Molto spesso interessanti gli spunti che saltano fuori dalle varie derive di questa enorme (nel senso di molto ampia) discussione sui vari aspetti dell'identità del "ciclista a
ruote grasse" (non saprei come altro prenderci dentro tutti quanti).
Qui ad esempio a mio avviso si va sul "filosofico-spinto-esistenziale", ovvero la percezione di sè, il concetto di unicità, e la difficilissima (a mio avviso) attuazione del concetto di "onestà intellettuale".
Per me, per esempio, siamo tutti unici, a differenza di quello che scrivono Cesare e Giò. Anche coloro che apparentemente vivono inseriti in usi e costumi sia estetici che culturali uniformati a qualche diktat mediatico con cui si identificano totalmente.
Detto questo, troverei sciocco impuntarmi sul tentare di dimostrare a Cesare e Giò che il loro punto di vista è errato. Anche perchè non penso che lo sia. A questo livello, il loro punto divista ai miei occhi è una percezione della realtà semplicemente diversa dalla mia, una interpretazione diversa, che deriva da esperienze diverse, caratteri diversi, vite diverse e quant'altro.
A questo livello trovo intrigante un confronto tra tali diverse opinioni, per il puro piacere della curiosità dell'altro.
Un discorso del genere potrebbe essere interessante farlo insieme a Bikerciuc seduti a guardare il "mondo-che-scorre-sotto" sulla terrazza dell'uomo di Leitera, allo stesso modo in cui potremmo stare seduti su una nuvola.
Senza la pretesa di trovare una soluzione, di stabilire un "giusto" e uno "sbagliato", ma per il solo intimo piacere di scambiarsi punti di vista e opinioni, nutrendo la nostra curiosità dell'altro, senza alcunchè da dimostrare o da difendere.
Contiuno quindi a leggervi con curiosità e con piacere.
M.