Non chiamatemi fratello, non sono della tribù

  • Orbea lancia la nuova Rise, la sua ebike leggera che ha fatto discutere tantissimo i nostri lettori. Io e Stefano abbiamo avuto modo di provarla in anteprima a Terlago, da oggi la potete toccare con mano al Bike Festival di Riva del Garda.
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cesare RBO

Biker perfektus
8/7/08
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cagliari
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Originalmente inviato da giobìgiobà
giusto! hai fatto bene a rompere la serietà...ogni tanto fa proprio bene!:celopiùg:

concordo pienamente... essere (diciamo cercare di essere...) persone serie è cosa buona e santa... evitare di prendersi troppo sul serio è cosa sacrosanta....
 

scr1

Biker nirvanensus
16/7/07
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Fiorentino ai 100%
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Bike
Scott Spark910, Canyon Lux CF 9.0, Scott spark RC900 pro XTR12V
@bikerciuk:
Caro amico , convengo con il tuo ragionamento al 100%.
Anch'io mi sono ritirato in montagna molti anni fa, abbandonando per un lungo periodo la bike stradale , per esplorare il silenzio e l'incanto della natura, che ti circonda.

Ma la responsabilità di banche e progresso , hanno voluto innovarci con jeep , enduro , motocross, che trovi ogni dove anche se proibito.

Che dirti è la triste e sconsolata legge della vita , niente rimane com'era e niente sarà com'è.

Una cosa ho notato in 50 anni di esistenza , tutto passa , mode , tipi , modelli , stereotipi, etc.

Una cosa rimane , la fatica e più si va avanti con il tempo e più si fa sentire, ma la voglia di durarla , di gustarla e di perpetrarla rimane tesoro di pochi.
 

lennon

Biker serius
28/11/10
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milano
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Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!

Ovvero confessioni occidentali di un biker controcorrente​

Sono un ribelle, un miscredente, un misantropo, un estremista. Lo diventai per difendermi dall’idiozia del mio mondo adolescenziale fatto di “paninari” e “baciapile” quando non di “paninari-baciapile” che erano l’universo intero del cattolicissimo liceo della prima cintura nel quale mi ero ritrovato “confinato”.

La Domenica e la montagna erano il mio rifugio. Imparai a conoscere, a scoprire e a gioire della scoperta. In silenzio. Sviluppai le mie regole: antitetiche, lapidarie ed inviolabili.
Così, mentre i miei pii e vestitissimi compagnucci si recavano a frequentissimi ed interminabili ritiri spirituali (ero l’unico a non andare) per compiacere l’ecclesiastico corpo docente io vagavo per boschi e pendii, fiero di rivendicare il mio diritto a farmi i cazzi miei almeno la domenica, con o senza il beneplacito di Dio, e forse perfino disposto a sopportare che per questo qualche suo ministro della fede provvedesse ad interrogarmi puntualmente ogni lunedì dovendo farmi scontare il mancato incasso della mia confessione -invariabilmente incentrata sul numero di volte in cui uno si “toccava” nella settimana- prima della messa serale di fine ritiro.

Avendo legato il concetto di montagna a una scelta esistenziale, il mio approccio diventò elitario, estremista, selettivo. Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di “urbano” il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il “merendero” anni ’80 fu capace di inventare: “il pizzamatic”, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,”milinzani” e quant’altro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dell’assenza di rumore.

Già…alla montagna ci si può adattare come facevano i pastori o portarci per qualche ora la propria più o meno invasiva e discutibile civiltà.

Gli anni, è ovvio, limano un po’ gli spigoli, ma quegli stessi pensieri non mi abbandonano mai del tutto nel vedere che la montagna è sempre più fruita in modo consumistico e sempre più in tale modo si cerca di venderla a masse via via crescenti.

Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di “truzzetti” stranieri di indiscutibile bravura vestiti per “far tendenza” più che sport…per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo “slang” caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al “manifesto ideologico” che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei “dirtisti” o dei “friraider” da “baikpark” allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap…anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme all’improbabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.

La teoria del “requisito minimo” per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un “terreno di gioco” senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui “esplorazione” potrebbe avere perlomeno un “valore aggiunto” per l’offerta turistica.
L’approccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con l’immancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.

Il marketing consumista cerca il grande numero, l’economia di scala, l’ottimizzazione delle risorse, l’industrializzazione del processo produttivo dell’offerta.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla fatica necessaria.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla qualità dell’offerta.
Il grande numero conterrà per postulato un numero più elevato di idioti.
La montagna non è fatta per i grandi numeri, se io piscio contro un larice non succede niente, se ci pisciamo in cinquecento il larice muore.

