorare, guadagnare e vivere.
non si può guardare al solo aspetto esteriore delle montagne (ne del mare, ne delle pianure), non è realistica l'idea che noi pochi saliamo sul monte, godiamo del paesaggio in beata solitudine, sorridiamo a quelle mucche al pascolo, mangiamo quel formaggio alla malga da soli ecc. ecc.
la realtà è che possiamo godere della montagna (noi di pianura che tutti i giorni pisciamo tutti insieme sul nostro larice, ma un giorno alla settimana vogliamo un larice personale) solamente se in montagna qualcuno ci lavora e ci vive, e per viverci gli serve una rendità. e questa rendità da dove la facciamo arrivare?
costruiamo un acciaieria a fondo valle così gli operai van su e giù dalle valli tutti i giorni?
li mandiamo a fare i muratori in città così van su e giù dalle valli tutti i giorni?
possono vivere solo con bestie e campi con le sovvenzioni per il fieno ed il latte?
oppure possiamo prendere in cosiderazione che il turismo montano è un industria che consente a molte famiglie di campare sia direttamente che indirettamente? certo, come tutte le industrie deve essere condotta con grano salis, la bilancia va sempre mantenuta in equilibrio altrimenti l'impresa salta. sono molti gli esempi di sbilanciamenti, molte sono le località turistiche chiuse (credo che oggi ci siano meno stazioni che negli anni '70), molti gli scempi fatti, ma molto si è imparato.
l'ambizione dovrebbe essere quella che il turismo montano sia organizzato, guidato e gestito con metodo, non abolito. ma il turismo comprende molte categorie, la "nostra" ma anche quella degli altri e la nostra da illuminati non stà in piedi senza la "massa".
la terra è un mezzo che noi, in fila indiana uno alla volta, cavalchiamo come un bicicletta, se la uso bene, droppo poco, l'aggiusto e la pulisco la lascerò funzionante a quello dopo di me in fila, se la uso male l'altro andrà a piedi e quello dopo...
 

Ser pecora

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senza dubbio, ma è un gatto che si morde la coda: per chi vengono realizzati gli scempi? se non ci fosse un pubblico interessato immagino non si sarebbero realizzati mostri quali aprica, tonale o altri mille villaggi fantasma.

credo in fondo sia tutta questione di cultura (anche in termini paesaggistici), da un lato e anche dall'altro.
se ce ne fosse a sufficienza per valutare in modo critico alcuni posti deturpati da torri e condomini, forse la massa non ci andrebbe più.
se chi amministra il territorio avesse un ottica meno da voto di scambio, probabilmente non sarebbe stato possibile realizzarli..

Sicuramente.
Proprio per questo pero' non mi pare cosi' immediato distinguere tra "tribù" ed illuminati.
Proprio perchè c'è interazione (o "scambio" nel caso deteriore) tra chi gestisce e chi usufruisce, tra domanda e richiesta, tra Cultura e cultura, "chiamarsi fuori", se non impossibile, è forse persino irrealistico.
 

bikerciuc

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Bene, condivido l'arrivo dei saggi del forum su questo topic (...permettetemi la definizione sembra una presa in giro, non lo è ... lo penso davvero!).
Ha contribuito a togliere alla discussione quel sapore di rissa tra opposti schieramenti.

Ciò detto a mio parere in questa discussione mancano diversi interlocutori importanti a cui si dovrebbero rivolgere le richieste -lo ripeto, nelle fondamenta condivisibili- di bikerciuc.
Parlo di operatori di settore, gente che vende la montagna ai turisti, tipo AlpiBike tanto per fare un nome grosso.
Ma parlo anche di politici e amministratori che sono i primi a decidere i destini di un territorio.

Ad un operatore turistico chiederei perchè ancora non si vedono pacchetti-vacanza rivolti ad un turismo diverso.
Magari anzichè l'hotel 4 stelle (frutto probabile di una passata cementificazione..) offri pernottamenti in agriturismi, malghe, piccole famiglie.
Proponi cene con menù del territorio privilegiando chi davvero compra e lavora prodotti della montagna locale, propone ricette perdute, ecc
Poi si possono offrire servizi di guida per risalite organizzate (sia chiaro: a pedali!) che abbiano una preparazione tale da fornire cenni sulla storia e tradizioni del luogo.
Ad es. se si organizza una ascensione in MTB alla Testa dell'Assietta chi non desidererebbe avere un accompagnatore che sappia raccontarti della battaglia tra Piemontesi e Francesi, del generale Pra Catinat, ecc?
Potrebbe anche dare informazioni su flora fauna, avvistamenti....ecc ecc.
Ecco un modo intelligente per proporre "un altro modo di fruire la montagna".

Al politico/amministatore mi verrebbe da chiedergli se gli interessa spingere (e magari finanziare) progetti sul territorio simili a quelli che ho citato sopra, con aiuti a piccole realtà del territorio, formazione di guide specializzate, ecc.

(...)

be' vedi condivido al 100% quanto hai scritto in merito alla promozione del turismo 'alternativo' al bike park... pare però persistere una certa riluttanza da parte di operatori ed amministratori ad affrontare i temi, al più si propone qualche nuova asfaltatura di quota...non so...:nunsacci:

sia inteso, per rispondere anche a Ser Pecora, che non è che la corrente slowfoodiana non sia anch'essa una moda talvolta non scevra da autentiche "vaccate" sia nella filologia che nella autoreferenziazione delle scelte..
le valenze culturali di un territorio non sono un mantello di nobilitazione da avvolgere intorno ad un pacchetto "all inclusive"... sono valenze culturali di un territorio punto e basta... credo che a molti interessino e che meriterebbero un'offerta più mirata.
le motivazioni principali della mia "rabbia" come qualcuno l'ha definita è che in pochi posti d'Italia come qui patrimonio culturale ed etnico locale è stato svenduto a così basso prezzo pur di portare qualche sacco in più nel granaio.