Volenti o nolenti progresso porterà sempre più persone in montagna con sempre meno fatica e queste saranno sempre meno preparate a rapportarsi con l’ambiente naturale in quanto sempre meno disposte a sacrificare qualcosa per conoscerlo.
Si consoliderà sempre di più la figura indefinita di un “eroe della domenica globale”, abbigliato con schinieri e corazze al pari di un principe acheo, combatterà su cavalcature ipertecnologiche le sue “battaglie” su pochi campi universalmente riconosciuti idonei da un grande numero di guerrieri e potrà comodamente rifocillarsi concludendo le sue tenzoni sulle terrazze di altrettanti ristori strategicamente posti alla fine di ogni discesa ove, indipendentemente che egli si trovi a Whistler mountain o in Valle di Susa, gli verrà servito lo stesso cheese-burger con le stesse patatine fritte perché la cultura del territorio, come è noto, si fa anche a tavola e perché a questo tipo di eroe fregherà sempre meno della cultura e delle tradizioni del posto che avrà la fortuna di ospitare le sue luminose gesta.
Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food d’alta quota.

E’ vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.



Vostro
Bikerciuc

Belle parole, piene di sentimento e di orgoglio di non appartenenza a luoghi, simboli situazioni ideologie comuni, preimpostati da una società che da un lato ti aliena e dall'altro crea dei falsi miti di progresso per integrarti nei meandri conusumistici. L’uomo viene trasformato in consumatore, in un eterno lattante, il cui unico desiderio è di consumare una maggiore quantità di cose “migliori”.
Il nostro sistema economico deve creare individui che siano adeguati alle sue necessità; individui che
cooperino senza difficoltà, che vogliano consumare sempre di più. Il nostro sistema deve produrre individui
di gusti standardizzati, facilmente influenzabili e dai desideri facilmente prevedibili.
Il nostro sistema ha bisogno di individui che credano di essere liberi ed indipendenti, ma che, ciononostante,
si comportino così come ci si aspetta che essi si comportino, uomini che si inseriscano senza attriti nella
macchina sociale, che possano essere guidati senza forza, comandati senza capi, e indirizzati senza altra
ambizione che non sia quella di fare le cose “come si deve”.
L’autorità non è scomparsa, né ha perso alcunché della sua forza, ma si è trasformata nell’autorità anonima
della persuasione e della suggestione.
In altre parole per adattarsi l’uomo moderno ha bisogno di illudersi che tutto venga fatto con il suo consenso
e di non rendersi conto di come il consenso gli venga strappato con un sottile processo di manipolazione. Il
consenso gli viene estorto a livello inconscio, dietro le sue spalle.
Nell’educazione progressista impiegano gli stessi artifici. Il fanciullo è costretto ad inghiottire la pillola, ma
stavolta ricoperta da un sottile strato di zucchero.

Lo stesso scrivere su un forum con 50.000 utenti dove un post del genere riceve 87 reputazioni positive è un ossimoro. Senza offesa l'anticonformismo è ben altro, fatto di scelte estreme come estreme le conseguenze. Comunque belle parole....

Ciao
 

bikerciuc

Biker infernalis
ultimamente sono stato incasinato ed ho avuto poco tempo per leggere il forum...

l'anticonformismo, lo si disse già iscorrendo con il buon pippixe, c'entra poco con la discussione...
c'entra di piu' l'individualismo, il difendere, come illustra Scr1, la propria visione fino a spaccarsi le gambe, i polmoni ed il cuore su di una montagna che, intesa cosi', rimane (per fortuna aggiungo io) terreno di gioco di pochi.

L'altra sera salivo sulla pista innevata che porta al rifugio gestito da un mio amico... il buio, il crocchiare delle kenda sulla neve dura sotto e coperta da un dito di farina fresca...
sono in bici, d'inverno, di notte a 2000metri... sono un c......e forse, ma mi sto divertendo come un bambino, nonostante sia da solo e nonostante la fatica... non c'seggiovia, armatura, sospensione o altra diavoleria che cambierei con l'emozione di vedere quei due caprioli che esterrefatti guardano questo strano animale sbuffare su dalla salita... io e loro, fratelli sotto il cielo...poi un piatto di polenta calda ed un bicchiere di vino nel rifugio mentre un mondo lontano se ne va a fare in culo annegando nelle sue schifezze...laggiù fondo alla valle.
 

L@TTiCiNo

Biker tremendus
14/1/10
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Ragusa
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ultimamente sono stato incasinato ed ho avuto poco tempo per leggere il forum...

l'anticonformismo, lo si disse gi?scorrendo con il buon pippixe, c'entra poco con la discussione...
c'entra di piu' l'individualismo, il difendere, come illustra Scr1, la propria visione fino a spaccarsi le gambe, i polmoni ed il cuore su di una montagna che, intesa cosi', rimane (per fortuna aggiungo io) terreno di gioco di pochi.

L'altra sera salivo sulla pista innevata che porta al rifugio gestito da un mio amico... il buio, il crocchiare delle kenda sulla neve dura sotto e coperta da un dito di farina fresca...
sono in bici, d'inverno, di notte a 2000metri... sono un c......e forse, ma mi sto divertendo come un bambino, nonostante sia da solo e nonostante la fatica... non c'seggiovia, armatura, sospensione o altra diavoleria che cambierei con l'emozione di vedere quei due caprioli che esterrefatti guardano questo strano animale sbuffare su dalla salita... io e loro, fratelli sotto il cielo...poi un piatto di polenta calda ed un bicchiere di vino nel rifugio mentre un mondo lontano se ne va a fare in culo annegando nelle sue schifezze...laggi?ndo alla valle.
invidio ogni singolo minuto di questa tua serata "diversa".. grazie per la tua testimonianza o-o
 

giobìgiobà

Biker superioris
ultimamente sono stato incasinato ed ho avuto poco tempo per leggere il forum...

l'anticonformismo, lo si disse gi?scorrendo con il buon pippixe, c'entra poco con la discussione...
c'entra di piu' l'individualismo, il difendere, come illustra Scr1, la propria visione fino a spaccarsi le gambe, i polmoni ed il cuore su di una montagna che, intesa cosi', rimane (per fortuna aggiungo io) terreno di gioco di pochi.