Mi dite che il limite del mio pensiero è che il discorso è relativo in quanto il settore DH e FR è minoritario...vero, vero... spiegatemi perchè non c'abbiamo una palina ad indicare un sentiero o un giro 'pedalato' nemmeno a morire, spiegatemi perchè se vado a proporre un programma di "escursioni guidate" con i requisiti descritti sopra da Booger mi ridono dietro e mi dicono che il futuro è "gravity"... se non ci riuscite voi me lo spieghi qualche operatore commerciale o turistico locale che legge per sbaglio la discussione.

per commentare anche il mio intervento alla luce delle ultime esposizioni di TeoDH... ho parlato di "dirtisti" e "friraider" perchè è tra queste categorie che il concetto di "crew" alligna...ovviamente ho stigmatizzato gli aspetti più deteriori del concetto consistenti nella conformazione degli individui ai canoni imposti dallo status di "membro"... non credo di aver messo in dubbio i requisiti di fratellanza e mutua solidarietà tra i membri di alcuna tribù, quanto casomai l'esteriorità manifestata da taluni, quelli che frequentando molto marginalmente i park come nel mio caso si possono vedere di più perchè prevalentemente seduti al bar dando il loro meglio nella forma e non nella sostanza.
 

Ser pecora

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le motivazioni principali della mia "rabbia" come qualcuno l'ha definita è che in pochi posti d'Italia come qui patrimonio culturale ed etnico locale è stato svenduto a così basso prezzo pur di portare qualche sacco in più nel granaio.

Nel caso specifico intendi i bikepark?


Mi dite che il limite del mio pensiero è che il discorso è relativo in quanto il settore DH e FR è minoritario...vero, vero... spiegatemi perchè non c'abbiamo una palina ad indicare un sentiero o un giro 'pedalato' nemmeno a morire, spiegatemi perchè se vado a proporre un programma di "escursioni guidate" con i requisiti descritti sopra da Booger mi ridono dietro e mi dicono che il futuro è "gravity"...

Il fatto che dalle tue parti non ci sia promozione dei giri pedalati non implica automaticamente che il futuro sia "gravity" e che pertanto chi propone queste attività o promuove i bikepark sia il demonio.
Significa solo che commercialmente sono più facili da vendere rispetto all'escursionismo, il cicloalpinismo, il vertriding, etc...ma a questo punto non capisco se ci sarebbe da essere contenti per l'ambiente a vedere i sentieri intasati di biker pedalanti.
Io non ho alcun interesse commerciale e pertanto non lo sarei.

per commentare anche il mio intervento alla luce delle ultime esposizioni di TeoDH... ho parlato di "dirtisti" e "friraider" perchè è tra queste categorie che il concetto di "crew" alligna...ovviamente ho stigmatizzato gli aspetti più deteriori del concetto consistenti nella conformazione degli individui ai canoni imposti dallo status di "membro"...

Beh, "uniformarsi" nella forma non vuol dire automaticamente essere dei lobotomizzati nella sostanza.
Almeno questo mi dice la mia limitata esperienza :-)
 

booger

Biker ciceronis
14/10/06
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mi ridono dietro e mi dicono che il futuro è "gravity"... se non ci riuscite voi me lo spieghi qualche operatore commerciale o turistico locale che legge per sbaglio la discussione.

Il futuro della MTB non sarà mai solo gravity, questo è certo.
Il fronte dei pedalatori è grande e compatto e non credo abbia alcuna intenzione di mollare per dedicarsi alle seggiovie.
Anche il diretur segnala che le vendite delle grandi case non pendono sul fronte DH/FR.

Io non avrei alcun timore sul fatto che la DH possa far strage di cuori in coloro che decidono di avvicinarsi alla MTB.
Lo si diceva anche dello snowboard, potenziale nemico dello sci eppure lo sci resta ancora tanto e sempre molto in auge.
Così come lo scialpinismo non è mai stato abbandonato a favore dello sci.

Il fenomeno gravity è in crescita ma molto più lenta di quanto si vaticinò 4 o 5 anni fa quando cominciò a diventare popolare in Europa.
Nei park nostrani io vedo sempre le solite facce da anni....quasi assenti i giovanissimi, donne una o due, molto rappresentata invece la fascia di età uomo 30-35 e oltre.

100 giornalieri venduti sono una giornatona per un park oggi, anno 2010.

Certo il freeride si "vende" più facilmente che non la bici in salita. Apparentemente discesa è sinonimo di poca fatica, massimo divertimento. Non servono polmoni e gambe d'acciaio (così ti dicono....).

Poi ci provi ed è un'altra cosa.
Scopri che dopo 2 discese un fisico non allenato è disfatto dalla fatica passiva, c'è chi ha paura di farsi male, chi pensa alle responsabilità o pensa che, dovendo usare le braccia per lavoro, se si "spacca" domani non apre bottega...
Quindi alla fine restano in pochi quelli che continuano.

IMHO il gravity resterà un fenomeno molto meno diffuso di quanto lo sia l'XC o la BDC che qui viene oltremodo esclusa ma...è forse l'asse portante del ciclismo italiano.
 
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