L'altra sera salivo sulla pista innevata che porta al rifugio gestito da un mio amico... il buio, il crocchiare delle kenda sulla neve dura sotto e coperta da un dito di farina fresca...
sono in bici, d'inverno, di notte a 2000metri... sono un c......e forse, ma mi sto divertendo come un bambino, nonostante sia da solo e nonostante la fatica... non c'seggiovia, armatura, sospensione o altra diavoleria che cambierei con l'emozione di vedere quei due caprioli che esterrefatti guardano questo strano animale sbuffare su dalla salita... io e loro, fratelli sotto il cielo...poi un piatto di polenta calda ed un bicchiere di vino nel rifugio mentre un mondo lontano se ne va a fare in culo annegando nelle sue schifezze...laggi?ndo alla valle.

sì, sì, bellissimo quadro e ore indimenticabili, immagino - ne sono certo.
se mi metto a sognare vivo decine di "avventure" simili (nella vita vera soltanto poche, purtroppo) e altrettante volte mando il mondo a fare in c... che anneghi, che schiatti, che si consumi da solo! ma mi viene da dire che il fondo della valle è davvero molto vicino e che, insieme a tutto il mondo, a fare in culo ci stiamo andando tutti...
 
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mattebon

Biker tremendus
12/12/07
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Mapellum (BG)
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giobìgiobà;4475374 ha scritto:
... ma mi viene da dire che il fondo della valle è davvero molto vicino e che, insieme a tutto il mondo, a fare in culo ci stiamo andando tutti...

Accidenti, quanto la provo anch'io questa sgradevole sensazione, come di ghiaccio che si scioglie troppo velocemente sotto i piedi... e io, che ho sempre vissuto sul margine (di qualunque cosa a parte me stesso, mi pare), pensando in qualche modo di cavarmela, comincio a pensare che forse stare sul margine non sia sufficiente a scamparla.
Eppure, oltre il margine mi sembra non ci sia niente... dove cavolo mi arrampico ora?

Brrrr,

M.
 

bikerciuc

Biker infernalis
Ho il presentimento che tu gi?o conosca, ma per non sbagliare te lo segnalo ugualmente: [url]http://www.ilventofailsuogiro.com/[/URL]

il tuo presentimento era corretto...

nemmeno le valli, talvolta, sono fuori dal concetto di 'pianura' che livella l'animo umano verso il basso, non nel senso di semplicità, ma nel senso di grettezza.

Ed è uno dei motivi, credo, per cui sulle nostre alpi sia successo quel che è successo negli ultimi 50-60 anni.

Non credo più da anni al mito romantico di chi vede nelle montagne e nella vita tra le valli un modello di purezza. So che nemmeno tra le mura delle vecchie malghe diroccate, dove si annidano i fantasmi di un passato che taluni si sforzano di vedere soltanto come buono, c'è mai stata quella pace che tanti di noi cercano pedalando.

L'illusione, forse legittima, forse no, è di poter salire lassù per 'rubare' qualche minuto, qualche ora o qualche giorno ai pensieri di 'fondovalle' con cui tutti dobbiamo fare i conti alla fine del sentiero che ci riporta giù.
 
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apo61

Biker assatanatus
18/5/07
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apomtbforum.com
il tuo presentimento era corretto...

......

L'illusione, forse legittima, forse no, è di poter salire lassù per 'rubare' qualche minuto, qualche ora o qualche giorno ai pensieri di 'fondovalle' con cui tutti dobbiamo fare i conti alla fine del sentiero che ci riporta giù.
e come non darti ragione, momenti di illusoria evasione, ma momenti degni di esser vissuti....
 

bikerciuc

Biker infernalis
e però la mattina dopo che faccia addormentata che avevi al parcheggio dopo la discesa quando ci siamo incrociati...mentre noi partivamo per skialp! ;-) :smile: :smile::smile:

già...già... :smile:
dopo una settimana di lavoro
dopo 700m nella neve in salita
dopo una cena su e dopo n° genepy
dopo un 700m di discesa in drifting sulla fresca che nemmeno i calzettoni da cascata e i guanti super da nord dell'Annapurna sono riusciti ad evitare che mi si surgelassero i diti di mani e piedi...

dopotutto... un b'ciuc assonnato... e vabbè...

ma voi partivate alle 9.30 per andare a scialpinistare...un orario da pantofolari,scusa...gli skialp seri alle 9,30 iniziano la seconda salita...:smile::smile:
 

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